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www.davideberto.it2024-10-11
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    Mercoledì 30 Agosto ha compiuto 93 anni quello che, credo a ragione, viene definito il più grande investitore di tutti i tempi: Warren Buffett.
    Ci tengo allora a celebrarne il compleanno raccontandoti, con le sue stesse parole, del suo primo investimento azionario.

    "Ho fatto il mio primo investimento in azioni quando avevo 11 anni.
    Era il Marzo 1942 quando comprai 3 azioni della Cities Service Preferred al prezzo di 38 dollari l'una.
    Anche mia sorella Doris comprò 3 azioni della stessa azienda.
    Il titolo scende in fretta a 27 dollari, e ogni giorno, durante il tragitto casa-scuola, mia sorella continuava a raccontarmi preoccupata di come si muoveva il prezzo".

    Ti ricordo che aveva 11 anni...

    "A un certo punto ero così stanco che, non appena il prezzo risalì a 40 dollari, vendetti tutte le mie azioni facendoci 5 dollari di guadagno.
    Mia sorella fece lo stesso.
    Non molto tempo dopo, l'azione salì a qualcosa come 212 dollari.
    Da quel momento capii una lezione importante: decisi che non avrei mai più raccontato a nessuno dei miei investimenti, e che avrei sempre pensato con la mia testa".

    Una lezione di investimento, e di vita, imparata molto presto, e che nei successivi 82 anni gli avrebbe portato solo che buoni, ottimi risultati.
    Fattore tempo, pazienza, orientamento al lungo termine.
    Buon 93esimo compleanno Warren!!!

    Ti auguro con questo una piacevole lettura.
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    1 - COSTO-OPPORTUNITA'

    In ambito economico, il rapporto Costo-Opportunità è il costo derivante dal mancato sfruttamento di un'opportunità concessa.
    Ma questa definizione può valere anche per il mondo degli investimenti finanziari?
    Comprendiamo veramente la differenza tra prezzo e valore di un investimento?

    Per spiegare al meglio questo concetto, ti porto indietro di qualche anno, più precisamente negli anni subito successivi alla "Bolla delle Dot-com", con la quale iniziò il millennio in corso.
    Molte aziende che si erano quotate in Borsa a fine anni '90, vedevano crescere il prezzo delle loro azioni nonostante non vi fosse un chiaro valore sottostante.
    Bastava far parte della "new economy", dare all'azienda un nome futuristico e quotarsi.
    La Bolla speculativa fece crescere i prezzi a dismisura, in assenza però di valore.

    Nella primavera del 2000, i bilanci pubblicati da diverse aziende mostrarono risultati deludenti, fornendo evidenza che l'investimento in molte società poteva rivelarsi non profittevole.
    Le quotazioni cominciarono così a scendere e molte imprese chiusero, anche perché (giustamente) il mercato si rese conto che la loro quotazione di Borsa era fondata su una mera speculazione, non certo su concreti e solidi dati aziendali.
    Ma in casi come questi, dove sta l'opportunità?
    Continua a seguirmi.

    A fine anni '90 è nata Amazon.
    Non so se lo sai, ma Bezos intendeva inizialmente chiamare Cadabra la sua società.
    L'assonanza con la parola "cadavere" lo fece però desistere...
    L'idea era quella di una libreria online per vendere libri in tutto il mondo.
    L'approdo in Borsa di Amazon è datato 1997.
    Durante la Bolla la sua quotazione giunse fino a 110 $ ed oltre per azione, per poi scendere, in seguito allo scoppio, a soli 6 $.
    La bolla, insomma, sgonfiò anche il prezzo dei titoli Amazon...
    In quei tempi Jeff Bezos venne intervistato più volte, e una delle domande che gli venne posta riguardò proprio il crollo del prezzo delle sue azioni in Borsa: "cosa vi ha permesso di sopravvivere a tale crisi?".
    Bezos rispose: "quel periodo fu molto interessante e ci fece comprendere che le azioni non sono l'azienda e l'azienda non è le azioni. Certo, veder scendere il nostro titolo da quasi 113 a 6 $ non è piacevole, ma ho anche guardato i dati aziendali: numero di clienti, profitto per unità ... tutto ciò che si può osservare dall'operatività. Tutto stava andando al meglio in quel periodo. Anche se il titolo in Borsa stava crollando, tutto all'interno di Amazon stava andando sempre meglio".

    Prezzo o valore?
    Con questo non voglio certo invitarti ad acquistare singole azioni alla "evviva il parroco"...
    Ho portato l'esempio di Amazon per farti capire come affrontare gli investimenti.
    Come scegliere il comportamento migliore, mettendo da parte le possibili voci di sottofondo e l'isteria.
    Perché durante i ribassi dei mercati, anche le aziende con business e bilanci solidi e in forte espansione possono soffrire momentanei, importanti cali di quotazione.
    Il Costo-Opportunità di concentrarci sul prezzo degli investimenti è dunque legato alla differenza che esiste tra il prezzo che vediamo scendere durante le fasi di ribasso, e il valore sottostante al nome del titolo.
    Ancor di più se l'investimento è ben diversificato e rappresenta intere economie o addirittura l'economia globale.
    Sia esso azionario che obbligazionario, e non solo.
    I prezzi di Borsa non riflettono il valore di un'azienda durante gli eccessi.
    Né durante le bolle, e né durante i sell off dei mercati.

    Il tempo (sempre lui...) e un giusto approccio durante ogni fase del mercato fanno la differenza.
    Nessuno può sapere quando una crisi arriverà o quando finirà.
    Ciò che necessita di accurate riflessioni è l'atteggiamento da tenere nelle fasi in cui si presentano le vere opportunità.
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    2 - AVVERTENZE SUI CONTI DEPOSITO

    Dopo anni di oblio, grazie al repentino aumento dei tassi d'interesse che stiamo vivendo da un anno a questa parte, sono tornati alla ribalta negli ultimi mesi i conti deposito.
    Infatti, se da una parte questo aumento dei tassi sta mettendo a dura prova chi ha debiti (soprattutto a tasso variabile) sulle spalle, dall'altra sta offrendo rinnovate possibilità di ottenere una remunerazione sulle cifre accantonate in strumenti finanziari a breve termine.
    Il conto deposito non andrebbe infatti visto come un sostituto dei più tradizionali investimenti orientati al medio-lungo periodo, ma più che altro come un parcheggio temporaneo, un'alternativa remunerata alla liquidità di conto corrente.
    Di conti deposito, sul mercato, ce n'è oggi a bizzeffe.
    Districarsi tra le varie proposte non è così semplice come potrebbe sembrare.
    Oggi, con questa mia, voglio allora fornirti un focus su questo strumento, con utili (spero...) spunti di riflessione ed elementi a cui occorre prestare attenzione.
    Il tutto al fine di evitare di ingabbiare la propria disponibilità in un prodotto inadatto alle proprie esigenze.
    Seguimi allora nella lettura!

    > Attenzione al rendimento annuo
    Ricorda sempre che gli interessi pubblicizzati sui conti deposito fanno generalmente riferimento all'intero anno.
    Per i conti deposito di durata inferiore ai 12 mesi bisogna allora calcolare l'interesse pro-quota, proporzionato alla durata prescelta.

    > Calcola il rendimento effettivo netto
    Le percentuali di rendimento pubblicizzate dai vari intermediari finanziari sono sempre al lordo.
    Quei guadagni sono poi soggetti ad una tassazione del 26%, e le cifre depositate vengono decurtate del bollo Monti pari allo 0,2% annuo.
    In alcune offerte il bollo può essere "offerto" dalla banca, ma la cosa va riportata sul contratto che si va a sottoscrivere.
    Solo dopo aver calcolato il rendimento netto, si può allora confrontare tale risultato con i rendimenti netti di altri strumenti utili alla gestione della liquidità, come le obbligazioni governative a breve scadenza caratterizzate da un vantaggio fiscale non di poco conto, visto che il loro guadagno è tassato del 12,5%.

    > Occhio agli specchietti per le allodole
    Banche e intermediari finanziari possono proporre dei conti deposito dai tassi molto allettanti, oppure, come visto sopra, promettere il riaccredito dell'imposta di bollo.
    Tali offerte hanno spesso una validità limitata, e capita sovente che siano condizioni di favore concesse solo a fronte di futuri investimenti in veri prodotti di investimento (polizze o fondi), le cui commissioni (di ingresso, di gestione, di uscita...) potrebbero incidere notevolmente sull'operazione complessiva, finendo anche eventualmente per erodere i guadagni ottenuti dal conto deposito stesso.

    > Vincoli, penali e riscatti
    Le condizioni a cui poter eventualmente svincolare, prima della scadenza, i soldi accantonati sono molto variegate.
    Possono prevedere, per esempio, la riduzione o l'azzeramento degli interessi, l'applicazione di penali, o richiedere anche un preavviso di diverse settimane.
    Ci sono addirittura dei conti deposito che non prevedono la possibilità di svincolo e riscatto anticipato.
    Tutte queste condizioni sono riportate nei documenti di offerta.
    Vanno lette con attenzione per non rimanere poi scottati.

    > Pagamento degli interessi
    La maggior parte dei conti deposito paga gli interessi soltanto alla scadenza del vincolo.
    Alcune banche possono però corrisponderli in via anticipata, con una frequenza mensile, trimestrale, semestrale, nel corso della vita del prodotto.
    Anche questo è un dettaglio da conoscere prima della sottoscrizione, soprattutto nel caso di vincoli di più lunga durata.

    > Garanzia limitata del Fidt
    Il fondo di tutela dei depositi (Fitd) garantisce ogni depositante fino a 100.000 € pro capite in caso di fallimento della banca.
    Il rischio emittente (che va sempre, in ogni caso, valutato) oltre questa cifra va ulteriormente attenzionato.
    Presta allora la massima attenzione alla solidità patrimoniale della banca prescelta, evitando di affidarti a intermediari sconosciuti o dai bilanci traballanti (sono poi quelli che offrono sul mercato i tassi più elevati...).
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    3 - IL CIBO, VISTO DA UN' ALTRA PROSPETTIVA

    L'alimentazione è un tema fondamentale per l'essere umano, pilastro imprescindibile della nostra stessa vita.
    Proprio il cibo rappresenta uno dei più importanti trend dei prossimi decenni, anche in ambito economico, e finanziario di conseguenza.
    Seguimi allora in questa mia analisi, da questa particolare prospettiva.

    L'esplosione del conflitto russo-ucraino dello scorso anno ha ulteriormente intensificato il focus sulle catene di approvvigionamento e sulle materie prime alimentari.
    La battaglia sul grano ha tenuto banco, ed è stato uno dei tanti punti critici sulle materie prime messo a nudo dalla guerra.
    Le pressioni sulla rete di distribuzione alimentare mondiale si fanno però sentire in tutti i paesi, ricchi o poveri che siano: prova ne è la difficoltà a reperire insalate sui banchi dei supermercati inglesi, o la cronica carenza di cibo in Tunisia.

    Investire nella domanda e nell'offerta di cibo non è una novità: le prime transazioni risalgono al 1961, quando al Chicago Mercantile Exchange si compravano e vendevano futures sulla ... pancetta di maiale.
    Da allora il mercato si è evoluto e affinato: prodotti alimentari di base come il caffè, lo zucchero e il succo d'arancia, hanno un loro prezzo giornaliero che fluttua in base ai raccolti, alle guerre e anche alle mode del momento.
    L'alimentazione è un tema del presente e del futuro.
    Non sarà affascinante come la robotica o l'intelligenza artificiale, ma ne va della nostra sopravvivenza.
    Nei paesi sviluppati l'attenzione è posta su salute e benessere, mentre nei mercati emergenti la preoccupazione riguarda la carenza di manodopera in agricoltura, con la gente che fugge verso le città alla ricerca di una vita migliore.

    La sostenibilità è un altro grande "tema nel tema": la crescita demografica pone la riflessione su come produrre di più e sfamare un crescente numero di persone, ma con un minore impatto ambientale, così da preservare le risorse naturali anche per le generazioni future.
    La produzione di cibo è infatti molto impattante, risulta responsabile di oltre 1/4 delle emissioni mondiali di gas serra.
    L'acqua è una risorsa sempre più scarsa, e anche la biodiversità si sta esaurendo a causa dell'aumento dei terreni convertiti all'uso agricolo.
    Saranno necessari allora dei compromessi per raggiungere l'obiettivo sfidante di aumentare circa del 50% i raccolti rispetto ai livelli attuali da qui al 2050, per soddisfare una popolazione globale in crescita e una dieta in evoluzione.
    L'Africa e il Medio Oriente sono le zone dove la scarsità di cibo e la pressione demografica si fanno maggiormente sentire.
    La tecnologia può certamente contribuire al contenimento di queste preoccupazioni, facendo al tempo stesso emergere interessantissime opportunità di investimento.
    Penso, ad esempio, all'agricoltura di precisione, alle alternative ai pesticidi, ai fertilizzanti a basso contenuto di carbonio...
    Il mondo agricolo è in rapido cambiamento, e le aziende produttrici, soprattutto quelle quotate in Borsa, continuano ad innovare in tal senso.

    Esistono vari fondi ed ETF che investono sul tema del cibo e dell'agricoltura, oltre al fatto che è possibile anche acquistare direttamente azioni di aziende attive nel settore alimentare.
    Alcuni nomi importanti?
    Il colosso Nestlè ad esempio.
    Ma anche Deere & Company, azienda americana leader mondiale nella produzione di macchinari agricoli, così come CNH Industrial e AGCO.
    Possiamo inoltre trovare Nutrien, azienda di fertilizzanti, e DSM, produttore di vitamine e additivi per mangimi, sempre più formulati in miscele personalizzate e specifiche per ogni esigenza animale.
    Attenzione però sempre alle mode di momento: un chiaro esempio è dato da Beyond Meat e dal suo titolo, che, dal momento della quotazione in Borsa, ha avuto una corsa esplosiva per arrivare a scambiare a 234 dollari nel 2019, mentre oggi scambia a soli 12 dollari per azione...
    Anche Azimut è focalizzata da tempo su questo megatrend del futuro, con due interessanti soluzioni tematiche: AZ Equity Food & Agriculture e Az Equity Water & Renewable Resources. 
    Sono come sempre a tua disposizione per approfondire tutto questo.
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    4 - CAPACI DI SUCCEDERE, NON DI AGIRE

    Il desiderio più profondo di ogni genitore è quello di vedere i propri figli felici e realizzati nella vita, possibilmente anche supportandoli nella costruzione del loro futuro.
    E' su queste premesse che si fonda l'importanza di pianificare, considerando anche la spiacevole evenienza di una prematura scomparsa di un genitore, o addirittura di entrambi.

    E' questo un argomento di cui si parla poco, e al quale si cerca sempre di non pensare.
    Ma è necessario affrontarlo con lucidità, per non aggiungere difficoltà pratiche al dolore di una perdita così importante.
    Vediamo allora assieme come si può tutelare un figlio minore e/o non autosufficiente, nel caso in cui il proprio genitore dovesse sfortunatamente venire a mancare.
    Partiamo da una premessa: i minori, per la legge italiana, sono considerati capaci di succedere ma incapaci di agire .
    Ciò significa che possono essere chiamati a ricevere un'eredità, ma per gestirla necessitano del supporto di un rappresentante, di un amministratore.
    Questo ruolo è generalmente rivestito dal genitore superstite, nell'ipotesi di decesso di uno dei genitori.
    Nell'ipotesi, invece, in cui entrambi i genitori siano deceduti, da un tutore nominato dal Giudice Tutelare.
    I figli, nella successione dei propri genitori, rivestono il ruolo di legittimatari.
    Sono cioè destinatari, per legge, di una quota dell'eredità, indipendentemente che si tratti di figlio minorenne, maggiorenne, o affetto da disabilità.
    Siano essi figli adottivi, legittimi o naturali (in quanto nati fuori dal matrimonio).
    Il legislatore italiano intende infatti garantire loro un posto nell'eredità, e quindi nel patrimonio dei propri genitori, senza tuttavia specificare che tipo di posto sia loro riservato.

    Ma come può un genitore assicurare al figlio una tutela maggiore e più specifica di quella già prevista dalla legge?
    Come può, in sostanza, scegliere proprio quale posto riservare al figlio nella sua successione?
    Sicuramente è molto importante redigere un testamento che contenga le disposizioni idonee a raggiungere l'obiettivo finale, specialmente quando si tratta di tutelare figli minori o affetti da patologie invalidanti.
    Le principali azioni di tutela espletabili tramite testamento sono:
     
    - Divisione testamentaria
    Attraverso il testamento è possibile dividere il proprio patrimonio attribuendo la piena proprietà di uno o più beni direttamente al figlio minore, evitando così che lo stesso bene possa trovarsi in comunione con gli altri eredi che potrebbero avere esigenze diverse.

    - Designazione di un tutore
    Consiste nell'individuazione e nella nomina di una persona di fiducia, anche non legata da rapporti di parentela, che amministri il patrimonio del figlio minore nel suo interesse.
    Il tutto per non lasciare tale designazione al Giudice, che è pur sempre un soggetto esterno ed estraneo alle dinamiche interne del nucleo familiare.

    - Nomina di un esecutore testamentario
    E' questa una figura eventuale, una persona incaricata da colui che redige il testamento, in grado di mettere a terra le sue volontà nell'interesse del figlio minore.
    Può essere, ad esempio, indicato che l'esecutore testamentario si occupi della vendita di un immobile caduto in successione, impiegandone poi il ricavato a favore del minore.
    La nomina di un esecutore testamentario è molto utile soprattutto quando le disposizioni testamentarie sono numerose e complesse, oppure quando il patrimonio ereditario necessita di una gestione professionale.

    - Creazione di un patrimonio separato
    Attraverso appositi strumenti giuridici, come il trust o il vincolo di destinazione, è possibile far amministrare determinati beni ad una persona di fiducia, finalizzando ad esempio il tutto all'istruzione del figlio minore o alle cure di cui eventualmente necessita.

    Come abbiamo visto, qualora dovesse accaderci qualcosa di grave, ci sono innumerevoli strumenti e modalità per non lasciare in impasse i propri cari più vulnerabili.
    La tematica è certamente delicata, ma ritengo sia utile parlarne, pianificando e mettendo le mani avanti per tempo, soprattutto nel caso in cui siano coinvolti minori con disabilità che perdurano anche dopo il compimento della maggiore età.
    Confido allora, con questo articolo, di aver aggiunto un tassello di conoscenza anche su questo importante argomento.
    Ogni situazione va valutata singolarmente.
    Ciò che conta è affrontare le cose chiedendo aiuto a dei validi professionisti.
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    5 - UN PASSO NELLA STORIA: L' AEROPLANO ALBANESE

    L'Albania è stata spesso nominata in questa calda estate, come nuova (ed economica) meta turistica sull'Adriatico per noi italiani.
    E' un paese che conosciamo da tempo, anche e soprattutto in seguito alla massiccia emigrazione che portò molti cittadini albanesi nel nostro paese all'inizio degli Anni '90.
    Pochi lo sanno, ma dal 1992 al 1997 l'economia albanese fu scossa da uno "schema Ponzi" di dimensioni nazionali, che vide quasi un'intero popolo abboccare in massa a quello che venne definito l'"aereoplano".
    Il tutto si concluse, come al solito, con un colossale buco che inghiottì i risparmi di centinaia di migliaia di cittadini, da Tirana a Durazzo.
    Ma partiamo dall'inizio...

    Dopo la seconda guerra mondiale l'Albania divenne uno stato comunista e tale rimase fino al 1991-92, quando, dopo le guerre jugoslave che tormentarono l'area balcanica, divenne un paese (più o meno...) democratico.
    Avendo vissuto per decenni sotto un regime che bandiva la proprietà privata, la maggior parte degli albanesi non conosceva affatto le istituzioni e le pratiche del libero mercato.
    Durante la transizione democratica iniziata nel 1991, la Banca Centrale albanese si vide costretta, a causa dell'aumento dei crediti divenuti inesigibili, a porre delle limitazioni all'erogazione di prestiti da parte delle banche.
    Ciò portò al proliferare di istituti e aziende private che raccoglievano i risparmi dei cittadini con la promessa di remunerarli lautamente da un lato, e di renderli disponibili a chi necessitava di prestiti o mutui dall'altro.
    Quei soldi, in realtà, non vennero mai prestati a nessuno.
    Semplicemente gonfiarono un castello di carte pronto a crollare non appena un discreto numero di "investitori", sentita puzza di bruciato, si sarebbe fiondato a chiedere la restituzione dei soldi versati.

    All'inizio questo mercato non era regolamentato, ma anche in seguito all'introduzione della legislazione bancaria apparve subito chiaro che il governo non aveva alcun interesse ad intraprendere azioni contro queste banche e aziende private, che, tra le altre cose, oliavano lo stesso ingranaggio politico.
    Anche per questo, i funzionari governativi si dimostrarono conniventi, partecipando addirittura agli eventi di queste ambigue società.
    Il tutto trovò terreno fertile in una popolazione che non possedeva un'adeguata educazione finanziaria, e non fu in grado di comprendere che le favole raccontate dalle farlocche istituzioni finanziarie erano insostenibili e prive di un business concreto in grado di generare profitto.

    Nei primi giorni del 1992, le più importanti banche private del paese iniziarono così ad offrire tassi di interesse mensili del 6%.
    Irragionevolmente alti per attrarre ovviamente nuovi clienti e l'afflusso di nuovi capitali.
    Nei mesi successivi i rendimenti proposti salirono all'8%, per arrivare poi addirittura anche fino al 30%, sempre su base mensile.
    Per onor di cronaca, va considerato che il tasso annuale di inflazione nel paese era pari circa al 17%...
    Nei più importanti paesi europei, un'offerta così palesemente conveniente non avrebbe avuto grandi effetti: la popolazione, anche quella più a digiuno di finanza, tenderebbe a non fidarsi di una banca sorta dal nulla che offre di triplicare in tre mesi o poco più il capitale apportato.
    Ma tutto questo, in Albania, non c'era...
    Gli albanesi, anzi, iniziarono a vendere tutto ciò che avevano, comprese le case, le automobili e gli animali delle loro fattorie, per investire in questi fantomatici progetti che promettevano facili e veloci guadagni.
    Il governo albanese, immobile davanti a tutto questo, quasi lo tollerava e lo vedeva come necessario allo sviluppo del paese, nonostante i ripetuti avvertimenti della Banca Centrale nazionale e degli organismi internazionali come il Fondo Monetario e la Banca Mondiale.

    Dopo 5 anni dall'inizio del circo, ecco l'inevitabile: uno dei più grandi schemi iniziò ad avere difficoltà nel riconoscere gli interessi promessi.
    Gli investitori cominciarono così a vacillare, a porsi delle domande e a mettere in discussione tutto il sistema.
    Nel Gennaio del 1997 le prime banche dichiararono fallimento, seguite a ruota da altre.
    Nel Marzo dello stesso anno l'Albania era ormai nel caos più totale, con il Governo che aveva perso anche il controllo della situazione sociale, con violenti scontri di piazza che misero a ferro e fuoco il paese.
    Le stime parlano di 1,2 miliardi di dollari bruciati (a fronte di un PIL nazionale di soli 3 miliardi) e, cosa ancor peggiore, più di 2.000 persone morte nei numerosissimi episodi di guerriglia urbana.
    Circa 2 milioni di persone, sui 3,5 dell'intera popolazione, persero in tutto o in parte i propri risparmi mentre il governo continuava a far finta di niente, rifiutandosi di mettere in campo una qualche misura che risarcisse gli sprovveduti cittadini.
    Una colossale creduloneria di massa che ha inabissato ancor di più la fragile economia dell'Albania post bellica.
    Le industrie cessarono la produzione, il commercio si fermò, mentre nelle strade si combatteva una guerra senza quartiere.
    L'intero paese ne uscì devastato sotto tutti gli aspetti.
    Da lì in poi, molte persone fuggirono a bordo di quelle carrette del mare che divennero argomento centrale dei nostri TG dell'epoca.

    Qualcosa da tenere a mente la prossima volta che qualcuno ti offrirà incredibili opportunità di guadagno, a patto di far conoscere la cosa ad altri parenti, amici e conoscenti...
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    6 - DOPPIO BINARIO

    Ottimi risultati in quanto a Borsa e bilanci.
    Pessimi, invece, in pista.
    Sono queste le due facce della stessa medaglia, o, meglio, dello stesso stemma: quello iconico del Cavallino Rampante.
    Quello della Ferrari.
          
    L'azienda di Maranello ha recentemente toccato i picchi per capitalizzazione di Borsa (58 miliardi di dollari, superando addirittura quella dell'intero gruppo Stellantis), e ricavi (oltre 5 miliardi nell'ultimo esercizio a fronte dei 3 miliardi del 2016, con un utile netto più che raddoppiato da 400 a 939 milioni).
    Anche le consegne crescono a doppia cifra (sono passate dagli 8mila agli oltre 13mila pezzi), e i numeri sono destinati ad aumentare con l'arrivo del Purosangue, il primo veicolo Ferrari a ruote alte.
    Ma se Maranello non ha mai vissuto prima un'epoca così florida, i soldi non bastano ad assicurare il successo in pista : la Ferrari non vince un mondiale in Formula 1 da ormai 15 anni (coppa costruttori nel lontano 2008), e l'ultimo Gp in cui ha raggiunto il gradino più alto del podio risale al 10 Luglio del 2022 (Leclerc in Austria).

    Perché allora questo doppio binario?
    Gli addetti ai lavori sostengono che alla scuderia manca stabilità, con tecnici e manager che continuano a cambiare.
    Una girandola che negli ultimi anni non ha risparmiato nemmeno i presidenti (da Montezemolo a Marchionne, fino a John Elkann), gli amministratori delegati (da Felisa a Camilleri, fino all'attuale Benedetto Vigna), ed ovviamente i cosiddetti team principal al comando della squadra (Domenicali, Arrivabene, Binotto e l'attuale francese Vasseur).
    Un via vai che ha probabilmente finito per destabilizzare l'ambiente, in uno sport dove la programmazione di lungo periodo è fondamentale.
    Un pò come negli investimenti...
    Un esempio?
    La Red Bull Racing, capace di vincere tutte le gare della stagione in corso, ha mantenuto lo stesso gruppo dirigente dall'ingresso in F1 nel lontano 2005.
    Accaparrarsi gli ingegneri top è, d'altra parte, una missione molto difficile, visto che quelli di primissimo piano devono rimanere fermi almeno 18 mesi prima di entrare in un nuovo team, per evitare di portare con sé segreti tecnici e modifiche, anche millimetriche, che possono fare la differenza.

    Lato conti e bilanci, come detto, Maranello non è mai stata così in salute come lo è oggi.
    Il secondo trimestre 2023 parla di ricavi netti in crescita del 14% rispetto al 2022 (1,47 miliardi), con 334 milioni di utile netto e 3.392 auto consegnate.
    Nonostante le incognite legate al processo di elettrificazione (non poche per un produttore che ha costruito la propria leggenda su benzina e cavalli), la marcia verso nuovi record procede spedita, tanto che l'amministratore delegato Benedetto Vigna ha rivisto al rialzo gli obiettivi per l'anno in corso.
    Con una Rossa a batterie già in agenda per il 2025, chissà poi come suonerà il rombo alle orecchie degli investitori e dei tanti appassionati...
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    7 - SEGNATI QUESTA DATA!

    Hai già sentito parlare di halving?
    Molto probabilmente no, se non conosci approfonditamente le logiche del Bitcoin...

    L'halving è infatti lo strumento principale con cui si regola la "politica monetaria" della regina delle criptovalute.
    L'halving, che avviene circa ogni 4 anni, è un momento significativo per il Bitcoin, in quanto sancisce il dimezzamento della "produzione" di questa valuta alternativa e interamente digitale.
    Una regolamentazione studiata fin dall'origine, per rendere via via più raro questo strumento, in modo tale da conferirgli quell'effetto scarsità che in natura si riscontra per l'oro fisico.
    Secondo le leggi del mercato, infatti, meno un bene è disponibile nel mercato, più tende (o, almeno, tenderebbe) ad apprezzarsi.
    Ma passiamo ai numeri per comprendere meglio il tutto.

    Oggi vengono creati ("minati" tecnicamente) 6,25 Bitcoin ogni 10 minuti.
    E' questo infatti il tempo medio di creazione di un blocco di transazioni digitali.
    Entrano così nel mercato 900 nuovi Bitcoin al giorno.
    Il prossimo halving è al momento previsto per il 17 Aprile 2024.
    Dopo tale data la quantità emessa passerà quindi a 3,125 Bitcoin ogni 10 minuti, per un totale di 450 nuovi Bitcoin al giorno.
    L'halving si è sempre dimostrato un momento chiave nella storia e nelle valutazioni del Bitcoin, soprattutto nei mesi immediatamente seguenti.
    Le 4 grandi corse al rialzo del prezzo (a cui sono poi seguiti 4 decisi momenti di storno) sono avvenute sempre dopo l'halving, con un picco del prezzo nell'anno successivo.

    Bitcoin rappresenta una forma di denaro non convenzionale e non sovrana, dalle caratteristiche uniche.
    Come qualsiasi strumento finanziario, presenta i suoi rischi e i suoi possibili benefici.
    Quella delle criptovalute è un'asset class ancora molto giovane e basata su una tecnologia recente.
    Ci vorrà del tempo prima che le persone la comprendano e la apprezzino appieno, approcciandola con razionalità e non solo in una logica speculativa.

    Come ormai saprai, Azimut è presente e operativa anche in quest'ambito, con l'innovativo fondo Digital Asset Momentum.
    Inserirlo, per una piccola parte, all'interno del proprio ben diversificato portafoglio d'investimento è a mio avviso cosa buona e giusta.
    Perché il Bitcoin e le più importanti criptovalute non vanno demonizzate in partenza, ma comprese e (ovviamente con attenzione) approcciate.
    Anche perché i prossimi mesi pre-halving potrebbero rappresentare un momento particolarmente indicato per prendere posizione su questi strumenti finanziari, senza però dover per forza di cose passare attraverso l'acquisto su piattaforme ancora scarsamente regolamentate e poco tutelanti per l'investitore...
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    Anche per oggi è tutto con la mia 7in7.
    Ci raggiorniamo il 22 Settembre con la prossima uscita.
    Ti auguro un sereno fine settimana.
    Un caro saluto.

    Davide