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www.davideberto.it2024-10-11
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    SENZA PRECEDENTI

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    Come si può resistere a questi nomi sempre più fantasiosi ed evocativi di interessanti guadagni senza alcun rischio?

    Il 2023, da poche settimane concluso, è stato un anno senza precedenti per i certificati d'investimento (certificates).
    Nel nostro paese ne sono stati infatti collocati sul mercato primario per 25,7 miliardi di €, con un aumento del 59% rispetto al 2022.
    Tuttavia va notato che, in un contesto come quello italiano dove la raccolta di denaro è spesso orientata più dall'offerta che dalla domanda, molti istituti finanziari stanno promuovendo aggressivamente questi prodotti, che possono nascondere rischi sottostimati, e costi poco chiari.
    Vediamo allora di fare un pò di chiarezza.

    PRODOTTI STRUTTURATI
    Prima di tutto occorre sapere che i certificati d'investimento sono dei derivati cartolarizzati.
    Si tratta pertanto di prodotti strutturati, spesso molto complessi, che richiedono conoscenze approfondite della materia.
    I certificati combinano un investimento tradizionale in indici finanziari, azioni, valute o materie prime, con una componente derivata costituita solitamente da una o più opzioni.
    La complessità di questi abbinamenti può condurre a un'ampia possibilità di risultati, alcuni poco rischiosi, altri invece ferali.
    Per questo è fondamentale comprendere, prima di acquistare un certificato, a quali rischi e a quali possibili conseguenze ci si espone, perché ogni certificato è unico nella sua strategia.
    Ma passiamo ora a quelli che, a mio modo di vedere, sono i pregi ed i difetti di questi prodotti. 

    COMPENSAZIONE MINUSVALENZE
    Il principale pregio dei certificates è di carattere fiscale.
    Investirvi permette di compensare minusvalenze pregresse, con i rendimenti (plusvalenze) eventualmente generati.
    L'invito che ti faccio è però quello di non utilizzare i certificati solamente per questo scopo, in quanto il rischio è quello di incorrere in perdite ulteriori.

    RISCHIO EMITTENTE
    I certificati sono delle passività emesse da una banca o da una società di gestione.
    Come nel caso dell'acquisto di un singolo titolo obbligazionario, il risparmiatore è pertanto esposto al rischio di fallimento dell'emittente, anche in caso di prodotti a capitale protetto.
    I certificati rientrano quindi nel processo di bail-in.

    COSTI
    Ma perché i certificati stanno facendo segnare record su record in quanto a nuove sottoscrizioni?
    La ragione, ahimè, è sempre quella: laute commissioni trattenute agli investitori nel momento stesso dell'investimento.
    La struttura dei costi iniziali dei certificati oscilla tra il 3 ed il 6%, ma può arrivare a toccare anche il 10% in alcuni casi particolari.
    Tieni bene a mente due cose in merito a questo:
    1) un certificato in fase di collocamento costa molto di più rispetto allo stesso certificato acquistato solo alcuni giorni dopo nel mercato secondario;
    2) la commissione di emissione (o di collocamento) va detratta dall'importo investito, che pertanto non sarà 100, ma 100 - la percentuale pagata, spesso non spiegata a dovere dal commerciale di turno.
    Come non bastasse, la forte tentazione delle reti vendita è successivamente quella di far rimborsare ai clienti lo strumento prima della sua naturale scadenza, per poi collocarne uno nuovo a sostituzione, generando così nuovi guadagni da commissioni a favore della banca/rete.

    LIQUIDITA'
    La maggior parte dei certificati, pur essendo quotati su mercati regolamentati, gode di scarsa o inesistente liquidità.
    Questo significa che, soprattutto durante le fasi di turbolenza dei mercati, può essere difficile vendere un certificato prima della sua scadenza.
    Quando si investe in questi prodotti occorre allora guardare attentamente alla loro durata.
    Usciamo ora dall'analisi pro-contro per vedere altre cose in merito ai certificati.

    TIPOLOGIE
    I certificati possono essere raggruppati in 4 diverse categorie a seconda della protezione (o meno) offerta al capitale investito.
    Certificati, allora, a capitale protetto, a capitale condizionatamente protetto, non protetto e a leva.
    I certificati a capitale protetto sono i più conservativi, perché la cifra investita sarà rimborsata a scadenza anche in presenza di condizioni sfavorevoli dei titoli e mercati sottostanti.
    Per ottenere questa tipologia di protezione, vengono ovviamente sacrificati i rendimenti potenziali.
    Quelli invece a capitale non protetto sono in balia delle oscillazioni di mercato, mentre i certificati a leva rappresentano potenziali bombe ad orologeria, in quanto possono esporre l'investitore a perdite molto significative.
    I collocamenti sul mercato primario riguardano quasi per intero le prime due categorie, mentre gli altri vengono direttamente quotati sul mercato secondario, dove gli investitori li possono scambiare come un normale titolo azionario o un ETF.
    Una delle differenze tra primario e secondario è lo scivoloso tema dei costi che gravano in termini di commissioni implicite quando il collocamento è sul mercato primario.
    Tema a parte, lo meritano i certificati a capitale condizionatamente protetto, in quanto il loro nome può risultare ingannevole per molti investitori, delle cui esperienze ho avuto diretta conoscenza.
    Pericoloso sarebbe infatti sottovalutare clamorosamente il rischio di questi strumenti, che nel corso della loro durata potrebbero far perdere parte o buona parte di quanto investito.
    La protezione del capitale di questi certificati non è infatti assoluta, ma condizionata al verificarsi di uno o più eventi.
    In questo caso si utilizza solitamente il concetto di barriera: una soglia che, una volta superata, fa venir meno la protezione sul capitale investito, che impatterà poi sul rimborso a scadenza del certificato.
    Nei momenti di maggiore tempesta le soglie (o barriere) rischiano di essere infrante, facendo così svanire l'illusione della protezione del capitale.

    In conclusione, se non si è degli esperti del settore, è certamente più prudente optare per strumenti più semplici e trasparenti, come gli ETF o i Fondi Comuni, per prendere esposizione sui mercati finanziari.
    Oppure consultare un Consulente Finanziario qualificato prima di investire in certificati.
    Se nel tuo portafoglio hai dei certificates e desideri ricevere una consulenza approfondita sui loro rischi, non esitare a contattarmi.
  • Ti auguro un buon fine settimana.
    Un caro saluto.

    Davide