Pianificare assorbe tempo ed energie.
Richiede metodo e disciplina, oltre che una certa dose di lungimiranza.
Per questo è così difficile pianificare.
Ma che cosa vuol dire esattamente pianificare?
Pianificare significa lavorare per obiettivi.
E lavorare per obiettivi significa, a sua volta, chiedere alla nostra attenzione, per natura focalizzata sull’oggi, di pre-occuparsi anche del domani, ingaggiando per ogni proposito o desiderio futuro la soluzione più adeguata.
Significa, in sostanza, lavorare in funzione del proprio benessere di oggi e di domani.
Pianificare non è, di norma, un’attitudine naturale, e non è neanche un modo abituale di pensare.
E’ piuttosto un atteggiamento culturale e, come ogni tipo di cultura, può essere appresa e sviluppata.
Perché è un’attitudine così poco incline alla nostra natura?
Perché generalmente tendiamo a rimandare le decisioni che riguardano faccende inerenti ad un tempo diverso dal qui e ora.
Il futuro, soprattutto se molto distante dal nostro punto di osservazione, è un argomento di cui la mente è istintivamente portata a disfarsi, liquidandolo spesso con “quante storie...”.
Sta di fatto, però, che l’oggi non è l’unica dimensione di vita che ci riguarda: è solo una parte di un tempo molto più largo e lungo in cui siamo "programmati" per vivere.
Ed è proprio questo l’aspetto del pensiero più ingannevole che, spesso e volentieri, intrappola i nostri sensi: “domani” è un tempo che facciamo fatica a inquadrare perché non è avvistabile ad occhio nudo.
È veloce e intuitivo.
Ma più spesso sbaglia.
È questo l’identikit del nostro sistema mentale primordiale, quello che è sempre sveglio: per capirci, è lui che agisce per primo e che si aziona d’istinto.
Per questa stessa ragione, è anche quello che, in certi contesti, sbaglia più spesso, portandoci a compiere una batteria di errori sistematici perché agisce sotto la spinta del cervello più pronto.
È il cosiddetto “Sistema Uno”, in finanza comportamentale.
Basti pensare, appunto, all’emotività che si avverte quando, in momenti di instabilità finanziaria come quelli che stiamo vivendo, gli indici prendono a oscillare, e gli investitori a fibrillare.
Quando l’incertezza, poi, viaggia sui massimi, il modo abituale di percepire le cose è perfino adulterato: la paura misura per due, e il timore che la volatilità duri per sempre regna sovrano.
È il custode dell’autocontrollo: pianifica e risolve.
Incertezze e timori diventano le tipiche trappole emotive in cui l’investitore impaziente, per nulla allenato alla pianificazione finanziaria, cade puntualmente, spesso capitolando di fronte ai tipici sali e scendi dei mercati finanziari.
È in questi momenti che scende in campo l’azione dell’altro sistema mentale, o “Sistema Due”, quello tendenzialmente più lento e sonnolente, ma in grado di concentrare l’attenzione sul da farsi, ragionando in modo più logico sui compiti da portare a termine
e, soprattutto, al netto degli automatismi tipici del pensiero istintivo.
La pianificazione finanziaria è tutta una questione di focus.
In fasi di particolare complessità, come quelle che stiamo vivendo, siamo alle prese con le incertezze più ampie, e non è facile rimanere focalizzati sui nostri piani personali: l’instabilità generale rischia di farci perdere il focus, e con esso la capacità
di regolare la messa a fuoco dei nostri progetti.
Dobbiamo allora attivare ed ascoltare il nostro "Sistema Due", ricordandoci che, mentre la crisi è nel tempo presente, i progetti e gli obiettivi sono dislocati nel tempo futuro, ad una distanza, sia di spazio che di tempo, tale da porli
al riparo da ogni turbolenza di breve periodo.
Proprio per questo, sono e saranno in salvo.
È solo così che non ci spaventiamo degli investimenti fatti, che non confondiamo una minusvalenza temporanea con la perdita definitiva del denaro investito, e non agiamo d’impulso, dis-imparando tutto il resto.
È così che possiamo preservare gli obiettivi per cui abbiamo scelto di investire.
Ecco allora perché è oggi necessario imparare a pianificare.
Seppur impegnativa, come dicevamo, è un’attitudine da sviluppare con convinzione e un esercizio mentale da allenare periodicamente.
Chiediamoci: perché investiamo?
Poniamoci questa domanda, sapendo che è proprio mentre siamo a contatto con i timori più forti, quelli primordiali, che siamo chiamati a fare lo sforzo di memoria più grande.
E poi facciamolo.