Iniziamo con una panoramica chiara: il Coefficiente di Capitalizzazione è un valore utilizzato di anno in anno per rivalutare i contributi previdenziali accumulati dei lavoratori.
Questa rivalutazione annuale è collegata all'andamento medio del PIL italiano negli ultimi cinque anni.
Ciò significa che il Coefficiente di Capitalizzazione è uno dei fattori che più incide, al pari dell'età del pensionamento e dell'andamento della carriera lavorativa, sul tuo assegno pensionistico futuro.
I lavoratori più giovani, coloro, in particolare, che sono entrati nel mondo del lavoro dopo il 1995, dovrebbero prestare particolare attenzione a questo coefficiente, poiché sono soggetti al metodo contributivo (lo sono anch'io...).
Le fluttuazioni del coefficiente hanno un impatto diretto e significativo sulle dimensioni delle loro pensioni, influenzando la loro sicurezza finanziaria a lungo termine.
Esaminando l'andamento passato, è possibile notare un costante declino nel tasso di rivalutazione dei contributi previdenziali, riflesso dell'andamento "poco dinamico" del PIL italiano.
Questo dovrebbe spingerci ad adottare un approccio proattivo per proteggere il nostro futuro finanziario.
Negli ultimi 20 anni, infatti, il tasso medio di rivalutazione dei contributi versati è stato dell'1,80%.
Negli ultimi 10 anni, però, i nostri contributi pensionistici si sono rivalutati ad un tasso medio annuo sceso allo 0,96%, perché la crescita del PIL italiano è scesa vertiginosamente.
Pensa, se guardassimo agli ultimi 60 anni, avremmo una media dell'8,56%...
Gli anni "ruggenti" dell'economia italiana sono ormai uno sbiadito ricordo e gli impietosi numeri ce lo dimostrano: non possiamo aspettarci molto dalla crescita economica italiana nel prossimo futuro.
Cosa possiamo fare, allora, affinché il futuro non ci colga (negativamente) di sorpresa?
Di certo non possiamo decidere come allocare, e rivalutare di conseguenza, i nostri contributi pensionistici pubblici.
Questi sono infatti stabiliti per legge, e i contributi stessi non sono realmente accantonati dallo Stato in forme di investimento, in quanto servono a pagare le pensioni delle persone che oggi sono già in pensione.
Possiamo però decidere di "mettere al lavoro" il resto del nostro patrimonio (TFR incluso, per chi è lavoratore dipendente), con la consapevolezza che, oltre alla qualità delle allocazioni, molto importante è anche la loro quantità, ossia la
porzione di patrimonio investito rispetto al patrimonio disponibile.
Proprio in merito a questa "quantità", sai a quanto ammonta la percentuale di patrimonio realmente investito sul totale del tuo patrimonio disponibile?
Se sai rispondere a questa domanda, significa che sei già a buon punto nel riuscire a tenere vigile e aperto quell'occhio strategico che guarda ad una logica di pianificazione finanziaria.
Un semplice dato, in merito alla possibile allocazione del patrimonio, può rendere tutto molto più comprensibile: se la crescita media annua del PIL italiano, come abbiamo visto, guardando agli ultimi 10 anni è inferiore all'1%, il PIL mondiale è invece cresciuto mediamente del 3% l'anno.
Ecco allora che emerge forte la necessità di allargare il proprio sguardo, e l'orizzonte di investimento, a livello globale, facendosi consigliare da un Consulente Finanziario competente, esperto e aggiornato.
Rimani sempre sul pezzo!
Non esitare a contattarmi per ulteriori informazioni, o per una consulenza personalizzata sulla tua situazione pensionistica.