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www.davideberto.it2024-10-11
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    QUANDO L' INGANNO PARTE DAL NOME: IL CASO DELLE OBBLIGAZIONI PORTUGAL TELECOM

    Negli annali della storia finanziaria, innumerevoli sono i racconti che svelano le insidie di un'ambito che, seppur affascinante, riesce sempre a celare dei rischi insospettabili.
    Uno di questi racconti risale al 2015, e riguarda le obbligazioni Portugal Telecom e la loro trasformazione in un viaggio finanziario, non voluto e n'è cercato, verso il Brasile.

    Immagina: pensi di finanziare la principale società di telecomunicazioni portoghese, direttamente partecipata dallo Stato, per poi scoprire di avere tra le mani titoli legati alla turbolenta economia brasiliana emergente.
    Un vero e proprio inganno causato dalla mancanza di trasparenza, e informazioni cruciali non fornite dagli intermediari finanziari.
    In quei tempi, infatti, molti risparmiatori italiani erano stati indotti ad acquistare sia i titoli di Stato del Portogallo, sia le obbligazioni Portugal Telecom, poiché le banche le presentavano come delle alternative, oppure, addirittura, consigliavano di sostituire i primi con le seconde in quanto un pò più redditizie ma con simile profilo di rischio.
    Ma riavvolgiamo il nastro...

    Siamo nel 2013, e la storia di questo "equivoco finanziario" prende avvio quando Portugal Telecom, nella prospettiva di espandersi a livello internazionale, decide di fondersi con Oi Brasil, compagnia telefonica brasiliana che ne diventa così la controllante.
    Questa operazione spostò completamente il rischio dei creditori obbligazionari verso un nuovo soggetto tenuto a garantire la restituzione a scadenza del prestito: peccato però che nessun intermediario informò i clienti di questo, e nessuna notizia in merito era contenuta nella modulistica relativa all'investimento stesso.
    Nell'immediato, comunque, tutto liscio per i risparmiatori, anche italiani, che attratti dal rendimento offerto sottoscrissero nel 2015 le obbligazioni della società, assolutamente ignari del cambiamento societario e geografico a monte, e del rischio, nascosto ed aggiuntivo, che si stavano assumendo.

    Proprio il 2015 vide il Brasile in preda a una forte recessione economica e instabilità politica, con la conseguente svalutazione del 50% della sua valuta nazionale.
    In questo contesto, Oi Brasil non riuscì a concludere positivamente importanti trattative finanziarie che avrebbero portato nelle sue tasche una grossa iniezione di liquidità, scivolando di fatto verso uno stato di incapacità sistematica di far fronte ai propri impegni finanziari, con il successivo default del 2016.
    Tra Novembre 2015 e Giugno 2016, le 2 obbligazioni emesse con scadenza 2019 e 2020 perdono l'80% del loro valore, ed entrano successivamente a far parte della travagliata procedura concorsuale societaria, alla quale, in Italia, solo una minima parte dei risparmiatori avrebbe poi aderito.

    Su chi cade la responsabilità di tutto questo?
    Inevitabilmente sulle banche che, oltre ad aver molte volte consigliato con estrema leggerezza l'investimento in queste obbligazioni, si sono macchiate di non aver dato agli investitori informazioni complete, oltre che un'adeguata consulenza finanziaria.
    Gli intermediari non informarono infatti tempestivamente i propri clienti sul progressivo dissesto del gruppo Oi, né tanto meno del conseguente innalzamento del rischio del titolo, il cui rating venne progressivamente declassato da tutte le principali agenzie dal Luglio 2015.
    Molti risparmiatori sono stati così colti di sorpresa quando Oi Brasil è andata in default nel 2016.

    Che cosa può insegnare la triste storia dei bond Portugal Telecom?
    Di sicuro, l'importanza della vera diversificazione quando si tratta di investimenti finanziari.
    Meglio evitare il rischio specifico che porta ad esporsi, nel caso del mondo obbligazionario, verso un solo debitore (stato o azienda che sia).
    Diversificazione che dovrebbe allargare poi lo sguardo alle diverse asset class investibili, alla geografia globale e ai vari settori ed ambiti economici.
    Occorre poi distinguere accuratamente la vendita di prodotto dalla vera consulenza.
    Meglio affidare le proprie esigenze e il proprio percorso di pianificazione finanziaria ad un professionista (e ad una società) focalizzato nel settore, piuttosto che a dei supermarket bancari o postali in cui gestione del risparmio è solamente uno dei tanti ambiti di lavoro.
    Infine, ricordo sempre che è importante non rincorrere il rendimento a tutti i costi, perché rendimento fa sempre rima con rischio, e in finanza non ci sono pasti gratis né scorciatoie.

    Dagli errori del passato occorre sempre imparare.
    Concludo questa mia 4 Minuti con due famose frasi del grande Warren Buffett che ti invito a fare tue:
    - "Il rischio deriva dal non sapere cosa si sta facendo", per seguire magari i comportamenti della massa;
    - "Non investire mai in ciò che non conosci e non capisci", soprattutto per non cadere in rimpianti se le cose dovessero poi andar male.
  • Il mio augurio, in conclusione, di un sereno fine settimana.
    Un caro saluto.

    Davide