Il contagio è ormai avvenuto.
Non tanto quello da Covid-19, che in questo inizio di primavera sembra attenuare la sua morsa, quanto quello da inflazione.
Dapprima si sono mossi al rialzo i costi delle materie prime, come il gas e il petrolio, e i prezzi alla produzione.
Poi l'aumento si è trasferito nelle bollette dell'energia e nei beni che acquistiamo al supermercato.
Le rilevazioni più recenti sui prezzi al consumo destano preoccupazione: +8,5% negli Usa e +7,5% a Marzo in Europa, rispetto al 2021.
La fiammella è diventata fuoco e in questo scenario si devono muovere i risparmiatori.
L'inflazione agisce come una tassa sulla liquidità, in quanto riduce la nostra capacità di comprare beni e servizi con il trascorrere del tempo.
Infatti, più il tempo passa, più il prezzo di ciò che dobbiamo comprare o desideriamo aumenta, riducendo la nostra possibilità di spesa.
Il risparmio è invece definito dagli economisti come un consumo ritardato, un rimandare al domani un consumo che potremmo fare oggi.
Ma, in presenza di inflazione, questo consumo ritardato ci costerà di più.
Ecco perché l'inflazione non è solo una tassa sulla liquidità, ma anche una tassa sul risparmio.
Detto questo, come ci si può difendere dall'inflazione?
Vediamolo assieme nei primi 2 di 4 consigli.
1. PRESTARE ATTENZIONE AGLI ASSET NOMINALI E PASSARE (POSSIBILMENTE) ALL'AZIONE
L'inflazione è, di fatto, una tassa che lascia il segno sia sul reddito che sul patrimonio.
Sul primo aspetto, quello relativo al reddito, poco si può fare.
A parte alcuni settori e professioni caratterizzati da compensi variabili, dove l'aumento dei prezzi può trasformarsi anche in un aumento dei ricavi, la maggioranza delle persone percepisce un reddito fisso, rigido o che comunque si adegua con molta lentezza
alle tendenze inflazionistiche, generando pertanto un'inevitabile perdita in termini reali.
Sul secondo aspetto, quello relativo invece al patrimonio, si può fare di più.
Si può, ad esempio, ridurre l'esposizione a tutti gli attivi caratterizzati da una remunerazione fissa dal punto di vista nominale, pigra nell'adattarsi alle mutate condizioni di mercato.
Tra queste, la liquidità è l'esempio più eclatante: l'enorme somma di contante detenuta a scopo precauzionale, non può avere alcuna giustificazione se chi la possiede non ha incombenti impegni finanziari da soddisfare.
Benché gli attuali ritmi di crescita dei prezzi appaiano difficilmente ipotizzabili nel lungo termine, è opportuno ricordare un dato: 100.000 € di liquidità oggi, costano in termini reali oltre 600 € al mese.
Ben più di 6.000 € in meno in un anno in quanto a valore reale.
Praticamente, come dover pagare la rata di un mutuo ogni mese, senza però alcun addebito ufficiale.
Questo naturalmente non significa privarsene in chiave strategica.
E' tuttavia indispensabile essere consapevoli delle conseguenze che possono derivare da un'eccessiva esposizione a questo asset, fino a che i prezzi cresceranno a ritmi sostenuti, e fino a che la forbice tra tassi nominali e tassi reali non tornerà
a livelli storicamente più accettabili.
Restare fermi oggi non è più un'opzione.
Detenere liquidità ha un costo importante.
2. PIANIFICARE ED ENTRARE SUL MERCATO IN MODO FRAZIONATO
Si potrebbe dire che la miglior difesa è l'attacco, purché quell'attacco sia condotto nella maniera corretta.
Muovere quindi i propri risparmi sul mercato.
Mandarli a lavorare.
Oggi però è più difficile di ieri farlo, in quanto stiamo vivendo un periodo di estrema incertezza.
Di fronte a questa incertezza, quali possono essere le risposte?
La prima è sicuramente quella per cui occorre, per forza di cose, ritornare a una pianificazione nella costruzione del portafoglio d'investimento.
Ora è ancor più necessario ragionare per obiettivi e per orizzonti temporali, costruendo una trama di investimenti strutturati per resistere, o quanto meno mitigare, l'impatto di questa elevata inflazione, più prolungata di quanto ci si poteva attendere.
La seconda risposta è quella per cui ogni stagione è buona per entrare sul mercato azionario, attraverso un processo di accumulazione, piuttosto che "one shot" in unica soluzione.
Tuttavia, questa strategia esalta ancor di più le sue caratteristiche nelle fasi in cui domina l'incertezza, e nelle quali è facile trovare buoni motivi per entrare, così come per uscire dai mercati.
E' proprio in questi frangenti che i dubbi rischiano di immobilizzare l'investitore, seminando il sentimento del rimpianto che germoglierà poi quando, ex post passate le difficoltà, ci si rammarica per non aver sfruttato le occasioni di acquisto
che si sono presentate.
Diventa allora indispensabile farsi aiutare dalla strategia, che non è solo un eccellente metodo per creare ricchezza, ma è allo stesso tempo raffinata modalità di posizionare l'investitore sul mercato nel modo migliore, con gradualità, trasmettendo l'importanza
di percepire l'investimento come un processo che si dipana nel tempo, e non come un evento che si esaurisce nell'attimo in cui viene effettuato.
Pensiamoci: una volta suggerita e attivata la strategia di accumulazione, si è sempre intrapresa la strada giusta.
A prescindere da quello che farà il mercato nel breve: se sale bene, se scende meglio!
A prescindere dall'entità patrimoniale del cliente: l'investimento frazionato non serve soltanto perché "chi ha poco" costruisca qualcosa, ma deve rappresentare al tempo stesso la miglior soluzione per ottimizzare l'investimento sui mercati più
volatili anche per chi è in possesso di ingenti patrimoni.
In ogni caso, c'è un valore che non potrà che essere apprezzato da chi lo vorrà aspettare.
Tra due settimane ti parlerò invece degli altri 2 consigli: la diversificazione e la gestione attiva.
Ci raggiorniamo allora a breve!