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www.davideberto.it2025-05-18
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    Come dico sempre, l'orizzonte temporale, ossia il tempo a disposizione dell'investitore e del suo investimento, dev'essere coerente con il potenziale rapporto rischio/rendimento sul quale ci si posiziona.
    Qualche mese? Sul mercato monetario o meglio ancora in liquidità.
    Qualche anno? Sul mercato obbligazionario.
    Diversi anni? Inevitabilmente sul mercato azionario.

    Sembra però esserci un affidabile indicatore in grado di accorciare clamorosamente i tempi entro i quali portare a casa dei guadagni investendo, come si deve, in borsa.
    Dal 2010 ad oggi, i media hanno parlato di "mercati in tumulto" per ben 103 volte.
    In media una volta ogni mese e mezzo circa.
    Chi fosse entrato sul mercato in quel preciso "momento di tumulto", avrebbe realizzato un risultato positivo dai suoi investimenti entro un anno nel 100% dei casi.
    Con una performance media oltretutto molto elevata.

    Occorre premettere che, dal 2010 ad oggi, nonostante correzioni anche piuttosto violente, le borse non hanno attraversato fasi ribassiste prolungate, in presenza delle quali la statistica ne sarebbe uscita certamente più sporca.
    Detto questo, il dato è quanto meno curioso.

    Se il premio Nobel per l'economia Richard Thaler raccomanda sempre di spegnere la televisione quando i mercati sono in crisi, per evitare di fomentare dannose reazioni emotive, forse in realtà quella tv bisognerebbe tenerla accesa.
    Per fare però semplicemente il contrario...

    Ti auguro una buona lettura.  
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    1 - RISPARMI: LA LEZIONE DELLA CRISI

    Il 2022, ormai è ben chiaro, si sta presentando come un anno piuttosto complicato per risparmi e investimenti.
    I primi sono insidiati dalla crescente inflazione, che riduce di molto il potere di acquisto delle somme lasciate sui conti correnti; i secondi stanno conoscendo forti contrazioni nel loro prezzo, siano essi investimenti in azioni che anche in obbligazioni. 
    Uno scenario di questo tipo non fa altro che accentuare la vulnerabilità finanziaria di molti italiani, mettendo in luce le scarse competenze nel gestire, anche emotivamente, momenti come quello che stiamo vivendo. 
    L'aumento del costo della vita parte dalla base, con il rialzo delle materie prime e degli energetici, che a catena si ribaltano sui servizi e sui prodotti finiti, oltre che ovviamente sulle bollette.
    Non si salva nulla.
    Schivare questa ondata è praticamente impossibile: bisogna allora trovare gli strumenti giusti e trarre le giuste lezioni da questo momento di difficoltà.
    Vediamo assieme cosa si può fare.

    1. NON SUL CONTO CORRENTE
    Lo dico da tempo, anzi, lo dico da sempre: il conto corrente non può essere considerato un parcheggio a tempo illimitato delle proprie risorse finanziarie eccedenti.
    E' giustissimo tenervi un piccolo "tesoretto" per le spese impreviste, e tenervi anche le somme che si prevede di spendere nell'arco di uno, massimo due anni.
    Ma non di più.
    L'italiano medio non la pensa invece così, e si trova ora in balia dell'inflazione che riduce in maniera importante il potere di acquisto dei suoi sudati risparmi.
    L'unico modo per far fronte a tutto ciò che è e che verrà, è investire.
    Certo, con metodo, con strategia e con oculatezza. 

    2. NO PANIC!
    Vendere in un momento di perdita e di panico è il più grave errore che un investitore possa commettere, perché è una condanna a concretizzare la perdita e porta a precludersi la possibilità di cavalcare il probabile, successivo rimbalzo e recupero.
    La storia dei mercati finanziari insegna che, dopo ogni crollo, le borse si riprendono.
    E' solamente questione di tempo, e spesso la velocità della ripresa è direttamente proporzionale alla violenza della caduta.
    Le posizioni strategiche, di lungo periodo, non sono da mettere in discussione e vanno quindi mantenute. 
    Si può ragionare invece sull'opportunità di rivalutare scelte tattiche, come possono essere quelle geografiche o settoriali, ma sempre parlandone con il proprio (spero bravo) Consulente Finanziario di fiducia, assolutamente evitando pericolosi colpi di testa!

    3. ATTENZIONE ALLE CHIMERE
    Negli anni recenti le criptovalute hanno conosciuto un vero e proprio boom, specialmente dopo la pandemia.
    Hanno attirato l'interesse di una vastissima platea di acquirenti, spesso privi di un'adeguata conoscenza del settore e inconsapevoli dei rischi che si celano dietro questi strumenti.
    Non è tutto oro quello che luccica: il mondo delle cripto è stato recentemente investito da un violentissimo crollo, molto più intenso e profondo di quello dei tradizionali mercati finanziari.
    Emblematico è stato il caso di "Luna", uno dei più promettenti players del settore, passata dai 66 centesimi del 2021 ai 120 $ di Aprile 2022 quando tutti (o quasi) volevano entrarvi.
    Poi praticamente scomparsa un mese fa.
    Luna è crollata e rimasta su valori inferiori a 1 $, a causa di massicce vendite e per l'attivazione di algoritmi di sistema che l'hanno definitivamente affossata.
    Chi vi aveva investito anche solo pochi giorni prima, si è trovato con un pugno di mosche in mano a una velocità tale che ha reso praticamente impossibile il salvataggio.
    Quello delle cripto è ancora un mondo nuovo, scarsamente regolamentato, che vive delle altalenanti aspettative che il mercato vi ripone. 
    Allora, senza nulla togliere alle potenzialità future di questi strumenti, il comune investitore dovrebbe starsene alla larga, lasciandoli manovrare a chi ha (forse) le competenze per farlo.
    A volte prendere certi treni, rivelatesi poi sbagliati, può far male.
    Molto male.
    Meglio perdere un treno che perdere tutti i propri risparmi, non trovi?

    Queste 3 sono solo alcune delle considerazioni che si possono fare per arrivare a una gestione oculata dei propri risparmi e investimenti, soprattutto in un momento complicato come quello attuale.
    Una cosa è certa: rimanere fermi non produrrà risultati soddisfacenti, come non l'ha mai fatto finora.
    Anzi, con l'inflazione che ha ripreso a galoppare dopo quasi 30 anni di immobilismo, rimanere fermi produrrà solo una certa e sostanziosa perdita di valore.  
    Anche muoversi in maniera sconclusionata porta però a dei rischi concreti. 
    La scelta più giusta da intraprendere, allora, è fare passi misurati e ragionati, facendosi accompagnare lungo la strada da un (bravo) Consulente Finanziario.
    Cercando sempre di dare un nome ai soldi, per gestirli di conseguenza al meglio.
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    2 - LO STATO DI SALUTE DEI REDDITI IN ITALIA

    I dati OCSE, aggiornati al 2020, raccontano che tra il 1990 e il 2020 il reddito medio degli italiani non solo non è salito, ma è addirittura sceso quasi del 3% (-2,9% per la precisione).
    Il nostro non è proprio pertanto un "Bel Paese" sotto questo aspetto, bensì l'unico paese europeo ad aver subito un calo nel reddito in questi lunghi 30 anni.
    Pensa che la Spagna, penultima e primo paese davanti al nostro in questa classifica, ha registrato un aumento, seppur contenuto, del 6,2% nello stesso periodo.
    Fa invece impressione la crescita del reddito medio in alcuni paesi dell'Europa centrale e dell'est.
    Paesi come la Lituania (+276%), l'Estonia (+237%), la Lettonia (+200%), la Slovacchia (+129%) e la Repubblica Ceca (+112%), hanno visto i redditi medi addirittura triplicati o, quanto meno, raddoppiati.
    D'accordo, partivano da una base di redditi molto bassi e il loro reddito medio rimane tuttora inferiore al nostro, però...

    Ma di quanto parliamo in soldoni?
    l'OCSE ha rivelato che nel 2020 il reddito medio in Italia era pari a circa 35.150 €, dopo aver subito un importante calo rispetto all'anno precedente quando si attestava a circa 37.300 €.
    Questa cifra, che può sembrare alta, si riferisce in realtà al reddito lordo, e occorre sempre ricordare che in Italia, di tasse sul lavoro, ne paghiamo parecchie.
    Sempre l'OCSE stima infatti un cuneo fiscale del 46,5% sui nostri redditi in Italia, un livello tra i più alti in Europa.
    Come potrai ben immaginare, i redditi più alti sono concentrati nei paesi del nord Europa (Norvegia, Danimarca, Finlandia...).
    Qui i redditi medi viaggiano tra i 43.000 e i 53.000 €, per non parlare dei dati di piccole realtà come il Lussemburgo, l'Islanda e anche la vicina Svizzera, dove i redditi medi si innalzano addirittura oltre i 60.000 €.
    Certo, il costo della vita è sicuramente più alto rispetto a quello italiano, però intanto...
    In ogni caso, anche i dati dei nostri vicini surclassano i nostri: Francia, Austria e Germania si collocano tra i 42.000 e i 49.500 €.
    In definitiva, ancora non siamo l'ultima ruota del carro, ma lo potremmo diventare presto se i nostri redditi continueranno a ristagnare come in questi ultimi 30 anni.
    Anche perché, a differenza di quanto accaduto negli ultimi tempi, ora l'inflazione corre, e corre veloce (+6,9% su base annua a Maggio), e il Codacons stima che una famiglia italiana dovrà sostenere maggiori spese fino anche a 2.750 € l'anno.

    Oltre ai dati OCSE, ci tengo a segnalarti anche il "JP Salary Outlook", uno studio portato avanti da qualche anno dall'osservatorio JobPricing, società specializzata nello studio del mercato del lavoro e delle dinamiche retributive in Italia.
    Il JP Salary Outlook 2020 ha evidenziato alcune interessanti caratteristiche delle retribuzioni in Italia, come ad esempio:
    - maggiore è la fascia di età, maggiore è il reddito medio;
    - il titolo di studio tende a fare la differenza in merito al reddito percepito;
    - l'inquadramento contrattuale (dirigenti, quadri, impiegati, operai) genera le differenze di reddito più marcate tra i lavoratori;
    - ci sono settori (finanza, utilities, industria...) che pagano in media molto più di altri (agricoltura, edilizia, commercio...);
    - nelle piccole aziende si percepisce un reddito medio inferiore rispetto a quello percepito nelle aziende grandi.
    Dati diversi che mostrano alcune constatazioni ovvie ed altre meno.
    Ricorda sempre che si tratta di dati medi, che, in quanto tali, non possono precisamente rappresentare tutti i lavoratori.
    Si possono sempre infatti trovare dei diplomati che percepiscono un reddito a 5 zeri, così come delle microimprese in grado di riconoscere lauti stipendi ai propri dipendenti o, ancora, dei lavoratori nell'ambito della finanza che prendono un compenso inferiore rispetto a quello di un lavoratore operativo nell'industria.
    Non sono allora cifre per cui deprimersi o, al contrario, sentirsi sollevati.
    E' però giusto, in qualità di lavoratori italiani, conoscere come gira al suo interno il nostro mercato del lavoro, e confrontarlo con quanto accade negli altri paesi.
    Anche perché il reddito, ovvero il guadagno, è il primo necessario passo per poter poi intraprendere il processo di creazione e protezione della propria ricchezza finanziaria.
    Guadagna, risparmia, investi.
    Ed eventualmente, vivi di rendita!
    Per vivere di rendita è necessario prima investire, per investire occorre saper risparmiare, e per risparmiare è necessario ovviamente guadagnare.
    Se manca il guadagno, oppure se quel guadagno è limitato, anche risparmiare e investire è molto più complicato.

    In Italia allora, il problema dei redditi bassi è concreto, ed ora, come detto, l'inflazione ci metterà il suo carico da novanta.
    Sull'inflazione e sullo stato di salute dei redditi in Italia, non possiamo avere influenza o controllo, ma ciò che ci è possibile fare è sicuramente andare ad investire nel nostro capitale umano (ne ho parlato nelle mie 7in7 del 6 e del 20 Maggio), ed eventualmente investire nella nostra impresa o iniziare una nostra attività imprenditoriale.
    Nessuna scorciatoia, questi sono gli unici due modi per guadagnare e per creare ricchezza.
    Il fatto che in Italia i redditi medi siano bassi, dovrebbe spronarci ad aumentare il nostro capitale umano, a specializzarci in ambiti e settori ricercati e ben pagati, ad aggiornare le nostre competenze, a non sentirci mai arrivati e cercare sempre nuovi sbocchi professionali e nuove eventuali opportunità in altre imprese.
    Certo, tutte iniziative che richiedono una buona dose di impegno e costanza, ma sarei un cretino se ti consigliassi di sostituire la prima fase del processo (quella del guadagno), con la terza (quella dell'investimento).
    Non trovi?
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    3 - CROCE E DELIZIA

    ll mercato dei cambi valutari è il più grande e il più liquido del mondo, nonché anche il più imprevedibile.
    Spesso, infatti, le quotazioni delle diverse valute si distanziano, anche per lunghi periodi, dai fondamentali delle economie che rappresentano, e i loro movimenti possono svilupparsi rapidamente e con forte intensità.
    In Italia sono annoverate quasi 48.000 classi di fondi comuni, di cui poco meno di 13.000 sono dichiaratamente hedged, ovvero a cambi coperti.
    Nel restante 73% dei casi non è palesata la strategia valutaria che il gestore segue, e l'investitore fatica a farsi una chiara idea sulla gestione di questa importante componente. 
    Resta il fatto che, alla base del successo o dell'insuccesso di un fondo comune di investimento, molto spesso c'è anche la componente valutaria, che, se da un lato offre la possibilità da dare uno sprint alle perfomance, dall'altro lato può creare più di un grattacapo anche agli operatori più esperti. 

    Neutralizzare l'effetto del cambio sugli investimenti ha un costo, che può aver senso sostenere per investitori molto prudenti o per chi acquista titoli obbligazionari, dove può essere importante la "goccia" della cedola periodica.
    Ha certamente meno senso, invece, ricercare investimenti hedged se si ha un'adeguata propensione al rischio o se si opta per una strategia a PAC, ovvero a Piano di Accumulo del Capitale, poiché essa stessa contribuisce a mitigare i rischi dilazionando l'investimento nel tempo. 
    Scegliendo fondi a gestione attiva, difficilmente ci si pone il quesito del cambio coperto o meno, perché la scelta viene demandata al gestore, chiamato ad assumere man mano le decisioni più opportune per portare rendimento e beneficio agli investitori, senza vincoli a monte sulla gestione dei cambi. 

    Investire in valute diverse dalla propria, nel nostro caso l'Euro, comporta molteplici fattori di cui tener conto: dal bilancio dello Stato di riferimento, alla sua solidità e prospettive di crescita economica, fino all'andamento dei tassi di interesse che possono rendere più o meno attraente un'area valutaria rispetto a un'altra. 
    E' così che è accaduto in questo inizio 2022, con il cambio euro-dollaro che sembra avvicinarsi sempre più alla parità. 
    Servono, in altre parole, sempre meno $ per acquistare 1 €: se un anno fa servivano 1,20 $, adesso ne basta poco più di 1 (1,05 per la precisione).
    Questo rafforzamento del biglietto verde sta avvenendo sia per le tensioni internazionali, sia per il rialzo dei tassi che è già iniziato a Marzo negli Stati Uniti, rendendo più appetibili i titoli di debito in $ rispetto a quelli in €, dove i tassi sono ancora fermi.
    Il dollaro si conferma infatti la valuta rifugio per eccellenza, anticiclica e particolarmente ricercata in tempi di crisi e rallentamento economico come quelli che stiamo vivendo; rimane una delle più richieste dagli investitori, anche perché continua ad essere la principale valuta di riserva mondiale.
    Anche la Cina, principale detentore di riserve valutarie al mondo, deve arrendersi a questa supremazia, visto che non ci sono ancora solide possibilità di diversificazione. 
    Il Dollar Index, che misura la forza o la debolezza del biglietto verde verso il resto delle valute mondiali, quota da qualche settimana attorno a 103 punti, un valore che non si registrava da circa 20 anni. 
    Con un dollaro così forte, la domanda può allora sorgere spontanea: è forse il caso di coprirsi, ora, dal rischio cambio?

    Premettendo che è praticamente impossibile fare previsioni sui cambi, guardando agli anni passati possiamo vedere che le strategie di copertura, nell'ultimo decennio, hanno comportato solo costi e zero benefici, a differenza invece del periodo 2000-2008 in cui, con l'euro più forte, la copertura portò nel tempo a maggiori vantaggi. 
    Il quadro attuale è comunque in chiaroscuro e richiede ancora parecchia prudenza nelle valutazioni.
    Una stabilizzazione del conflitto in Ucraina e la riduzione dell'impatto economico della guerra, potrebbe portare a un rafforzamento dell'euro.
    Ma questa è una storia ancora tutta da scrivere...
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    4 - CINA: OCCHIO AL DEBITO

    La Cina è ancora alla ricerca di un compromesso tra crescita e regole, con le preoccupazioni che derivano dal consistente aumento dell'indebitamento di imprese e privati. 
    I nuovi e recenti lockdown, che hanno esasperato in particolare Shanghai, sono una minaccia anche per l'economia globale: una frenata prolungata del Celeste Impero avrebbe inevitabili impatti su tutto il mondo, date le dimensioni dell'economia, i legami commerciali e il ruolo delle materie prime cinesi. 
    Non va infatti dimenticato che la Cina, da sola, ha contribuito per 1/3 alla crescita del Pil mondiale nell'ultimo decennio.

    Gli economisti delle banche internazionali e il Fondo Monetario Internazionale, hanno recentemente rivisto al ribasso le stime sul Pil cinese, portandolo attorno al 4%, ben lontano dall'obiettivo di Pechino che si attestava ad una crescita del 5,5%.
    L'economia locale è intrappolata da un eccesso di debito di imprese e privati, e dal peso del settore immobiliare. 
    Il debito è servito a sostenere la forte crescita degli ultimi anni, passando dal 90% del Pil nel 2008 all'attuale 160%: un livello doppio rispetto a quello degli Stati Uniti, e superiore anche a quello dell'Eurozona che si attesta al 110%.
    Sommando anche l'indebitamento privato, il debito complessivo sfiora addirittura il 300% del Pil. 
    L'attività immobiliare è invece arrivata al 29%, superando già i livelli raggiunti da Spagna e Irlanda prima dello scoppio della bolla immobiliare.
    Il caso Evergrande, l'importante società di costruzioni che la scorsa estate è sostanzialmente fallita, ha dato un primo assaggio di quanto potrebbe accadere se le tensioni sul mercato immobiliare dovessero proseguire.

    Questi dati stanno diventando una zavorra per l'economia cinese, anche perchè il paese non è ancora riuscito nell'intento di aumentare il Pil ed consumi interni, ulteriormente diminuiti a causa dei lockdown e della politica a tolleranza-zero sul Covid.
    La Cina ha comunque spazio di bilancio per dare un sostegno macroeconomico, e ha già annunciato misure per sostenere i consumi, come sussidi e taglio dei tassi di interesse.
    Con ogni probabilità, Pechino dovrà anche aumentare la regolamentazione finanziaria, per evitare nuove crisi, ed anche questo potrebbe avere un impatto sulla crescita.

    Trovare allora un punto di equilibrio tra la riduzione dei rischi e la spinta all'economia non sarà facile, e tutti gli occhi del mondo sono puntati sul Celeste Impero che continua a rimanere il perno dei mercati asiatici, nonostante tutto.
    Ne parlerò più approfonditamente nella mia prossima 7in7, analizzando l'andamento e le prospettive dei principali listini azionari dell'Asia.
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    5 - 10 SCOMODE DOMANDE

    Il mio ruolo di Consulente Finanziario ruota attorno alla gestione di un asset assolutamente fisico e materiale: i soldi.
    Ma dietro a questo bene ci sono, in realtà, tanti aspetti emotivi e relazionali di cui è importante prendersi cura, per raggiungere i personali obiettivi di ogni cliente.
    Ecco allora 10 domande (alcune scomode e difficili da fare, lo ammetto!) che ogni Consulente dovrebbe porre ai propri clienti.
    Non certo per impicciarsi in maniera frivola, o mettere il naso in faccende private, quanto per poter impostare e personalizzare al meglio il portafoglio d'investimento, cucendolo a misura delle personali esigenze e necessità di ogni cliente.

    1. Sei felice e appagato?
    Domanda da un milione di dollari, per la quale non è utile rispondere in modo standard "sì, certamente!", ma è importante soffermarvisi, per capire quali siano gli ambiti di miglioramento sui quali eventualmente intervenire. 

    2. Come vanno le cose con il/la tuo/a partner?
    Domanda veramente scomoda, ma necessaria per avere una fotografia della reale situazione di ogni cliente, dalla quale potrebbero giungere, nel futuro più o meno prossimo, esborsi finanziari o nodi ereditari da sciogliere per tempo.

    3. Fino a che età pensi di poter vivere? 
    Nessuno credo sia dotato della sfera magica, ma si tratta di un aspetto che non va sottovalutato: il mantenimento del proprio tenore di vita è una delle condizioni chiave del benessere, e per vivere sereni anche nella terza età è necessario essere ben consapevoli e prendere per tempo le decisioni finanziarie o assicurative più adatte alla propria situazione personale. 

    4. A chi vorresti, un domani, lasciare il tuo patrimonio?
    La domanda si può ulteriormente estendere così: vorresti lasciarlo a qualcuno che se l'è meritato e guadagnato, o a qualcuno che ne ha la necessità?
    Hai già pensato a come realizzare queste tue volontà? 

    5. I tuoi figli vorranno sempre vivere nell'abitazione in cui vivi tu? 
    La casa è generalmente l'asset di maggior valore per le famiglie italiane.
    Bisogna pensare per tempo anche a questo aspetto, senza dare per scontato che ciò che conta per noi, conti anche per i nostri figli, i quali potrebbero non sentire un particolare legame con la casa di origine, preferendo così un domani trasferirsi altrove.

    6. I tuoi figli sono davvero in grado di portare avanti la tua attività? 
    Se la risposta è no, non lasciargli un problema da gestire quando non ci sarai più.
    Non sentirti nemmeno amareggiato se dovesse accadere: non è detto che le tue passioni siano anche le loro, ed è giusto che i figli seguano la loro strada, senza per forza dover accontentare le aspettative dei genitori.

    7. Se resti invalido o non autosufficiente, chi si prenderebbe cura di te? 
    Anche in questo caso è bene non mettere la mano sul fuoco per gli altri, o dare per scontato che il partner o i figli si prenderebbero tale onere.
    Esistono forme di tutela anche contro questi rischi, sempre più frequenti nella nostra longeva società.
    Il Consulente Finanziario può guidarti nella loro conoscenza e nella scelta dello strumento migliore per te.

    8. Vuoi diventare ricco, o hai piuttosto paura di diventare povero? Che rapporto hai con il denaro? 
    Capire la personale relazione di ogni cliente con il denaro, è uno dei passaggi fondamentali per costruire una consulenza che tenga conto anche di questi aspetti prettamente emotivi.
    Aspetti che determinano il punto di vista da cui ognuno guarda ai propri investimenti e ai saliscendi dei mercati.

    9. Quante e quali delle tue spese mensili sono in realtà superflue? 
    Ecco un'altra domanda scottante!
    Non viene posta per giudicare, ma per riflettere e prendere consapevolezza sulle dinamiche delle entrate e uscite economiche di ognuno, e per valutare se alcune spese voluttuarie possono essere destinate ad altro, come ad esempio a un Piano di Accumulo del Capitale (PAC) in ottica pianificatoria.
    Il tutto, sempre tenendo presente a mente che ciò che è superfluo per una persona, magari non lo è per un'altra.
    La risposta a questa domanda è pertanto assolutamente soggettiva e personale, e non deve portare alcun giudizio da parte del Consulente.

    10. Di cosa hai davvero paura?
    Le risposte, anche qui, sono assolutamente soggettive.
    Paura della morte, paura della povertà, paura di non lasciare abbastanza a chi rimane dopo di noi: per ogni paura c'è una soluzione razionale, ed è possibile far lavorare i propri risparmi per esorcizzare le proprie paure.
    Parlarne serve a mettere a fuoco le possibilità di azione e di pianificazione, così che ogni cliente possa sentirsi tutelato e sereno negli aspetti per lui più importanti. 

    Naturalmente queste domande non verranno mai poste come un interrogatorio serrato!
    Sicuramente capiterà di farle, qua e là, nel corso della relazione fra cliente e Consulente. 
    Non pensare allora che il tuo Consulente voglia essere invadente, ma considera che si sta prendendo davvero a cuore la tua situazione, per mettere in atto le strategie più adatte a soddisfare le tue personali esigenze.
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    6 - UN PASSO NELLA STORIA: WARREN BUFFETT E LA SUA BERKSHIRE HATHAWAY

    Il 10 Maggio del 1965, Warren Buffett rilevò una decotta azienda tessile del New England, la Berkshire Hathaway.
    La carriera del più famoso investitore del mondo, cominciò con un errore "sapevo che il tessile fosse in crisi, ma mi decisi all'acquisto perché il prezzo era molto conveniente...".
    In effetti, la filosofia di investimento appresa dal suo maestro Benjamin Graham, padre del value investing, orienta decisamente la preferenza per le aziende con un prezzo, in quel preciso istante, inferiore rispetto al loro reale valore.
    Il prezzo della Berkshire era molto conveniente in rapporto al valore dei suoi asset, ma del tutto scollegato alle sue prospettive di redditività.

    A dispetto di quel primo errore, Buffett trasformò poi l'azienda in una vera e propria holding finanziaria, diventando così per tutti "l'oracolo di Omaha", la città del Nebraska dove nacque il 30 Agosto del 1930.
    La sua filosofia di investimento è limpida e quasi disarmante nella sua semplicità: studia bene i numeri dell'impresa nella quale intendi investire, valutane il settore, la qualità del management e le prospettivi degli utili.
    Accertati poi che il prezzo di acquisto sia in quel momento scontato.
    Così presentato, il successo finanziario può apparire alla portata di molti.
    Basterebbe studiar bene alcune aziende e concentrare i propri investimenti su quelle che superano l'esame.
    Ma le regole di Buffett vanno completate con il suo portafoglio, e con il suo genio.
    Investire importi rilevanti in rilevanti partecipazioni, e inserire uomini di fiducia nei board o nel management dell'azienda acquisita.

    Pensa che nel primo trimestre 2022 la sua Berkshire ha acquistato azioni per oltre 51 miliardi di $.
    Le operazioni sono state fatte nell'ambito assicurativo (11,6 miliardi per accaparrarsi il gruppo Alleghany), nel settore del gaming (Activision Blizzard) e nell'industria petrolifera (Occidental Petroleum e Chevron).
    Ma Berkshire ha anche recentemente aumentato la sua partecipazione nel colosso dei computer HP.
    Il tutto non di certo rivolto ad un'ottica speculativa, ma bensì di più lungo periodo nonostante la sua non più giovane età.
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    7 - POTENTI MOTORI DEL CAMBIAMENTO (2di2)

    Nella mia 7in7 di Venerdì 3 Giugno, ho iniziato a parlarti dei primi tre potenti motori del cambiamento di lungo termine: sicurezza alimentare, boom delle batterie, rischi informatici.
    Concludo oggi l'analisi presentandoti altri 3 Megatrend da tenere bene a mente per i tuoi investimenti presenti e futuri.

    1. IL LEGNO
    Si tratta di una materia prima utilizzata da oltre 10.000 anni, che sta oggi conoscendo un rinnovato interesse, visto che risulta essere particolarmente sostenibile. 
    In Francia, ad esempio, già vige l'obbligo di realizzare gli edifici pubblici almeno per il 50% in legno o materiali naturali, mentre le nuove strutture che nasceranno a Parigi per le Olimpiadi del 2024 dovranno essere interamente in legno.
    Contrariamente a quanto si può pensare, infatti, il legno è un materiale ignifugo, e può resistere al fuoco fino a due ore. 
    Quando arriva a bruciare, poi, lo fa in maniera lenta e uniforme, a differenza di alcuni metalli che fondono velocemente e possono causare improvvisi cedimenti strutturali. 
    Il legno permette inoltre di ridurre costi ed emissioni, visto che il suo assemblaggio in cantiere risulta essere molto più rapido dell'edilizia tradizionale. 
    Il potenziale del legno si espande anche al settore degli imballaggi, dei tessuti, degli ingredienti alimentari e dei prodotti per l'igiene.
    Infine, oltre al suo utilizzo come materiale, risulta essere vitale perchè "cattura" e trattiene l'anidride carbonica, riducendo l'effetto serra e il surriscaldamento globale, caratteristiche sempre più preziose per la vita sulla nostra Terra.

    2. IL METAVERSO
    Si tratta di un ambiente virtuale condiviso, dove il mondo fisico e quello digitale si fondono grazie all'utilizzo della realtà virtuale e aumentata.
    Già oggi è possibile fare acquisti provando gli abiti nei camerini digitali comodamente da casa propria, o giocare con videogames che fanno comparire demoni e guerrieri nel salotto di casa.
    Si può lavorare e socializzare come avatar, in un mondo digitale tridimensionale che si sovrappone al nostro.
    C'è chi compra casa e si sposa nel metaverso!...
    La spinta decisiva allo sviluppo di questa tecnologia sta venendo dalla diffusione della connettività 5G e di dispositivi elettronici (telefoni, cuffie, smartphone...) sempre più piccoli e smart.
    La pandemia ha poi accelerato lo sviluppo delle interazioni virtuali, rendendo le persone più propense a questa nuova modalità di relazionarsi.
    Secondo una ricerca di Bloomberg, il mercato del metaverso, per molti di noi (anche per me) ancora poco comprensibile, potrebbe espandersi fino all'impressionante cifra di 800 miliardi di $ di giro d'affari nel 2025.
    E' un mondo che coinvolge diversi settori: l'hardware per la connettività, i software per lo shopping, il lavoro, l'istruzione e la socializzazione, i sistemi cloud per lo stoccaggio e la condivisione dei dati, fino alle nuove infrastrutture necessarie a migliorare le reti e la velocità di connessione. 

    3. DIAGNOSTICA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
    Con lo scoppio della pandemia da Covid-19 la diagnostica ha assunto un ruolo centrale. 
    La perdita di gusto e olfatto è stata identificata rapidamente come uno dei sintomi chiave, grazie ai computer che hanno analizzato e messo in correlazione i dati di milioni di persone raccolti dall'app Zoe. 
    Ma il potenziale dell'intelligenza artificiale nel campo della diagnostica va ben oltre la pandemia.
    Le macchine hanno imparato, ad esempio, a riconoscere il tumore al seno con un'accuratezza paragonabile a quella umana, dopo aver immagazzinato e analizzato migliaia di ecografie. 
    Queste tecniche diventeranno sempre più importanti per raggiungere zone remote o in via di sviluppo, dove c'è carenza di personale medico, permettendo così diagnosi precoci e il miglioramento delle prospettive di cura e di guarigione, oltre al contenimento di possibili epidemie, se precocemente riconosciute.

    Insomma, come potrai ben comprendere, il mondo è in continua e rapida evoluzione.
    Nuovi settori e, di conseguenza, nuovi possibili ambiti d'investimento sono sempre in rampa di lancio.
    Conoscere quanto prima tutto questo è sicuramente importante (anche) per poter gestire al meglio il proprio patrimonio.
    Ricorda allora sempre che è di fondamentale importanza INVESTIRE GUARDANDO AL FUTURO!
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    Voglio concludere oggi questa mia 7in7 condividendo due brevi spezzoni tratti da due diverse interviste che ho recentemente letto.
    La prima intervista è stata fatta a Horacio Pagani, fondatore della Pagani Automobili e inventore di supercar come la Pagani Zonda e la Huayra.
    Mi è piaciuto molto quando Horacio ha detto "da operaio ho imparato il rispetto delle gerarchie e dei colleghi, e mio padre fornaio mi ha insegnato che il cliente non è quello che viene la prima volta, ma quello che ritorna".

    La seconda intervista vede invece come protagonista Patrizio Bertelli, a capo, con la moglie Miuccia Prada, del gruppo Prada.
    L'intervistatore, quasi al termine delle sue domande, chiede a Bertelli "vi siete quotati in Borsa nel 2011 (Prada è quotata ad Hong Kong), consiglia la quotazione?".
    La risposta di Bertelli è stata "sì, perché la Borsa obbliga a gestire l'azienda in un modo completamente diverso, ordinato. Che non vuol dire che prima fosse disordinato, ma secondo dei principi che ti costringono a riflessioni su tutto il processo della gestione".

    Detto e scritto questo, ti auguro un sereno fine settimana.
    Un caro saluto,

    Davide