Ritorna con questa mia
7in7 l'appuntamento mensile con il libro "
La psicologia dei soldi" di Morgan Housel.
Siamo giunti al capitolo numero 6 dal titolo "Eventi di coda".
Un capitolo che deve far riflettere già dal sottotitolo: ci si può sbagliare una volta su due e diventare ricchissimi lo stesso.
Un contenuto numero di eventi può determinare infatti la maggior parte degli esiti.
Molte cose negli affari e negli investimenti vanno proprio così, anche se è difficile farsene una ragione.
I grandi mercanti d'arte del passato lo sapevano già, e operavano come gli attuali fondi d'investimento indicizzati: compravano cioè tutto il possibile, a gruppi interi.
Non singole opere, e non solo quello che piaceva loro.
Poi si fermavano e aspettavano di veder emergere i vincitori.
Probabilmente il 99% delle opere acquistate si rivelava di scarso valore, ma non era un grosso problema se il restante 1% era un Picasso...
Anche la storia di Walt Disney è simile.
Prima di arrivare all'Oscar con gli 83 minuti di Biancaneve e i sette nani, aveva prodotto più di 400 cartoon.
Quasi tutti brevi, quasi tutti apprezzati dal pubblico, ma quasi tutti avevano comunque perso una fortuna.
Biancaneve bastò a cambiare le sorti di Disney Studios, portando in soli 6 mesi gli incassi di tutti gli anni precedenti, appianando i debiti, permettendo di concedere bonus ai dipendenti migliori, e di costruire una una nuova e moderna sede a Burbank,
dove ancora oggi si trova l'azienda.
83 soli minuti di Biancaneve, a fronte delle centinaia d'ore di film prodotti in precedenza.
Tutto ciò che è enorme, redditizio, famoso o influente è così il risultato di un evento di coda.
Un'anomalia, un'eccezione che può essere una su mille o una su un milione.
Alcuni settori che funzionano in questo modo sono facilmente distinguibili, come il mondo del venture capital, ovvero delle startup.
Una su mille ce la fa, potremmo riassumere con una celebre canzone di Gianni Morandi.
La maggior parte delle startup è destinata a fallire, e il mondo consente pochi grandi successi.
Se si cercano rendimenti più sicuri e stabili, è allora opportuno investire nelle grandi aziende quotate, ma attenzione: la distribuzione del successo tra i grandi titoli quotati nel corso del tempo non differisce molto da quella che si riscontra nel
venture capital.
La maggior parte delle aziende quotate sono infatti una fregatura, alcune rendono bene e pochissime raggiungono l'eccellenza.
Proprio queste ultime sono responsabili della maggior parte dei rendimenti del mercato azionario.
Prendendo, ad esempio, l'indice Russell 3.000, che raggruppa le 3.000 società a maggior capitalizzazione di mercato negli USA, vediamo che è cresciuto di oltre 73 volte dal 1980 ad oggi.
E' un rendimento spettacolare, ed è, se vogliamo, la definizione stessa di successo.
Ma il 40% dei titoli quotati nell'indice ha perso almeno il 70% del suo valore nel tempo e non si è più ripreso.
Solo il 7% delle aziende quotate è riuscito ad emergere, rendendo così tanto da bastare e avanzare anche per le altre che non ce l'hanno fatta.
Ciò che negli anni è successo in un "noioso" indice diversificato, è il genere di risultato che ci si aspetterebbe dal venture capital.
Non solo poche aziende sono responsabili di gran parte dei rendimenti del mercato, ma all'interno di quelle aziende si verificano diversi eventi di coda.
La straordinaria crescita di Amazon, ad esempio, è quasi interamente dovuta a Prime e ad Amazon Web Services, che sono di per sé eventi di coda in un'azienda che ha immesso sul mercato centinaia di prodotti sperimentali.
Amazon può permettersi di perdere molti soldi sul Fire Phone, perché sa che saranno più che compensati dalle decine di miliardi guadagnati da AWS.
Gli eventi di coda accorrono in suo aiuto.
L'idea che pochi elementi siano responsabili della maggior parte dei risultati, non è vera soltanto per le aziende che fanno parte del tuo portafoglio di investimenti.
E' una parte importante anche del tuo comportamento come investitore.
Napoleone definiva il genio militare come "l'uomo capace di fare qualcosa di semplicissimo mentre tutti intorno a lui perdono la testa".
E' lo stesso negli investimenti.
Come per i piloti d'aereo, il cui lavoro è "ore e ore di noia inframmezzate da istanti di terrore puro".
E' così anche per chi investe.
Il successo di un investitore è determinato da come reagisce ai singoli momenti di panico, non dagli anni trascorsi a velocità di crociera.
Gli eventi di coda governano ogni cosa.
Saper mantenere la calma nei periodi di tempo durante i quali l'economia è dentro o prossima ad una recessione, proprio come ora, permette di moltiplicare in maniera esponenziale i propri guadagni.
Come?
Continuando ad investire secondo il proprio piano, che piova o che ci sia il sole.
Ci sono allora ambiti e settori nei quali serve essere sempre impeccabili.
Pilotare un aereo o fare il chirurgo, ad esempio.
Altri in cui bisogna essere almeno bravi quasi sempre.
Lo chef di un ristorante, mettiamo.
Gli investimenti, il business e la finanza non funzionano come quei settori: qui nessuno prende sempre le decisioni giuste.
Warren Buffett ha dichiarato nel 2013 di aver posseduto tra i 400 e i 500 titoli nel corso della sua vita, ma di aver guadagnato gran parte del suo patrimonio soltanto con 10 di essi.
Quando prendiamo a modello una persona per i successi che ha ottenuto, non bisogna allora perdere di vista il fatto che questi successi derivano da una piccola percentuale delle sue azioni.
"L'importante non è avere ragione o torto", ha detto una volta George Soros, "ma l'importante è quanti soldi guadagni quando hai ragione, e quanti ne perdi quando hai torto".
Si può avere torto metà delle volte e diventare ricchi lo stesso!