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www.davideberto.it2024-10-11
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    Volatilità.
    Quante volte, nell'ambito degli investimenti finanziari, anche tu avrai sentito pronunciare il sostantivo femminile "volatilità".
    Talvolta con cognizione di causa, molte altre volte come alibi per giustificare ciò che non si comprende.
    Di sicuro per gli investitori la volatilità è qualcosa di misterioso, qualcosa che evoca solo pericolo.
    Ma questa è una visione parziale, fuorviante e distorsiva della prospettiva.

    La volatilità è semplicemente la misura del possibile.
    L'attitudine ad "ondeggiare".
    Il suo valore associato agli strumenti finanziari fornisce infatti la misura di ciò che possiamo attenderci da un investimento.
    In negativo, ma certamente anche in positivo.
    La volatilità è un elemento intrinseco, naturale e vitale per il funzionamento dei mercati finanziari.
    Perché un mercato finanziario privo di volatilità è come un corpo privo di temperatura, una vettura senza carburante, una bicicletta senza pedali.
    Senza la volatilità mancherebbero infatti le opportunità di guadagno, e tutto sarebbe anestetizzato.

    Un'incoraggiante bassa volatilità non è garanzia di una migliore performance, ma è garanzia di "poco", di insufficienza, di astenia.
    Pensa infatti al comportamento della liquidità in conto corrente: procede nel tempo verso un lento declino, verso un inesorabile movimento in territorio negativo.
    La volatilità è allora in grado di creare valore.
    Impara a vederla come un valido alleato piuttosto che un subdolo nemico.

    Ti auguro una piacevole lettura!
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    1- FUTURO E INNOVAZIONE PER COMBATTERE IL RUMORE

    Le notizie sono sempre composte da 2 distinti elementi: l'informazione ed il rumore.
    L'informazione è certamente utile per prendere decisioni consapevoli, il rumore è invece fuffa.
    Il rumore è tutto ciò che rende virale la notizia, la rende cliccabile e vendibile.

    Per chi allora si occupa di comunicazione, diventa naturale, nel dare una notizia, puntare prevalentemente sul rumore e poco sull'informazione.
    Tutto questo vale ovviamente anche per gli investimenti ed i mercati finanziari, dove, in periodi come questo, il "rumore" si diffonde a macchia d'olio, condizionando alla grande i comportamenti degli investitori che, colpiti emotivamente, tendono a spaventarsi ed a vendere, quando invece (ove possibile) dovrebbero comprare.
    E, viceversa, a comprare, quando dovrebbero invece vendere per consolidare i risultati raggiunti e ribilanciare il portafoglio.

    Allora?
    Come ci si può difendere da tutto questo?

    Puntando sul futuro.
    Puntando sull'innovazione.
    Comprendendo che, in ogni contesto economico e soprattutto in periodi di debolezza, futuro e innovazione (che non fanno rumore...) la fanno da padrone, generando valore nel tempo.
    Se nelle fasi di crisi economica i sistemi si rigenerano attraverso continue innovazioni, ecco palesata l'importanza di acquistare asset in calo, in quanto non solo si acquisterà a sconto, ma si potranno incorporare le aziende e le loro innovazioni che certamente saranno in futuro in grado di generare un forte incremento di valore.

    Ma come si può comprare futuro e innovazione?

    Molti investitori cercano di prevedere quale possa essere il settore del futuro, il paese che più di tutti innoverà crescendo, o addirittura le aziende a maggiore innovazione negli anni a venire.
    Beh, ritengo sia molto complicato agire in questo modo.
    E' pressoché inutile affannarsi nel ricercare i luoghi, i settori, le aziende più innovative in ottica futura.
    Nessuno è riuscito a prevedere la diffusione del PC sulle nostre scrivanie, quella dello smartphone, dell'auto elettrica, delle call video a costo zero, dei social, dell'intelligenza artificiale...
    Potrei andare avanti per ore.
    E' sempre molto difficile prevedere le innovazioni del futuro, per questo è meglio non lasciarsi ingannare da inutili previsioni.
    Meglio investire allora con una logica di efficace diversificazione.
    Una diversificazione che possa coprire tutti i settori, tutti i luoghi, tutte le aziende in rampa di lancio.

    Meno notizie, più informazione!
    Meno rumore, più innovazione!
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    2 - LA RINCORSA DEI CONTI DEPOSITO

    L'attuale elevata inflazione ha portato la Banca centrale europea ad aumentare come non mai i tassi d'interesse.
    L'Euribor, parametro di riferimento per i tassi di raccolta del capitale (ma anche di impiego con mutui e finanziamenti), fino all'anno scorso è stato negativo, e non dava pertanto il modo di ottenere remunerazione dai conti di deposito.
    Ma ora si è riaperta la finestra anche su questa tipologia di investimenti, alternativi ai conti correnti la cui remunerazione è ancora pari a zero o poco più.

    Chiamati anche depositi a tempo, i conti deposito sono dei conti di accantonamento del capitale con una durata prestabilita, non in libera giacenza e per questo in grado di riconoscere ai clienti sottoscrittori un tasso d'interesse maggiore rispetto al conto corrente.
    Si tratta di una possibile soluzione per la temporanea gestione della liquidità.
    Un investimento a basso rischio, ma non a rischio zero.

    I conti deposito possono essere di 2 tipologie: vincolati o svincolabili.
    I conti deposito svincolabili prevedono un vincolo contrattuale, tendenzialmente offrono quindi dei rendimenti maggiori rispetto ai conti deposito liberi dove non vi è nessun tipo di vincolo.
    Il vincolo, pur presente, può essere, sotto definite condizioni variabili da conto a conto, superato su richiesta del depositante.
    I conti deposito vincolati impongono invece all'investitore di tenere bloccata la liquidità per il periodo pattuito.
    La scelta tra vincolati e svincolabili è quindi legata alle possibili spese in programma.
    La remunerazione sarà sempre maggiore per i primi (vincolati) rispetto ai secondi; tuttavia un investitore può rinunciare a qualche centesimo di rendimento in cambio della possibilità di rendere nuovamente liquide le somme per far fronte ai propri bisogni.

    I conti deposito sono offerti per progetti di investimento poco strutturati e diversificati, a quei clienti che non possono investire per lunghe scadenze in base ai propri obiettivi di vita, ma desiderano remunerare in qualche modo il loro capitale.
    I conti deposito sono strumenti per il breve-medio termine, dai 6 mesi ai 3-5 anni, che possono essere visti come un'alternativa ai Bot o ai Btp.
    Allo stato attuale delle cose, le offerte dei vari conti di deposito perdono però la sfida nei confronti dei titoli di stato alle loro diverse scadenze.
    Questo, anche in considerazione del fatto che Bot e Btp offrono ritorni tassati al 12,5%, mentre i conti deposito al 26%.
    Tra Bot e Btp, i rendimenti a 6 mesi si attestano attualmente intorno al 2,2% lordo, quelli a un anno al 2,5%.
    Si tratta ovviamente di strumenti ben diversi tra loro, ma se l'obiettivo è quello di gestire il proprio capitale per un periodo di tempo limitato, allora il confronto può avere senso.
    Bot e Btp, anche se remoto, hanno sempre un potenziale rischio di default dell'emittente (lo Stato italiano), mentre i conti deposito possono beneficiare del fondo di garanzia fino a 100mila € in caso di dissesto della banca proponente.

    Il potere d'acquisto resta, in ogni caso, legato all'inflazione.
    E, ai tassi attuali, a questi livelli d'inflazione non si riuscirebbe comunque a coprire il maggiore costo della vita.
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    3 - GLI UNI LEGATI AGLI ALTRI

    Gli effetti della globalizzazione ci sono franati addosso tutti insieme: prima con la pandemia, a cui è seguito il rallentamento della logistica che ha creato (soprattutto) carenza di microchip, poi con la guerra russa in Ucraina, la crisi energetica e lo scontro ideologico tra teocrazie e democrazie che sta spingendo i paesi ad una maggiore indipendenza.
    Già nel 2018 il filosofo della scienza Bruno Latour segnalava che "La tecnologia apre le frontiere, eppure il mondo libero si sta chiudendo".
    Ma in un mondo completamente interconnesso da almeno trent'anni, è possibile andare verso una de-globalizzazione?

    Deng Xiaoping, padre del capitalismo alla cinese, disse nel 1987 che "Il Medio Oriente ha il petrolio, la Cina ha le terre rare".
    Oggi il 90% delle miniere di questa famiglia di metalli come il cerio, il disprosio e il samario, sono controllate dalla Cina.
    Metalli fondamentali di cui siamo diventati ancora più dipendenti con la pandemia.
    Non a caso Pechino tende a non esportare quasi nulla della propria produzione di terre rare leggere e pesanti, così da mantenere un vincolo sulla produzione e sull'assemblaggio di pc, smartphone e, sempre più, tecnologia aerospaziale.
    Ma ormai tutte le materie prime stanno diventando "rare" a causa del consumismo tecnologico e della volontà di Pechino di assumere un ruolo centrale nel nuovo equilibrio geopolitico.
    La Commissione europea ne ha individuate 30, considerate strategiche e dunque critiche.
    Solo nel 2011 erano 14.
    Tungsteno, indio, gallio, cobalto, platino...
    Nomi all'apparenza lontani dalla nostra quotidianità, ma che invece tocchiamo tutti i giorni.
    Basti pensare che negli ultimi 30 anni abbiamo consumato più metalli che nei precedenti 300!

    Guardando strettamente all'UE, nell'ambito dei metalli strategici siamo autonomi solo per lo stronzio che importiamo in toto dalla Spagna.
    La Germania ci fornisce il 35% del gallio.
    La Norvegia il 30% del silicio metallico.
    La Francia l'84% dell'afnio, importante per l'industria della fissione nucleare.
    La Cina fornisce all'UE il 98% delle terre rare pesanti (REE), la Turchia il 98% del borato, mentre il Sudafrica soddisfa il 71% del fabbisogno di platino.
    Tutti elementi presenti nella lista della Commissione europea delle "materie prime critiche" il cui approvvigionamento è altamente concentrato.

    Non voglio dilungarmi ulteriormente, non è solo la diretta importazione il problema.
    Il posizionamento di molti paesi (vedi la Cina) sta cambiando, alcuni di loro hanno per ora un piede in due scarpe.
    Se guardiamo alle materie prime, chi le ha se le tiene strette.
    Chi non le ha, deve invece cercare accordi, almeno fino a quando sarà possibile.
    Ma, se cambiamo prospettiva, il mondo si complica per tutti.
    Nel 2021, l'export dei 27 paesi europei verso la Cina è stato di 223 miliardi di € (+22% rispetto al 2020), mentre l'import è salito a 472 miliardi (+30%).
    L'Europa dipende molto da Pechino, ma Pechino dipende comunque dagli acquisti europei.
    E' così: le lunghe catene del valore ci legano gli uni agli altri.
    E poi non c'è solo il commercio.
    Nonostante la finanza e la digitalizzazione, il mondo continua ad essere fatto di cose fisiche.
    Anche la Russia di Putin, con tutto il suo gas e il suo grano, non potrebbe diventare indipendente a meno di non decidere di tornare progressivamente verso l'era preindustriale.

    Il mondo moderno non è allora strutturato per tornare all'era dei blocchi.
    E nemmeno per rinunciare alla globalizzazione...
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    4 - REIT, QUESTI SCONOSCIUTI...

    Dopo i ribassi dei portafogli d'investimento nel corso del 2022, con l'inflazione ai massimi pluridecennali e i tassi d'interesse ancora in aumento, molti investitori sono giustamente alla ricerca di attività in grado di fornire protezione contro le turbolenze delle tradizionali asset class d'investimento (azioni e obbligazioni).
    Tra le attività che sembrano soddisfare questa ricerca, si possono annoverare anche i fondi di investimento immobiliare (Real Estate Investment Trust o REIT) che voglio spiegarti nel dettaglio all'interno di questa mia 7in7.

    Ma cosa sono i REIT?
    I REIT sono delle società che possiedono beni immobili destinati alla locazione in vari segmenti del settore immobiliare.
    Sono di fatto strumenti che permettono agli investitori di investire sul mercato immobiliare, senza però "congelarsi" in investimenti illiquidi.
    Nella maggior parte dei casi, i REIT sono quotati nelle principali borse valori, e offrono agli investitori una serie di vantaggi.
    Permettono a chiunque di investire in portafogli di asset immobiliari, esattamente come si investe in altri settori, acquistando azioni di singole società oppure tramite quote di fondi di investimento o di ETF.
    In questo modo, gli azionisti dei REIT beneficiano di una parte dei redditi da locazione generati, senza dover acquistare, gestire o finanziare beni immobili.

    Che asset detengono i REIT?
    Anche se tendono a specializzarsi in un definito settore del mercato immobiliare, i REIT possono investire in edifici condominiali, palazzi di uffici, centri commerciali, hotel, studi e centri medici, magazzini e servizi di magazzinaggio, centri dati, torri di telefonia mobile e alberghi.
    Per avere un'idea delle dimensioni di questo mercato, occorre guardare oltreoceano, dato che gli Stati Uniti si confermano il più grande mercato immobiliare quotato del mondo.
    I primi 10 REIT per capitalizzazione di mercato sono infatti quotati sui listini USA, e nel complesso la capitalizzazione dei REIT quotati in borsa negli States supera quota 1.200 miliardi di $.
    Al di là del mercato americano, i REIT stanno guadagnando protagonismo anche in Europa e nel resto del mondo, contribuendo a promuovere la trasparenza e la professionalità nella gestione degli asset immobiliari.

    Ma qual'è il modello di business dei REIT?
    Il loro è un modello di business piuttosto semplice e immediato: concedono in affitto gli immobili di proprietà, e dai canoni di locazione ricavano un reddito che viene poi distribuito agli azionisti sotto forma di dividendi.
    I REIT devono versare agli azionisti almeno il 90% del reddito imponibile, ma nella maggior parte dei casi versano il 100%.
    Si tratta spesso di mercati che poggiano su basi solide e generano utili sorprendenti, in grado di offrire un'ampia diversificazione senza però i tipici vincoli di un mercato illiquido.

    In base alle stime sulle dimensioni del settore real estate, oltre 1/3 della ricchezza complessiva su scala globale è detenuta in fisiche proprietà immobiliari.
    Un mercato, pertanto, di enorme importanza economica.
    Uno dei principali vantaggi dei REIT è che non si muovono in perfetta sincronia con il mercato azionario.
    Spesso reggono infatti meglio del mercato in generale durante i periodi di turbolenza, in quanto hanno dei flussi di reddito piuttosto resilienti.
    Nonostante questa loro tipica decorrelazione, i REIT tendono a produrre, nel lungo periodo, rendimenti simili, se non migliori, a quelli del mercato azionario.
    Un altro vantaggio chiave dei fondi di investimento immobiliare, è che pagano dividendi in maniera regolare.
    Investendovi, è pertanto possibile ottenere reddito dal mercato immobiliare senza dover acquistare o gestire autonomamente le proprietà.
    E, nel contesto attuale nel quale le plusvalenze sono difficili da consolidare, i dividendi regolari valgono oro.
    I REIT, in aggiunta, offrono protezione contro l'inflazione.
    Quando l'inflazione sale, i proprietari immobiliari possono generalmente aumentare i loro affitti per coprire l'aumento dei costi (i contratti di locazione a lungo termine sono spesso legati all'inflazione stessa).
    Ciò supporta la crescita ulteriore dei dividendi.

    Nell'ottica allora di una più ampia diversificazione (e decorrelazione) di portafoglio, questa tipologia di investimento immobiliare può essere certamente considerata centrale nella costruzione del tutto.
    Volentieri sono a tua disposizione per maggiori informazioni in merito.
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    5 - 7 CONSIGLI PER FARE SCELTE FINANZIARIE MIGLIORI (2DI2)

    Nella mia precedente 7in7, l'ultima del 2022 datata 16 Dicembre, ho voluto trasmetterti alcuni suggerimenti utili a rimboccarsi le maniche ed a pianificare quanto prima bisogni ed esigenze future, con l'obiettivo ovviamente di farcela a raggiungerli quegli obiettivi sotto l'aspetto finanziario.

    I primi 3 di 7 consigli erano allora quelli di valutare al meglio la propria realtà finanziaria, di identificare con chiarezza i propri obiettivi e stimarne così i costi, e di non dimenticare mai l'ammontare del proprio debito e l'esigenza di crearsi un fondo di emergenza.
    Seguimi ora con gli altri 4 consigli a chiusura dell'articolo.

    CONSIGLIO 4: ASSEGNA UNA PRIORITA' AI TUOI OBIETTIVI
    Ora hai un'idea di quali sono le tue esigenze future e di quanto ti potrebbero costare.
    È giunto il tempo di dare la priorità ai tuoi obiettivi, considerate le individuali circostanze.
    E' consigliabile seguire questa gerarchia:
    1-Fondo di emergenza e pagamento dei debiti ad alto tasso di interesse
    2-Risparmio previdenziale
    3-Risparmio formazione e studi (università, master...)
    4-Altri obiettivi a breve e medio termine (entro ragionevoli limiti)
    Come regola generale, molti consigliano di risparmiare tra il 10 e il 20% del reddito, ma un approccio migliore potrebbe essere quello di calibrare il tuo tasso di risparmio personale per tenere conto della tua situazione.

    CONSIGLIO 5: AVERE UN PIANO
    Che tu scopra di avere 50, 500 o 5.000 € da risparmiare, è sempre utile iniziare a risparmiare il prima possibile e considerare di investire quel risparmio, e reinvestirne il guadagno.
    In questo modo puoi sfruttare il potere dell’interesse composto.
    Qualunque siano le tue scelte, assicurati di diversificare i tuoi investimenti e selezionare una strategia che si adatti al tuo grado di tolleranza al rischio.
    Tutto questo preferibilmente con l’aiuto di un (bravo) Consulente Finanziario.

    CONSIGLIO 6: NON FARTI TROVARE IMPREPARATO
    Non sempre i mercati sono gentili con gli investitori.
    Il 2022 è stato un anno pessimo sotto questo aspetto.
    Il consiglio però che mi sento sempre di dare, è quello di tenere bene a mente gli obiettivi di più lungo termine, perché consentono di mantenere la calma e di guardare oltre l'attuale crisi.
    Puoi farlo distogliendo l’attenzione dall'incertezza delle cose che non puoi controllare, per rivolgerla verso cose certe e controllabili.
    Perché mentre il rischio è inevitabile, il panico è facoltativo.
    Il più delle volte, potrebbe allora essere utile non controllare i tuoi saldi.
    Attieniti al tuo piano, e astieniti dal fare clic su quel pulsante di vendita o di acquisto al momento sbagliato.

    CONSIGLIO 7: MONITORARE, RIVEDERE, REGOLARE (SE NECESSARIO)
    L'ultimo suggerimento che mi sento di darti, riguarda qualcosa che la maggior parte di noi finisce per procrastinare per un motivo o per l'altro.
    Tutto quello che devi fare è programmare dei controlli regolari, in modo da poter monitorare, rivedere e modificare il tuo piano, se necessario.
    Gli investitori commettono spesso l'errore di controllare i propri portafogli d'investimento con troppa frequenza o, peggio ancora, solo dopo grandi movimenti di mercato, quando sono più inclini a prendere decisioni avventate.
    Per evitare questa trappola, programma in anticipo dei controlli regolari.
    Per la maggior parte delle persone, una revisione completa del portafoglio investimenti ogni semestre è, a mio avviso, più che sufficiente.
    La fine dell'anno è generalmente un buon momento per farne una.
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    6 - RUBRICA: LA PSICOLOGIA DEI SOLDI (LA RICCHEZZA E' QUELLO CHE NON SI VEDE)

    Riprendiamo oggi il viaggio iniziato lo scorso anno alla scoperta dei 20 capitoli del libro "Psicologia dei soldi" di Morgan Housel.
    Apriamo le danze di questo 2023 con il capitolo 9 - La ricchezza è quello che non si vede (spendere soldi per mostrare alla gente quanti soldi abbiamo è il modo più rapido per avere meno soldi)

    Rihanna, la famosa cantante, è quasi finita sul lastrico a causa delle sue mani bucate, e ha ben pensato di far causa al suo Consulente Finanziario che ha però replicato: "dovevo proprio essere io a dirle che, se spendeva denaro per acquistare oggetti, sarebbe rimasta con gli oggetti e senza il denaro?...".
    Magari ti scapperà da ridere, ma la risposta a quella retorica domanda è "SI'".
    La gente ha bisogno di sentirselo dire, perché da sola non lo vede, e quindi non lo comprende.

    Il denaro racchiude in sé molti paradossi, e uno importante è proprio questo: la ricchezza è ciò che non si vede.
    La ricchezza è nascosta, è reddito non speso!

    Una persona che guida un'auto da 100 mila € potrebbe certamente essere ricca, ma l'unico dato che abbiamo a disposizione per valutare la sua ricchezza è che oggi ha 100 mila € in meno e un'auto di lusso in più.
    Non sappiamo altro.
    Lo stesso vale per chi abita in una bella e grande casa.
    Non è difficile riconoscere le persone che hanno i soldi: sono spesso loro a mettersi in mostra in tutti i modi possibili.
    Eppure il mondo è pieno di persone che appaiono dimesse e modeste, ma in realtà sono ricche, e di persone che sembrano ricche, ma vivono in realtà sull'orlo della bancarotta.
    Tendiamo troppo ad fidarci al successo esteriore (macchine, case, vacanze, foto sui social...) per giudicare il vero successo finanziario.
    Tienilo bene a mente quando giudichi il successo altrui basandoti su pochi elementi.
    Tienilo bene a mente anche quando si tratta di fissare i tuoi obiettivi.

    A questo punto potremmo legittimamente chiederci: ma se la ricchezza è denaro che non spendiamo, a cosa ci serve?
    Non certo ad essere accumulata in maniera sterile, come un moderno Paperon de' Paperoni.
    La ricchezza è un'opzione non ancora sfruttata di comprare qualcosa in futuro.
    Il suo valore risiede nell'offrirti opportunità, flessibilità e crescita, per consentirti un giorno di comprare più cose di quante tu possa comprare oggi.
    Quando tante persone dicono di voler diventare milionarie, forse ciò che intendono dire davvero è "vorrei poter spendere un milione di €", che è letteralmente l'opposto di avere un milione di €.
    L'unico modo per essere ricchi è allora quello di non spendere i soldi che si hanno: questa è la definizione stessa di ricchezza.

    Proviamo a spiegare questo concetto con un esempio legato all'attività fisica.
    Un interessante studio condotto in America ha scoperto che in genere si sopravvaluta di 4 volte il numero di calorie bruciate durante un allenamento.
    E poi si consuma in media il doppio di quanto si è appena bruciato...
    L'esercizio fisico si può allora rapportare ai soldi.
    Pensiamo: "ho fatto tutta quella fatica ed ora merito di premiarmi con un buon pasto".
    La ricchezza equivale a rinunciare a quel pasto-premio e bruciare calorie senza reintrodurne di nuove.
    Certo, è difficile e richiede autocontrollo, ma crea uno scarto tra ciò che potresti fare e ciò che scegli di fare.
    Con il tempo quello scarto ti frutta un guadagno.
    Più salute nel caso dell'esercizio fisico, più ricchezza nel caso dei soldi.
     In tutto questo l'autocontrollo è fondamentale.
    Difficilmente ci rendiamo conto di quanto autocontrollo serva realmente per essere ricchi.
    Dal momento che non lo vediamo e non lo tocchiamo con mano, è arduo scoprire che esiste.
    Trarre insegnamento da qualcosa di invisibile è complicato.
    Il che contribuisce a spiegare perché sia così difficile costruire ricchezza. 

    Nel prossimo capitolo dal titolo Risparmiare (l'unico fattore che possiate controllare genera una delle poche cose davvero importanti), parleremo di come il risparmio personale e la parsimonia sono gli elementi sui quali possiamo esercitare il controllo maggiore, e che hanno il 100% di probabilità di essere efficaci in futuro, come lo sono oggi.
    Mentre i risultati degli investimenti ... quelli sono purtroppo sempre un pò avvolti nell'incertezza.
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    7 - RITORNO ... ALLA TERRA

    Il 2022, da pochi giorni concluso, ci ha fatto conoscere una decisa impennata dell'inflazione, sospinta in particolare dal brusco aumento dei prezzi delle materie prime, dell'energia e dei generi alimentari.
    Tutto ciò ha riacceso i riflettori anche sull'importanza della terra e della sua lavorazione, in una sorta di "ritorno alle origini" e rinnovata attenzione alle cose basilari ed essenziali.

    Un settore, quello agricolo, non certo indenne da problemi, a partire dai cambiamenti climatici, fino ai rallentamenti logistici lungo le filiere produttive legati alla pandemia da Covid-19, concludendo con l'incremento vertiginoso del costo dell'energia e dei carburanti che non ha certo risparmiato agricoltori e allevatori.
    Tutto questo avviene proprio nel momento in cui ONU, Oxford Economics e FAO, stimano un aumento del 30% della popolazione mondiale entro il 2050, anno in cui arriveremo a sfiorare i 10 miliardi di esseri umani sulla faccia della terra dai 7,4 miliardi del 2020.
    Anche la ricchezza pro-capite globale media è vista in crescita ben del 211%, con un conseguente incremento vertiginoso della spesa alimentare, dai 6.886 miliardi di $ di fine 2020 ai 28mila miliardi di $ nel 2050, a fronte però di un 75% di aree terrestri degradate e di un 50% di perdita media dei raccolti per l'erosione del suolo.

    L'aumento della domanda di cibo, l'agricoltura intensiva e lo sfruttamento dei terreni, sono temi che conducono giocoforza a focalizzarsi su un indispensabile aumento delle rese, preservando al contempo la sostenibilità del suolo nel lungo termine.
    In questo scenario lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione sono fattori chiave per supportare il processo di miglioramento quantitativo e qualitativo delle attività agricole, tutelando al meglio le risorse e la biodiversità.
    Agricoltura e allevamento incidono inoltre in modo significativo sulle emissioni, e richiedono importanti investimenti che sostengono il tasso di innovazione del settore.
    Non va, in tutto questo, dimenticato che molte società attive nel settore agricolo hanno un vantaggio competitivo importante, stante nella loro capacità di proteggere i margini operativi dall'inflazione, riuscendo a scaricare gli incrementi dei costi sostenuti al cliente finale.

    Anche uno dei settori più tradizionali come quello dell'agricoltura, rientra allora a pieno titolo tra i nuovi temi e trend in cui investire, accanto, ad esempio, alla cybersecurity o all'industria dello spazio.
    Un ambito di nicchia che ha anche il vantaggio di essere spesso decorrelato dall'andamento dei mercati finanziari, il che ne amplifica il valore in una logica di diversificazione del portafoglio investimenti.
     
    Ma com'è possibile investire nel settore dell'agricoltura?
    A disposizione dell'investitore italiano ci sono alcuni fondi comuni e sicav specializzati nelle azioni di aziende del comparto agricolo, oltre anche ad alcuni Etf orientati alle singole materie prime.
    Azimut è tra i pochi players italiani attivi nel settore, attraverso lo specifico comparto Food & Agriculture, nato e lanciato nel mercato due anni fa.
    Il comparto, pur di puro orientamento azionario, ha dimostrato di sapersi ben difendere anche nel difficile anno finanziario appena concluso.

    Sono diverse le aziende operanti nel settore quotate in Borsa, attive soprattutto nella produzione di macchine agricole sempre più evolute.
    Tra queste annoveriamo la giapponese Kubota, l'italiana Cnh Industrial e l'americana Deere.
    Tutte realtà che continuano ad avere importanti tassi di crescita grazie alle costanti innovazioni tecnologiche applicate ai loro prodotti.
    Nella filiera dell'agrobusiness, invece, spiccano su tutte Mosaic e Bunge nella produzione e distribuzione di semi e mangimi, ed ancora la canadese Nutrien attiva nei fertilizzanti e la statunitense Zoetis specializzata in medicinali e vaccini per animali.
    Ma anche in Asia ci sono alcune interessanti società che si stanno mettendo in luce in questo settore, con ottime prospettive di crescita, in particolare in Malesia ed Indonesia.

    Ricorda però sempre che l'investimento "fai da te", soprattutto in settori e temi così di nicchia, si può rivelare una scelta azzardata e controproducente, viste le indispensabili conoscenze specifiche utili a selezionare i migliori titoli da acquistare, con lo scopo, se possibile, di entrarvi a sconto e tenerli poi fino a che il loro prezzo è congruo in considerazione dell'evoluzione societaria e dei suoi utili.
    Diversificare e affidarsi ad una valida casa di gestione è a mio avviso la scelta più saggia: può vantare infatti professionisti con le giuste competenze, in grado di affrontare ambiti anche poco conosciuti nella maniera più profittevole.
    Rimango come sempre a tua disposizione, se il tuo desiderio è quello di saperne di più!
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    Con la mia prima 7in7 di questo nuovo 2023 è tutto!
    Appuntamento allora a Venerdì 27 Gennaio con la mia prossima uscita.

    Ti auguro un sereno fine settimana.
    Un caro saluto.

    Davide