Torna oggi l'appuntamento mensile alla scoperta del libro
La psicologia dei soldi (lezioni senza tempo sulla ricchezza, l'avidità e la felicità).
Nel secondo capitolo, l'autore Morgan Housel porta a riflettere su due facce della stessa medaglia, che influenzano gli investimenti e i nostri pensieri su di essi: fortuna e rischio.
Entrambi esistono, ed entrambi fanno sì che ogni risultato nella vita non dipenda solo dall'impegno individuale.
Ci sono fattori che sfuggono al nostro controllo, e che possono sovrastare l'impatto delle azioni che consapevolmente andiamo a svolgere.
Una storia che ben rappresenta questi concetti, è quella di Bill Gates e del meno conosciuto Kent Evans.
I due erano dei grandi amici, ed entrambi hanno avuto la fortuna di frequentare una delle poche scuole superiori al mondo dotata di un computer negli anni '60-70.
Parliamo di una possibilità su un milione, in quegli anni.
La fortunata combinazione di lungimiranza del corpo docente, e di disponibilità finanziaria per acquistare quel pc, hanno incontrato la bravura, la passione e l'ambizione di Evans e Gates, nonché del loro terzo amico, Paul Allen, che divenne poi il cofondatore
di Microsoft.
Anche Kent sarebbe stato uno dei tre fondatori di questo impero, se solo non fosse morto in un incidente in montagna prima di finire il liceo.
Anche qui, a quell'età, c'è una possibilità su un milione che questo possa accadere.
Per ogni Bill Gates c'è un Kent Evans, finito sul lato opposto della roulette della vita.
Fortuna da una parte, rischio dall'altra.
Il mondo è troppo complesso per pensare allora che il 100% delle nostre azioni determini il 100% dei risultati.
La mente umana tende però a semplificare i concetti, e non ama molto le sfumature.
Così accade che tendiamo ad attribuire il fallimento altrui a decisioni sbagliate, e i nostri insuccessi, invece, al rischio o alla sfortuna.
Un'azienda fallisce perché il suo amministratore delegato non si è impegnato abbastanza?
Gli investimenti sbagliati sono quelli fatti senza pensarci bene?
Le carriere vanno in fumo a causa della pigrizia?
A volte anche sì, senza alcun dubbio.
Ma fino a che punto?
Stabilirlo è difficilissimo.
Gli investitori falliti che hanno preso anche delle buone decisioni, ma sono rimasti vittime del rischio, non finiscono in copertina su Forbes.
Ci finiscono quelli che sono diventati ricchi, magari anche in seguito a decisioni mediocri o avventate, ma che hanno avuto fortuna.
Persone che hanno lanciato la stessa monetina, caduta però su facce diverse.
Non è facile distinguere un colpo di fortuna da una decisione avveduta, credimi.
La linea di demarcazione fra "audace pioniere" e "pazzo incosciente" è una questione spesso millimetrica, e diventa chiara solo col senno di poi.
Più è estremo il risultato, meno è probabile poterlo replicare nella propria vita: ci sono più probabilità di trarre insegnamenti utili cercando di individuare, piuttosto, le tendenze generali.
E' difficile, se non impossibile, emulare allora il successo di Warren Buffet negli investimenti, perché i suoi risultati sono così estremi che sicuramente anche la fortuna ha giocato un ruolo cruciale.
E la fortuna non si può emulare...
Citando Bill Gates: "Il successo è un cattivo maestro, seduce le persone intelligenti e le convince che la sconfitta sia impossibile".
Quando le cose vanno estremamente bene bisogna ricordarsi che non siamo perfetti e invincibili.
Riconoscere che la fortuna ha giocato un ruolo chiave nei momenti di successo significa anche ammettere l'esistenza dell'altro lato della medaglia, cioè quella del rischio, che può cambiare la nostra vita e le nostre cose con altrettanta rapidità.
Anche l'insuccesso può essere un cattivo maestro, perché induce le persone intelligenti a pensare di aver preso delle pessime decisioni, quando si è magari trattato solo di sfortuna.
Il segreto è allora quello di organizzare le proprie risorse finanziarie in modo tale che un investimento sbagliato non possa condurci sul lastrico, così possiamo continuare nella nostra attività finché la sorte non volgerà di nuovo al
sereno.
Niente è quindi buono o cattivo, come può sembrare a primo acchito...