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www.davideberto.it2024-10-11
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    Quando investi, scrivi su un foglio di carta perché stai investendo e con che arco temporale intendi farlo.
    Metti poi il foglio in un cassetto.
    Durante i bear market (mercati orso o mercati ribassisti), apri il cassetto, riprendi in mano il foglio e rileggi ciò che vi hai scritto.

    Questo consiglio è particolarmente utile per superare fasi come quella che si è scatenata in questo 2022, fra tensioni internazionali, guerra Russia-Ucraina, inflazione elevata e cattive notizie sul fronte economico.
    Il Toro successivo accoglie solo i vincitori della battaglia con l'Orso.
    Ricordalo.

    Nel 2009, mentre la holding del grande investitore Warren Buffett segnava -50%, chiesero al suo socio Charlie Munger come si sentisse al riguardo, e se fosse preoccupato.
    Questa fu la sua risposta: "Se sono preoccupato? Zero! Questa è la terza volta che io e Warren abbiamo visto le nostre partecipazioni scendere del 50%. Penso sia nella natura dell'investimento di lungo termine attraversare vicissitudini ed anche cali simili".

    Come faceva allora la pubblicità dei pennelli Cinghiale?
    Per dipingere una parete grande ci vuole un grande pennello...
    Ecco, per ottenere un risultato grande, ci vuole un grande temperamento!!!

    Ti auguro una piacevole lettura!
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    1 - ABBIAMO RI-SCOPERTO...

    Se il mercato rialzista pre 2022 ci ha fatto volare, il mercato ribassista che stiamo vivendo da inizio anno ci ha bruscamente riportato con i piedi per terra.
    Quest'anno abbiamo allora ri-scoperto che comprare titoli azionari rappresentativi di aziende che non generano profitto, a prezzi assurdamente elevati sull'onda della spinta speculativa e dell'avidità più selvaggia ... non sempre è una buona idea...

    Abbiamo ri-scoperto che i consigli di amici e parenti, basati sulla sola esperienza del Toro rialzista ... non sempre sono utili a raggiungere i nostri obiettivi.

    Abbiamo ancora ri-scoperto che corsi, webinar e newsletter gratuite, o anche a pagamento, pubblicizzati da chi pensa di essere un esperto solamente perché seduto su di un razzo che sale e basta ... possono rappresentare cattivi consigli, anche se dati gratis.

    Abbiamo poi ri-scoperto che anche gli esperti del settore fanno fatica a selezionare tanto i titoli giusti, quanto anche i giusti timing di ingresso e di uscita dal mercato.
    E se fanno fatica loro che lo fanno di lavoro...

    Abbiamo ri-scoperto che i robot advisor non rispondono al telefono quando siamo presi da mille dubbi e domande, ri-scoprendo così l'importanza del (bravo) Consulente Finanziario in carne ed ossa.

    Certo, il prezzo da pagare per tutte queste ri-scoperte è oggi piuttosto importante, soprattutto se, si stima, il 95% dei fondi ed ETF americani sono in perdita in questo 2022...

    L'Orso, in sostanza, ha decretato la fine del denaro facile e immediato, e l'inizio del denaro difficile, quello che va conquistato e meritato con pazienza e tanta, tanta calma e sangue freddo.
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    2 - UN PIANO TU CE L'HAI?

    Nelle scorse settimane Consob (autorità nazionale operante per garantire il buon funzionamento dei mercati finanziari) ha pubblicato un interessante documento sull'attitudine delle famiglie italiane alla pianificazione finanziaria.
    Lo studio ha riscontrato che gli individui con una maggiore propensione alla pianificazione, sono in grado di controllare meglio le proprie spese, di risparmiare di più, e di raggiungere più facilmente i propri obiettivi finanziari.

    Ma cosa si intende esattamente per pianificazione finanziaria?
    La pianificazione finanziaria è quell'attività che, in un certo periodo di tempo, organizza la distribuzione del reddito tra spese e risparmi previsti, come parte di un piano definito.

    Le ricerche dimostrano che i principali benefici derivanti dalla pianificazione finanziaria includono:
    - la riduzione delle spese e, di conseguenza, un miglior tenore di vita;
    - la riduzione dell'indebitamento;
    - l'aumento dei risparmi;
    - la capacità di non cedere a shock finanziari di qualsiasi tipo.
    Tutti benefici sempre più rilevanti nell'attuale scenario di aumento dell'aspettativa di vita della popolazione, e di incertezza economica.
    In questo contesto, la capacità di risparmio delle persone e la loro abilità di accantonare risorse per obiettivi futuri (abitazione, studi dei figli, pensione...) costituiscono competenze necessarie per il benessere finanziario delle famiglie.

    Tutto molto bello, se non fosse che i dati raccolti, relativi al 2021, confermano che la maggior parte degli intervistati un piano finanziario non ce l'ha.
    nemmeno riesce a rimanere all'interno del proprio budget finanziario.
    Alcuni dati:

    - Tra il 2019 e il 2021, la percentuale di intervistati che ha dichiarato di aver avuto un piano finanziario nei 12 mesi precedenti ha raggiunto un picco nel 2020 (il 10% perfino...) per poi diminuire significativamente nel 2021 (6% appena!).

    - La percentuale di intervistati che si dichiara in grado di rispettare un budget mostra un calo, anche qui, nel tempo: dal 25% del 2019 al 21% del 2021.

    - E' aumentato l'indebitamento con banche e istituzioni finanziarie (media nel triennio del 40%), più dell'indebitamento con parenti e amici (8%).

    Manca, in sostanza, quella che viene chiamata alfabetizzazione finanziaria, ossia la combinazione di consapevolezza, conoscenze, abilità e comportamenti necessari per prendere decisioni finanziarie corrette, e raggiungere il proprio individuale benessere finanziario.
    Nello studio emerge infatti che gli individui con scarso autocontrollo e scarsa alfabetizzazione finanziaria, hanno maggiori probabilità di subire shock finanziari negativi.
    Tutto ciò influenza negativamente diverse dimensioni delle scelte economiche, dal consumo al risparmio, fino all'indebitamento.

    All'interno di tutto questo, il documento Consob racconta come i professionisti del settore possano guidare i clienti verso una migliore gestione delle proprie finanze.
    Gli investitori italiani hanno infatti assegnato un elevato valore agli stimoli educativi ottenuti durante i loro incontri con i consulenti.
    Tuttavia, come in ogni ambito, c'è consulente e Consulente.
    Sono oggi 52.000 i consulenti abilitati, iscritti all'Albo e all'offerta fuori sede, di cui 34.000 che realmente esercitano la Professione.
    Una delle domande da porsi, se si intende parlare di alfabetizzazione finanziaria, è "ma il mio consulente finanziario legato alla banca è indipendente?".
    Vedi, il consulente in banca ha:
    - molto spesso importanti pressioni commerciali dall'alto, finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di vendita dell'istituto per cui lavora;
    - esigenza di vendere determinati prodotti, che devono prendere il posto di altri venduti in passato, facendo pagare così spese e costi alla clientela in una continua e ripetuta rotazione del portafoglio investimenti.

    La pianificazione finanziaria è assolutamente fondamentale per una corretta gestione delle finanze.
    Ma se questa è minacciata da una divergenza di interessi tra cliente e consulente (molto spesso della banca), allora il rischio concreto è quello di non uscirne.
    Come un cane che si morde la coda, con il problema che va a colpire, come sempre, il risparmiatore finale.
    Mi farebbe piacere sapere che ne pensi in merito a tutto questo!
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    3 - L' INFEDELTA' PAGA!

    Mi sto riferendo al rapporto con la propria banca eh...
    Non pensare a cose strane!...

    Negli ultimi anni le banche, per controbilanciare la discesa dei tassi d'interesse, non solo hanno diminuito fino allo zero (o addirittura portato in alcuni casi in territorio negativo) il tasso stabilito contrattualmente che remunera il saldo positivo di conto corrente, ma hanno anche aumentato i costi dei conti stessi (canoni e spese di tenuta conto) con unilaterali modifiche dei contratti.

    Ora che i tassi sono ampiamente tornati in territorio positivo, sembra non sia previsto all'orizzonte alcun ritorno alle preesistenti (e più favorevoli ai clienti) condizioni contrattuali.
    E a Banca d'Italia non rimane altro che registrare, anno dopo anno, l'aumento dei costi medi a carico dei titolari di conto corrente.
    Immense praterie, utili alle banche per crearsi importanti rendite di posizione.
    Alla faccia delle regole di correttezza e buona fede...

    Se, come visto,  l'ultimo rapporto di Bankitalia fotografa un trend ancora crescente delle spese annue dei conti correnti, soprattutto non accenna a diminuire il fenomeno di penalizzazione degli utenti più fedeli.
    Più il tradizionale conto bancario è longevo, maggiori sono i suoi costi!
    Ad esempio, un cliente che ha il proprio conto aperto da oltre 10 anni, spende in media 113 € l'anno rispetto ai 64 di un cliente il cui conto è aperto da un solo anno.
    Costi complessivamente quasi dimezzati: una situazione paradossale.
    Comprensibile che anche le banche debbano trovare sempre nuove modalità per essere attrattive, ma ciò che alla fine emerge è un turnover della solita clientela che gira tra gli istituti.

    Secondo un'indagine Altroconsumo, 8 persone su 10 non hanno cambiato conto negli ultimi 5 anni.
    Molto spesso per pigrizia, subentra l'inerzia al cambiamento, ed anche i consumatori più attenti alle spese sorvolano sui confronti.
    In aggiunta, per il correntista, chiudere e riaprire in un'altra banca il proprio conto comporta dispendio di tempo e, certo, anche qualche disagio tra documenti da compilare e bollette domiciliate da spostare.
    Ciò che allora posso suggerire ai consumatori più fedeli, è di controllare sempre gli oneri che gravano sui conti.
    Se si notano costi inspiegabili o aumenti insostenibili, è sempre importante rivolgersi alla propria filiale e chiedere una revisione delle condizioni.
    Soprattutto se si ha un rapporto di lunga durata con la banca, e i costi sono sproporzionati rispetto a quelli offerti alla nuova clientela.

    La banca va vista come un semplice fornitore di servizi, e se non si è più soddisfatti del rapporto e del servizio ottenuto, è importante cambiare.
    Non so se lo sai, ma gli istituti bancari sono obbligati a fare il passaggio di quanto in essere da un conto all'altro entro 12 giorni lavorativi.
    Oltre tale tempistica è possibile chiedere un risarcimento di 40 €, maggiorato del 24% su base annua della giacenza del conto, a patto che si sia firmato il modulo di portabilità, separato da quello di apertura di un nuovo conto.

    Prendi allora in mano gli estratti conto della tua banca, e verifica quanto paghi ogni anno per la tenuta del tuo conto.
    Sicuramente ci sono dei margini di risparmio.
    Tra due settimane, nella mia prossima 7in7, ti darò qualche spassionato consiglio in merito.
    Resta sintonizzato!
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    4 - UNO (O MEGLIO, UNA) SU MILLE CE LA FA...

    Uno su mille ce la fa
    Ma quanto è dura la salita...
    Così cantava (e per fortuna canta tuttora) il grande Gianni Morandi con la sua "Uno su mille" datata 1985.

    Potrebbe essere questa la colonna sonora perfetta per descrivere le croniche difficoltà del settore immobiliare nel nostro paese, caratterizzato da:
    - costi certi;
    - tasse certe;
    - guadagni in-certi;
    - liquidabilità (di certo) non immediata.
    Ma si sa, l'amore degli italiani per il mattone è cosa nota e dura da scalfire.
    Di certo non si può dire che sia ben riposto...

    Da una recente ricerca di Tecnocasa, emerge appunto che una sola città in tutta Italia ha fatto registrare un aumento del valore medio dei suoi immobili negli ultimi 10 anni.
    Un po' poco considerando tutta la geografia della nostra splendida penisola, non trovi?
    Questa città è Milano, la capitale economico-finanziaria del paese, che nel periodo 2011-2021 ha messo a segno un +11,5% (per una media annua di poco superiore all'1%).
    In classifica seguono Bologna e Firenze, entrambe già con il segno "-" davanti.
    Nelle due città gli immobili hanno infatti perso tra il 7,5 e l'8% in quest'arco temporale.
    Guardando al territorio veneto, Verona registra una flessione del 15,6%.
    In chiusura di classifica troviamo poi Torino e Genova: qui le case hanno mediamente perso il 35 e ben il 54% in dieci anni.
    Una vera e propria debacle.
    Non va molto meglio alla capitale: Roma registra un ribasso dei valori pari al 31,5%.

    Freddi numeri che delineano un concetto piuttosto chiaro: il settore residenziale sta vivendo tempi difficili.
    La pandemia, la guerra in Ucraina, i vari rincari, sono tutti fattori che condizionano negativamente sia le vendite, che anche gli affitti.
    C'è un notevole divario tra i prezzi offerti e quelli richiesti, e cresce anche la difficoltà dei compratori nell'ottenere il mutuo: 1 su 4 si vede infatti rifiutare la richiesta di finanziamento, e deve così rinunciare alla compravendita.

    Rimane il fatto che il 73% degli italiani possiede un immobile: uno dei dati più alti al mondo.
    Questo per motivi culturali, ed anche per la grande disponibilità di immobili.
    Si stima infatti che vi siano 1,2 immobili disponibili per ogni italiano.
    Un dato che apre il capitolo del patrimonio immobiliare in disuso, magari ricevuto per eredità e rimasto nel tempo inutilizzato.
    Nel tempo, il bene, se non adeguatamente mantenuto, si degrada, con una successiva grande difficoltà a monetizzarne il valore.
    A questo vanno aggiunti i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria, e gli esborsi in tasse che un immobile comporta annualmente.
    Tutte cose che seriamente dovrebbero far riflettere sulla reale convenienza di orientare in tale direzione i propri risparmi.

    L'acquisto di un immobile è, a tutti gli effetti, una forma di investimento, e come tale va analizzato, mettendo nero su bianco pro e contro, costi, tempi necessari, e potenziali rischi a cui si va incontro.
    Ci si dovrebbe, in particolare, porre una domanda: se investissi diversamente il capitale che intendo dedicare all'acquisto di un immobile, che guadagno e che benefici potrei ottenere nel tempo?
    Un'attenta analisi patrimoniale e finanziaria non deve allora escludere l'asset immobiliare, ma lo deve considerare come parte del tutto, tenendo sempre presente il caposaldo della diversificazione, vero segreto per gestire al meglio le proprie risorse, senza esporsi a rischi che vanno in un'unica direzione.
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    5 - UN PASSO NELLA STORIA: LE "COPERTURE ASSICURATIVE" AI TEMPI DI MARTIN LUTERO

    Era il 31 Ottobre del 1517 quando, secondo la tradizione, Martin Lutero affisse le sue "95 tesi sulle indulgenze" sul portone della chiesa del castello di Wittenberg, in Germania, tra Lipsia e Berlino.
    Quel giorno segnò l'inizio della Riforma Protestante, e, soprattutto, l'inizio dell'era moderna.
    La riforma costituì infatti la faglia di separazione tra medioevo ed età moderna.

    Ma c'è anche qualcos'altro, un dettaglio storico che proprio dettaglio non è.
    Le indulgenze rappresentavano la remissione dei peccati ottenuta attraverso versamenti in denaro.
    In altri termini, azioni monetarie nell'aldiquà per stare "tranquilli" nell'aldilà: una sorta di premio assicurativo se vogliamo.
    La riscossione delle somme era affidata ad una vera e propria banca, che rilasciava "certificati di indulgenza" e stabiliva tariffe variabili secondo la natura del peccato e la classe sociale del peccatore.
    Pensa, per l'occasione si ricorse persino a veri e propri slogan pubblicitari.
    La Chiesa, in un delirio di onnipotenza, si poneva come unico soggetto in grado di far evitare le pene del purgatorio, e salire così direttamente in paradiso.
    Bastava pagare.

    Papa Leone X promosse con foga la vendita delle indulgenze, per portare a termine la realizzazione della Basilica di San Pietro a Roma.
    In Germania, per assicurarsi il prestigioso vescovado di Magonza, gli Hohenzollern si indebitarono pesantemente con i banchieri Fugger: il prestito di 29.000 fiorini sarebbe poi stato rimborsato con il ricavato della vendita di indulgenze.
    L'intensità e la sfrontatezza del fenomeno scandalizzarono però il monaco agostiniano Martin Lutero, che si sentiva ben distante da quella visione venale della fede, e lontano anche dalla dissolutezza della Chiesa, troppo impegnata in affari materiali e monetari.
    I Fugger andavano però rimborsati, e il lucroso commercio non si poteva interrompere.
    Martin Lutero fu invitato a ritrattare le sue tesi, ma si rifiutò.
    Fu così scomunicato per eresia nel 1521, sempre da Papa Leone X, dando così origine alla nuova corrente di pensiero luterana protestante.
    All'origine della riforma, in altre parole, ci furono questioni di crediti e di interessi.
    Diavoli di banchieri!...
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    6 - S&P, DOW JONES, NASDAQ... CAPIRNE DI PIU' DI BORSA USA (1di2)

    Quello americano è ad oggi, e credo lo sarà ancora per molto tempo, il mercato finanziario di gran lunga più grande e impattante al mondo.
    La finanza americana rappresenta infatti circa il 70% di quella mondiale, e ben il 20% dell'economia americana è basata proprio sulla finanza.
    Pensa, a Wall Street sono quotate oltre 3.700 aziende.
    Per fare un confronto, in Borsa Italiana sono quotate oggi 410 aziende.
    4 sono gli indici principali di Borsa americana: S&P 500, Dow Jones, Nasdaq e Russell 3.000.
    Lo scopo di questo mio articolo è quello di spiegarti, in due tranche, la loro storia e la loro composizione.
    Mettiti comodo che iniziamo.

    STANDARD & POOR'S (S&P) 500
    L'indice S&P 500 riunisce le più importanti aziende statunitensi quotate alla Borsa di New York (New York Stock Exchange o NYSE).
    Fanno parte di questo gruppo le prime 500 compagnie americane per capitalizzazione di mercato e grandezza finanziaria.
    Tutti i titoli in questione sono relativi ad aziende statunitensi con una capitalizzazione di mercato superiore a 6 miliardi di $, un flottante (capitale dell'azienda quotato in Borsa) almeno del 50%, un importante volume di scambi mensili, e un valore medio annuale del titolo superiore a 1 $.
    L'andamento di questo indice è il miglior indicatore dell'andamento delle più grandi società USA quotate in Borsa, e, nello svolgere il mio lavoro, è proprio l'S&P 500 l'indice azionario che vado a monitorare di più.
    I 10 titoli che hanno attualmente il peso maggiore all'interno dell'indice, e che raggiungono assieme circa il 21% del totale, sono: Apple, Microsoft, Amazon, Berkshire Hathaway, Johnson & Johnson, JP Morgan Chase, Facebook, Exxon Mobil ed Alphabet (holding del gruppo Google) in 2 diverse tipologie di titolo azionario.
    Per quanto concerne invece i singoli settori, i più rappresentati sono quello dell'Information Technology con il 21% circa, l'Health Care al 15%, e quello delle aziende finanziarie con il 13,5%.
    A detta di molti, l'S&P 500 è attualmente uno dei mercati più cari al mondo.

    DOW JONES
    Il Dow Jones Index è l'indice storico della Borsa di New York, inventato da Charles Dow e dal socio Edward Jones nel lontano 1896.
    Rispetto all'S&P 500, si tratta di un gruppo di aziende molto più ristretto: rappresenta infatti l'andamento dei principali 30 titoli quotati nel mercato statunitense.
    L'indice non è legato ad alcun settore specifico, il suo paniere include infatti titoli appartenenti a diversi settori produttivi, sia tradizionali sia della new economy.
    La scelta delle aziende presenti nell'indice spetta alla redazione del "The Wall Street Journal", che sceglie normalmente titoli di società stabilmente operanti negli Stati Uniti, e che assumano il ruolo di leader nel loro settore produttivo.
    I 5 titoli più "pesanti" all'interno del DJ sono attualmente UnitedHealth Group, Goldman Sachs, Home Depot, Amgen e McDonald's.

    Non volendo dilungarmi ulteriormente, tra un paio di settimane concluderò il tutto parlandoti del Nasdaq e del Russell 3.000.
    Appuntamento allora a Venerdì 16 Dicembre!
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    7 - IL PRESENTE ESTESO AL FUTURO

    In Italia ben 2/3 della ricchezza totale è oggi in mano agli over 66. 
    Parliamo di 5mila miliardi di valore in immobili, e 4mila miliardi di attività finanziarie (mica bruscolini!...), che nella maggior parte dei casi vanno necessariamente pensati con un orizzonte temporale più lungo di colui che li possiede, poiché si tratta di patrimonio destinato a passare nelle mani di figli, nipoti ed altre persone care.
    Normalmente ci possiamo infatti trovare di fronte a due scenari:

    1) Il patrimonio è talmente esiguo che può coprire solo le esigenze del suo proprietario, fino alla sua dipartita.
    Come una sorta di integrazione alla pensione pertanto, se vogliamo.
    Ragionevolmente non avanzerà nulla (o quasi) per figli e nipoti.

    2) Il patrimonio è esuberante rispetto alle reali esigenze del suo proprietario.
    Questo anche con una stima prudenziale per quanto riguarda l'aspettativa di vita e le esigenze di spesa.

    Il secondo caso è oggi preponderante nel nostro paese, visto e considerato che veniamo da un periodo di crescita economica partito nel secondo dopoguerra, con un patrimonio accumulato dall'attuale generazione di anziani che ha vissuto in pieno il boom economico.
    Certo, quel patrimonio si sta progressivamente erodendo.
    Anche negli Stati Uniti, dove la ricchezza è detenuta da persone mediamente più giovani, l'entità del valore dei passaggi generazionali è oggi più che raddoppiata rispetto al 1989, e si incrementerà ulteriormente.
    Anche perché in America il patrimonio lo investono mediamente molto meglio che da noi.

    La strategia che spesso si sente enunciare, quando si parla di investimenti nella terza età, vede un progressivo spostamento del portafoglio verso asset finanziari prudenti.
    Ovvero un maggior peso di liquidità e titoli obbligazionari rispetto alle azioni, man mano che si invecchia.
    Ragionando così, però, sì dà per implicito che quel patrimonio sia destinato ad esaurire le sue funzioni con la dipartita del proprietario.
    Ma se la gran parte dei patrimoni è destinato a superare le aspettative di vita del proprietario stesso, come dicevo sopra, bisognerebbe allora ragionare diversamente, se non proprio al contrario, incrementando la quota azionaria invece di diminuirla!
    Ora vi è inoltre la possibilità, soprattutto per noi consulenti finanziari Azimut, di destinare parte del portafoglio ad asset appartenenti ai cosiddetti private market: mercati privati come lo sono il private equity, il private debt, il venture capital ed altro ancora.
    Asset che allungano l'orizzonte temporale dell'investimento, consentendo così già di orientare parte dei propri averi ad una logica di pianificazione successoria.

    Questo è un ragionamento che viene purtroppo trascurato anche dai consulenti finanziari più esperti, non fosse altro perché a pochi clienti, comprensibilmente, piace parlare esplicitamente della morte.
    Si tratta però di un tema che, se ignorato, rischia di pesare negativamente proprio sulle persone più care, figli e nipoti.
    Si rende allora necessario affrontarlo ed esorcizzarlo al meglio, anche per una sua ottimizzazione dal punto di vista fiscale.

    Quando erano in pochi ad ereditare, si riteneva giusto che questi pochi pagassero per un "privilegio" che non si erano guadagnati.
    Via via che il benessere si è diffuso, però, il passaggio ereditario ha iniziato ad interessare ceti sociali sempre più ampi, che giustamente mal tollerano il fatto di dover pagare tasse per trasferire ai propri eredi un patrimonio per il quale si è già pagato ampiamente in fase di accumulo.
    Nel corso dell'ultimo secolo, le entrate fiscali successorie sono allora calate sempre più, ed in Italia sono (stranamente) più basse che in altri paesi europei.
    Continuando ad essere parte di una comunità unica, è però plausibile aspettarsi che la tassazione, prima o poi, si allineerà, e verrà quindi alzata nel nostro paese.

    La necessità di una consulenza attenta e preparata si mostra allora in tutta la sua portata, per guidare il cliente nelle migliori scelte calate sulla propria personale situazione, tenendo conto delle possibili evoluzioni in tema finanziario, economico e fiscale.
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    Nei giorni scorsi mi è capitata sottomano un'intervista fatta al 53enne Tony Fadell, colui che vent'anni fa partecipò da protagonista alla progettazione del primo iPod, parte anche del team di Apple che ideò l'iPhone.
    Fadell oggi, dopo una carriera folgorante trascorsa a inventare dispositivi deputati a semplificarci la vita, è mentore di nuove leve investendo in startup tecnologiche, nonché uno dei top manager più corteggiati della Silicon Valley.
    Sono 2 le cose molto interessanti dette da Fadell al giornalista intervistatore:

    1 - I fallimenti sono i migliori momenti di crescita.
    Per innovare bisogna fallire, si impara sempre sbagliando.
    Quando si fanno cose nuove si migliora, ed iniziare con "cosa" e non con "perché" è profondamente sbagliato.
    Il "perché" deve stare sempre all'inizio di ogni progetto.
    Anche di tipo finanziario, aggiungo io.

    2 - Il metaverso è solo spazzatura.
    Non ci si può relazionare con le persone solo tramite uno schermo, perché diventano relazioni tossiche.
    Quando non ci si relaziona fisicamente, si tende a dire cose che in una situazione reale non si direbbero mai.
    Così come Second Life prima e i social network adesso creano conflittualità e discordia, lo stesso accadrà in modo amplificato con il metaverso.
    Provocherà solamente dei problemi.

    Detto (e scritto) questo, anche per questa settimana con la mia 7in7 è tutto.
    Non mi resta che augurarti un sereno week-end.
    Un caro saluto.

    Davide