Rieccoci con l'appuntamento mensile dedicato alla scoperta del libro "
La Psicologia dei Soldi" di Morgan Housel.
Siamo giunti al capitolo numero 18 (di 20) dal sottotitolo " Le finzioni allettanti, ovvero perché le storie sono più forti delle statistiche".
Al momento di gestire i nostri soldi, ci sono 2 cose da tenere bene a mente, visto che viviamo in un mondo governato dalle storie, dove la narrazione dei fatti è spesso più impattante dei fatti stessi.
Vediamole assieme.
1. Più vogliamo che una cosa sia vera, più tenderemo a credere a storie che sopravvalutano le probabilità che sia vera.
Molte cose nella vita le riteniamo vere perché vogliamo disperatamente che lo siano.
Housel le chiama "finzioni allettanti", e hanno un forte impatto sul nostro modo di pensare ai soldi, agli investimenti e all'economia.
Una finzione allettante si crea quando una persona intelligente vuole trovare delle soluzioni con una posta in gioco molto alta, ma esercita un controllo limitato.
Le finzioni allettanti sono potentissime e possono indurci a credere a qualsiasi cosa.
Se abbiamo il disperato bisogno di trovare una soluzione a qualcosa, non avendone una di valida a portata di mano, la cosa più semplice è essere disposti a credere (non solo provare, ma credere) a tutto.
Altrimenti, perché mai le persone darebbero ancora retta ai sedicenti esperti di investimenti, che parlano in tv o sui social, benché abbiano dimostrato di non azzeccarci mai o quasi?
Ciò accade perché la posta in gioco, quando si parla di investire i propri risparmi, è molto alta.
Se ci viene ventilata la probabilità dell'1% che una previsione si avveri, e avverandosi ci cambierà la vita, non è così assurdo prestare attenzione a questa, seppur esigua, probabilità, perché non si sa mai.
Il problema è che mediamente non siamo in grado di pesare correttamente le probabilità molto basse, e in molti possono rimanere fermamente convinti che ciò che desiderano si avvererà.
Un esempio?
Il caso Madoff, una delle più colossali truffe in ambito finanziario dei tempi moderni.
Con il senno di poi, il suo schema Ponzi sarebbe dovuto apparire ovvio: riferiva rendimenti sempre uguali revisionati da uno studio contabile sconosciuto, e si rifiutava di rilasciare informazioni su come ottenesse quei rendimenti.
Eppure Madoff è riuscito a raccogliere miliardi di dollari da alcuni dei più evoluti investitori al mondo, perché raccontava bene una buona storia, a cui la gente voleva credere.
Per proteggerci da una narrazione finanziaria avvincente ma falsa, è necessario allora analizzare a mente fredda il divario esistente fra ciò che desideriamo e ciò che deve effettivamente accadere per rendere realtà i nostri desideri.
Il rischio più grosso sta nella disperazione con cui vogliamo che quel qualcosa sia vero.
In finanza non c'è forza più grande del tenersi un buon margine di errore: più alta è la posta in gioco, più ampio dovrà essere il margine.
2. Ciascuno di noi ha una visione incompleta del mondo, ma elabora una narrazione completa per colmare le lacune.
Ignoriamo tutto ciò che ignoriamo.
Sembra banale, ma non lo è.
Per colmare i nostri "angoli ciechi", tendiamo allora a spiegare il mondo attraverso il limitato numero di modelli mentali che abbiamo a disposizione.
Nella realtà, sappiamo molto meno di quanto crediamo di sapere su come funziona il mondo.
La maggior parte delle persone, davanti a qualcosa che non capisce, non si rende conto di non capirlo perché riesce a farsi venire in mente una spiegazione, in qualche modo sensata, sulla base delle proprie esperienze nel mondo, per quanto limitate esse
siano.
Tutti vogliamo che il mondo complicato nel quale viviamo abbia un senso.
Per questo ci raccontiamo delle storie per colmare le nostre lacune.
Ma queste storie possono avere un effetto, su di noi, sotto l'aspetto economico, al contempo affascinante e terrificante.
Se un punto cieco mi impedisce di vedere il funzionamento di una parte del mondo, rischio di fraintendere completamente le ragioni del comportamento del mercato azionario, mettendo magari troppa fiducia nella mia capacità di sapere come il mercato si
comporterà in seguito.
Venire a patti con tutto ciò che non sappiamo, significa venire a patti con l'idea che molte delle cose che succedono nel mondo sono fuori dal nostro controllo.
E questo può essere difficile da accettare, perché l'illusione del controllo è molto più persuasiva della realtà dell'incertezza.
Abbiamo bisogno di credere che viviamo in un mondo prevedibile e controllabile.
Per questo ci si rivolge a persone che sembrano autorevoli e che promettono di soddisfare quell'esigenza.
Eppure il business, l'economia e gli investimenti sono settori caratterizzati proprio dall'incertezza, e dipendono in gran parte da decisioni che non sono facilmente spiegabili con formule matematiche come a molti di noi piacerebbe.
Citando Carl Richards: "Il rischio è ciò che rimane quando credi di aver pensato a tutto".
Siccome non vogliamo aggirarci nel mondo ciechi e confusi, cerchiamo di dare un senso alle cose sulla base di ciò che sappiamo.
Il fatto è che ognuno di noi pensa di sapere come funziona il mondo in base alla propria narrazione personale, ma ignora completamente le storie che ciascun essere umano, a sua volta, si racconta nella propria testa...
Siamo ormai prossimi alla conclusione di questo libro.
A Novembre ci ritroveremo infatti col penultimo capitolo che riassumerà quanto abbiamo potuto imparare da questa splendida, a mio avviso, lettura.