Orientarsi nel mondo della previdenza complementare non è certo semplice.
Proviamo allora a porci alcune domande, e a darci le relative risposte, per far chiarezza sui fondi pensione, partendo dalla gestione del TFR aziendale che, per un dipendente, dev'essere la "pietra d'angolo" nella costruzione di un appropriato percorso
di previdenza integrativa.
1. Quali sono le opzioni fra cui il lavoratore dipendente è chiamato a scegliere?
Il lavoratore dipendente può decidere di lasciare il proprio TFR in azienda, dove verrà gestito secondo la vecchia normativa, oppure lo può conferire al suo personale e nominativo fondo pensione.
2. Una volta fatta la scelta, si può cambiare idea?
Una volta scelto di conferire il TFR a un fondo pensione non si può più tornare indietro.
Al contrario, si può modificare in qualsiasi momento la scelta di lasciare il proprio TFR in azienda.
3. La normativa sul TFR entrata in vigore nel 2007, ha effetto anche sul TFR maturato in precedenza?
No.
Per chi già lavorava all'epoca, la quota di TFR maturata fino al 31 Dicembre 2006 rimane in azienda e continua ad essere gestita secondo le vecchie norme.
A meno che l'azienda stessa, dietro richiesta del dipendente, non decida di versare quel TFR pregresso nel suo fondo pensione.
4. La normativa del 2007 riguarda tutte le aziende?
Sì, ma bisogna distinguere in base alle dimensioni dell'azienda stessa.
Se nel 2007 l'azienda aveva più di 50 dipendenti, e il lavoratore decide di lasciare il TFR in azienda, i soldi non rimangono effettivamente nelle casse aziendali, ma devono essere versati per legge a un fondo tesoreria gestito dall'INPS.
Se l'azienda aveva invece all'epoca meno di 50 dipendenti, lasciare il proprio TFR in azienda significa lasciarlo, a tutti gli effetti, nella disponibilità del datore di lavoro.
5. Se il TFR viene versato all'INPS dall'azienda, a chi deve far riferimento il dipendente per eventuali richieste di anticipo o in caso di pensionamento?
Sempre e solo al suo datore di lavoro.
6. Se il dipendente ha a disposizione il fondo pensione di categoria o di sindacato (ad esempio quello dei metalmeccanici), può decidere ugualmente di versare il suo TFR a un fondo aperto?
Sì, certo, il dipendente è libero di scegliere il fondo (e la consulenza) per lui migliore.
7. Oltre al TFR, il dipendente può versare anche un proprio contributo volontario al fondo pensione?
Assolutamente sì.
Il lavoratore può versarvi delle cifre aggiuntive su base volontaria, che potranno anche essere utilizzate nella dichiarazione dei redditi per usufruire della deducibilità fiscale.
8. Scegliendo di destinare il TFR a un fondo pensione, sono previsti dei benefici fiscali?
Certamente.
Quando il dipendente andrà in pensione, su quel capitale godrà di una tassazione agevolata, massima del 15%, che si può ridurre fino a un minimo del 9% in base agli anni di permanenza nella previdenza complementare.
Lo stesso TFR che rimane invece in azienda, o presso il fondo tesoreria dell'INPS, prevede una tassazione minima del 23%.
Un bel risparmio di tasse pertanto.
9. Una volta aderito a un fondo pensione, è possibile richiedere un anticipo?
Sì, ed è richiedibile in ogni momento per spese sanitarie gravi, nella misura massima del 75% di quanto conferito.
Bisogna invece maturare almeno 8 anni di anzianità per richiedere un anticipo relativo all'acquisto o alla ristrutturazione della prima casa (sempre nel limite del 75%), o per altre necessità (nel limite del 30%).
10. E' possibile accedere a un fondo pensione senza conferirvi il TFR?
Certo che sì.
Il conferimento del TFR non è un obbligo, e nemmeno una condizione indispensabile per avviare un piano di previdenza integrativa.
Sarebbe anzi opportuno che ogni persona pensasse il prima possibile al proprio futuro pensionistico, iniziando ad accantonare per tempo dei risparmi da dedicare a questa importantissima finalità.
Il mantenimento del tenore di vita nella terza età è un tema che, sempre più, diventerà attuale e di estrema importanza per ciascuno di noi.