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www.davideberto.it2024-10-11
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    Quando dico che sui mercati finanziari non si dovrebbe mettere 1 €, se prima non si ha chiarezza in merito al tempo a disposizione per quel preciso investimento, non sto ripetendo un ritornello comodo per mettere le mani avanti.
    Semplicemente sto ricordando che investire senza la giusta consapevolezza è un pò come guidare di notte a fari spenti.
    Non c'è il rischio, bensì la certezza, di andare a sbattere e di farsi del male.
    Questo dolore lo stanno provando, negli ultimi tempi, tutti quelli che sono recentemente entrati nei mercati, non solo azionari, con garibaldina leggerezza, nella convinzione che il prolungato rialzo di molti listini potesse consegnare loro performance facili e rapide.

    Lo ribadisco ora in un periodo in cui lo sport preferito da molti è "fuori da tutto, stai liquido, e quando le acque si calmeranno, torneremo a ragionarci su": l'economia reale rappresentata dal mercato azionario, e pertanto da aziende quotate in borsa, è (e sarà sempre) il mezzo attraverso il quale raggiungere i migliori risultati.
    Allo stesso tempo, salire su questo mezzo con convinzioni, modi, tempi e importi sbagliati, senza aver chiara la differenza tra investire e scommettere, senza gli opportuni aggiustamenti e alleggerimenti che devono esserci man mano che ci si avvicina all'obiettivo prefissato, può ben trasformare il mercato azionario nel posto giusto dove polverizzare ricchezza.

    Se hai tempo (o se non hai tempo), ci sono asset class che automaticamente fanno parte (o non fanno parte) del tuo universo investibile.
    Ricordalo sempre.

    Ti auguro una buona lettura.
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    1 - SAGGEZZA SENZA TEMPO PER I MERCATI ODIERNI

    L'elevata volatilità di queste settimane impone di ricordare una delle regole d'oro di chi opera sui mercati: tenere i nervi saldi ed evitare decisioni avventate.
    Questa volta voglio provare a ragionare sul tema facendomi aiutare da alcuni personaggi particolarmente noti.
    Seguimi.

    Se saprai mantenere la calma quando tutti intorno a te la perdono, tua sarà la terra e tutto ciò che è in essa (tratto dalla poesia "Se", di Joseph Rudyard Kipling).
    Autocontrollo, pazienza e disciplina.
    Anche questa classica correzione passerà.
    Fino a quel momento, fondamentale è non perdere di vista i propri personali obiettivi.

    Le 4 parole più costose sono: "questa volta è diverso" (Sir John Templeton).
    Ogni correzione di mercato fa nascere racconti di sventura inediti e drammatici, ancora di più in un contesto di guerra.
    Eppure, come Sir Templeton sapeva bene, le economie sono resilienti.
    I mercati sono senza cuore e sanno muoversi prima di quanto si pensi.

    Il problema principale dell'investitore, e persino il suo peggior nemico, è probabilmente lui stesso (Benjamin Graham).
    Il padre dell'analisi finanziaria era un esperto di finanza comportamentale prima ancora che questa disciplina nascesse.
    Fa tesoro del suo monito.
    Non puoi controllare il comportamento dei mercati, ma puoi controllare il tuo comportamento.

    Chi non fallisce non si arricchisce.
    Questo proverbio si adatta perfettamente al mondo degli investimenti: sopportare transitorie difficoltà, come la correzione a cui stiamo assistendo, è il prezzo da pagare per ottenere importanti rendimenti nel lungo termine.

    Compro titoli a basso prezzo quando nessuno li vuole. Li tengo fino a quando salgono e tutti vogliono averli (Hetty Green).
    Nata nel 1834, la parsimoniosa Hetty Green si cuciva i titoli all'interno dei vestiti per riscaldarsi.
    Acquistava con freddezza durante le crisi, e alla sua morte, nel 1916, il suo patrimonio aveva raggiunto circa 100 milioni di $ (2,6 miliardi di € oggi).

    Il futuro non è mai chiaro e il consenso euforico sul mercato azionario si paga a caro prezzo (Warren Buffett).
    Il migliore investitore della storia sa che i rimbalzi dei mercati tendono a essere più robusti nella fase iniziale, quando il sentiment è al minimo.
    Bisogna acquistare prima che l'incertezza venga meno e i mercati salgano alle stelle.

    Il mio approccio alla vita: spingersi dove gli altri non osano avventurarsi (Mario Gabelli).
    Il consiglio di vita dell'investitore italo-americano si applica perfettamente alla situazione attuale dei mercati.
    Non lasciarti influenzare dalle paure degli altri.

    E infine ancora Kipling: se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, e tenere duro quando in te non c'è più nulla se non la volontà che dice loro: tenete duro!
    Le contrazioni più importanti finiscono in genere quando il futuro sembra più cupo che mai.
    Mantieni la calma: la ricompensa è dietro l'angolo.
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    2 - E' SEMPRE IL MOMENTO DEI COMPORTAMENTI PERFORMANTI

    Ricordati sempre: non sono mai mancate, e mai mancheranno, le occasioni utili per far performare meglio i nostri risparmi!
    Eccoti di seguito un semplice esempio con un "banale" Piano di Accumulo del Capitale (PAC).

    Un PAC strutturato con un versamento di 1.000 $ ogni mese sull'indice azionario America S&P500, negli ultimi 20 anni avrebbe fornito un tasso annuo medio di rendimento del 9,94%, contro una performance dell'indice pari al 7,33%, sempre media annua.
    Per un PAC iniziato a Marzo 2002, avremmo ottenuto un capitale pari a 712.000 $ al 31 marzo 2022, a fronte di investimenti per 240.000 $ (1.000 x 12 mesi x 20 anni).

    E se avessi aumentato il PAC, nel corso degli anni, al verificarsi di alcune correzioni del mercato?
    Se l'indice di riferimento fa registrare una discesa maggiore del 10%, raddoppio il versamento da 1.000 a 2.000 $ al mese.
    Se l'indice registra una perdita superiore al 20%, vado a triplicare il versamento nel PAC, da 1.000 a 3.000 $.
    Se l'indice registra invece una perdita superiore al 30%, moltiplico per 6 il mio versamento.
    Dopo il 2009-2010 non si sono più verificate "occasioni" da x6.
    Ma abbiamo un bel x3 nel Marzo del 2020.
    Risultato?
    Su 391.000 $ complessivamente investiti, avrei ottenuto un capitale totale di 1.385.000 $, ottenendo in questo modo un tasso annuo medio di rendimento del 10,78%.

    Che dire...
    Investire 1.000 $ ogni mese non è certo per tutti, ma certamente si è trattato di una bella politica anti-inflazionistica!
    Perché c'è qualcuno che dice "quando i mercati salgono...sono sereno, quando invece scendono...sono felice!".
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    3 - L'ESCALATION DEGLI STIPENDI D'ORO

    Nemmeno la pandemia è riuscita a mettere un freno alla continua ascesa degli stipendi dei top manager, che in tutto il mondo incassano cifre da capogiro.
    Un esempio, per iniziare, è quello di Carlo Tavares, ceo di Stellantis, che nel 2021 ha portato a casa 19 milioni di €.
    Una cifra che è stata definita "scioccante" dalla classe politica e dall'opinione pubblica francese, con il presidente Macron a sostenere la necessità di una nuova governance a livello europeo, imponendo un tetto agli emolumenti dei manager.
    Una riflessione giusta, specialmente se consideriamo l'inflazione galoppante che sta mettendo a dura prova la capacità di spesa dei lavoratori dipendenti, i cui stipendi non si adeguano certo con uno schiocco di dita...

    A monte, ci sarebbe da interrogarsi sui meccanismi che portano a retribuzioni milionarie per certi ruoli chiave: cerchiamo allora di capire meglio come funziona questo mondo dorato.  
    La parte fissa dello stipendio dei top manager è solitamente molto contenuta, mentre decisamente maggiore è la quota variabile, legata agli effettivi risultati di impresa.
    Non sono comunque premiati i comportamenti poco lungimiranti, che puntano a tagli troppo onerosi e ad investimenti troppo rischiosi: i bonus, infatti, sono spesso dilazionati nel tempo, e quasi sempre erogati sottoforma di azioni vincolate o stock options, per tener conto del reale andamento dell'azienda e per incitare i manager a lavorare con un'ottica di medio-lungo periodo.

    Nell'esempio di Tavares, l'89% del suo stipendio dello scorso anno è dovuto alla positiva performance aziendale, con l'aggiunta di bonus e premi variabili.
    Innegabile che nel 2021 Stellantis abbia triplicato il suo utile rispetto al 2020, in un contesto non certo facile per il mondo dell'auto.
    D'altro canto non si può nemmeno ignorare come Tavares abbia incassato 19 milioni di € a fronte di un fatturato di 152 miliardi, mentre il suo omologo in Volkswagen, Herbert Diess, ha ricevuto un compenso di oltre 8 milioni, a fronte di vendite quasi doppie rispetto a Stellantis, pari a 250 miliardi. 
    Gli altri Ceo di case automobilistiche, come Renault, si attestano a meno di 5 milioni di euro. 
    Insomma, Tavares è nell'olimpo degli eletti, privilegiato tra i privilegiati, e gli azionisti non mancano di interrogarsi su queste voci di spesa, chiedendosi anche se certi compensi siano socialmente accettabili, specialmente quando i grandi gruppi procedono con ristrutturazioni aziendali e taglio dei posti di lavoro.
     
    Non mancano di far sentire il loro disappunto anche i fondi sovrani ed internazionali, come Norges Bank e Allianz Global Investors.
    Partecipando ai consigli di amministrazione delle grandi aziende in cui investono, spesso hanno espresso voto contrario proprio alle proposte di remunerazioni dei top manager, evidenziando come l'attuale politica degli emolumenti non risponda affatto a criteri di sostenibilità. 

    Se allarghiamo però lo sguardo, troviamo cifre anche molto più alte di quelle erogate al top manager di Stellantis, specialmente nell'ambito hi-tech americano.
    Mary Barra, ceo di General Motors, ha intascato 22 milioni di $ nel corso del 2021. 
    Tim Cook, ceo di Apple, ha guadagnato 99 milioni fra stipendio base, azioni e altri compensi. 
    David Zaslav di Discovery è tra i primi in assoluto, con uno "stipendio" di 247 milioni di $.
    Poco sotto troviamo Andy Jassy di Amazon con 213 milioni, e Pat Gelsinger di Intel con 179 milioni.

    Guardando al nostro bel paese, è la finanza a fare la parte del leone, con gli amministratori delegati delle grandi banche e compagnie assicurative quotate a Piazza Affari che guadagnano più di tutti. 
    Anche quest'anno lo stipendio del ceo di Unicredit, Andrea Orcel, è finito sotto i riflettori.
    Nominato ad Aprile, ha incassato 6,7 milioni di €, vale a dire più di 120 volte il salario medio dei dipendenti del gruppo.
    A lamentarsi pubblicamente dei compensi annuali, pochi giorni fa, è stato invece Alfredo Altavilla, presidente esecutivo di Ita, ex Alitalia, ritenendo non adeguato alle sue capacità manageriali il fisso di 400mila € lordi, cui se ne possono aggiungere altrettanti di parte variabile. 
     
    Insomma, il tema è di grande attualità, e le spinte ad intraprendere una linea più sostenibile arrivano da diverse parti.
    Resta da capire se la pressione politica, finanziaria e dell'opinione pubblica sarà sufficiente a ricondurre certi compensi, oggettivamente astronomici, entro binari di ragionevolezza.
    Intanto l'udito dei top manager sembra piuttosto scarso in tal senso...
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    4 - I RICORRENTI FALSI MITI SULLA PREVIDENZA ITALIANA

    “Le donne ricevono pensioni di gran lunga più basse di quelle degli uomini”
    “Più della metà delle pensioni è inferiore ai 1.000 € al mese”

    Queste sono le due affermazioni più diffuse quando si parla comunemente di pensioni in Italia. 
    Ma sarà proprio così?
    Oggi le voglio analizzare per te, grazie anche ai dati recentemente pubblicati nel 9° Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale Italiano. 

    Il concetto di gender gap, per indicare la disparità di trattamento tra uomini e donne, è sempre più centrale in ogni ambito, e quello pensionistico non fa eccezione. 
    Il Rapporto evidenzia che le donne sono circa la metà dei pensionati italiani, ma percepiscono il 44% delle somme complessivamente erogate. 
    Considerando il numero di pensionate, il reddito pensionistico annuo medio arriva a 16.233 €, contro i 22.151 degli uomini. 
    L’affermazione sembrerebbe quindi confermata! 
    Il gap pensionistico, però, non nasce nel giorno in cui si calcola la pensione.
    Riflette invece pienamente l’andamento del mercato del lavoro italiano, con tassi di occupazione femminili pari al 49%, contro il 67% medio degli uomini, nel 2020. 
    Al Sud il divario aumenta, con solo una donna su 3 che risulta essere lavoratrice. 
    Anche i livelli di carriera, le diverse retribuzioni a parità di mansioni, e le carriere più discontinue, vedono le donne purtroppo sfavorite.
    Occorre quindi partire da qui, migliorando oggi la condizione lavorativa femminile, per vederne il riflesso anche un domani, sulle pensioni. 

    Passando all’importo delle pensioni, dobbiamo partire dai dati. 
    In Italia, nel 2020, sono state erogate quasi 23 milioni di prestazioni pensionistiche, ma i pensionati totali sono molti meno: 16 milioni di persone. 
    Questo accade perchè un soggetto può percepire anche più di una prestazione pensionistica, e infatti la media in Italia è di 1,4 pensioni per pensionato.
    Le prestazioni sotto i 1.000 € sono allora circa 14,5 milioni sul totale, ma vengono percepite da una platea di 6 milioni di pensionati.
    Ognuno ne ha almeno due, insomma!
    Se dividiamo i 307 miliardi di € erogati nel 2020 per le 23 milioni di prestazioni, otteniamo sì un importo lordo di 1.000 € o poco più, ma se lo dividiamo, più correttamente, per il numero dei pensionati, ecco che otteniamo un importo medio pro capite di 1.475 € lordi (1.207 netti). 
    Volendo affinare ulteriormente questo dato, ci sarebbe da tener conto che che circa 671mila pensionati sono under 40 (orfani, invalidi…), e quindi non si tratta di pensioni da lavoro, ma di pensioni assistenzialistiche, così come altre forme di prestazioni che l’INPS eroga come forma di sostegno sociale, non correlate pertanto al versamento di una contribuzione lavorativa.

    Comunicare questi dati in un modo errato, scatena nella popolazione una serie di emozioni e sensazioni negative. 
    In particolare può generare un senso di sfiducia nei giovani, i quali possono chiedersi perché mai versare i contributi se poi riceveranno prestazioni così misere. 
    Il futuro si costruisce oggi, goccia dopo goccia, e la fiducia va, a mio avviso, coltivata con una comunicazione trasparente e corretta, senza demagogie e sensazionalismi che parlano alla “pancia” delle persone, piuttosto che alla loro testa.
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    5 - UN PASSO NELLA STORIA - L'EFFETTO DUNNING-KRUGER

    Il 19 Aprile del 1995, a Pittsburgh, un tipo di mezza età piuttosto corpulento rapinò due banche.
    Non aveva nascosto il viso, non indossava travestimenti, fece le sue rapine in pieno giorno incurante delle telecamere di sorveglianza.
    McArthur Wheeler venne arrestato poche ore dopo.
    Quando la polizia lo inchiodò grazie ai video delle telecamere, Wheeler rimase sbalordito: "ma se avevo addosso il succo!...".

    Wheeler spiegò allora gli agenti che prima delle rapine si era spalmato sulla pelle del succo di limone che lo avrebbe reso invisibile alle telecamere di sorveglianza.
    Aveva infatti letto che il succo di limone veniva usato come inchiostro invisibile, e pensava avrebbe reso invisibile anche lui.
    Fece per sicurezza anche una prova con una polaroid tenuta rivolta verso di sé.
    Maldestro anche con la polaroid: l'aveva orientata male e fotografò il soffitto, ma non se ne rese conto.
    Non vedendosi nella foto si convinse che il succo di limone funzionasse davvero.
    La polizia concluse che Wheeler non era né pazzo e né ubriaco.
    Era semplicemente un grande imbecille...

    Wheeler finì ovviamente in prigione, ma la sua storia venne letta da un professore di psicologia, David Dunning, che comprese come l'imbecillità di Wheeler potesse avere un carattere universale.
    Intuizione oggi nota come effetto Dunning-Kruger, il bias cognitivo che accresce l'auto-valutazione.
    David Dunning e il suo allievo Justin Kruger, condussero una serie di test con gli studenti su grammatica, logica e barzellette.
    Dopo questi test chiedevano agli studenti di stimare i loro punteggi, e di valutare quanto bene pensassero di aver fatto rispetto agli altri.
    Ne emerse che gli studenti con i punteggi più bassi, avevano un'idea eccessivamente positiva delle proprie performance.
    Lo stesso Dunning fu sorpreso dall'ordine di grandezza: quelli con i punteggi più bassi ritenevano le proprie capacità superiori a due terzi degli altri studenti.
    Coloro che invece avevano ottenuto i punteggi più alti, avevano percezioni più accurate, ma sottostimavano comunque le proprie prestazioni in relazione agli altri.
    Come scrissero i due ricercatori, l'unico modo per sapere quanto bene sei andato in un test di grammatica, è conoscerla la grammatica.
    Chi non ha tale conoscenza è anche il meno capace di valutare, ed è ignaro della propria ignoranza.

    Ecco, da ora in avanti, quando la supponente ignoranza di qualcuno, anche in ambito finanziario, vi ricorda l'effetto Dunning-Kruger, pensate a McArthur Wheeler, il rapinatore con il succo di limone spalmato in faccia...
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    6 - RUBRICA: LA PSICOLOGIA DEI SOLDI (NESSUNO E' PAZZO)

    Siamo oggi al secondo appuntamento con la rubrica inerente al libro La psicologia dei soldi (lezioni senza tempo sulla ricchezza, l'avidità e la felicità).
    Se due settimane fa ho trattato l'introduzione, oggi voglio portarti alla scoperta del primo capitolo dal titolo NESSUNO E' PAZZO.

    Tutti noi veniamo da famiglie diverse, economie diverse, culture diverse. 
    Abbiamo diversi valori, guardiamo il mondo attraverso diverse lenti e da diversi punti di vista. 
    Ognuno di noi ha allora la sua personalissima visione di come funziona il mondo, derivata dall'esperienza diretta, che lascia il segno molto più di quanto impariamo "di seconda mano", ovvero di ciò che ci viene raccontato e insegnato. 
    Abbiamo la presunzione di sapere per filo e per segno come funziona il mondo, pur conoscendone solo una piccolissima parte, perchè il vissuto personale di ognuno di noi influenza tutto il nostro pensare e agire.  
    Allo stesso modo, le nostre esperienze personali con il denaro sono una parte infinitesima di tutti gli eventi accaduti sulla terra ma, per noi, rappresentano circa l'80% di come pensiamo che il mondo finanziario funzioni. 
    Ecco che, anche se sarebbe opportuno, è raro che si prendano decisioni economiche basandosi sulla matematica e sulla statistica, ragionando per obiettivi e priorità. 
    Gli economisti hanno infatti scoperto che le decisioni di investimento che prendiamo sono fortemente connesse alle esperienze che abbiamo vissuto nella prima parte dell'età adulta
    Crescere in una fase favorevole di mercato azionario, ad esempio, porta ad investire maggiormente in azioni durante il corso della vita, al contrario di chi diventa adulto durante periodi di forti ribassi. 
    La tolleranza al rischio di ogni individuo dipende, in pratica, dalla sua storia personale. 
    Non dall'intelligenza o dall'istruzione, ma solo dalla fortuna o sfortuna di essere nati in un certo tempo e luogo.

    Ti porto un esempio. 
    Nascere nel 1950 in America, significava sperimentare un mercato azionario calmo e stabile fino al proprio 30esimo compleanno.
    Da lì in poi, la voglia di acquistare azioni rimaneva bassa, perché l'esperienza suggeriva che fossero strumenti poco attraenti.
    Chi è nato nel 1970, ha visto invece decuplicare l'indice americano S&P500 durante gli anni della propria adolescenza e giovinezza, percependo così le azioni come strumenti entusiasmanti ed arricchenti.
    Lo stesso si può applicare ad altri temi come l'inflazione: galoppante e fonte di preoccupazione per i nati negli anni '60, quasi inesistente e ininfluente per i nati negli anni '90. 
    Non bisogna aspettarsi quindi che tutte queste persone nutrano la stessa opinione sull'inflazione o sui mercati azionari, né che reagiscano alla stessa maniera, che accettino gli stessi consigli, o che siano d'accordo tra di loro.
    Un'opinione che a noi sembra assurda, ad altri può sembrare assolutamente sensata. 
    Ovviamente non è comunque necessario essere sempre d'accordo con le opinioni degli altri: si può arrivare a comprenderle, almeno in parte, provando ad immedesimarsi nei panni altrui.

    C'è un altro motivo che rende così difficile prendere le (giuste) decisioni sui soldi. 
    La ragione è che, per l'umanità, si tratta di un tema nuovo.
    Il denaro in sé esiste da svariati secoli, ma le decisioni da prendere su risparmi e investimenti hanno fondamenta molto recenti.
    Il diritto alla pensione, ad esempio, è un concetto acquisito da non più di due generazioni: fino alla seconda Guerra Mondiale si lavorava fino alla morte, e solo negli anni '80 si diffuse il concetto che tutti meritassero una pensione dignitosa.
    Non siamo allora stupidi se ancora non riusciamo a pensare e ad investire per la pensione integrativa: siamo semplicemente dei principianti.
    Improvvisiamo.
    Lo stesso si può dire per i fondi indicizzati, per le soluzioni di economia reale, per la diffusione dei pagamenti rateali...tutte cose che conosciamo da pochissimi anni.
    Noi però pretendiamo di essere perfettamente confidenti con il moderno sistema finanziario, che esiste da meno di 50 anni.
    Ma ci vogliono centinaia, migliaia di anni, per rendere istintivo un comportamento appreso! 
    E questo è un problema, in un settore così tanto influenzato dalle emozioni e così poco dai fatti.  
    Per capire la pretestuosità di quest' idea, dobbiamo pensare, ad esempio, che il cane è addomesticato da oltre 10.000 anni, e ancora conserva comportamenti ancestrali.
    Noi non sfuggiamo a queste regole della natura, pur essendo esseri maggiormente senzienti. 
    Allora sì, è vero: la gente fa pazzie con il denaro, perché si tratta di un "gioco" relativamente nuovo per tutti.
    Ma nessuno è davvero pazzo.
    Le persone possono essere mal informate, disporre di dati incompleti, non capirne nulla di matematica, ma ogni decisione finanziaria che una persona prende, è plasmata da specifiche esperienze e per lei sensata in quel preciso momento. 
    Tienilo a mente ogni volta in cui avrai l'impulso di giudicare le scelte altrui, che possono sembrarti folli o strampalate. 

    Noi ci rileggiamo fra 2 settimane con il secondo capitolo del libro.
    Ti farò scoprire come sia diventato enormemente ricco Bill Gates, fondatore di Microsoft.
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    7 - POTENTI MOTORI DEL CAMBIAMENTO (1di2)

    Quando parlo con i clienti e con potenziali tali, cerco sempre di trasmettere loro l'importanza di pianificare e investire guardando al futuro.
    Il passato è passato, sicuramente è importante e d'aiuto, ma il mondo cambia costantemente, ed è importante essere aggiornati ed aggiornare i propri investimenti ai cambiamenti in atto.
    I potenti motori del cambiamento di lungo termine, sono anche definiti Megatrend.
    Proprio questi megatrend sono forse oggi le migliori opportunità di investimento sui mercati finanziari.
    Seguimi allora in questa analisi in 2 puntate, dei temi chiave destinati a trasformare le nostre abitudini nei prossimi anni.

    1. IL SISTEMA ALIMENTARE E L'IMPORTANZA DELLA SUA SICUREZZA
    I recenti colli di bottiglia all'interno delle catene di approvvigionamento globali, hanno fatto puntare i riflettori sulla sicurezza del sistema alimentare.
    Le tecnologie agricole avanzate e il miglioramento della logistica, sono fondamentali per riuscire a sfamare una popolazione globale in crescita, in un contesto di lotta al cambiamento climatico.
    Le fattorie verticali indoor rappresentano una grande area di crescita, e offrono la prospettiva di avere cibo locale di qualità in aree in cui lo spazio è ridotto o le condizioni climatiche sono difficili.
    Quest'anno, a titolo di esempio, la società di coltivazioni verticali Kalera lancerà a Singapore una nuova mega-fattoria, con l'obiettivo di coltivare circa 500.000 kg di verdure all'anno, nell'ambito dei piani della nazione insulare di provvedere al 30% del proprio fabbisogno nutrizionale entro il 2030 (dal 10% attuale).
    Anche le aziende agricole tradizionali stanno adottando gli sviluppi scientifici più recenti per personalizzare le colture in base all'ambiente, e migliorare i valori nutrizionali.
    Contemporaneamente, l'uso della blockchain può contribuire ad aumentare la resa delle colture e a snellire le filiere, oltre ad aumentare la trasparenza sulla provenienza dei nostri alimenti.

    2. IL BOOM DELLE BATTERIE
    Sempre più il mondo si sta orientando verso fonti di energia e di alimentazione più sostenibili.
    Questo significa che c'è bisogno di un numero sempre maggiore di batterie per ogni possibile impiego, dall'alimentazione dei veicoli elettrici, allo stoccaggio dell'elettricità rinnovabile.
    Si prevede che la penetrazione globale dei veicoli elettrici raggiungerà il 50% (addirittura il 79% in Europa) entro il 2030.
    Tutte queste auto avranno bisogno di un numero di batterie al litio ben 25 volte superiore a quello odierno.
    Secondo una nuova analisi, il mercato dello stoccaggio di energia in batterie su larga scala dovrebbe crescere di 20 volte entro il 2030.
    Si tratta di un passaggio necessario per facilitare la produzione di elettricità del numero crescente di impianti eolici e solari in tutto il mondo, la cui espansione è a sua volta alimentata dagli ambiziosi impegni climatici e dalle politiche governative di paesi come Stati Uniti, Cina, India, Australia, Germania, Regno Unito e Giappone.
    Le batterie sono inoltre necessarie per sostenere il mercato delle soluzioni fotovoltaiche su tetto, e di stoccaggio per immobili residenziali e commerciali.

    3. RISCHI INFORMATICI
    La pandemia ha stravolto il modo di lavorare delle persone di tutto il mondo, portando molti a passare almeno in parte al lavoro da remoto.
    Ciò offre opportunità all'interno del mondo digitale, non da ultimo in virtù dell'aumento degli investimenti nei servizi cloud e della conseguente necessità di ulteriori centri dati.
    Ma allo stesso tempo, crea anche nuove sfide, tra cui quelle legate alla sicurezza informatica.
    Con l'accelerazione della migrazione verso architetture di cloud computing, sempre più aziende adotteranno modelli di sicurezza zero-trust, all'interno dei quali ogni transazione di rete dev'essere autenticata prima che possa concretizzarsi, per controllare l'accesso degli utenti ai server cloud.
    Nel corso del prossimo anno crescerà l'utilizzo dell'autenticazione a due fattori e della biometria.
    E' probabile nel frattempo che le reti VPN vengano gradualmente abbandonate, in quanto gli attacchi informatici ne mettono in mostra la vulnerabilità.
    Gli analisti del settore sono inoltre sempre più preoccupati per la crescita dei cosiddetti "deepfake", che sfruttano la potenza del machine learning per simulare videochiamate o telefonate da parte di dirigenti o colleghi di lavoro.

    Nella 7in7 di Venerdì 17 Giugno concluderò questo approfondimento sui megatrend del futuro parlandoti del legno come materia prima, del metaverso e dell'intelligenza artificiale.
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    Vorrei concludere questa mia 7in7 condividendo un paio di interessanti riflessioni di Sir James Dyson (fondatore dell'omonima azienda, produttrice, non solo, dei famosi aspirapolveri), recentemente lette all'interno di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.

    Nella mia autobiografia "Invention - La mia storia" racconto di 5.127 prototipi per arrivare al primo aspirapolvere ciclonico funzionante.
    Ne ho parlato perché il pubblico non creda che un inventore sia un genio.
    Questo allontana le persone dall'essere ingegneri.
    Il successo non è genialità, è duro lavoro, è determinazione!

    Se vuoi innovare, la gente ne sarà spaventata.
    Prendiamo il nostro bidone trasparente che raccoglie la polvere.
    I consumatori e i primi rivenditori non lo volevano così.
    Ma a noi piaceva vedere lo sporco raccolto, dava un tocco divertente.
    E così abbiamo ignorato il pubblico.
    Ci sono momenti in cui devi essere coraggioso, alla gente piace essere sorpresa e scioccata.

    Con questo, ti auguro un sereno fine settimana.
    Un caro saluto,

    Davide