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www.davideberto.it2024-10-11
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    La giostra ribassista del 2022 ha riportato in alto i rendimenti attesi di portafoglio.
    Se da una parte piangiamo quindi il calo dei prezzi (azionari e obbligazionari) patito lo scorso anno, dall'altra possiamo sorridere per l'aumento dei rendimenti, che hanno riguardato, prima di tutto, l'asset class obbligazionaria.

    Si può far fatica a crederci, ma quando l'Orso (bear market o mercato ribassista) graffia, non lascia solamente distruzione, ma anche i germogli per la crescita, e terreno fertile per il futuro di un (valido e ben costruito) piano finanziario.
    Certo, i cali sono difficili da digerire ed emotivamente complicati da gestire.
    Una volta dentro sappiamo quando sono iniziati, non certo quando finiranno.
    Ma investire è esattamente questo: metodo e pazienza.
    Quando il mercato sale, il lavoro si semplifica.
    Ma è quando scende che si gioca la vera partita: si esce dalla potenziale realtà virtuale dei rendimenti passati, e si entra in quella reale del "campo di battaglia".

    Ti auguro una piacevole lettura.
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    1 - CAPITALE UMANO E FINANZA PERSONALE PER SALVARE IL FUTURO DEI GIOVANI

    Questo mio articolo vuole essere dedicato soprattutto ai più giovani.

    Due dati molto eloquenti:
    1 -  Il 25% dei giovani italiani, 1 su 4 tra i 15 e i 29 anni, è oggi a rischio povertà.
    Questo è quanto emerge dalle ultime statistiche Eurostat, che pongono l’Italia al 5° posto della classifica.
    Partendo però dal basso.

    2 - Il tasso di deprivazione materiale e sociale tra i giovani, sempre di età compresa tra i 15 e i 29 anni, è circa al 6%.
    Per deprivazione si intende non avere la capacità di far fronte a spese impreviste, o la non capacità di far fronte a spese e costi arretrati (mutuo, affitto, bollette...).

    Sono dati che si confermano ormai da diverso tempo.
    E salario minimo, sussidi di disoccupazione o aspettare lo Stato ... no, non sono soluzioni ma solamente dei modi per spostare un pò più in là il problema.

    Alcune considerazioni:
    1 - Nessuno ha la bacchetta magica per aumentare il proprio reddito/patrimonio.
    Bisogna aumentare il proprio capitale umano per uscire da questa problematica situazione.
    Istruzione, formazione, specializzazioni... queste sono le soluzioni per uscire dal problema.
    E' cosa facile?
    Sicuramente no!
    Ma rimboccarsi le maniche è stata l’unica via di fuga da quando esiste l’uomo su questa terra.
    È normale che un giovane a inizio carriera, oppure con una carriera già avviata ma con una famiglia appena formata, abbia una ricchezza inferiore a un 60enne a fine carriera.
    Ma è anche vero che il risparmiatore a fine carriera ha un capitale umano (inteso come il bagaglio di competenze, esperienze, capacità, caratteristiche che possono essere utilizzate nel mondo del lavoro) inferiore rispetto al giovane.
    Con l’avvento di nuovi settori (solo per citare gli ultimi di una lunghissima serie: blockchain, intelligenza artificiale, biotech...) si sono venuti a creare dei lavori che prima non esistevano.
    L’aratro trainato dai buoi ha preso il posto del contadino con la zappa, ma il contadino non ha perso il suo lavoro, solamente si è trasformato nella figura che guida gli animali agganciati all’aratro.
    Quando il trattore ha poi preso il posto dell’aratro, il contadino non ha perso il suo lavoro, solamente si è trasformato nella figura che guida il mezzo per arare i campi.

    2 - Occorre seriamente iniziare, per chi già non ci ha messo la testa, a prendersi cura della propria finanza personale.
    Cadere in condizione di povertà perché si spende tutto lo stipendio in vita sociale, non ritengo sia una scelta saggia ma piuttosto alquanto stupida.
    Eh ma io guadagno poco, cosa mi resta se non posso spendere i miei soldi e divertirmi il Sabato sera?...”.
    Pienamente d’accordo.
    Il punto è:
    - occorre creare una base per evitare la propria rovina finanziaria;
    - occorre sforzarsi di essere un pò parsimoniosi, risparmiando, per il cuscinetto delle emergenze.
    È infatti assurdo non riuscire a far fronte a spese impreviste (pagare una bolletta più alta del previsto o una riparazione all’auto) a causa di una vacanza di troppo con i propri amici, l’ultimo modello di iPhone, o il maglione alla moda.

    Finanza personale non è solo “dove devo investire i miei soldi”, ma è anche “come risparmiare, non perdere e buttare al vento quei soldi”.
    Per alcuni è proprio questa la cosa che fa la differenza.
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    2 - SELL IN MAY E METTIAMOCI ALLA FINESTRA?

    Quasi tutti i listini azionari, da inizio anno, sono in territorio positivo, con rialzi che in alcuni casi superano anche la doppia cifra.
    In cima alla classifica delle performance c'è il Nasdaq americano, seguito dall'europeo Eurostoxx 50, e dall'indice delle blue chip italiane.
    Un podio che potrebbe ingolosire gli investitori, spingendoli a vendere i titoli più performanti per consolidare così i guadagni raggiunti.

    Tradizionalmente poi, il mese di Maggio vede gli operatori di Borsa mettersi un pò alla finestra per capire la tendenza per la restante parte dell'anno.
    Da questo, il famoso detto "Sell in May and go away". 
    Una frase in rima, in lingua inglese, che significa letteralmente "vendi a Maggio e scappa via".
    Da Maggio in poi, pare infatti statisticamente verificarsi un peggioramento delle quotazioni azionarie.
    Ma sarà davvero così?
    Andiamo assieme a capire da dove trae origine questo detto.
    E cosa c'è, ancora oggi, di vero.

    La frase faceva storicamente riferimento all'usanza di aristocratici, mercanti e banchieri, che concentravano le loro vendite nel mese di Maggio, prima di raggiungere le residenze di campagna e sfuggire così all'estiva calura londinese.
    Ritornavano poi in città in prossimità del St. Leger's Day, il giorno della corsa dei cavalli purosangue che si tiene tutt'ora a metà Settembre.
    Statisticamente, il ragionamento si basa in particolare sulle performance dell'S&P 500, che presenta scambi inferiori durante i mesi estivi e picchi nei periodi invernali.
    Maggio, inoltre, è il mese in cui la maggior parte delle aziende completa lo stacco dei dividendi.
    Un momento allettante per gli investitori, che potrebbero così trovarsi nel piatto sia i dividendi maturati, sia anche la possibilità di portare a casa l'eventuale guadagno dei primi mesi dell'anno.
    Non va, infine, dimenticato, che il periodo è anche quello della chiusura dei bilanci societari dell'anno precedente e del primo trimestre dell'anno corrente.
    I dati così forniti, permettono agli investitori di conoscere meglio l'andamento economico delle aziende quotate, nonché la loro progettualità futura.

    Passando ai freddi numeri, quanto avrebbe guadagnato una persona che avesse investito nell'S&P 500 nei mesi da Novembre ad Aprile, dal 1950 in poi?
    Investendo un $, l'investimento sarebbe arrivato oggi a valerne 92 (senza tener conto di dividendi, commissioni, inflazione o tasse).
    E se la stessa persona avesse investito nei mesi che vanno da Maggio ad Ottobre?
    In questo caso, a parità di condizioni, il controvalore odierno dell'investimento sarebbe di soli 2,62 $.
    L'S&P 500, così come il Nasdaq, ha allora effettivamente ottenuto nella storia risultati migliori nel periodo Novembre-Aprile, piuttosto che nel periodo Maggio-Ottobre.
    E non di poco.

    E' vero, allora, che vendendo in Maggio si possono evitare i mesi peggiori?
    La risposta, in generale guardando ovviamente al passato, è sì.
    Ma non va dimenticato che si lascerebbero comunque sul campo dei rendimenti positivi.
    La strategia che si è così rivelata indiscutibilmente vincente, è piuttosto quella del "Buy and hold", ovvero del "compra e tieni".
    "Sell in May and go away" può essere allora più utile se integrata con altre strategie, non solo per decidere quando vendere, ma anche per decidere di acquistare, se possibile, a prezzi migliori.
    Ad esempio, in maniera molto facile anche se potenzialmente contro-intuitiva, nella gestione di un piano di accumulo del capitale, si può valutare di incrementare l'investimento nei mesi in cui conviene di più, approfittando dei prezzi statisticamente migliori (ossia più bassi dopo le discese dei mercati) che si possono trovare nel periodo Aprile-Ottobre.

    In sostanza, i detti e le frasi ad effetto tendono a guardare sempre al passato.
    Ma per investire e non solo, è sempre preferibile guardare avanti, non di certo allo specchietto retrovisore!
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    3 - IL BOOM DI APPLE SAVINGS

    Non solo iPhone, iPad, Mac e simili.
    Apple entra ancor di più nel mondo della finanza, e lo fa attraverso Apple Savings, il conto di risparmio ad alto rendimento lanciato lo scorso Aprile in America in collaborazione con Goldman Sachs.
    Ma facciamo qualche passo indietro nel tempo...
     
    L'ingresso della società di Cupertino nei servizi bancari è datato 2014, quando venne introdotta Apple Pay come strumento di pagamento, per poi lanciare Apple Card sempre in collaborazione con Goldman Sachs.
    Nel frattempo, tutto è cambiato.
    La neonata iniziativa finanziaria targata Apple, è partita in maniera a dir poco esplosiva, raccogliendo 990 milioni di $ di depositi nei primi 4 giorni, di cui quasi 400 milioni solo nel primo giorno con oltre 250.000 posizioni aperte.
    L'attrattività deriva soprattutto dal rendimento annuo offerto: 4,15%, un tasso nettamente superiore ai tradizionali conti bancari.
    Ma dietro a questo eccezionale boom del conto di risparmio privo di commissioni, depositi minimi o altri vincoli, ci sono anche la poca fiducia riposta nelle banche, in questo periodo di grande crisi, e il mai appannato fascino che Apple esercita sugli americani.
    Per ora la proposta è riservata al solo mercato a stelle e strisce, ma lo sbarco in Europa non sembra impossibile.

    Ma come funziona Apple Savings?
    Il servizio è piuttosto facile e intuitivo, ed è pensato come un ampliamento delle funzioni della già citata Apple Card, la carta di credito lanciata nel 2019 negli States e attesa a breve anche in Italia.
    Una volta che il titolare di Apple Card ha creato il suo conto di deposito, al cui interno vengono automaticamente depositati i premi in contanti, pari al 2 o 3%, di quanto speso in acquisti pagati con la carta stessa, vi può depositare anche altri risparmi, trasferendoli dal normale conto corrente di un’altra banca, con la possibilità di ritirare in qualsiasi momento quel capitale depositato.
    E’ bene ricordare che Apple Card non è nata come una normale carta di credito con il logo della Mela, ma si tratta piuttosto di un servizio, un'applicazione che gli sviluppatori Apple hanno incorporato nell’iPhone come qualsiasi altro prodotto e servizio di Cupertino.

    Per Apple si tratta certamente di un importante passo in avanti nella diversificazione delle fonti del fatturato e dei profitti, che dipendono sempre in gran parte dalla vendita degli iPhone, la cui crescita è però rallentata negli ultimi anni (2% l’anno nell’ultimo quinquennio).
    E’, al contrario, esploso il business dei servizi, che comprendono l’iCloud, Apple Music, Apple TV+, Apple Pay e Apple Card.

    Ma, in questo modo, Apple intende allora diventare una vera e propria banca?
    Secondo alcuni non è questo lo scopo dell'operazione.
    Anche perché l'eventuale acquisto di una licenza creditizia o di un istituto in fallimento, sarebbe per Apple un'operazione a basso costo, visto e considerato che la sua attuale  liquidità sarebbe sufficiente a comprare qualsiasi banca americana o europea.
    L'obiettivo di Apple sarebbe soprattutto quello di agevolare e fidelizzare sempre più i propri clienti, anche grazie a sconti e promozioni varie.
    Il rendimento dato dal conto non sarebbe altro, allora, che un ulteriore benefit.
    Un investimento destinato a ripagarsi ampiamente.
    I servizi finanziari, allo stato attuale delle cose, sono visti dalle big tech soltanto come un mezzo utile alla propria crescita interna.
    Il sistema bancario è poi gravato e tutelato da governancecompliance e coefficienti patrimoniali che terrorizzano qualsiasi manager del settore tecnologico.

    Certo, con Apple Savings, Apple e Goldman Sachs hanno indicato una possibile soluzione.
    Altre imprese, non solo tecnologiche, certamente la seguiranno, e la partita dell'intreccio hi-tech/finanza è così soltanto all'inizio.
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    4 - GLOSSARIO FINANZIARIO

    Nel mondo degli investimenti vengono spesso usati acronimi e parole straniere, inglesi perlopiù, di cui non è scontato conoscere il significato.
    Voglio approfondire allora oggi alcuni di questi termini, spesso utilizzati quando si parla di investimenti in Fondi Comuni di Investimento.

    PAC
    Abbreviazione di "Piano di Accumulo del Capitale".
    E' una modalità di investimento a periodicità variabile (mensile, bimestrale, trimestrale...).
    Attraverso un PAC, è possibile entrare gradualmente ma costantemente in un mercato, facendo crescere il capitale investito nel tempo, anziché andare all-in ed investire tutto in un solo momento. 
    L'importo da versare e la durata del piano vengono stabiliti in maniera personalizzata, in base agli obiettivi da raggiungere, ed alla capacità di risparmio di ogni persona (o anche azienda).
    E' una strategia di investimento che ben si presta a contenere i rischi sulle asset class maggiormente volatili, come possono essere quelle azionarie e relative ai paesi emergenti.
    Trattandosi di una strategia automatica d'investimento (i prelievi avvengono direttamente dal conto corrente tramite Rid) aiuta a contenere il possibile impatto emotivo dell'investitore, sollevato dall'onere di decidere se sia o meno il momento adatto per investire.
    Il PAC è lo strumento migliore per far lavorare in modo continuo il proprio risparmio, senza lasciarlo dormiente ad accumularsi in conto.

    PIC
    E' l'acronimo di "Piano di Investimento del Capitale".
    Al contrario del PAC, con il PIC si investe in un'unica soluzione, one shot.
    E' comunque sempre possibile effettuare dei versamenti aggiuntivi in maniera del tutto libera, fatta eccezione per i fondi definiti "a finestra" che vengono aperti alle sottoscrizioni solo in un determinato arco temporale.
    Si tratta di un approccio più rischioso del PAC, in quanto non dilaziona l'investimento nel tempo, ed è particolarmente indicato per le soluzioni meno volatili, come possono essere ad esempio quelle obbligazionarie o bilanciate.

    RIMBORSO PROGRAMMATO
    E' un servizio che permette al sottoscrittore di fondi (solitamente obbligazionari) di ricevere importi prefissati, a date prefissate, liquidando in automatico quote detenute in tali investimenti.
    Si tratta di un servizio che simula lo stacco cedolare, tipico del mondo obbligazionario, a cui alcuni investitori possono essere particolarmente affezionati.
    Va però detto che non si tratta di una strategia particolarmente efficiente, in quanto è sempre preferibile lasciare che tutto il capitale investito "lavori" e cresca nel tempo, piuttosto che prelevarlo.
    Il tutto, naturalmente, fatte salve esigenze particolari. 

    CONTRARIAN
    E' questa una particolare strategia di gestione, applicata ad alcuni fondi soprattutto azionari, che prevede di non seguire il trend (rialzista o ribassista) del momento di mercato, ma di acquistare nelle fasi di discesa dei prezzi e vendere poi nelle fasi di rialzo.
    Ciò significa anche rimanere fuori dal mercato quando la volatilità diventa elevata, così da contenere i rischi dell'investimento.
    Per contro, seguendo questa strategia, si rischia di perdere e lasciare per strada una fetta dei rendimenti che si possono realizzare nelle fasi di maggior euforia o turbolenza dei mercati.
    Una strategia mitigatoria, in altre parole, sia lato rischi che lato rendimenti. 

    RIBILANCIAMENTO
    Termine, in questo caso, dal significato intuitivo.
    Viene utilizzato nell'ambito degli investimenti nell'accezione di "aggiustare" i pesi delle varie asset class presenti in un portafoglio, dando maggiore o minor peso ad azioni, obbligazioni e liquidità, a seconda del momento di mercato, dei rendimenti ottenuti e delle prospettive future.
    Ribilanciare il portafoglio è una cosa che non si fa certo tutti i mesi, ma l'analisi degli investimenti e l'eventuale opportunità (o necessità) di effettuare un ribilanciamento è pane quotidiano per un Consulente Finanziario, che deve sempre tenere in considerazione la strategia impostata col cliente, nonché gli obiettivi da raggiungere ed il grado di rischio massimo che il cliente stesso può tollerare.

    DRAWDOWN
    Esprime, in gergo finanziario, la distanza osservata tra il picco più alto e quello più basso di un investimento, in un intervallo di tempo considerato.
    Il drawdown è quindi diverso da una perdita, che l'investitore realizzerebbe liquidando l'investimento, in quanto è semplicemente un movimento di periodo al ribasso, che può essere recuperato da una successiva fase di ripresa dei prezzi.
    Questo termine si può applicare ad un indice, a un portafoglio, o a un'intera asset class: tanto più il livello di drawdown è elevato, tanto più lo strumento o l'investimento analizzato è rischioso.

    Concludo qui l'appuntamento con il Glossario Finanziario, e ti do appuntamento alle mie 7in7 del mese di Giugno, all'interno delle quali ti andrò a svelare il significato di alcuni termini particolarmente utilizzati nell'ambito degli investimenti azionari.
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    5 - UN PASSO NELLA STORIA: IL BANCHIERE DI DIO

    La storia del nostro paese è piena di scandali, questo lo sappiamo tutti.
    Oggi ti voglio raccontare la storia di uno scandalo finanziario, strumentalizzato anche dalla politica, che turbò il nostro paese negli anni '50, in pieno boom economico post seconda guerra mondiale.

    Hai mai sentito parlare del banchiere di Dio?
    Correva l'anno 1957, quando la guardia di finanza scoprì una montagna di debiti sotto i quali viveva Giovanni Battista Giuffré, meglio noto come "il banchiere di Dio" in quanto ben inserito e conosciuto negli ambienti religiosi.
    Ex impiegato del Credito Romagnolo, Giuffré aveva iniziato infatti ad occuparsi, per conto di enti ecclesiastici, della ricostruzione di chiese e conventi danneggiati durante la seconda guerra mondiale.
    Parrocchie e istituti religiosi, ma anche privati cittadini, gli affidavano i propri risparmi, ma, in poco tempo, quel fiume di denaro che passava per le sue mani aumentò vertiginosamente.
    Il motivo per cui Giuffré divenne così richiesto era molto semplice: offriva interessi stratosferici, qualcosa di unico in Italia, che andavano dal 70 al 100% annuo!

    "Il Commendatore paga!!..." fu la voce che si sparse per le campagne emiliane e toscane.
    In ragione di questi stratosferici guadagni, migliaia di risparmiatori gli affidarono i propri capitali, alcuni addirittura indebitandosi a leva con le banche ad un tasso del 10-12%, perché l'investimento "benedetto" rendeva talmente tanto da remunerare il capitale e gli stessi interessi passivi.
    Il tutto nel contesto di un'Italia ancora acciaccata dalla guerra, nella quale le banche offrivano un più modesto interesse annuo attorno al 2%.
    Pensa che nel 1956 Giuffré fu insignito di un'alta onorificenza vaticana, e in certi paesi iniziarono addirittura a comparire mezzibusti di marmo del commendatore...
    Fu però nel 1957 che l'incantesimo svanì, quando un certo numero di risparmiatori, sentendo odore di truffa, iniziò a chiedere il rimborso dei capitali, e il Commendatore non fu in grado di rimborsarli svelandosi così come un banchiere senza banche.
    Giuffré, infatti, non investiva i capitali raccolti in attività finanziarie, ma si limitava a rimborsare gli alti tassi d'interesse utilizzando semplicemente il denaro fresco, raccolto da nuovi clienti, secondo il classico meccanismo dello Schema Ponzi (vedi la mia 7in7 del 21 Ottobre 2022), del quale purtroppo si possono trovare innumerevoli esempi anche ai nostri giorni.
    Molto tempo dopo si scoprì addirittura che in tutto questo tourbillon di soldi, Giuffré non intascò nemmeno una lira.
    Il caso, nel frattempo, fu immediatamente strumentalizzato e assurse al rango di scandalo nazionale, un pò perché investì direttamente l'ordine religioso dei Cappuccini e indirettamente l'intero clero dell'Emilia-Romagna, e un pò per colpire la figura di Giulio Andreotti, allora ministro del Tesoro nel Governo di Amintore Fanfani.

    Ma dove pensava di trovare Giuffré così tanti soldi, utili a pagare gli interessi promessi?
    Il commendatore si difese dichiarando di remunerare quanto promesso con denaro proveniente dall'America.
    Oltreoceano c'erano infatti "pie persone" disposte a lubrificare finanziariamente un oscuro progetto di "moto perpetuo del denaro" che, senza danneggiare nessuno, avrebbe permesso alla "Banca della provvidenza" di funzionare in eterno.
    Pensa te!...

    Giuffrè, definito dalle cronache come l'inventore del presta-e-raddoppia, a termini di legge fu classificato come raccoglitore abusivo di pubblico risparmio, ma la magistratura non potè intervenire subito perché nella nostra legislazione mancava all'epoca una norma che potesse giustificarne l'arresto.
    Nessuno gli mise allora le manette ai polsi e lo interrogò, lasciandolo fuori dalle maglie del diritto penale.
    Giuffré morì nel 1964 senza che venisse così scritto un definitivo finale alla sua storia del "banchiere di Dio".
    Se, almeno in parte, è stato allora dimenticato dalla giustizia, di certo non lo avranno dimenticato quegli incauti risparmiatori che, all'insegna della promessa di interessi megagalattici, notoriamente impossibili da corrispondere ma sempre irresistibilmente allettanti, non hanno più visto una lira dei loro soldi...
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    6 - UN MODELLO IN CRISI?

    All'articolo numero 6 della mia 7in7 del 20.08.2021 ("Il boom delle SPAC"), avevo trattato delle SPAC, particolari società che nascono e si quotano direttamente in Borsa, con lo scopo di raccogliere liquidità per traghettare poi sui listini piccole e medie imprese dalle grandi potenzialità.
    Il brand italiano Ermenegildo Zegna, ad esempio, è sbarcato a Wall Street proprio grazie ad una SPAC.
    Quasi due anni dopo, questi veicoli finanziari sono ancora così efficaci?
    Vediamo di scoprirlo assieme.

    Ha fatto notizia negli ambienti finanziari a inizio Aprile, la bandiera bianca alzata da Pegasus Europe, SPAC nata sulla spinta di Bernard Arnault (gran signore del lusso e della moda in quanto padrone di LVMH) con al suo fianco Jean Pierre Mustier (ex amministratore delegato di Unicredit), che si è vista costretta a restituire agli investitori i capitali a suo tempo raccolti.
    Il motivo?
    In due anni di attività, Pegasus non era ancora stata in grado di individuare alcuna azienda target su cui investire.
    Un finale decisamente inatteso, anche perché su Pegasus Europe avevano puntato le loro fiches altri primi attori della finanza mondiale, come importanti fondi di investimento e come anche Diego De Giorgi, ex banchiere di Bank of America.
    Nonostante la loro importante rete di conoscenze, non sono riusciti a trovare un progetto con sufficienti prospettive di successo al quale destinare i 55 milioni di € messi a disposizione del veicolo d'investimento.
    Momenti difficili questi, anche per le star della finanza allora... 

    Guardando al recente passato, il biennio d'oro per le SPAC in Italia è stato il 2017-2018.
    Investitori istituzionali, family office, Eltif (fondi europei di investimento a lungo termine), nessuno poteva fare a meno di investirvi.
    Fu sul pezzo anche Corrado Passera, che raccolse 600 milioni di € sulla piazza finanziaria di Londra per l'acquisizione di Banca Interprovinciale, dalla quale germinò successivamente il notevole successo di Illimity Bank.
    Le SPAC divennero una moda con cui si misuravano i grandi uomini di finanza. 
    Poi però, proprio come accade nel mondo della moda, il mercato si è raffreddato, e in alcuni casi la finanza e le mire speculative hanno preso il sopravvento sull'aspetto più qualificante dell'attività di queste società, ovvero il finanziamento all'economie reale, alle imprese del territorio

    Ma che cosa è cambiato in questi anni?
    In passato, con la remunerazione dei capitali (tra conto corrente e obbligazioni) prossima allo zero, i grandi investitori potevano attendere anche del tempo affinché venisse individuata un'idea sufficientemente buona su cui investire, per poi (si spera) guadagnare.
    Ora, con l'impennata subita dai tassi d'interesse, non vale più la pena tenere fermi i capitali per troppo tempo in attesa di un progetto che potrebbe anche rivelarsi una chimera irraggiungibile, come nel caso di Pegasus Europe.
    D'altro canto, le aziende su cui investire non si trovano dietro l'angolo, e anche il rapporto con l'imprenditore non matura in poche settimane.

    Simone Strocchi, pioniere delle SPAC in Italia fin dal 2011, ora parte del Gruppo Azimut con la sua Electa Ventures, sottolinea come Azimut stia lavorando per evolvere il business model di queste società, facendole diventare una sorta di cooperativa di investitori che sceglie un target su cui investire, da portare poi sui listini.
    Un più diversificato e frazionato campione di imprese pertanto.
    Non più un singolo cavallo su cui puntare.
    In questo modo, società di successo come Italian Wine Brands, Pharmanutra, Digital Value e Magis, hanno avuto accesso alla Borsa, proseguendo la loro evoluzione e restituendo valore a chi ha scelto di sostenerle nel loro percorso di crescita.

    Forse, allora, non è ancora il momento di scrivere la parola "fine" sulla storia delle Spac...
    La loro è solo un'evoluzione.
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    7 - PLEASURE ASSET

    I pleasure asset stanno rivestendo un'importanza sempre crescente nei patrimoni di individui e famiglie.
    Ma che cosa sono i pleasure asset?
    Si vanno a racchiudere in queste due parole i beni artistici, le auto d'epoca, i gioielli e gli orologi, i vini e i distillati da collezione, e perfino gli accessori moda, come alcune borse  Hermès che sono state battute all'asta per centinaia di migliaia di €.

    L'aumento di ricchezza prodottosi negli ultimi anni, unito alle esigenze di protezione dall'inflazione e di diversificazione degli investimenti, viste anche le frequenti turbolenze sui mercati finanziari, ha dato una spinta agli acquisti di beni di questo tipo.
    Oltre ad appagare il proprio gusto personale, questa tipologia di beni può permettere anche di conseguire ritorni importanti, tant'è che sono diventati una vera e propria asset class da investimento.
    Pensa che, negli ultimi anni, sono nati anche specifici fondi di investimento dedicati a questi oggetti, e diverse banche concedono forme di finanziamento accettando opere d'arte come garanzia.
    Esiste addirittura un indice che monitora l'andamento degli investimenti di passione: si tratta del Knight Frank Luxury Investment Index, un paniere che nello scorso 2022 ha saputo proteggere e performare alla grande rispetto alle tradizionali asset class da investimento, chiudendo l'anno addirittura con un fragoroso +16%.
    L'arte, in particolare, ha messo a segno un balzo del 29%.

    In molti casi, i pleasure asset sono detenuti direttamente dalla persona fisica, il che, se da un lato consente un'ampia flessibilità di gestione, dall'altro può presentare qualche potenziale criticità.
    In altri casi fanno invece parte di una collezione, che spesso possiede, in quanto tale, un valore intrinseco superiore rispetto alla somma dei singoli beni.
    La detenzione personale reca in sé il rischio della possibile parcellizzazione di tale collezione alla morte del proprietario, con compromissione tanto del suo valore economico, quanto dell'interesse collettivo alla tutela del patrimonio artistico. 
    Va quindi considerata la possibilità di detenere tali asset attraverso un veicolo societario, che funga da "cassaforte di famiglia" per raccogliere e custodire beni di diversa natura: immobili, preziosi, partecipazioni societarie, auto d'epoca...
    Per chi fosse un vero benefattore, esiste poi anche la possibilità di creare una fondazione.
    In questo caso i beni escono dal patrimonio del fondatore, e vengono destinati a perseguire lo scopo sociale voluto dallo stesso.
    Non solo arricchimento personale quindi, ma anche vantaggi per la collettività, specialmente quando si parla di opere d'arte, di cui il nostro paese è particolarmente ricco.

    Due cose per concludere questo particolare argomento.
    Nei giorni scorsi sono incappato nella lettura di un articolo che trattava di orologi di lusso di seconda mano.
    Negli ultimi anni il loro valore è cresciuto mediamente del 7% annuo, fino anche al +27% dal 2020 al 2022.
    Rolex, Patek Philippe e Audemars Piguet hanno visto il proprio valore crescere del 20% annuo fra il 2018 e il 2022, rispetto a un tasso annuo dell'8% per l'indice azionario americano S&P 500.
    Ma i prezzi degli orologi di lusso hanno sovraperformato l'S&P anche durante la recessione del 2007-2009, e gli sono bastati meno di due anni per riprendersi dal crollo del 2008.
    Un mercato aiutato, negli ultimi anni, anche dallo sviluppo di specifiche piattaforme online di vendita, come WatchBox, Chrono24 e Watchfinder.
    I modelli attualmente più richiesti sul mercato dell'usato?
    Patek Philippe Nautilus, Audemars Piguet Royal Oak e Rolex Daytona e GMT-Master.

    Ma anche Azimut, nei giorni scorsi, ha lanciato Automobile Heritage Enhancement: un interessantissimo fondo d'investimento con un portafoglio sottostante costituito da auto storiche.
    Il portafoglio, in fase di costruzione, investirà in auto con un importantissimo valore, come Alfa Romeo, Bugatti, Ferrari, Maserati, McLaren, Mercedes, Pagani, Porsche...
    Il tutto diversificando in più strategie: semplice acquisto di auto già perfettamente in ordine, acquisto (a forte sconto) e restauro di pezzi non comuni per ottenerne un forte successivo incremento di valore, acquisto e gestione di intere collezioni, nonché l'acquisto di prototipi e vere e proprie opere d'arte legate al mondo dell'auto.

    Insomma, un tema, quello dei pleasure asset, di grande, grande interesse e potenziale.
    Certo, non adatto a tutte le tasche...
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    E' tutto anche per questa mia 7in7.
    Ci riaggiorneremo i primi di Giugno, Giovedì 1 o Venerdì 2, con la mia prossima uscita.
    Alcuni temi sono già sul tavolo: ti parlerò infatti delle rate impazzite dei mutui, di sharing economy, poi farà ritorno la mensile rubrica con La Psicologia dei Soldi, con il capitolo numero 14 dello splendido libro di Housel.

    Non mi resta allora che augurarti un sereno fine settimana.
    Un caro saluto.

    Davide