Lo sappiamo bene purtroppo: il cammino verso l’uguaglianza di genere è un'epopea lunga e complessa.
Uno dei suoi passaggi cruciali è la rimozione degli ostacoli economico-finanziari che le donne affrontano da secoli.
In passato, l'indipendenza finanziaria femminile era un miraggio.
Anche le donne più agiate, nella maggior parte dei casi, lo erano in quanto mogli o figlie di mariti o padri facoltosi.
Sebbene la situazione sia, nel tempo, migliorata, il cambiamento è stato lento.
Basti pensare che in Francia, fino al 1965, le donne non potevano possedere denaro o aprire un conto bancario a proprio nome.
Situazioni simili si sono verificate in Germania fino al 1962 e negli Stati Uniti fino al 1974.
Oggi, in Italia, circa 4 donne su 10 non sono ancora titolari di conto corrente.
Certo, le donne delle ultime generazioni sono più determinate e intraprendenti.
Rimangono tuttavia degli ostacoli da superare, che ancora impattano sulla loro indipendenza economica.
Vediamoli assieme.
Perché far chiarezza è molto importante in una logica di pianificazione finanziaria e patrimoniale.
Ostacolo 1: Educazione e Occupazione
Prima di tutto, per essere finanziariamente indipendenti e per amministrare del denaro, bisogna guadagnarlo quel denaro.
In Italia, nonostante le cose stiano gradualmente migliorando, il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni è circa del 53%.
Inferiore del 14% rispetto alla media europea.
Ostacolo 2: Differenza Salariale
Le donne dell'UE, a parità di mansioni, guadagnano in media il 13% in meno degli uomini.
Questa differenza tende ad aumentare al crescere dell’età lavorativa e dell’importanza della mansione.
Come non bastasse, le differenze salariali persistono specialmente nei settori a più alta remunerazione (ingegneria, informatica...), dove la presenza femminile è ancora bassa.
Ostacolo 3: Retaggi Storici e Culturali
Le donne, pur lavorando, continuano ad avere la funzione e la responsabilità di cura della famiglia.
Figli e genitori anziani.
Questo si traduce in un'onere maggiore di lavoro non retribuito, che influenza anche il tempo eventualmente dedicato alla carriera.
L'impatto economico di queste disparità diventa evidente soprattutto nelle pensioni femminili, dove la combinazione di minori redditi, meno ore lavorate e maggiore longevità media, crea un gap significativo.
Questi ostacoli/fattori possono essere corretti nel tempo, grazie anche alle nuove generazioni che, fin da giovani, vengono sensibilizzate sul tema.
Nel frattempo, però, l’impatto economico di tale situazione è assolutamente ancora tangibile.
Per una donna, le sfide da affrontare sono allora tante.
Per farlo nel modo giusto è, a mio avviso, fondamentale:
- Sviluppare una propria cultura pratica di gestione del denaro, dei risparmi e degli investimenti.
E' molto importante mettere a fuoco gli obiettivi di vita su cui puntare, tenendo conto dei fattori di rischio visti in precedenza che, volenti o nolenti, una donna incontrerà nel corso della vita e quando andrà in pensione.
- Essere trasparenti e discutere proattivamente di argomenti di pianificazione patrimoniale con il proprio partner e con i propri cari.
E' più semplice, così, creare un'equilibrata struttura familiare di pianificazione e di gestione del denaro.
Come prima cosa, quindi, nel momento in cui una donna decidesse di andare a vivere con il proprio partner e di avere figli, il consiglio che mi sentirei di darle è quello di non delegare totalmente la responsabilità della gestione finanziaria e patrimoniale all’altra metà.
È basilare prendere coscienza fin da subito che nella nuova realtà si intrecceranno redditi e patrimoni distinti: perché non chiarire sin dal principio come organizzare le differenti risorse patrimoniali, oltre che l’arredamento della casa o le vacanze?
Le donne, oggi, hanno il potere di plasmare la propria vita finanziaria indipendentemente dallo stato civile.
Mantenere il controllo, comunicare chiaramente e insistere su un approccio equilibrato della gestione delle risorse sono i passi cruciali verso una vera indipendenza economica.