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www.davideberto.it2024-10-11
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    Se dovessimo, in generale, programmare il nostro futuro solo quando le condizioni politiche, economiche, sociali e finanziarie saranno ideali, saremmo in perenne attesa del momento perfetto.
    Un momento che purtroppo, però, non esiste.

    Penso che dovremmo, invece, cercare di fare il meglio nella situazione attuale, ben sapendo che, nonostante tutto, il mondo, seppur tra brusche frenate e successive ripartenze, va avanti, e che il tempo è sempre il miglior alleato degli investitori.
    Non trovi?

    Ti auguro una piacevole lettura.
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    1 - NON CADERE NELLA TRAPPOLA DEL RISVEGLIO DEL TASSO!

    Titoli obbligazionari a breve termine e conti deposito: due parole veloci in merito a questo tema, che seriamente rischia di mandare in confusione gli investitori.

    Da Consulente Finanziario, ma ovviamente anche da investitore, sono estremamente felice che sia ora possibile ottenere un tasso di rendimento positivo (nominale ma forse non reale) anche sui capitali investiti con una logica di breve termine.
    Questo, fino a un anno fa e negli ultimi 10 anni circa, non era possibile, in quanto i tassi d'interesse erano risibili e intorno allo zero virgola %.
    Oggi, invece, un BoT a 12 mesi rende quasi il 4%.
    Per non parlare poi dei conti deposito vincolati a 12, 24 o più mesi, in grado di offrire rendimenti simili, anche se con una tassazione più elevata (26 contro 12,50%) sul guadagno.
    Lo ripeto: ne sono assolutamente felice, sia da un punto di vista professionale per i clienti che riusciranno così a ottenere un discreto ritorno anche sulle scadenze più brevi, che anche per me e per i miei risparmi e capitali.

    Da Professionista mi preme però ricordarti che l'inflazione europea è, ad oggi, ancora superiore al 4%.
    Semplificando: investendo 100.000 € su un BoT che offre il 4%, tra un anno avrai 104.000 € lordo tasse, ma con quei 104.000 € potrai comprare beni e servizi per l'equivalente di 100.000 € odierni.
    Nulla si è spostato quindi, o quasi.
    Non vorrei allora che questo "risveglio del tasso d'interesse" ti facesse focalizzare solo su una logica di breve, brevissimo termine, dimenticando così qual è l'investimento più redditizio nel lungo termine.
    Non certo i conti deposito di liquidità.
    Non certo le obbligazioni a breve e medio termine.
    Ma l'investimento azionario.
    Perché dall'equazione maggior rendimento = maggior rischio non si scappa mai.
    La "croce" dell'investimento azionario è che il suo rendimento, tendenzialmente più elevato nel lungo termine, si porta dietro maggiore rischio e maggiore volatilità.
    Ultra-semplificando, se il rendimento medio storico delle azioni è del 10% all'anno, questo si ottiene passando da rendimenti annui che non saranno quasi mai veramente del 10%.
    Un anno sarà del +15%, l'anno dopo del +20%, poi del -30%, poi del +5% ... sino ad offrire una media del 10% in un arco di tempo di almeno 10 anni.
    Chiaramente il problema è l'anno da -30%, non gestibile emotivamente da una larghissima fetta di investitori.
    E' questo il motivo per cui occorre diversificare anche tra altre asset class, definendo esattamente quale parte del capitale disponibile può essere investita con una logica di lungo termine, e quale, invece, di più breve periodo.

    Ma non divaghiamo troppo.
    Il punto pratico è: bene usare i conti deposito, le obbligazioni a breve termine, o le soluzioni monetarie d'investimento per gestire gli obiettivi di breve e brevissimo periodo.
    In questi strumenti si può allora investire il gruzzolo per le emergenze, il gruzzolo per cambiare auto se la voglio cambiare tra un paio d'anni al massimo, il gruzzolo per versare l'acconto per la casa tra un anno o poco più, il gruzzolo per gli studi universitari di vostro figlio ora 16enne...
    Al contrario, non vanno usati questi strumenti per gli obiettivi finanziari di più lungo respiro, come il gruzzolo per la pensione tra 20 anni, gli studi universitari di vostro figlio che ora di anni ne ha 5, e qualunque parte del tuo capitale che puoi permetterti di lasciare investita per almeno 10 anni o più.
    Per questi obiettivi (e ricordo, si deve sempre investire per obiettivi!!!...) è decisamente meglio investire su portafogli efficienti e diversificati con una trazione in discreta o buona parte azionaria, da valutare ovviamente in base al rischio che ognuno si sente di poter accettare.
    Tutto chiaro?
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    2 - I COMPORTAMENTI CHE CI METTONO NEI GUAI

    Quanti errori compiamo, e abbiamo già compiuto, nel nostro percorso di risparmio e investimento?
    Chi è senza peccato scagli la prima pietra!...
    Errare è umano, ma ha ovviamente delle conseguenze che diventano tangibili quando si parla di denari e disponibilità economiche.
    Oggi vorrei allora fare una breve carrellata di comportamenti e situazioni che condizionano, in negativo, le nostre scelte di investimento, per aiutarti a riconoscerli e, se possibile, evitarli.
    Seguimi!

    . Più proviamo a fare trading, nella speranza di ottenere rendimenti facili e veloci, meno è probabile che ci riusciremo.
    Acquistare e vendere singoli titoli con frenesia quotidiana o settimanale, rientra nel campo della speculazione e dell'azzardo.
    Nulla a che vedere con l'investimento.

    . Più un investimento è noioso, più interessanti saranno, di norma, le sue performance di lungo termine.
    Al contrario, più un investimento è eccitante e movimentato, meno entusiasmanti saranno, in genere, i suoi risultati di lungo termine.
    Pazienza e lungimiranza sono doti necessarie per chi vuole investire con profitto.

    . Cercare di prevedere andamento e durata dei cicli macroeconomici, o voler indovinare i settori che meglio performeranno nel prossimo futuro è irrazionale.
    Spesso, infatti, i cambiamenti di mercato sono innescati da fattori imprevedibili, com'è successo con la pandemia e la guerra in Ucraina, ad esempio.

    . Quanto più ci sentiamo infallibili e nel giusto, tanto più rischiamo di sbagliare.
    L'eccesso di sicurezza fa muovere passi falsi.

    . Più opzioni di scelta abbiamo, più aumenta il rischio di compiere degli errori: si tratta del "paradosso della scelta".
    Negli investimenti, come anche nella vita a mio avviso, vince la semplicità.

    . Più abbiamo timore di perdere i nostri denari, più è probabile che ciò accada.
    L'ansia ci porta infatti a controllare più spesso del dovuto i nostri investimenti, inducendoci ad agire "di pancia", investendo o disinvestendo nei momenti che si riveleranno poi i meno opportuni.

    Dopo aver analizzato ragionamenti e comportamenti da evitare, è il momento di una presa di coscienza: nella finanza e negli investimenti (ma non solo) l'unica certezza è l'incertezza, e l'unica costante è il cambiamento.
    L'andamento incerto dei listini azionari e del mercato obbligazionario si tramuterà, in seguito, in un nuovo mercato rialzista, come da sempre avviene nella storia finanziaria.
    Nulla è immutabile: né i momenti positivi, né quelli negativi.
    Tutto è in movimento e tutto evolve, sempre.

    Ti lascio infine alcune riflessioni che possono aiutarti a trovare equilibrio e serenità nella gestione del risparmio:
    - Più impariamo ad investire, più ci rendiamo conto che non sappiamo nulla.
    Tanti sono i fattori su cui non abbiamo il controllo, e tante le cose che non sappiamo, che influenzano però l'andamento dei nostri investimenti.
    Investire, per un comune risparmiatore, dovrebbe essere allora un processo semplice, che parte dalla scelta di un bravo Consulente Finanziario cui far riferimento, e si concretizza nella costruzione di un portafoglio di investimento adeguato ai personali bisogni e obiettivi.
    Il tutto, senza ricercare chimere (ovvero rendimenti facili, veloci e privi di rischio).
    - La costruzione della felicità passa anche attraverso le corrette scelte di investimento.
    Il segreto è essere frugali: risparmiare ed investire con oculatezza ci permetterà di mantenere un buon tenore di vita anche quando smetteremo di lavorare, tenendoci così indenni da preoccupazioni e pensieri cupi.
    Si tratta però di un processo che va intrapreso il prima possibile, fin da giovani possibilmente.
    Meglio essere formiche che cicale!
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    3 - DAL SOGNO ... ALL' INCUBO

    Quand'ero bambino, il mio sogno era quello di diventare un pilota d'aerei.
    D'altra parte, il film Top Gun è del 1986, ed io, nato a fine 1980, ne sono stato non poco influenzato...
    Con il passare del tempo e con l'avvento della miopia, sono stato costretto a ridimensionare i miei obiettivi professionali, così, durante lo svolgimento delle scuole superiori, mi vedevo con un futuro da bancario.
    Anche perché chi lavorava in banca, all'epoca, poteva vantare un posto sicuro e uno stipendio ben sopra la media, per non parlare del fatto che tutti i giorni si era vestiti da festa...
    Il tempo, da allora, è corso veloce, e le cose sono cambiate molto.
    Io, contro tutto e tutti o quasi, ho rinunciato al posto fisso bancario da 10 anni ormai, dopo 12 trascorsi in varie filiali di 2 diversi istituti, e le banche sono mutate tanto questo periodo di tempo.

    E' di qualche giorno fa un articolo del Corriere della Sera che fa riferimento a un'indagine della FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani, il maggior sindacato del settore), secondo la quale ben il 44% dei bancari lombardi ha ammesso di soffrire di disturbi del sonno ed ansia.
    Di essi, almeno 1 su 4 assume ansiolitici, e il 6% soffre di depressione.
    L'analisi, piuttosto ampia, ha coinvolto circa 5mila lavoratori della regione, e raffigura un quadro decisamente preoccupante, espressione di una situazione vissuta in molte banche lungo tutto lo Stivale.

    Il "posto fisso in banca" non è più un sogno, insomma. 
    Anzi, in molti casi si trasforma piuttosto in un vero incubo.
    Pressioni continue per il raggiungimento degli obiettivi, riunioni incalzanti, minacce di trasferimento in filiali lontane da casa: dinamiche tossiche, che incidono fortemente sulla qualità del tempo trascorso al lavoro e, più in generale, nella vita di tutti i giorni.
    Le conseguenze di questo stress organizzativo si fanno sentire soprattutto sui lavoratori con più anni di servizio e coinvolge tutti i livelli, dal commerciale ai quadri direttivi.
    L'impiegato si trova sempre più fra incudine e martello, schiacciato tra incalzanti manager (il cui obiettivo principale è quello di raggiungere i budget assegnati nel più breve tempo possibile), e clienti che meriterebbero di essere serviti e consigliati a dovere, non certo di essere spremuti come dei limoni, utili solo come acquirenti di prodotti che consentono agli istituti di marginalizzare il più possibile.
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    4 - ATTENZIONE AI COLPI DI CODA!

    Sposarsi per poi lasciarsi, in Italia, non è più un tabù da molto tempo.
    Dopo l'introduzione della legge nel 1970, oggi ben 48 matrimoni ogni 100 finiscono in separazione o divorzio.
    Uno su due praticamente.
    E' frequente allora che i coniugi prendano strade diverse, anche se spesso non completamente scollegate.
    In molti casi, infatti, rimane un vincolo economico, un pegno all'amore che fu: l'assegno di mantenimento, che ogni mese si palesa ad imperitura memoria delle poco avvedute promesse di eterno amore.
    Anche per le coppie senza figli, c'è questa spada di Damocle che pende inesorabilmente più sopra la testa dei mariti, i soggetti meno tutelati da questo punto di vista.

    Certo, la moglie può rinunciare all'assegno di mantenimento, per orgoglio, per sancire la propria indipendenza economica, o perchè effettivamente non ne necessita. 
    Ma c'è un ma... questa scelta non è mai definitiva, almeno fino al divorzio. 
    Lo sapevi?
    Non si possono dormire sonni tranquilli insomma, nemmeno se in fase di separazione ci si è accordati per la rinuncia, perché l'assegno può sempre essere richiesto, sia durante il periodo di separazione, sia in sede divorziale.
    Una possibilità stabilita dalla legge e sancita anche dalla Cassazione.
    Una sorta di diritto di ripensamento previsto in specifici casi: la mancanza di mezzi economici adeguati, e l'incolpevole impossibilità di procurarseli, rendono eventuali rinunce non vincolanti.
    Se si è rinunciato all'assegno in fase di separazione ma lo si vuole ottenere col divorzio, è necessario allora dimostrare il peggioramento delle proprie condizioni economiche, altrimenti il giudice potrebbe rigettare l'istanza.
    Si può cambiare idea, insomma.
    Con dati alla mano, ma sì può.

    Sarò poco romantico in tutto questo, me ne rendo conto...
    Ma è decisamente il caso di conoscere anche questo aspetto, quando si pensa di sposarsi.
    Perché si sa, l'amore è eterno ... finché dura! 
    Un mantenimento, invece, è per sempre.
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    5 - UN PASSO NELLA STORIA: IL BLACK MONDAY

    Il giorno più devastante nella storia dei mercati finanziari ha una data precisa: 19 Ottobre 1987.
    Gli indici azionari americani Dow Jones e S&P 500 persero oltre il 20% in una sola seduta.
    Un crollo mai visto né prima, né dopo quel giorno nefasto, ribattezzato "Black Monday", ovvero "Lunedì nero".
    Il giorno dopo il crollo, investì a cascata anche tutte le altre borse mondiali. 

    In quel 19 Ottobre entrarono in gioco soprattutto emozioni e comportamenti umani.
    Panico, paura, irrazionalità.
    Certo, in quel periodo c'erano tensioni sui tassi, preoccupazioni per la bilancia commerciale statunitense e per alcune questioni fiscali, ma nulla che potesse giustificare l'ecatombe finanziaria che si scatenò.
    La discesa prese avvio in quanto nella testa degli operatori di borsa si era insinuata la potente suggestione di un imminente crollo del mercato, visto che nei giorni precedenti i listini avevano subito delle correzioni simili a quelle che avevano preceduto il grande crollo del 1929.
    Una profezia auto avverante...
    La reazione fu infatti univoca e contemporanea: occorreva uscire il più in fretta possibile dalle posizioni azionarie, anche se razionalmente ogni operatore sapeva che si sarebbero poi scatenati gli effetti moltiplicatori delle vendite automatiche.
    Sul mercato erano infatti presenti (allora come ora) una miriade di ordini di vendita preimpostati, predisposti per scattare in caso di eccessive riduzioni del prezzo delle azioni.
    Si trattava di meccanismi di "stop loss", volti a limitare le perdite al raggiungimento di determinati prezzi.
    All'epoca non vi erano limiti a questi ordini: ciò produsse un effetto a cascata che amplificò all'ennesima potenza le vendite, cosa che al giorno d'oggi non sarebbe possibile.
    Dopo il Black Monday, infatti, le autorità hanno predisposto dei meccanismi di tutela che sospendono le contrattazioni al verificarsi di scostamenti troppo violenti nei valori borsistici.

    In tutto questo c'è una cosa importante da sottolineare: il movimento ribassista fu poi riassorbito nel giro di poco tempo.
    Osservando infatti i grafici di lunghissimo periodo, quel giorno tragico appare come un piccolo inciampo sulla linea del tempo.
    Il mercato ha continuato a salire, a testimonianza del fatto che non c'erano reali motivazioni alla base di quel crollo.
    Le azioni si confermano allora, ancora una volta, come l'asset class più premiante nel lungo periodo, nonostante le discese, anche violente, che possono turbare l'orizzonte di breve periodo.
    Oggi ci troviamo in una fase di maggiore fragilità politica ed economica rispetto a 26 anni fa, seppur protetti da un sistema di regole che impedirà ai mercati di farsi (e farci) così tanto male.
    I sistemi sono cambiati, ma il panico è un sentimento umano ancestrale che non può certo sparire in un così breve lasso di tempo.
    Le dinamiche che sfociarono nel Black Monday potrebbero allora, in qualche modo, ripresentarsi.
    Ecco perché è fondamentale appoggiarsi ad una valida consulenza finanziaria: per smorzare l'emotività ed avere al proprio fianco un professionista che ragioni a mente fredda, riportandoci alla ragione quando le emozioni tendono a prendere il sopravvento. 
    Nel lungo periodo i capitali pazientemente ben investiti vengono sempre premiati, e chi non si lascia prendere dal panico vince.
    Ricordalo sempre.
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    6 - TFR E FONDI PENSIONE: 10 DOMANDE (E RELATIVE RISPOSTE) PER SAPERNE DI PIU'

    Orientarsi nel mondo della previdenza complementare non è certo semplice.
    Proviamo allora a porci alcune domande, e a darci le relative risposte, per far chiarezza sui fondi pensione, partendo dalla gestione del TFR aziendale che, per un dipendente, dev'essere la "pietra d'angolo" nella costruzione di un appropriato percorso di previdenza integrativa.

     1. Quali sono le opzioni fra cui il lavoratore dipendente è chiamato a scegliere? 
    Il lavoratore dipendente può decidere di lasciare il proprio TFR in azienda, dove verrà gestito secondo la vecchia normativa, oppure lo può conferire al suo personale e nominativo fondo pensione.

     2. Una volta fatta la scelta, si può cambiare idea?
    Una volta scelto di conferire il TFR a un fondo pensione non si può più tornare indietro.
    Al contrario, si può modificare in qualsiasi momento la scelta di lasciare il proprio TFR in azienda.

     3. La normativa sul TFR entrata in vigore nel 2007, ha effetto anche sul TFR maturato in precedenza?
    No.
    Per chi già lavorava all'epoca, la quota di TFR maturata fino al 31 Dicembre 2006 rimane in azienda e continua ad essere gestita secondo le vecchie norme.
    A meno che l'azienda stessa, dietro richiesta del dipendente, non decida di versare quel TFR pregresso nel suo fondo pensione. 

     4. La normativa del 2007 riguarda tutte le aziende?
    Sì, ma bisogna distinguere in base alle dimensioni dell'azienda stessa.
    Se nel 2007 l'azienda aveva più di 50 dipendenti, e il lavoratore decide di lasciare il TFR in azienda, i soldi non rimangono effettivamente nelle casse aziendali, ma devono essere versati per legge a un fondo tesoreria gestito dall'INPS.
    Se l'azienda aveva invece all'epoca meno di 50 dipendenti, lasciare il proprio TFR in azienda significa lasciarlo, a tutti gli effetti, nella disponibilità del datore di lavoro.

     5. Se il TFR viene versato all'INPS dall'azienda, a chi deve far riferimento il dipendente per eventuali richieste di anticipo o in caso di pensionamento?
    Sempre e solo al suo datore di lavoro.

     6. Se il dipendente ha a disposizione il fondo pensione di categoria o di sindacato (ad esempio quello dei metalmeccanici), può decidere ugualmente di versare il suo TFR a un fondo aperto?
    Sì, certo, il dipendente è libero di scegliere il fondo (e la consulenza) per lui migliore.

     7. Oltre al TFR, il dipendente può versare anche un proprio contributo volontario al fondo pensione?
    Assolutamente sì.
    Il lavoratore può versarvi delle cifre aggiuntive su base volontaria, che potranno anche essere utilizzate nella dichiarazione dei redditi per usufruire della deducibilità fiscale.

    8. Scegliendo di destinare il TFR a un fondo pensione, sono previsti dei benefici fiscali?
    Certamente.
    Quando il dipendente andrà in pensione, su quel capitale godrà di una tassazione agevolata, massima del 15%, che si può ridurre fino a un minimo del 9% in base agli anni di permanenza nella previdenza complementare.
    Lo stesso TFR che rimane invece in azienda, o presso il fondo tesoreria dell'INPS, prevede una tassazione minima del 23%.
    Un bel risparmio di tasse pertanto.

    9. Una volta aderito a un fondo pensione, è possibile richiedere un anticipo?
    Sì, ed è richiedibile in ogni momento per spese sanitarie gravi, nella misura massima del 75% di quanto conferito.
    Bisogna invece maturare almeno 8 anni di anzianità per richiedere un anticipo relativo all'acquisto o alla ristrutturazione della prima casa (sempre nel limite del 75%), o per altre necessità (nel limite del 30%).

    10. E' possibile accedere a un fondo pensione senza conferirvi il TFR?
    Certo che sì.
    Il conferimento del TFR non è un obbligo, e nemmeno una condizione indispensabile per avviare un piano di previdenza integrativa.
    Sarebbe anzi opportuno che ogni persona pensasse il prima possibile al proprio futuro pensionistico, iniziando ad accantonare per tempo dei risparmi da dedicare a questa importantissima finalità.
    Il mantenimento del tenore di vita nella terza età è un tema che, sempre più, diventerà attuale e di estrema importanza per ciascuno di noi.
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    7 - BREVE STORIA DI (QUELLA CHE ERA) UNA TRANQUILLA IMPRESA FAMILIARE...

    Fondata nel 1774 come impresa familiare, si era sempre tenuta lontana dai capricci della globalizzazione finanziaria, preferendo mantenere le sue radici nella Germania più profonda, pur esportando in tutto il mondo.
    Ora, nel giro di un paio d'anni, tutto è cambiato: quotata a Wall Street in America, sede legale a Jersey, isola incastonata nel Canale della Manica a due passi dalla Francia, residenza fiscale a Londra nel cuore di Mayfair...
    Questa è oggi Birkenstock, società tedesca famosa per i suoi sandali, in poco tempo trasformatasi da una tranquilla impresa familiare con una storia di 250 anni alle spalle, in una società globalizzata e con un DNA governato dalla finanza.

    Birkenstock era ed è tedesca dal singolo componente al prodotto finale.
    Un caso più unico che raro, se vogliamo, nel mondo attuale della globalizzazione industriale.
    Ciò che radicalmente è cambiato è tutto il resto, almeno da quando all'orizzonte della società sono apparsi il fondo d'investimenti L Catterton e il suo azionista più famoso, il miliardario francese Bernard Arnault patron del gruppo del lusso LVMH.
    Il fondo possiede ora complessivamente il 58,4% delle azioni Birkenstock, il secondo socio più importante (19,4% del capitale) è il fondo sovrano Gic di Singapore, con l'11% c'è poi il fondo sovrano di Abu Dhabi, e con il 5,5% ciascuno il fondo fiduciario del piano pensionistico sanitario dell'Ontario, e una decina di fondi del private equity statunitense Stepstone.

    Da alcune settimane il capitale si è ulteriormente ampliato, in quanto a Wall Street sono state collocate, nella giornata di Mercoledì 11 Ottobre, oltre 32 milioni di azioni della società, pari circa al 20% del capitale.
    A un prezzo di 46 $ l'una, sono stati raccolti sul mercato 1,48 miliardi di $.
    Un debutto tutt'altro che entusiasmante, se consideriamo che il titolo prezza attualmente attorno ai 38,5 $...

    Riuscirà allora Birkenstock, nella metamorfosi subita e dopo aver abbandonato il sicuro appiglio in terra teutonica, a conservare la sua identità?
    Ma, soprattutto, darà i suoi frutti investire in Borsa "con i sandali ai piedi"?
    Tempo, al tempo.
    Non sempre le quotazioni borsistiche riflettono in tempo reale le potenzialità di un'azienda.
    Specialmente quando ci si muove in uno scenario incerto come quello attuale...
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    Il 23 Novembre uscirà al cinema "Cento Domeniche", il nuovo film di Antonio Albanese.
    Racconta la drammatica storia di un operaio che perde tutti i suoi averi a causa della fallimentare gestione dei suoi risparmi da parte di un'agenzia di banca.
    Un film dedicato a chi non ha fatto in tempo a ritirare dal proprio istituto i risparmi di una vita prima di un crac finanziario, cronaca di una crudele sopraffazione e dei devastanti effetti della malvagità umana.
    "Un film necessario che racconta di un'ingiustizia", le parole del regista e attore dopo gli applausi a scena aperta ricevuti durante la presentazione alla stampa.
    Io spero di poterlo andare a vedere presto.

    Ti auguro con questo un sereno fine settimana.
    Un caro saluto.

    Davide