Rieccoci nuovamente con l'appuntamento mensile dedicato al libro "
La Psicologia dei Soldi" di Morgan Housel, un libro che stiamo esplorando assieme da oltre un anno.
Oggi è la volta del capitolo numero 12, dal titolo "Sorpresa!" e dal sottotitolo "La storia è lo studio del cambiamento, paradossalmente usato per prevedere il futuro".
Housel ci porta in questo capitolo a riflettere sull'utilità della storia in ambito finanziario.
E' indubbiamente utile e intelligente studiare a fondo la storia economica e quella degli investimenti, perché ci aiuta a calibrare le aspettative, a scoprire cosa di solito funziona, e quali sono invece gli errori evitabili.
Ma la storia non è assolutamente una mappa del futuro.
Fare troppo affidamento sui dati passati per prevedere le condizioni future, in un contesto, quello finanziario, in cui l'innovazione e il cambiamento sono la linfa vitale del progresso, è una trappola nella quale cadono molti investitori.
Una trappola anche chiamata "la fallacia dello storico-profeta".
Certo, se l'investire fosse una scienza esatta, la storia sarebbe allora una guida infallibile per il futuro.
Ma l'investimento non è una scienza esatta.
E' un enorme gruppo di persone che prendono decisioni imperfette, sulla base di informazioni limitate, su questioni che avranno un enorme impatto sul loro benessere: e questo basta a rendere nervose, avide e paranoiche anche le persone più intelligenti.
Chi investe è dominato dai sentimenti, ed è per questo che è difficile prevedere cosa faranno in futuro sulla sola base di ciò che hanno fatto in passato.
Quando facciamo troppo affidamento sulla storia degli investimenti come guida per il futuro, andiamo incontro a due cose pericolose.
1. Probabilmente ci lasceremo sfuggire gli eventi eccezionali che fanno la differenza.
Le grandi anomalie, gli eventi imprevisti che hanno battuto i record, sono i fatti più importanti registrati dalla storia, e sono loro a spostare l'ago dell'economia e dei mercati finanziari.
Pochi eventi anomali influenzano molti altri eventi successivi.
Pensa infatti alla Grande Depressione, alla Seconda Guerra Mondiale, alla Bolla delle dot-com, all'Undici Settembre, al fallimento di Lehman Brothers...
La trama più ricorrente nella storia economica è il ruolo dei colpi di scena, una manciata di avvenimenti passati che era quasi impossibile prevedere.
Capire che il futuro potrebbe non assomigliare affatto al passato è un'abilità particolare cui la comunità dei previsori finanziari non attribuisce, purtroppo, grande valore.
L'insegnamento chiave da trarre dalle sorprese è allora quello che il mondo è sorprendente.
E le sorprese fanno sempre la differenza.
Gli eventi economici più importanti del futuro saranno eventi su cui la storia non ha nulla da insegnare.
Eventi senza precedenti.
E noi non saremo preparati ad affrontarli.
Anche per questo il loro impatto sarà forte.
E' così per le recessioni e per le guerre in negativo, ma anche per le grandi innovazioni e le scoperte, al contrario, in positivo.
2. La storia può essere una guida poco affidabile per il futuro finanziario ed economico perchè non tiene conto dei cambiamenti strutturali che sono rilevanti per il mondo di oggi.
Facciamo a tal proposito l'esempio del venture capital, il finanziamento privato alle start-up.
Una cosa che 25 anni fa era praticamente sconosciuta.
Nelle sue memorie, Phil Knight (fondatore di Nike), ha così ricordato i suoi esordi nel business: "Non esisteva il venture capital. Un giovane aspirante imprenditore aveva ben poche risorse cui attingere, ed erano tutte controllate da persone perlopiù avverse al rischio e con zero immaginazione: i banchieri".
Ciò significa che i dati storici sul finanziamento delle start-up sono obsoleti, perché oggi queste aziende possono finanziarsi in un modo completamente nuovo, attingendo anche direttamente al risparmio privato.
Ancora: fino al 1976 l'indice azionario americano S&P 500, il paniere di aziende più importante al mondo, non includeva titoli finanziari né tecnologici.
Oggi i titoli finanziari rappresentano il 16% dell'intero indice, mentre i titoli di aziende legate alla tecnologia sono oltre 1/5 dell'S&P stesso.
Le cose sono cambiate nel tempo, e ancora sono destinate a cambiare radicalmente.
Ai fini del discorso non è importante sapere cosa abbia causato il cambiamento, ma il fatto che le cose siano palesemente diverse da prima.
La concorrenza è aumentata perché si è diffusa la conoscenza delle opportunità.
La tecnologia ha reso le informazioni più accessibili.
L'economia è cambiata passando da una prevalenza dei settori industriali al dominio di quelli tecnologici, con diversi cicli economici e usi del capitale.
Un aspetto interessante della storia degli investimenti è che più guardiamo indietro, più vedremo un mondo diverso da quello odierno.
Molti investitori ed economisti trovano conforto nell'idea che le loro previsioni siano sostenute dai dati storici accumulati in decenni o secoli.
Ma poiché le economie si evolvono, spesso è la storia più recente a fare da miglior guida, perché ha maggiori probabilità di includere condizioni importanti che saranno rilevanti per il futuro.
Questo non significa che la storia va ignorata quando prendiamo decisioni sul denaro, ma dobbiamo tener presente che le tendenze specifiche, i settori specifici, le specifiche relazioni causa-effetto sui mercati, e ciò che le persone dovrebbero fare con
i loro soldi, sono sempre realtà in evoluzione.
Tendono, al contrario, a restare stabili nel tempo il modo in cui reagiamo all'avidità e alla paura, come ci comportiamo sotto stress e come rispondiamo agli incentivi.
Gli storici non sono profeti.
Non bisogna investire con lo specchietto retrovisore, aggiungo io, ma guardare sempre avanti investendo con gli occhi ben orientati al futuro.
La domanda sorge allora spontanea: come dobbiamo ragionare e pianificare il futuro stesso?
Questo lo vedremo assieme Venerdì 5 Maggio con il capitolo numero 13: "Il margine di errore".