Menu

 buon pomeriggio!

Svolgendo il mio lavoro, la mia intenzione è quella di costruire RELAZIONI con i miei clienti.

Solamente costruendo delle buone relazioni ritengo di poter svolgere al meglio la mia Professione.

A molti “professionisti” del mio settore, a molte banche, credimi, NON interessa invece costruire relazioni con i clienti, interessa infatti, più che altro, costruire conversioni.

Interessa riuscire a vendere (conti deposito, obbligazioni, certificati, fondi, polizze …), fregandosene poi di quello che nascerà umanamente da queste situazioni.

Saranno scontenti i clienti, non mi vorranno più parlare, non si rivolgeranno più a me per il futuro … è un dettaglio.

Io devo vendere e basta!

Questo è quello che pensano la maggior parte dei consulenti, dei bancari, degli assicuratori.

Questo NON è assolutamente l’approccio che mi interessa e che voglio portare avanti condividendo con te i miei contenuti.

Rispetto per le persone, rispetto per i clienti.


1) UN SETTORE SU CUI INVESTIRE CON OTTICA DI LUNGO PERIODO? LA MOBILITA’ DEL FUTURO!

Nella newsletter precedente, ho trattato delle difficoltà che sta vivendo a livello mondiale l’industria dell’auto.

Nei giorni scorsi, pranzando e seguendo il telegiornale alla tv, mi sono imbattuto nel servizio del taxi “volante” testato a Parigi sulla Senna.

Si stima che la popolazione delle città registrerà entro il 2025 un incremento del 50%, con inevitabili effetti sulla qualità della vita dei cittadini.

Questo porterà a grandi problemi di traffico e di gestione dei costi della proprietà (le auto sono inutilizzate per il 95% del tempo).

La condivisione su prenotazione a noleggio di auto elettriche, il car sharing, porterebbe sicuramente a un mondo più pulito e sostenibile, soprattutto se consideriamo che i trasporti in questo momento emettono 1/5 del totale dei gas serra.

Inoltre, come hai già avuto modo di leggere, nei prossimi anni il mercato dell’automotive si manterrà stabile nei paesi già industrializzati, ma nelle nazioni in via di sviluppo verrà venduto il 70% di nuove auto, sempre nel 2025.

Un report poi di The Boston Consulting Group stima che entro il 2030 auto e camion elettrici saranno il 25% del totale su strada e rappresenteranno il 50-60% di vendite di nuovi mezzi.

L’elettrificazione delle infrastrutture potrebbe portare a un valore aggiunto dai 3 ai 10 miliardi di dollari per una media utility.

Potenziamento quindi delle colonnine di ricarica elettrica, lancio di piani tariffari e promozioni per incentivare l’utilizzo della condivisione tra i guidatori, crescita esponenziale della tecnologia …

Se nel 2009 un kwh di batteria per veicoli ibridi e full electric costava 700 dollari, nel 2017 siamo scesi a circa 150, e nel 2030 si passerà a un massimo di 90 dollari.

Guardando al nostro paese, a Maggio l’allora ministro dei trasporti Toninelli garantì un investimento di 30 milioni di euro per potenziare l’installazione proprio delle colonnine di ricarica in tutto il Paese, ed Enel X ha comunicato l’intenzione di installarne 14mila nuove entro il 2020, per arrivare poi a un totale di 28mila entro il 2022.

Ben oltre a tutto questo, c’è chi già pensa alle sfide del 2030, con auto volanti o sottomarine per combattere il traffico cittadino ...

Sembra fantascienza ma già oggi si parla concretamente di auto connesse tra loro, di guida autonoma, di diagnostica da remoto, per una rivoluzione totale (o quasi) nell’uso delle automobili, che forse ci porterà a non avere più bisogno del possesso di un’auto, in quanto basterà chiamarla per vedersela arrivare sotto casa.


2) RICAPITALIZZAZIONE IN VISTA PER JUVENTUS

Per gli appassionati (come me) di calcio, e per i tifosi juventini in modo particolare.

Nel primo trimestre 2020 gli azionisti Juventus saranno chiamati a sborsare 300 milioni di € per ricapitalizzare la Vecchia Signora, che nelle ultime due stagioni ha visto schizzare i suoi debiti finanziari netti dai 152 milioni del 2017 fino agli attuali 463 (15 volte il patrimonio netto a 31,24 milioni di €).

Exor, società di investimento olandese controllata dalla famiglia Agnelli, e azionista di controllo della società, si è impegnata a sottoscrivere la sua quota di pertinenza (il 63,77%) pari a 191 milioni.

Il bilancio al 30/06/2019 ha visto un risultato netto negativo di 39,9 milioni (era in positivo di oltre 42 milioni nel 2017) e il piano di sviluppo al 2023/2024 è basato su 3 punti:

> mantenimento della competitività sportiva;

> incremento dei ricavi operativi;

> consolidamento dell’equilibrio economico-finanziario.

La ricapitalizzazione appare come una misura dovuta in seguito alla squilibrio patrimoniale creato dagli investimenti degli ultimi anni, culminati con l’ingaggio di Cristiano Ronaldo.

Il costo del personale ammonta oggi a 327 milioni, contro i 259 del 2018.

Tra i primi 10 più pagati fuoriclasse della nostra serie A, ci sono infatti ben 6 giocatori bianconeri, oltre a 2 del Napoli (Lozano e Manolas) e 2 dell’Inter (Lukaku e Barella).

CR7 pesa sul bilancio Juventus per 83 milioni di € (54 di stipendio lordo + 28 e passa di ammortamento annuo).

E’ poi Gonzalo Higuain il secondo giocatore della serie A a pesare maggiormente sul bilancio, per uno stipendio lordo da 13 milioni l’anno e un ammortamento di 18.

Proprio per questo forse, quest’estate la società aveva provato a metterlo sul mercato. 

Negli ultimi 2 anni i ricavi operativi della prima squadra in Italia per fatturato (11esima in Europa) sono cresciuti di quasi 53 milioni per un totale oggi di 464,27.

Il bilancio si è chiuso in rosso per il secondo anno consecutivo e l’ultima ricapitalizzazione è stata fatta nel 2012 per 120 milioni.

Buon campionato a tutti!


3) CONTI CORRENTI SEMPRE PIU’ LUSSUOSI

Diventa sempre più un lusso tenere i propri soldi in conto corrente.

Lo certifica Banca d’Italia nella sua consueta indagine sui costi dei conti correnti per famiglie.

Nel 2018 la spesa per la gestione di un conto è infatti cresciuta di 7,5 € rispetto al 2017, attestandosi a una media annua di 86,9 €.

E’ il terzo aumento consecutivo di crescita, in netta accelerazione rispetto al 2016 (+1,1 €) e al 2017 (+1,8 €).

Sono aumentati anche i conti correnti postali (+4,9 €), mentre i contratti online sono rimasti sostanzialmente invariati con un costo medio annuo di 15,5 €.

E il tuo conto corrente tutto compreso, quanto ti costa annualmente?


4) IN GERMANIA COMMERZBANK ANNUNCIA IL TAGLIO DI 4.300 POSTI DI LAVORO, E IN ITALIA …

La debolezza dell’economia, sommata al continuo e drastico abbassamento dei tassi di interesse, porta Commerzbank ad annunciare una drastica riduzione della forza lavoro.

Il secondo maggiore gruppo bancario tedesco ha infatti reso noto il suo programma di riduzione di 4.300 posti di lavoro, nel contesto di un piano strategico di riorganizzazione che contempla anche la vendita della controllata polacca mBank.

In un mondo finanziario spesso dominato da derivati, algoritmi e strumenti sempre più complessi, come sempre alla fine il conto lo pagano i lavoratori.

Il gruppo tedesco ha commentato che questi tagli “dispiacciono ma sono inevitabili”.

Se in passato le previsioni della banca prevedevano una crescita dei ricavi pari al 3% annuo, nei giorni scorsi è stato più moderatamente annunciato che la banca avrà ricavi più alti solamente per il 2023.

Le azioni del gruppo, proprio a causa del rallentamento economico e dei tassi di interesse troppo bassi, erano cadute lo scorso mese al loro minimo di sempre.

Guardando invece al nostro paese, i soci di CARIGE, venerdì 20 Settembre, hanno dato il loro sì al piano di salvataggio della banca ligure, con un aumento di capitale cash pari a 700 milioni di € (12-13 volte il valore stimato della banca attorno ai 55 milioni pre-aumento).

Si tratta di un aumento suddiviso in 4 tranche: 313,2 milioni provenienti dalla conversione delle obbligazioni subordinate sottoscritte a novembre 2018, 63 milioni da parte di Cassa Centrale Banca, 85 milioni dagli azionisti attuali e 238,8 milioni dal Fondo Interbancario che coprirà l’eventuale inoptato.

I soci più importanti di Carige, la famiglia Malacalza, hanno investito negli ultimi 5 anni nella banca qualcosa come 400 milioni di €.

Se non si fosse trovata l’intesa per il salvataggio dell’istituto, le alternative possibili potevano essere la sua liquidazione oppure, se possibile, la risoluzione o la ricapitalizzazione precauzionale (stile MPS) che però non venne concessa a Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

Nel 2016-17 alcune banche avevano addebitato sul conto dei clienti dei prelievi ad hoc giustificati dalla partecipazione al Fondo nazionale di risoluzione, per finanziare le misure attivate a favore delle 4 banche risolte (Popolare Etruria, Banca Marche, CaRiChieti e Carife).

Questo problema oggi con Carige non dovrebbe porsi.

Il mio consiglio però è quello di monitorare nei prossimi mesi il dettaglio degli addebiti in c/c.

Per qualche istituto la tentazione di cercare di far pagare ai clienti il contributo (obbligatorio o volontario) versato al Fidt per il salvataggio di Carige potrebbe infatti essere troppo forte.

In ogni caso le banche sono tenute a inviare proposta di modifica unilaterale delle condizioni contrattuali, che però molto spesso i clienti non leggono e cestinano direttamente. 

A mio personale parere, meglio star lontani dai titoli bancari europei in questi anni di tassi bassi (o negativi) molto dannosi per gli istituti di credito …


5) LA NAUTICA “MADE IN ITALY” VA A GONFIE VELE E SI APPRESTA A SBARCARE IN BORSA

Se paragoniamo la grande flotta della nautica mondiale al grande circo della Formula 1, si può dire che l’Italia è la Ferrari della situazione.

Una Ferrari però che da molti anni vince in quasi tutti i segmenti del settore, a cominciare da quello dei mega yacht, del quale detiene ben il 45% del mercato.

Il fatturato italiano supera largamente i 4 miliardi di €, e attiva un sistema di oltre 10 miliardi con tutto l’indotto.

La nautica italiana ha pertanto ripreso a correre dopo la durissima crisi economica che dal 2008 aveva freddato le vendite.

Dal 2015 in poi i tassi di crescita annua sono sempre stati a due cifre, sfiorando anche il 20% (+17, +18,6, +12,8, +9,5% dal 2015 al 2018).

Il settore, che a livello mondiale impiega circa un milione di persone, conta nel nostro paese 185mila addetti in 3.185 imprese che, comprendendo l’intera filiera, diventano 18.402.

Su base territoriale, la Lombardia (2.208 milioni di €) si conferma al primo posto per valore aggiunto, davanti a un Veneto capace di scalare diverse posizioni negli ultimi anni.

Secondo recenti dati, i cantieri navali italiani coprono da soli una quota che supera il 20% degli ordini mondiali.

Sanlorenzo, Benetti e Ferretti sono i tre fuoriclasse nazionali, dietro i quali si collocano cantieri meno grandi ma con forte caratura internazionale.

I cantieri Sanlorenzo, con sede principale ad Ameglia (La Spezia) e stabilimenti a Viareggio e Massa, costruiscono yacht dal lontano 1958, e sono una sorta di boutique della nautica grazie a una produzione limitata annualmente a 45 esemplari.

Scalata fino all’attuale secondo posto la classifica dei costruttori di barche sopra i 24 metri, Sanlorenzo ha in programma di sbarcare presto (già nel 2019 o nei primi mesi del 2020) a Piazza Affari, dove dovrebbe essere collocato il 35% del capitale.

All’inizio dell’anno l’azienda è tornata a essere a capitale totalmente italiano (famiglia Perotti al 95 e management al 5%).

L’esercizio 2018 dell’azienda ha contabilizzato 383 milioni di euro di fatturato (l’83% realizzato all’estero) contro i 300 del 2017, un margine operativo lordo di 37 milioni e un utile lordo di 18.

Nel 2019 si prevede di superare i 500 milioni.

Guarda all’imminente quotazione in Borsa anche il gruppo Ferretti, controllato dalla cinese Weichai, il cui perimetro produttivo conta marchi prestigiosi come Riva, Pershing, Itama, Mochi Craft, Custom Line, Crn e Wally.

La società ha presentato infatti domanda di ammissione a Borsa Italiana (un rientro a 16 anni dal delisting), con l’obiettivo di emettere nuovi titoli già entro la fine del mese di Ottobre per raccogliere circa 100 milioni di euro.

La forchetta di prezzo dei titoli azionari sarà tra i 2,5 e i 3,7 euro per azione, per una valorizzazione totale dell’azienda tra i 727 milioni e 1,076 miliardi di euro.

Il bilancio 2018 ha evidenziato un utile di 31 milioni a fronte di un valore consolidato della produzione di 669 milioni di euro (in crescita del 7,5% rispetto al 2017).

L’ebitda ha toccato i 53 milioni e il portafoglio ordini al 31/12 era di 708 milioni.

Passando poi al gruppo Benetti-Azimut, che festeggia il suo cinquantenario, chiude l’esercizio 2018-2019 con un valore della produzione pari addirittura a 900 milioni di €, forte di 260 unità consegnate.

Con il marchio Azimut Yachts, il gruppo è specializzato in barche plananti dai 10 ai 37 metri, mentre con il brand Benetti si costruiscono megayacht semiplananti e dislocanti fino ai 100 metri.

Per sviluppare nuovi prodotti e potenziare le capacità produttiva, saranno stanziati 115 milioni nei prossimi tre esercizi.

Un grande applauso quindi alla nostra nautica.


6) DOLLARO, UNA VALUTA SEMPRE PIU’ CENTRALE

Il dollaro USA è sempre più al centro nelle strategie dei gestori finanziari, e la presenza del biglietto verde nei portafogli di investimento è oggi imprescindibile per avere un’esposizione agli asset globali.

Chi non utilizza infatti degli asset in dollari nel proprio portafoglio di investimento, ha oggettivamente una presenza solamente parziale sui mercati finanziari.

Il mondo delle valute (con il dollaro quindi in primissimo piano) ha un’importanza oggi sempre maggiore.

Pensa, ad Aprile gli scambi tra divise hanno raggiunto i 6.600 miliardi di dollari al giorno (oltre 3 volte il PIL italiano annuo), contro i 5.100 di tre anni fa.

Il dollaro USA, come detto, resta la valuta dominante ed è presente addirittura nell’88% degli scambi globali tra valute (la somma complessiva , trattandosi di rapporti tra due divise, è il 200%).

L’euro segue a debita distanza con il 32%, segnando comunque una crescita su base triennale.

Nel panorama internazionale arretra invece il peso dello yen (la valuta giapponese), mentre lo yuan (divisa cinese) deve ancora affermarsi come divisa internazionale nonostante la maggiore apertura delle autorità asiatiche alla finanza internazionale.

A livello di cross (combinazioni) valutari, il più importante è l’euro-dollaro con circa il 24% degli scambi.

Un quarto del mercato mondiale si concentra pertanto sulle due valute più importanti.

Al secondo posto resta il dollaro-yen con una quota del 13,2%, in netto calo rispetto al 17,8% di tre anni fa.

Vi è poi il dollaro-sterlina (9,6%), mentre il dollaro-yuan (o renminbi cinese) rappresenta solamente il 4,1% degli scambi internazionali.

Guardando alle piazze finanziarie, sotto l’aspetto valutario, le più importanti oggi sono la piazza di Londra, quella di New York, Hong Kong, Singapore e Tokio che rappresentano il 79% del trading globale.

Nonostante le incertezze legate alla Brexit , Londra si conferma quindi, con il 43% dell’attività globale, la piazza di riferimento.

E il tuo attuale portafoglio di investimento, a quanto è esposto al dollaro e alle altre valute?


7) QUANTO COSTA MENSILMENTE L’AUTO?

Qui voglio parlarti di economia e finanze familiari, più che di economia e finanza a livello globale.

Hai mai provato a chiederti quanto realmente possa pesare mensilmente l’acquisto e la gestione della tua auto?

Ho letto recentemente un articolo tratto da L’Economia del Corriere della Sera, e la risposta italiana di questo costo medio mi ha veramente impressionato.

715 € al mese!

L’Italia è infatti tra i paesi europei con il più alto costo per chi guida un’auto in proprietà.

In base a una media mensile in Europa di 617 euro, per possedere e condurre un veicolo in Italia ce ne vogliono ben 715. Un salasso!

Lo quantifica LeasePlan nel suo report annuale Car Cost Index che prende in considerazione tutti i diversi costi che l’automobilista deve sostenere in 18 paesi europei, incluso il carburante, il deprezzamento, le imposte, l’assicurazione e la manutenzione, ipotizzando un totale di 20mila km di guida all’anno.

Il costo medio per poter circolare in Europa varia in misura consistente nei diversi paesi.

Si va infatti dai 440 euro al mese in Grecia (il valore più basso), agli 830 della Norvegia (il più alto), passando per la Francia (626 euro), la Spagna (643) e la Germania (611 euro).

Noi siamo al quarto posto, dopo appunto Norvegia, Olanda e Danimarca, nella classifica del caro-auto.

La spesa cambia se si considerano i vari tipi di alimentazione.

Possedere una macchina a batteria, cosa non certo alla portata di tutti, vede un costo medio per l’Italia di 974 euro/mese.

Più che da noi si spende solamente in Polonia e in Spagna (rispettivamente 995 e 991 euro).

I veicoli elettrici stanno diventando sempre più economici, in particolare nel Nord Europa dove gli incentivi governativi esercitano un positivo impatto nel settore.

Ad esempio, per i conducenti di e-car, il deprezzamento (52%) rappresenta una percentuale maggiore, tuttavia si risparmia grazie all’utilizzo dell’elettricità al posto del carburante.



Nei giorni scorsi ho ascoltato un’intervista allo stilista e imprenditore italiano Brunello Cucinelli, fondatore dell’omonima azienda di Solomeo, stupendo borgo in provincia di Perugia.

Cucinelli ha detto delle cose molto belle e interessanti in quest’intervista, e vorrei chiudere la newsletter condividendo con te alcune sue parole, che trovo anche un pò mie.

“Abbiamo bisogno di persone per bene.

Abbiamo bisogno di correttezza, di verità, di bellezza, di morale, di dignità, di rispetto”.


Buon proseguimento di settimana!

Un caro saluto.


Davide