Chiunque metta piede in un ambito d'investimento azionario, non può pensare di rimanere fuori dalla
traduzione finanziaria dell'economia mondiale: l'
MSCI World, ossia l'
indice azionario globale.
E' allora opportuno conoscere meglio questo paniere di titoli, e capire, nell'ordine, quali sono le sue caratteristiche, che performance nel tempo ha saputo riconoscere agli investitori, e, ultimo ma non ultimo, per quali motivi un investitore non dovrebbe
farne a meno.
Andiamo allora.
- COMPOSIZIONE E CARATTERISTICHE
L'indice MSCI World è stato creato nel 1969 da Morgan Stanley Capital International, società di servizi finanziari che commercializza strumenti di ricerca e analisi per banche, SGR, fondi pensione...
L'indice è composto da 1.500 titoli, e al suo interno il peso di ogni singolo titolo azionario dipende dalla capitalizzazione di mercato della rispettiva azienda.
Questo significa che, sebbene l'indice sia rappresentativo di una quantità enorme di aziende sottostanti, il suo andamento è condizionato dalle azioni più rilevanti.
All'interno dell'indice sono presenti titoli di 23 paesi sviluppati, con l'America a farla da padrona incontrastata visto che il mercato USA pesa quasi per il 68% dell'indice intero.
Nell'MSCI World sono presenti anche titoli delle più importanti aziende italiane quotate in Borsa: Enel, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Eni, Assicurazioni Generali...
Rimangono fuori da questo paniere le aree geografiche in via di sviluppo, presenti invece all'interno dell'indice MSCI ACWI (All Country World Index).
Sotto l'aspetto settoriale, il settore attualmente più importante e pesato all'interno dell'indice è quello dell'Information Technology (22,3%), seguito dall'ambito sanitario e farmaceutico (Health Care con il 13,6%) e dal settore finanziario
con il 13,2%.
Seguono a ruota i consumi, l'ambito industriale, i servizi di comunicazione, quello energetico...
E, se l'IT la fa da padrone, ne va da se che i titoli più importanti all'interno del paniere non possono che essere quelli delle big tech a stelle e strisce: Apple e Microsoft si dividono i gradini più alti del podio, con Amazon al
terzo posto, e, a seguire, Nvidia, Alphabet, Meta, Exxon Mobil...
Insomma, i soliti noti.
- PERFORMANCE STORICHE
Come detto prima, oltre al più noto MSCI World, esiste una versione dell'indice ancora più rappresentativa dell'economia mondiale, che risponde al nome di MSCI ACWI.
All'interno di questo paniere le aziende considerate sono il doppio, ben 3.000, ma, nonostante una più variegata rappresentanza di borse mondiali, nel lungo termine non si sono verificate significative differenze tra i due indici nel computo della loro
performance cumulata.
Se prendiamo un orizzonte temporale decennale, i numeri dicono che il rendimento medio annuo total return (con i dividendi reinvestiti) è stato pari all'8,86%.
- PERCHE' INVESTIRE NELL'MSCI WORLD?
Quella di investire guardando al mondo e non ad una singola area geografica, ad un singolo mercato, è a mio avviso una validissima scelta strategica.
Conviene farlo anche in considerazione del fatto che, guardando al passato, le performance restituite sono state particolarmente interessanti anche quando si comprendono nell'analisi prolungati periodi di difficoltà che economia e mercati hanno dovuto
attraversare.
Le performance annualizzate negli ultimi 30 anni si sono attestate al 7,7%.
Negli ultimi 40 anni addirittura al 9,6%.
Negli ultimi 50 anni hanno sfiorato il 10% medio annuo (9,83%).
A fronte di questi rendimenti storici c'è ovviamente un prezzo che l'investitore posizionato su questo mercato dev'essere disposto a sostenere: non tanto il prezzo della volatilità, ma, più che altro, quello delle cadute.
I drawdown possono essere infatti violenti lungo il percorso, e i tempi di recupero anche molto lunghi (e non sempre accettabili) prima di tornare a vedere nuovi massimi.
Questa situazione, in passato, si è verificata solo in parte durante la recente pandemia (l'indice scivolò in poche sedute del 34%, per poi vivere un insperato recupero nei mesi successivi), ma ha caratterizzato prevalentemente altri periodi storici.
Sono serviti, ad esempio, ben 6 anni per risalire sopra i massimi toccati nel 2007.
O, peggio ancora, ne sono serviti addirittura più di 13 per rivedere la luce dopo i massimi che anticiparono la bolla internet di inizio millennio.
Ma un antidoto utile ad evitare simili situazioni esiste eccome, e prende il nome di investimento frazionato.
La strategia di accumulazione graduale del capitale investito (il semplice e tradizionale PAC), rimane sempre il miglior viatico per proteggersi dai danni procurati dalle improvvise cadute.
Nonostante, però, la possibilità di imbattersi in periodi di crisi, talvolta anche drastici e crudeli, l'investimento nel mercato azionario globale appare la scelta più lontana dalla scommessa, e più vicina alla certezza di partecipare,
in questo modo,
alla crescita mai doma per la quale lavorano, ogni giorno, buona parte degli oltre 8 miliardi di abitanti di questo pianeta.
Una scelta di investimento che non dovrebbe mai mancare nel portafoglio di qualsiasi investitore.