Menu
www.davideberto.it2024-07-27
  • play_arrow
    volume_up
    volume_down

    Nelle sue fluttuazioni il mercato ci chiede di scegliere se agire come speculatori o investitori.
    Nel primo caso l'obiettivo sarà cercare di prevedere, per sfruttare a nostro vantaggio, le variazioni di prezzo del mercato stesso, mentre nel secondo caso l'obiettivo sarà quello di comprare e mantenere nel tempo degli asset con un importante valore intrinseco.
    Se per lo speculatore i movimenti dei prezzi sono quindi piuttosto importanti, per l'investitore rincorrere i prezzi ha una valenza decisamente minore.

    Detto questo, quando è giusto investire?
    Semplicemente quando si dispone di una quota di liquidità che è possibile destinare a un arco temporale di medio-lungo periodo.
    Dai 3 anni in su ti direi.
    Se l'investimento va in funzione dei prezzi, tutto si complica nell'imprevedibilità del breve periodo che può portare i prezzi stessi ad essere ancora più bassi (rischiando così di posticipare l'investimento al mai più, in attesa del minimo del minimo) o immediatamente più alti (posticipando anche in questo caso l'investimento al mai più, in attesa questa volta che ridiscendano) nel giro di poco tempo.

    Il mio consiglio resta allora quello di diversificare, accettare i ribassi del mercato, dare valore al tempo, e, se possibile, acquistare con criterio sui ribassi, lasciando che il portafoglio arrivi a destinazione.
    Certo, la partita non è sempre facile, e chiunque pensa che investire lo sia, sta in realtà semplificando una realtà molto più articolata.

    Nell'augurarti una piacevole lettura, ti informo che la mia 7in7 si prende qualche settimana di vacanza.
    Il prossimo numero uscirà infatti nella giornata di Venerdì 25 Agosto.
    Un mese o quasi, pertanto, senza 7 Notizie in 7 Minuti.
    Dai... sono certo che ce la farai a resistere...
    E se la mia newsletter un pò ti mancherà... beh, potrai sempre rileggere le precedenti uscite!
  • play_arrow
    volume_up
    volume_down

    1 - LA PROVA DEL TEMPO

    Nel primo semestre dell'anno, il mercato azionario americano ha fatto registrare un +15,5% nel suo indice principale S&P 500, e un ancora più "spaventoso" +31% nel NASDAQ dei titoli tecnologici.
    Niente di strano di per sé, considerando che a periodi ribassisti (vedi alla voce 2022) seguono solitamente periodi di risalita molto forti, oltre al fatto che il trend secolare degli indici americani è al rialzo.
    Ma, leggendo tra le righe dei dati, si può capire meglio come dietro a queste ottime performance ci siano in realtà pochissimi titoli azionari cresciuti tantissimo in questi sei mesi.
    Sono le "mega cap", i pesi massimi, le aziende con la più elevata capitalizzazione del mercato finanziario americano ad aver trainato il mercato stesso.

    Ti sto parlando di Apple, che ha raggiunto la cifra record di 3.000 miliardi di $ di capitalizzazione, di Microsoft (2.500 miliardi), di Alphabet (1.500), di Amazon (1.300) e di Nvidia (1.000 miliardi).
    Queste 5 aziende rappresentano da sole il 22% dell'intero mercato azionario USA.
    Ed è a loro che si deve addirittura l'80% della performance di questi mesi.
    Vista da un'altra prospettiva, ben 360 titoli sui 500 che compongono l'S&P hanno registrato una performance peggiore rispetto a quella dell'indice.
    Per una singola azienda fare peggio del mercato può essere normale.
    Ma la sproporzione tra la forza relativa di pochi fortissimi titoli, rispetto alla maggior parte degli altri più deboli, ha sollevato non pochi dibattiti.

    Perché, allora, non investire e concentrare i propri capitali solo sui titoli delle aziende più grosse e conosciute?
    In molti periodicamente si fanno questa domanda.
    Investire sui titoli delle aziende più capitalizzate è apparentemente una strategia semplice, ma potrebbe non essere così saggio farlo per almeno 2 ragioni:
    - le aziende più grosse ed importanti sono soggette a ricambio;
    - anche le aziende più capitalizzate sono soggette a importanti e repentini crolli di prezzo e di capitalizzazione, e lo abbiamo visto bene nel corso del 2022.

    Le aziende più capitalizzate degli ultimi anni, non è detto che lo saranno anche nei prossimi 5 o 10 anni.
    Se negli ultimi decenni alcuni titoli hanno superato la "prova del tempo" (Microsoft su tutti, ma in parte anche Apple), la maggior parte ha però lasciato il posto ad altri titoli rappresentativi di altri colossi (IBM, Exxon, General Electric, Royal Dutch...), e questo passaggio di testimone non sempre è stato indolore.
    Inoltre, anche le aziende più grandi ed importanti non è detto che saliranno sempre in Borsa.
    La stessa Apple, nella sua lunga storia (è quotata dal lontano 1980, mio anno di nascita), ha fatto registrare diverse volte -60 o -80%.
    Ancor più spesso -20 e -40%.
    Queste temporanee discese non le hanno evitato di diventare un'azienda da 3.000 miliardi di $, ma parecchi investitori saranno usciti anzitempo dal titolo nel corso di questi decenni perdendo soldi.

    Questo, allora, per farti capire come possa essere pericoloso concentrare tanto capitale in uno o in pochi titoli.
    Magari anche rappresentativi dello stesso settore.
    E' più una scommessa, questa, che un corretto investimento.
    La diversificazione, ragionata e ribilanciata nel tempo, dei propri investimenti, rimarrà sempre la più efficace strategia nel portare a casa un rendimento, si spera, positivo, senza incappare nel rischio azzeramento dei propri risparmi e capitali.
    Ricordalo sempre.
  • play_arrow
    volume_up
    volume_down

    2 - GARANTITO! SI', MA DA CHI? DA CHE COSA?...

    Ma... il capitale è garantito?
    Ma... quel rendimento è garantito?

    E' illusorio ricercare una garanzia quando investi i tuoi soldi.
    La garanzia è sempre relativa, ed è buona tanto quanto chi la presta.

    Le parole "capitale garantito" e "rendimento garantito", che fanno sognare fior fior di risparmiatori, non vanno confuse con una garanzia assoluta scolpita sulla pietra di riavere i propri soldi e/o ottenere quel rendimento sbandierato.
    Dovunque arrivi un rendimento dai tuoi soldi c'è del rischio.
    Per quanto possa anche sembrare remoto o poco probabile, il rischio c'è sempre.
    Ricordalo.
    Una buona domanda da farsi, allora, è: cosa mi rappresenta e chi mi sta prestando la garanzia?
    Eccoti alcuni esempi di possibili garanzie, dichiarate o meno.

    CONTI DEPOSITO
    Depositi in banca e presti alla banca stessa i tuoi soldi, in cambio di un rendimento generalmente in linea con i tassi a breve termine dell'area monetaria in cui si investe.
    Il rischio è rappresentato dalla possibilità di insolvenza e fallimento della banca stessa.
    In Italia, da alcuni anni, c'è la protezione del FITD (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) fino ad un massimo di 100.000 € depositati.
    Se hai più di 100k depositati presso la BCC dei Colli Berici (nemmeno esiste, ma tanto per fare un esempio) alcuni approfondimenti sulla solidità dell'istituto magari me li farei.
    Attenzione però al FITD stesso: "al 31 Dicembre 2022 la dotazione finanziaria è commisurata a circa 3,3 miliardi di €, corrispondenti allo 0,44% dei depositi protetti"...
    Soldi che potrebbero pertanto bastare all'eventuale salvataggio di una piccola BCC, non certo di un grosso istituto.
    Anche in questo caso, per quanto remoto, il rischio c'è.

    TITOLI DI STATO
    Investendo in un titolo obbligazionario governativo, si prestano soldi ad uno Stato che si impegna a riconoscere interessi periodici, ed a restituire il capitale a scadenza.
    Il mercato obbligazionario è un pò quel luogo dove viene prezzata la solvibilità di un emittente, la sua capacità come prestatore di garanzia.
    La garanzia, in questo caso, la sta fornendo uno stato sovrano, ma gli stati sovrani non sono tutti uguali.
    Penso sia chiaro a tutti che i titoli nigeriani siano più rischiosi di un Bund tedesco.
    Ma anche nel caso di un titolo a rating tripla A, il rischio di insolvenza, seppur minimo, c'è.
    Non è zero.
    Quel rischio è prezzato e si ottiene un rendimento di conseguenza.

    GESTIONI SEPARATE
    Sono il "motore" sottostante di molte polizze assicurative, prevalentemente esposte agli investimenti in titoli di Stato italiani.
    Offrono spesso la garanzia del capitale investito e il consolidamento, anno dopo anno, dei rendimenti realizzati.
    Tutto bello sulla carta, poi succede quanto successo negli ultimi mesi ad Eurovita: la compagnia assicurativa è entrata in amministrazione straordinaria, e con essa anche tutte le attività detenute nelle gestioni separate dei clienti investitori.
    A Novembre, forse, dovrebbe sbloccarsi la situazione.
    Nel frattempo i capitali dei clienti sono bloccati, e non c'è verso di vedersi liquidare le singole posizioni.
    Non certo piacevole.
    In sostanza, anche le Gestioni Separate e le loro tanto decantate garanzie contrattuali sono valide e buone tanto quanto sono validi e buoni i conti ed i bilanci della compagnia assicurativa che le gestisce.

    CERTIFICATI A CAPITALE PROTETTO
    Anche in questo caso la garanzia a scadenza del capitale investito è sempre e solo salvo fallimento della società emittente.
    Ci possono essere emittenti solidi ed altri traballanti, ma il rischio, ancora una volta, è ineliminabile.

    FOREX
    In questo caso mi astengo dal commentare.
    Proprio al Forex ho dedicato un post Facebook nella giornata di Lunedì.
    Ti dico solo che il Forex è il mercato dove avvengono le negoziazioni che hanno per oggetto le varie valute nazionali.
    Come ci può essere una garanzia (del capitale investito, ed eventualmente dei rendimenti) in un simile mercato?

    In conclusione, le varie possibili garanzie offerte possono ridurre il rischio, non eliminarlo.
    Non intendo, con questo, fare del terrorismo psicologico sul rischio stesso, perché altrimenti non dovremmo neanche attraversare la strada sulle strisce pedonali.
    E' solo cercare di capire come evitare di attraversarla da bendati quella strada...
  • play_arrow
    volume_up
    volume_down

    3 - 5 IDEE PER USCIRE DALLA MORSA DEL TASSO VARIABILE

    Nell'ultimo anno l'aumento del costo del denaro ha avuto effetti dirompenti soprattutto su chi detiene un mutuo a tasso variabile.
    Basti pensare che l'Euribor a 3 mesi, parametro base per calcolare gli interessi della stragrande maggioranza dei mutui a tasso variabile, è passato dal -0,20% di un anno fa al 3,6% odierno. 
    Un balzo quasi del 4% in soli 12 mesi.
    Le rate si sono impennate verticalmente, mettendo all'angolo più di una famiglia.
    Di fronte a questa vera e propria emergenza sociale, il governo sta valutando un nuovo strumento da mettere a disposizione dei mutuatari italiani per contenere il peso delle rate sui bilanci familiari: la possibilità di allungare la durata del finanziamento, spalmando così il debito residuo su un arco temporale maggiore. 
    Ci sarebbe anche già un accordo di massima da parte delle banche, perlomeno di quelle principali. 

    Ma quali sono gli strumenti oggi a disposizione dei mutuatari a tasso variabile? 
    Conteggiando anche questo nuovo provvedimento al varo del governo, ne possiamo contare 5.
    Vediamoli assieme.

    1 - Rinegoziazione diretta con la banca
    Bussare quindi alla scrivania del proprio referente bancario per ricontrattare durata e tipologia del mutuo. 
    E' possibile passare al tasso fisso, o provare a chiedere di ridurre lo spread applicato al variabile.
    Il tutto, se non si modifica l'importo dell'ipoteca sull'immobile, avviene senza passare dal notaio.
    La banca ha ovviamente il coltello dalla parte del manico: non ha l'obbligo di accettare la richiesta, oppure può rinegoziare il mutuo ma imponendo le sue condizioni.
     
    2 - Surroga
    Si tratta del trasferimento del mutuo ad altra banca, in cambio ovviamente di condizioni migliori.
    E' un'operazione che non prevede costi per il cliente, è infatti la banca subentrante a pagare il nuovo atto al notaio.
    Sarebbe questa l'opzione migliore da percorrere, se non fosse che, in questo periodo storico, viene concessa col contagocce.
    Le banche che acquisiscono i clienti hanno infatti il timore di perderli non appena i tassi torneranno a scendere.
    Temono quindi di essere usate per un breve periodo, per poi essere scaricate.
     
    3 - Passaggio a condizioni certe dal variabile al fisso
    Quest'opportunità è prevista dalla legge per chi ha Isee fino a 35mila € ed è in regola con i pagamenti.
    Qualora sussistano i requisiti, le banche sono obbligate a dar corso alla trasformazione del mutuo in tasso fisso.
    Ad oggi, per un mutuo con 20 anni di pagamenti residui, oscilla tra il 4,2 e il 4,5%.
    Non certo regalato.

    4 - Sospensione delle rate fino a 18 mesi
    Questa possibilità è prevista per gravi e documentati motivi di lavoro e di salute.
    Ciò è possibile grazie al cosiddetto "Fondo Gasparrini".

    5 - Allungamento della durata del mutuo come da eventuale nuova proposta governativa
    Il tutto fino ad un massimo di 4 anni.
    Inevitabilmente ciò comporterà un maggiore esborso complessivo a carico dei mutuatari, perchè non si andrebbe a ridurre il tasso, ma si agirebbe con una diluizione del debito nel tempo.
    In questo caso le opzioni potrebbero essere due: ricalcolare il rientro del debito, o permettere al cliente di pagare rate di soli interessi, scelta che riduce la rata ma consigliabile solo a chi si trova in momentanea difficoltà.

    Le soluzioni in campo sono tutti rimedi per far fronte a un'esigenza immediata e tangibile, ma il rovescio della medaglia è, in molti casi, l'aumento del costo complessivo del debito.
    Tra gli strumenti citati, la surroga è l'unica che potrebbe risultare conveniente sul lungo periodo.
    Decidere non è facile, ma non c'è sempre la possibilità di mettersi a tavolino e fare conti sulla convenienza di una o dell'altra scelta: molto più spesso la priorità è quella di abbassare nell'immediato la rata, costi quel che costi, nel lungo periodo.
    Da tutto ciò dovremmo trarre almeno un insegnamento: vale la pena indebitarsi ad un tasso variabile solo se si ha la consapevolezza (e la futura possibilità) che, nel tempo, si potrebbe anche andare a pagare una rata considerevolmente più alta di quella con cui si inizia.
    Altrimenti, decisamente meglio dormire "sonni tranquilli" con un'operazione a tasso fisso fin dalla partenza.
  • play_arrow
    volume_up
    volume_down

    4 - UN "CAVALIERE BIANCO" ALLA GUIDA DEGLI USA?

    Si ventila il nome di Jamie Dimon, dal 2006 numero uno di JPMorgan Chase, come prossimo candidato alle presidenziali Usa.
    Una persona del mondo della finanza che entra in quello della politica, evento con pochi precedenti.
    Eccezion fatta per Mario Draghi, che ha guidato proprio il nostro Paese nel post-pandemia.

    Il punto di attenzione, oggi, è il peso dei debiti pubblici di tutto il mondo.
    Nel primo trimestre di quest'anno il debito globale, sia pubblico che privato, è salito dell'8%, raggiungendo l'astronomica cifra di 305 mila miliardi di $. 
    Il 335% del Pil globale.
    E la stretta monetaria in atto, con i continui rialzi dei tassi d'interesse in America e in Europa, preoccupa non poco.
    La novità è rappresentata dal fatto che sono i paesi emergenti a dare la spinta principale, sfondando quota 100 mila miliardi.
    Il debito nazionale americano, da parte sua, non è certo una piuma, visto che ha superato i 32 mila miliardi di dollari. 
    Tutto ciò è avvenuto 9 anni prima di quanto previsto, anche a causa delle spese sostenute per affrontare il Covid, unite ad una crescita economica che va al rallentatore.
    Serve allora un banchiere per tenere i debiti sotto controllo, e dare una spinta alla crescita?

    La candidatura di Jamie Dimon sarebbe ben vista da Wall Street (lo considera come una specie di salvatore della patria) e dalle minoranze etniche.
    E' considerato l'uomo a cui rivolgersi quando il sistema finanziario è con l'acqua alla gola.
    Esemplare, in tal senso, il suo ultimo intervento: l'acquisto di First Republic Bank ha evitato un effetto a catena che avrebbe avuto conseguenze molto pesanti sul mondo creditizio americano.

    Dimon è nato a New York da una famiglia di immigrati greci.
    Classe 1956, si laureò in psicologia ed economia alla Tufts University, nel Massachusetts.
    Uno dei sui scritti arrivò rapidamente all'attenzione del numero 1 di American Express, Sandy Weill, che lo assunse per un'estate e lo convinse poi a restare.
    Quando Weill lasciò Amex nel 1985, Dimon lo seguì, diventando, a soli 30 anni, direttore finanziario della Commercial Credit che il finanziere aveva rilevato, divenuta poi Citigroup.
    L'idillio con Weill si interruppe nel 1998, ma la storia imprenditoriale di Dimon era solo all'inizio.
    Nel corso degli anni Duemila divenne Ceo di BankOne.
    Dopo aver risanato l'istituto, lo vendette per 58 miliardi a JPMorgan Chase, divenendo direttore generale del colosso acquirente.
    Poco più di un anno dopo era Ceo e poi anche Presidente.
    La sua fama di "cavaliere bianco" si consolidò durante la crisi finanziaria del 2008, quando seppe tenere lontana JPMorgan dagli scandali bancari e da quello dei mutui subprime.

    Dimon, amico anche di Barak Obama, non ha mai nascosto le sue simpatie per i democratici americani.
    Il suo interesse per la politica è sotto gli occhi di tutti: già nel 2018 si era espresso in tal senso, dichiarando che avrebbe potuto sfidare Trump per la presidenza.
    Affermazione della quale si è poi dichiarato pentito.
    Fattore di rilievo, è che il banchiere intesse da tempo positivi rapporti con la Cina
    Sul tema, ha recentemente affermato: "le controversie sulla sicurezza del commercio sono risolvibili. Ma non sarà possibile farlo se si rimarrà seduti dall'altra parte del Pacifico a urlarsi contro. Spero quindi si arrivi a un impegno reale".
    Da parte sua ha seccamente smentito l'ipotesi di una candidatura presidenziale, anche se non ha nascosto di immaginare un futuro in cui poter servire il suo paese.
    Specialmente se la candidatura del presidente uscente Biden (81 primavere) dovesse complicarsi visti i problemi legati all'avanzata età.
    Che aggiungere di più?
    Un banchiere alla guida degli States sarebbe probabile motivo di sicurezza per il debito e la crescita delle economie mondiali.
  • play_arrow
    volume_up
    volume_down

    5 - BRING IT HOME: UN PROCESSO CHE RICHIEDERA' TEMPO

    Bring it home significa letteralmente "portalo a casa".
    Con questo termine ci si riferisce al reshoring e alle sue derivate: un processo che richiederà non poco tempo.

    Lo scoppio delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina nel 2018, la pandemia nel 2020 e la guerra in Ucraina nel 2022, hanno scardinato in soli 5 anni le catene di approvvigionamento globali, disarticolando processi produttivi ormai consolidati.
    Le conseguenze si leggono nella generale tendenza al reshoring (rilocalizzazione di stabilimenti produttivi, risorse e fornitori nei paesi d'origine) e nelle sue declinazioni, come il nearshoring (la rilocalizzazione in paesi geograficamente vicini) e il friendshoring (il trasferimento della produzione in paesi amici, con posizioni e idee analoghe nello scacchiere internazionale).
    Il fenomeno, nel suo complesso, rappresenta un importante game changer nella traiettoria economica globale e di molte aziende multinazionali.
    Si tratta infatti di una dinamica in forte accelerazione.

    Un esempio emblematico in tal senso è il Messico: dalla pandemia le importazioni americane di beni prodotti nel paese sudamericano sono aumentate da 320 a 402 miliardi di $, segnando un balzo del 26%.
    Durante una recente visita, Janet Yellen, Segretario al Tesoro USA, ha enfatizzato la possibilità che l'India diventi un centro di produzione più rilevante per le aziende americane.
    Vietnam, Indonesia, Malesia, Corea del Sud, Giappone, Brasile ed Europa, sono inoltre tra i maggiori potenziali beneficiari dei processi di rilocalizzazione delle attività produttive, perché stabilimenti, risorse e investimenti sempre più si muovono verso i paesi ritenuti sufficientemente affidabili dagli Stati Uniti.
    Ma non ti sto parlando di un fenomeno solo americano.
    Sono infatti molte le aziende europee che stanno guardando con crescente interesse a paesi come Turchia, Marocco e Romania, mostrando gli effetti di mesi di frattura delle supply chain causate dal severo lockdown in Asia e da più di un anno di guerra in Ucraina.
    Un processo ormai inevitabile, sostenuto anche dall'azione dei governi.

    Con il suo Chips Act, l'Europa intende ad esempio raddoppiare entro il 2030 la sua quota di mercato mondiale nel settore dei semiconduttori, portandola dal 10 ad almeno il 20%.
    La produzione di chip è uno dei punti più delicati ed importanti, in quanto si tratta di una componente essenziale per la produzione di pc, veicoli elettrici, elettronica industriale, ambito medicale, erogazione e molti altri.
    Senza dimenticare i dispositivi mobile: solo il 5% dei prodotti a marchio Apple è attualmente assemblato fuori dalla Cina.
    Lo sapevi?
    Secondo alcuni analisti, la quota potrebbe salire al 25% entro il 2025.
    Osservatori più critici ritengono invece che ci vorranno 8 anni per spostare il 10% della produzione di dispositivi Apple fuori dal colosso asiatico.
    Vale la pena ricordare che Taiwan produce il 60% dei semiconduttori e ben il 90% di quelli più sofisticati, mentre il colosso Taiwan Semiconductor Manufacturing Corporation (TSMC) vanta da solo una quota di mercato superiore al 50%.
    Ricordi? Te ne parlavo nella mia 7in7 del 16 Dicembre 2022...

    Il processo di reshoring e le sue derivate richiederanno allora tempo.
    Ma il "portalo a casa", fenomeno del più ampio megatrend legato alla deglobalizzazione, sta senza dubbio ridefinendo il nostro presente e i nuovi equilibri geopolitici globali, offrendo sicuramente importanti opportunità di investimento nei prossimi anni, nell'ottica della costruzione dei nuovi equilibri commerciali.
    Pensa, ad esempio, all'ambito della robotica.
    O, ancora, a quello della transizione energetica.
    Insomma ... re, near, o friendshoring ... mai manicheranno nuovi ambiti e nuovi settori nei quali investire, con una paziente logica di lungo termine, guardando al futuro!
  • play_arrow
    volume_up
    volume_down

    6 - DALLE STELLE ... ALLE STALLE

    Era l'inizio del 2021 quando una follia collettiva travolse i mercati azionari americani. 
    In pochi se ne ricorderanno, mentre sicuramente il segno è rimasto indelebile in coloro che provarono a cavalcare uno dei movimenti speculativi più sorprendenti della storia, rimanendo poi con il classico cerino in mano.
    "Meme stock" è il termine sdoganato anche dalla Sec (l'equivalente americana della nostra Consob) a identificare le azioni i cui prezzi sono letteralmente e ingiustificatamente esplosi in poche settimane.
    Movimenti al rialzo che furono frutto di una coalizzazione fra piccoli traders online che, come novelli Robin Hood, volevano contrastare lo strapotere dei grandi hedge fund, finendo per impattare un pò su tutto il mercato.
    Ci sono stati così titoli, per lo più ignoti al grande pubblico, che sono arrivati a toccare rialzi a tre cifre percentuali, stravolgendo di conseguenza la composizione di fondi ed Etf, nonché anche gli assetti della finanza tradizionale.
    Tutto sembrava un gioco all'epoca. 
    Un gioco finito poi male.

    Il tam tam passava sui social e nelle community online, spacciandosi come sfida dei piccoli investitori al sistema finanziario dominato da pochi.
    Le parole più in voga nei forum e nelle chat online erano "diamond hands", mani di diamante, ad indicare chi si teneva stretta un'azione anche quando il rischio di vederla crollare era elevato; "paper hands", mani di carta, a identificare invece chi si faceva prendere dal panico e vendeva tutto al minimo segnale di calo.
    C'è stato poi il fenomeno "Fomo" (Fear Of Missing Out), di cui ti ho parlato anche nella mia 7in7 del 29 Luglio 2022 al punto 2.
    Si tratta di un acronimo inglese che identifica la paura di chi teme di perdere l'occasione della vita, e investe allora in azioni solo perché vede altri farlo.
    In italiano potremmo assimilarlo all'effetto-gregge.
    Non mancarono gli appelli alla prudenza, ma rimasero inascoltati anche perché le ondate speculative sono difficili da fermare.
    Ma, alla fine, i conti si pagano sempre.
    Il caso simbolo fu quello di GameStop.
    Te ne parlai a caldo nella mia 7in7 del 5 Febbraio 2021 al punto 7.
    Il titolo passò, in poche settimane, da 4 a 80 $.
    Oggi si muove attorno ai 23, con una perdita pesante dal, mai più rivisto, top di allora.
    Altro caso scuola fu quello di AMC, società attiva nell'intrattenimento: il suo titolo balzò dai 2 ai 60 $ di picco nel Giugno 2021.
    Oggi vale 4 $ e qualcosa: chi lo acquistò due anni fa ha praticamente azzerato l'investimento.

    Ma che cosa favorì questo fenomeno?
    - Il frazionamento azionario, ovvero la possibilità di acquistare anche "pezzi" di singole azioni;
    - le commissioni zero applicate da alcune piattaforme di trading online per attirare i clienti;
    - l'elevata liquidità in circolazione iniettata nel post pandemia dal governo americano.
    Mixiamo i tre fattori e otteniamo la spiegazione del fenomeno meme stock

    Ma alcuni titoli sono forieri di guai anche da "morti".
    L'ultima tendenza in America è infatti l'intenso scambio, fuori Borsa, di azioni rappresentative di aziende che hanno già portato in tribunale i loro libri per avviare le procedure fallimentari.
    E' il caso di Bed Bath & Beyond, catena di negozi di articoli per la casa che ad Aprile ha presentato istanza di bancarotta con 5,2 miliardi di debiti, a fronte di un patrimonio di soli 4,4 miliardi.
    Numeri che non lasciano speranze di recupero per gli azionisti, che, in qualità di soci, saranno gli ultimi della fila a ricevere un rimborso dalla vendita degli attivi, dopo dipendenti, creditori e obbligazionisti.
    Eppure, sulla scia di voci di un possibile piano di rilancio dell'azienda, nelle ultime settimane le azioni sono state scambiate intensamente fuori Borsa.
    Parliamo di ben 18 milioni di azioni passate di mano sui mercati over the counter
    Anche questo titolo era rientrato nel boom delle meme stock del 2021, passando in poco tempo dai 18 ai 53 $ per azione.
    Già a fine 2021 aveva ritracciato a 15 $, per poi continuare a scendere verso quota zero. 
    A spingere ancora i piccoli risparmiatori a scommettere sui possibili rimbalzi di questi "gatti morti" non sono solo le piattaforme social americane.
    Diversi broker online, anche in Italia, continuano spudoratamente a proporre maxi guadagni flash con esposizione alle meme stock.
    Follia pura.

    Invece di seguire alla cieca le mode o i consigli sui social, è fondamentale basare le proprie decisioni di investimento sulla ricerca e su un percorso solido e strutturato di pianificazione finanziaria.
    Perché alla fine è un pò sempre come dice saggiamente il buon Warren Buffett: "il prezzo è ciò che si paga, il valore ciò che si ottiene".
    La cultura finanziaria dev'essere sempre alla base di tutto!
  • play_arrow
    volume_up
    volume_down

    7 - 5 TENDENZE DA TENERE D'OCCHIO GUARDANDO AL FUTURO

    Il mondo, come sempre d'altra parte, è in costante evoluzione e pronto a subire trasformazioni senza precedenti in diversi settori, come quelli relativi alla tecnologia, alla salute e all'energia.
    I temi chiave, detti anche megatrend, non solo domineranno il prossimo futuro panorama geopolitico, ma anche quello finanziario ed economico.
    Agganciarsi allora a questi treni in partenza, riconoscendoli prima che lascino la stazione e chiudano le porte ai passeggeri, diventa cruciale non solo per istituzioni e governi, ma anche per investitori e risparmiatori.
    Vediamo allora assieme quali saranno le 5 tendenze da monitorare, con uno sguardo rivolto al lungo termine (come sempre, possibilmente, si dovrebbe fare quando si parla di investimenti). 

    Intelligenza Artificiale (IA)
    Tema che negli ultimi mesi ha acceso i riflettori su di sè in maniera particolare, anche se il trend è in atto almeno da un decennio con una crescita vertiginosa degli investimenti convogliati in quest'ambito: se nel 2015 si parlava di 12,5 miliardi di dollari, la cifra è salita nel 2021 ad oltre 93 miliardi.
    Si tratta di risorse che sospingono crescita e sviluppo di aziende storiche come Microsoft e IBM, ma anche delle sempre più numerose startup che popolano questo settore in rapidissima evoluzione. 

    Automazione
    Questo tema avrà effetti di ampia portata su settori come quello manifatturiero, logistico, della salute, della finanza e del commercio al dettaglio.
    Alcuni lavori, quelli più ripetitivi e routinari, potrebbero essere completamente automatizzati, altri subiranno inevitabilmente significativi cambiamenti.
    Molti lavoratori dovranno allora dedicarsi ad attività più creative, nelle quali sono richieste competenze prettamente umane, come il problem solving, il pensiero critico e l'intelligenza emotiva.
    La produttività avrà modo di aumentare, stimolando la crescita economica e il benessere. 
    Il risvolto negativo è che la sostituzione di milioni di lavoratori potrebbe far aumentare le disuguaglianze di reddito in assenza di adeguate politiche.
    Alcuni paesi potrebbero allora dover considerare l'introduzione di una forma di reddito di base universale, legato al concetto di esistenza in vita più che al concetto di lavoro, per mitigare l'impatto di questa sostituzione delle macchine all'uomo.

    Scienze biomediche
    La popolazione mondiale sta vivendo un significativo trend di invecchiamento, guidato principalmente dai progressi nella tecnologia biomedica e dalla maggiore disponibilità di trattamenti per diverse malattie.
    Ora il focus non è più tanto sull'allungare la durata della vita, ma piuttosto sull'invecchiare bene e in salute.
    La pandemia ha avuto un ruolo importante in tutto questo, dando dimostrazione dell'agilità e della velocità con cui le case farmaceutiche hanno saputo rispondere alla minaccia del nuovo virus.
    Collaborando con accademici, ricercatori e finanziatori privati, queste aziende hanno saputo produrre con successo trattamenti salvavita in tempi record, aprendo la strada per la cura efficace di altre patologie che affliggono l'umanità, cancro in primis.

    Lo spazio
    SpaceX, l'azienda di Elon Musk attiva nell'esplorazione dello spazio, ha catturato l'attenzione globale negli ultimi tempi.
    La frequenza dei lanci di razzi è aumentata, così come le misure di sicurezza sono migliorate; i costi, al contempo, sono diminuiti, e l'efficienza complessiva potenziata.
    Questa tendenza apre la finestra su nuove opportunità: l'estrazione di minerali sugli asteroidi, il turismo spaziale e l'emergere di nuove aziende che cercano di sfidare la stessa SpaceX, valutata attualmente attorno ai 140 miliardi di dollari.
    L'esplorazione dello spazio è sospinta dalla possibilità di accaparrarsi concreti benefici, in termini di metalli preziosi scarsi sulla terra (ferro, nichel, cobalto, platino, oro...) ma con un ruolo cruciale in numerosi applicazioni industriali come l'elettronica, la costruzione e la manifattura. 

    ESG e SRI
    Il panorama degli investimenti sta virando con decisione verso l'ESG (attenzione all'ambiente, al sociale e alla governance) e verso l'SRI (investimenti socialmente responsabili).
    Quello che attualmente viene considerato come uno stile d'investimento nuovo, è destinato a diventare normalità nel corso dei prossimi anni.
    E' una transizione alimentata dallo stanziamento di miliardi di dollari, sia pubblici che privati, verso la ricerca, la tecnologia green, i veicoli elettrici e le fonti di energia alternative.
    I fattori ESG sono tenuti in sempre maggiore considerazione nelle decisioni di investimento, costituendo una caratteristica sempre più ricercata e richiesta dalle aziende di tutto il mondo.

    Ora, al di là dell'intelligenza artificiale, dell'automazione, dello spazio ... con queste righe vorrei farti capire che investire vuol dire anche finanziare il cambiamento e farsi trovare dalla parte giusta della curva.

    E, in un mondo che cambia in fretta, investire almeno parte dei propri capitali con una logica di lungo termine resta la strategia migliore per tutelarsi e navigare il cambiamento stesso.

    Anziché subirlo.

  • play_arrow
    volume_up
    volume_down

    Nei giorni scorsi ho letto di una bambina di 7 anni, Gaia, che ha rivolto ad un giornalista finanziario la seguente domanda: "Come si fa a diventare ricchi? Tu lo sai?".
    I bambini sono così diretti che il giornalista ha dovuto far finta di sorridere per guadagnare il tempo utile ad organizzarsi una risposta adeguata, la seguente: "Se trovi tante persone capaci di fare cose importanti e ne diventi socia, riuscirai ad avere una parte del guadagno di ciascuno di loro, e, se sono tanti quei guadagni, sempre di più saranno anche i tuoi".
    "E poi?..." lo incalzò nuovamente Gaia.
    Scegli i soci che fanno le imprese migliori e stai con loro per tutto il tempo necessario, fino al momento in cui ti sentirai ricco abbastanza!

    Banale all'apparenza, non trovi?
    Ti auguro un sereno fine settimana.
    Un caro saluto.

    Davide