Fondi a cedola: meglio informarsi bene prima di sottoscriverli.
CEDOLA.
Una parola cara e rassicurante per il risparmiatore medio italiano, alla costante ricerca di un bisogno di rendimento e sicurezza anche se in un contesto economico-finanziario come quello attuale, di tassi a zero o addirittura negativi.
Spesso la parola CEDOLA è utilizzata da banche e società di gestione del risparmio come veicolo di marketing, per abbagliare i risparmiatori davanti a tassi di interesse ancora risicati, rispetto invece ad un passato che li aveva abituati
a ben altri rendimenti.
Come qualsiasi altro prodotto finanziario, anche i FONDI A CEDOLA hanno pregi e difetti.
E' indispensabile che l'investitore li conosca, e non fraintenda il loro funzionamento, per effettuare una scelta consapevole, per stabilire i suoi obiettivi ed il corretto periodo temporale di investimento.
I fondi a cedola, prima di tutto, investono prevalentemente in obbligazioni aziendali (definite Corporate) e in titoli di Stato, con una scadenza target solitamente predefinita (es. 2021).
Consentono ai loro distributori di incassare tutto e subito, ovvero percepire le commissioni in anticipo (viaggiano tra il 3 e il 5%) al momento del collocamento iniziale.
Prima ancora di partire con l'attività di gestione, una percentuale del capitale raccolto, investito dal cliente, viene quindi girata ai collocatori ed è poi ammortizzata dal fondo linearmente ogni giorno per tutta la sua durata.
E' per questo che questi prodotti prevedono molto spesso anche una commissione di uscita a carico dei singoli investitori, in caso di rimborsi richiesti prima che la commissione di collocamento sia stata interamente ammortizzata.
Per questo, è spesso emerso che in passato alcune società spostavano anzitempo i loro clienti da un fondo a cedola all'altro per guadagnare maggiormente in commissioni.
Queste soluzioni, a differenza di ciò che molti credono, non offrono garanzie di rendimento e nemmeno sul capitale investito.
Cedola infatti non è sinonimo di rendimento!
Il loro pregio più importante può essere quello di fornire all'investitore delle entrate, dei flussi cedolari periodici prefissati, a volte anche più elevati rispetto alle cedole di una obbligazione con alto livello di qualità, rating emittente (obbligazione
Investment Grade).
Il risparmiatore inoltre li può percepire come soluzioni di investimento semplici e chiare, anche se a volte non è poi così.
Tra i loro difetti, occorre prestare molta attenzione alle possibili, probabili commissioni di collocamento che possono viaggiare intorno al 3-4% del capitale investito.
Un occhio va dato anche alle eventuali commissioni di uscita a carico del cliente che decidesse di disinvestire prima della scadenza target del fondo.
Quello che però spesso è sottovalutato, e molti risparmiatori non sanno, è il dubbio cedola o rimborso del capitale?
Se il fondo infatti prevede lo stacco di una cedola fissa e garantita in ogni caso al cliente, possono emergere delle criticità.
La criticità più importante sta nel fatto che il fondo può rimborsare parzialmente, a mo' di cedola, il capitale investito dal cliente, nel caso in cui distribuisca cedole superiori al rendimento maturato nel periodo di rilevazione.
Se ad esempio nel corso dell'anno il fondo, dai titoli che lo compongono, ha registrato un guadagno dell'1% ma deve distribuire da contratto al cliente cedole per il 4%, la differenza del 3% verrà integrata dal rimborso del capitale investito.
Come se non bastasse inoltre, tutto l'importo relativo alla cedola staccata dal fondo subirà una tassazione pari al 26% (dipende poi dai titoli sottostanti al fondo) come un normale capital gain, anche se per il 3% si tratta di un semplice rimborso parziale
di quanto investito dal cliente.
Il cliente si troverebbe così a pagare delle tasse su un NON guadagno.
Se così fosse, capita spesso, al momento del disinvestimento il cliente potrebbe trovarsi con un importo inferiore rispetto a quanto investito inizialmente, proprio a causa di questi possibili stacchi periodici di capitale.
Attenzione quindi a farsi abbagliare dalla parola Cedola applicata ai fondi comuni di investimento.
Il mio consiglio è quello di lasciar perdere i fondi a cedola, anche se apparentemente rassicuranti.
Possono infatti nascondere al cliente delle amare sorprese.
Meglio investire in fondi ad accumulazione e gestire poi "manualmente" i guadagni accumulati disinvestendoli e accreditandoli in conto corrente.
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