Ma il motore principale rimane sempre il solito: gli Stati Uniti d'America.
No way.
Un semplice dato su tutti per farti meglio comprendere ciò a cui stiamo assistendo: nei giorni scorsi la capitalizzazione del mercato azionario a stelle e strisce ha superato la straordinaria cifra complessiva di 51mila miliardi di $.
51 MILA MILIARDI DI DOLLARI.
Una cifra mostruosa se confrontata con gli altri listini e con i pil mondiali.
Ma quali sono i motivi principali di questa forza americana?
Ne possiamo elencare almeno 3.
1 - La crescita USA è continuamente alimentata da consumi, produttività ed export.
La Bidenomics (così viene nominata la politica sostenuta dall'attuale presidente) porta a fare investimenti intelligenti, a formare i lavoratori per ricreare la classe media, ed a promuovere la concorrenza con lo scopo di ridurre i costi e
aiutare le piccole imprese.
L'economia si sta dimostrando particolarmente resiliente, con i dati del mercato del lavoro che battono mensilmente le attese, e la crescita dei salari che sorprende in positivo allontanando così lo spettro della recessione.
2 - Il differenziale sviluppo del mercato dei capitali.
Lato mercati finanziari, gli Stati Uniti sono avanti anni luce rispetto agli altri paesi.
Lo scorso 8 Febbraio, l'S&P500 è salito sopra i 5.000 punti per la prima volta nella storia.
3 - La forte concentrazione di aziende tecnologiche.
Proprio la tecnologia è diventata il fulcro di questa trasformazione, rivoluzionando intere industrie e stili di vita, e diventando un elemento chiave del nuovo paradigma economico.
Le "7 sorelle", in particolare, rappresentano da sole l'11% del valore globale del mercato azionario.
Con i loro 12,5 trilioni di dollari di valutazione, addirittura il 50% del listino Nasdaq.
Valori probabilmente anche un pò eccessivi, ma non così fuori dal seminato, considerando che sono aziende con driver di lunghissimo termine, per certi versi indipendenti dal contesto di mercato nel quale operano.
La loro dinamica degli utili, poi, è veramente confortante.
Sono aziende monopoliste (chi tra di voi non usa Google?), finanziariamente efficienti e fortemente innovative.
Anche per questo, il governo americano sta cercando di contenere e regolare, in qualche modo, il business di questi colossi, con lo scopo di garantire, se possibile, un'equa concorrenza sul mercato.
Mentre gli Stati Uniti prosperano, da questo lato dell'Atlantico l'economia europea arranca.
Nonostante eccellenti capacità industriali, la nostra competitività si sta erodendo da tempo, ed il Pil pro capite, a parità di potere d'acquisto, è del 27% inferiore rispetto a quello degli Stati Uniti.
Nel vecchio continente non ci sono aziende tecnologiche di dimensioni paragonabili a Microsoft (3.020 miliardi), Apple (2.088 miliardi), Alphabet (1.790 miliardi) o Amazon (1.750 miliardi).
Tra le poche, in Europa, brillano Asml (capitalizza 330 miliardi di € con 8,2 di profitti) e Sap (oltre 200 miliardi con 4 di utili).
C'è urgente necessità di adattarsi ai rapidi cambiamenti, e di stimolare la crescita.
Attenzione però: come spesso succede, non è tutto oro quello che luccica.
Il governo americano sta infatti finanziando la crescita attraverso una vorticosa crescita del debito.
Tanto che, per pagare gli interessi sul suo stesso debito, l'America è arrivata a sborsare più di 1.000 miliardi l'anno.
A questi ritmi, questo capitolo del bilancio pubblico si avvia a superare anche il costo della difesa, in un paese che rappresenta da solo il 39% della spesa militare mondiale.
Negli ultimi 10 anni l'emissione di debito pubblico USA è cresciuta del 242%, e lo scorso anno l'America ha perso la tripla A dalla seconda agenzia di rating (Fitch ad Agosto 2023, dopo Standard & Poor's nel lontano 2011).
Nonostante queste bocciature, il debito americano è universalmente considerato come un asset assolutamente sicuro da chi ci investe e lo detiene.
Proprio per questo motivo, il governo non ha mai avuto problemi a collocarlo sul mercato.
Attenzione alle apparenze quindi.
Quando si tratta di investire, occorre scavare in profondità e andare oltre i dati ed i numeri del presente.
E' essenziale comprendere i cambiamenti in atto, e adattarsi rapidamente alle nuove sfide e opportunità.
Sempre considerando il fatto che la potenza, negli anni 20 del 21^ secolo, ha molto a che fare con la capacità di creare e attrarre innovazione.