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www.davideberto.it2024-10-11
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    Rimpianto: il fedele compagno della vita di un investitore.
    "Se quella volta avessi saputo...", è probabilmente questa la frase più volte ripetuta da qualsiasi investitore nel corso della propria vita.

    Vuoi investire in modo proficuo?
    Devi fare molto spesso il contrario di ciò che ti dice "la pancia", ossia l'opposto di ciò che sta facendo la massa.
    I bravi investitori non sono dei giocatori.
    Sono piuttosto delle persone equilibrate, dotate anche di normale intelligenza, ma che hanno la capacità di analizzare le situazioni con pragmatismo, quasi con cinismo.
    Ed hanno pazienza.
    Cosa rarissima, invece, fra i risparmiatori.

    Perché allora pensare che questa volta sia così diversa da tutte le altre?
    Purtroppo nel mondo vi sono continue guerre, con profughi, orfani, fame, distruzione e miseria.
    Solo che ci immedesimiamo unicamente nelle guerre che ci vengono fatte vedere.
    Della Siria abbiamo visto poco o nulla, delle sanguinose guerre civili in Africa non conosciamo nulla o quasi.
    La lucida incoerenza dell'ipocrisia moderna, ci fa credere che solo le cose che vengono trattate nei notiziari meritino attenzione, mentre le altre, visto che nessuno ne parla, saranno di poco conto...
    Giusto?

    Ma non si investe seguendo la cronaca!
    Non si investe seguendo la massa!
    Segui un piano!
    Segui i consigli di un esperto!
    Scegliti un esperto in grado di trasmettere sicurezza!
    Perché il frastuono del rumore di fondo cesserà, la polvere si poserà, e il sole, spero presto, tornerà.
    Scegliere allora di vivere vedendo, se possibile, il bicchiere mezzo pieno, permette di cogliere delle opportunità, piuttosto che subire dalle avversità.

    Ti auguro una buona lettura.
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    1 - IL PREZZO DELLA SFIDUCIA

    Gli italiani continuano ad essere seduti su una montagna di liquidità.
    Secondo gli ultimi dati di Banca d'Italia e Associazione Bancaria Italiana, famiglie e imprese detengono oggi 1.831 miliardi di euro su conti correnti e depositi.
    Una cifra impressionante, che dalla scoppio della pandemia, in primis per il calo dei consumi, mese dopo mese continua a lievitare, nonostante le difficoltà di mantenere il potere d'acquisto con l'inflazione che ha ripreso a correre e sembra destinata a restare tra noi (secondo le ultime rilevazioni l'indice dei prezzi al consumo è schizzato nel nostro paese al 6,7% annuo, di poco inferiore a quello dell'area euro e agli States, dove ha toccato un picco da 40 anni a questa parte).
    Ovviamente questa liquidità non è distribuita equamente, in quanto una larga parte della popolazione (si stima una percentuale che viaggia anche oltre il 40%) non ha abbastanza risorse finanziarie per far fronte ai propri bisogni in caso di brevi periodi di difficoltà.

    Questo continuo accumulo di risorse sui conti correnti è proseguito anche per l'esigenza, emersa tra le famiglie, di crearsi un cuscinetto contro gli imprevisti, tra crescenti preoccupazioni legate al perdurare della pandemia e all'incertezza della ripresa economica.
    Una massa di denaro che rappresenta purtroppo la fotografia di un'Italia congelata e impaurita che non investe sul futuro, che sembra non avere voglia di progettare, e che pensa che il domani possa essere peggio di ieri.
    Il fatto é che continuare ad accumulare sui conti correnti può generare un circolo vizioso: meno consumi, spesa debole, ripresa più lenta, maggiori rischi di fallimenti aziendali e conseguente aumento della disoccupazione.

    Facendo un conto elementare, se dovesse persistere un'inflazione del 6% per un anno, significa di fatto "bruciare" circa 100 miliardi di euro in termini di minor potere d'acquisto.
    Come se noi stessi creassimo, con le nostre stesse scelte, una maxi imposta patrimoniale sul risparmio.
    In un paese come il nostro, con un debito pubblico galoppante, l'unica tutela per il nostro futuro è rappresentata dalla crescita dei risparmi privati.
    E' questo il miglior modo per proteggersi da qualunque cosa succeda ai conti pubblici.
    Il modo migliore per garantirsi un futuro meno incerto di quanto non si creda oggi.
    E' un problema, a mio avviso, di mancanza di educazione finanziaria.
    Molti italiani non si preoccupano a dovere dei loro risparmi, e questo alimenta sempre più la distanza tra finanza e risparmi stessi, con la prima molto spesso incapace di parlare ai secondi.

    C'è un momento preciso che, a guardar bene, ha segnato la storia dei rapporti tra il mondo finanziario e quello del risparmio.
    Quel momento è rappresentato dalla data del fallimento di 4 banche: CariChieti, CariFerrara, Banca Marche e Banca Etruria.
    Arrivò alla fine del 2015, poco prima dell'introduzione della legge sul bail-in.
    La linea di crescita dei patrimoni italiani si è discostata da quella di tutti gli altri paesi proprio a valle di quegli episodi.
    La crescita dei capitali in termini di depositi nei conti correnti, ha cominciato ad avere il suo massimo sviluppo proprio in quel momento.
    Da quei giorni, infatti, gli italiani hanno cominciato ad uscire da obbligazioni e azioni (soprattutto di banche), riversando tutto sui conti correnti.
    Ma come si esce da questa situazione di difficoltà che penalizza risparmiatori, imprese e banche stesse?
    Difficile dirlo, ma questo trend deve cambiare in fretta.
    Restare troppo liquidi ha un costo, e quel costo non ce lo possiamo più permettere...
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    2 - BAROMETRO DI UNA GUERRA CHE STA CAMBIANDO IL BUSINESS

    Dall'inizio del conflitto in Ucraina, numerose sono state le sanzioni internazionali che hanno colpito la Russia.
    Ma le sanzioni contro Mosca non sono solo quelle decise dai governi.
    La risposta delle oltre 600 multinazionali e aziende che hanno legami commerciali con il paese è già stata massiccia, in quanto sanno bene che rimanere in Russia in questo momento è un rischio micidiale per la loro reputazione, e peserebbe in misura sostanziale nell'attività sui mercati internazionali.
    La sensibilità sociale è infatti sempre più richiesta dall'opinione pubblica e dagli investitori che sottoscrivono manifesti ESG, e questo stringe, forse più delle sanzioni governative, l'embargo attorno a Putin.

    Pensa che le aziende che hanno già sospeso o ridotto la loro attività in Russia, sono il triplo, per numero e impatto complessivo, rispetto allo storico embargo deciso contro il Sudafrica dell'apartheid, equivalenti almeno a 1/4 del Pil russo.
    La maggior parte di queste aziende batte bandiera americana ed europea, con alcune eccezioni asiatiche di nota, come Samsung e Toyota.
    C'è chi si ritira del tutto, chi sospende le proprie attività, chi le ridimensiona e chi prende tempo, solamente rinviando futuri progetti e investimenti.
    PepsiCo, con 20.000 dipendenti e 24 impianti produttivi in Russia, ha, ad esempio, ridotto le proprie attività.
    I più famosi gestori di carte di credito al mondo hanno invece già abbandonato la Russia. 
    Boeing e Airbus hanno deciso di non mandare più ricambi all'Aeroflot. 
    Bp e Shell sono repentinamente uscite dal ricco mercato energetico gestito dal Cremlino. 
    Ikea ha chiuso i suoi magazzini, e McDonald's ha fatto lo stesso con gli oltre 800 punti vendita sul territorio russo, pur continuando a pagare i suoi 60.000 dipendenti.
    Tutto ciò è avvenuto nonostante perdite consistenti e seri rischi giudiziari per mancato rispetto dei contratti, perché davanti all'enormità della guerra bisogna avere impatto sulla società civile, inviando un messaggio che oltrepassi le censure, che isoli il Cremlino e incrini le sue certezze.

    Tutto ciò è figlio della globalizzazione.
    Concetto avversato e forse mai ben compreso da Putin, uomo degli oil-man e della old economy, che cerca ora disperatamente di coprire con i carri armati il fallimento di vent'anni di governo.
    Anche migliaia di russi hanno lasciato il Paese nelle scorse settimane, per lo più attraverso la frontiera con la Finlandia. 
    Un esodo triste, con l'angoscia di chi lascia la propria patria e spesso anche la propria famiglia.
    Si tratta perlopiù di giovani istruiti di classe media e medio-alta, occidentalizzati nel pensiero, che non vedono più un futuro a Mosca e a San Pietroburgo.
    Un vero e proprio impoverimento di talenti, di intelligenze e di scienza per la Russia.

    Commercio e finanza sono stati così militarizzati per rispondere alle armi russe, anche se l'idea che gli scambi di beni e servizi possano esser un deterrente alle azioni di guerra inizia a vacillare. 
    Nella mia prossima 7in7 approfondirò gli effetti che il conflitto sta avendo sulle principali attività economiche del nostro Paese, vedi Intesa Sanpaolo ed UniCredit, Enel ed Eni, che in Russia hanno da tempo parte dei loro interessi e profitti.
    Perché ricorda, è sempre l'incertezza il peggior nemico di chi deve comunicare con il mercato.
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    3 - CHE SCIVOLONE!

    Il 2022 è stato finora l'anno orribile dei titoli di debito, con gli indici obbligazionari globali che mostrano un calo medio del 7% da inizio anno.
    Addirittura superiore al 10% per i titoli Investment Grade, emessi cioè dalle aziende di più elevata qualità.
    Anche lo scenario dei mesi a venire non è roseo, perchè rialzo dei tassi e inflazione stanno colpendo duramente i titoli a reddito fisso.
    Tutto ciò destabilizza non poco gli investitori più prudenti, che rischiano di trovarsi sguarniti di soluzioni e alternative.
    Per chi ha una bassa propensione al rischio, le obbligazioni sono infatti ancora la prima scelta, a dispetto di cedole molto al di sotto dell'inflazione attuale, della prospettiva del calo delle quotazioni, e del rischio di insolvenza degli emittenti.
    L'incertezza sul futuro non si è ancora dissolta, nè sulla guerra, nè sulla possibile recessione in agguato. Quest'ultima è segnalata dalla curva dei rendimenti, che stanno iniziando a scendere sui titoli a più lunga scadenza. 
    In passato, nei casi in cui è avvenuta l'inversione dei rendimenti, con i titoli a breve che rendono più di quelli a lunga scadenza, si è verificato l'avvio di un periodo di recessione in 7 casi su 10.
    Questo scenario è già oggi realtà in America, con il rendimento dei titoli di stato (Treasury) a 2 anni che ha superato quello del decennale.

    Certo, chi ha già dei titoli obbligazionari in portafoglio e pensa di mantenerli fino alla scadenza, può far finta di non vedere la svalutazione di questo periodo: a scadenza, infatti, il rimborso avverrà alla pari ed il capitale investito verrà interamente restituito (fatto salvo un fallimento dell'emittente).
    Per chi invece deve investire oggi, non è facile costruire un portafoglio di investimento che comprenda anche i bond, nonostante restino tra i principali strumenti finanziari utili a bilanciare il portafoglio. 
    Qualcuno ha addirittura coraggiosamente pensato di eliminare questa asset class di investimento, scegliendo le commodities (oro e argento su tutte), alla ricerca della stabilità perduta.
    C'è poi chi va all-in sul rischio azionario, e chi ancora sceglie il mattone, ma questi sono altri discorsi e altri rischi...

    Dopo la correzione in atto, potrebbero in ogni caso aprirsi delle interessanti "finestre" per prendere esposizione al mondo obbligazionario, a prezzi più contenuti rispetto a qualche mese fa.
    Qualche opportunità esiste già oggi, a partire dai titoli che pagano cedole legate all'inflazione, per andare poi verso aree geografiche ancora in grado di riconoscere valore, come Cina e Brasile.
    Ovviamente in una logica di diversificazione, coprendosi eventualmente dal rischio valutario.
    Nello sfidante scenario attuale, è necessario infatti ricercare investimenti di nicchia per trovare valore nel mercato del reddito fisso. 
    Te ne parlo per farti comprendere le particolarità di questo momento storico, ma si tratta ovviamente di investimenti che il singolo investitore deve ben guardarsi dal compiere in autonomia, prediligendo la competenza e l'esperienza dei team di gestione, selezionati da un valido e competente Consulente Finanziario.
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    4 - TEMPORANEA E RECUPERABILE

    Montagne russe?
    Mai definizione è stata più appropriata per definire l'andamento dei mercati finanziari in questi primi mesi del 2022.
    Ribassi e rialzi senza sosta, nessuna direzione chiara, elevata volatilità giornaliera.
    Sono pochi, ad oggi, i mercati a muoversi in controtendenza (Turchia e Brasile su tutti).
    Ci sono aziende che fino a pochi mesi fa godevano di un consensus di mercato estremamente positivo, e si trovano oggi a fare i conti con approvvigionamenti non più garantiti, e ad affrontare esorbitanti costi energetici e di materie prime.
    Altre, la cui parte più significativa del fatturato è conseguita nelle zone che oggi si trovano in guerra e che, obtorto collo, hanno dovuto chiudere i battenti, vanificando ingenti investimenti.
    Il disorientamento può essere allora importante, come due anni fa con l'esplosione dei contagi da Covid-19.

    Detto tutto questo, la mia sensazione, in certi casi, è che il rialzo senza sosta dei mercati azionari post pandemia abbia anestetizzato chi investe, disabituando alle naturali dinamiche dei saliscendi.
    Ma uno, due o tre mesi, fanno poco testo.
    Le dinamiche vanno sempre viste in un'ottica più ampia per evitare di fare scelte avventate.
    Perché il nostro cervello ragiona ancora oggi come quello dell'uomo primitivo, secondo i principi base "dolore e piacere, paura e avidità" che mal si adattano alle oscillazioni finanziarie.
    Quando i mercati finanziari iniziano a scendere, molti investitori purtroppo si impauriscono e vendono.
    E' un grande e grave errore, che deriva dalla mancanza di una seria pianificazione.
    Eppure, investendo correttamente e diversificando il rischio, qualsiasi minusvalenza è sempre temporanea e sempre recuperabile.

    Se investire nel breve periodo espone a rischi molto elevati, il trascorrere del tempo è il miglior alleato di chi investe, e sopra i 10 anni, guardando alla storia passata, si ha il 94% di probabilità di ottenere un rendimento positivo.
    La quasi totalità, in sostanza.
    Se l'investimento azionario è una delle componenti di costruzione del portafoglio, ci sono altre asset class da inserire in un'ottica di diversificazione, con lo scopo di mitigare i rischi e controbilanciare le fisiologiche discese dell'equity.

    Trasformarsi da risparmiatori a investitori è certamente difficile, ma assolutamente necessario per raggiungere il primo fondamentale obiettivo degli investimenti finanziari: preservare il capitale dall'effetto inflattivo.
    Pensa, infatti, che servono oggi 140 € netti per avere il potere d'acquisto di 100 € del 1998.
    Occorre, in sostanza, aver performato con i propri investimenti di oltre il 50% lordo negli ultimi 20 anni, solo per non aver perso.
    La paura di perdere soldi con le normali oscillazioni di breve termine, che sono una caratteristica e non un difetto dei mercati, e il mordi e fuggi speculativo, non aiutano a portare rendimenti stabili nel tempo.
    Anzi.
    Portare a casa una performance positiva reale (netta inflazione) nel tempo è un obiettivo non scontato, ma oggi in molti tentano di arricchirsi in breve tempo, fallendo spesso l'obiettivo primario e perdendo di vista ciò che finanziariamente conta nella vita.

    Se è il mercato, nel suo insieme, a dettare i rendimenti e le performances di lungo periodo, torno a ricordarti che è sempre il fattore tempo ad essere imprenscindibile e a rimanere il miglior alleato dell'investitore che ha obiettivi chiari da portare a termine.
    Non lo dimenticare!
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    5 - A DIFESA DELL'INTERESSE NAZIONALE

    E' di un paio di settimane fa l'ipotesi di un'OPA in arrivo su Atlantia da parte del gruppo spagnolo Acs e di due fondi di private equity, Gip e Brookfield.
    A questo progetto, si è recentemente affiancato l'acquisto del 9,2% del capitale di Banco BPM da parte dei francesi di Crédit Agricole.
    Questa seconda, almeno per il momento, non sembra essere un'OPA, anche se la mossa, dagli sviluppi ancora indecifrabili, ricorda l'avvio del pluriennale percorso che ha poi portato all'offerta del gruppo transalpino sul 100% del Credito Valtellinese.

    In entrambi questi casi, soprattutto nel primo riguardante il capitale di Atlantia, si è iniziato a ventilare l'utilizzo del Golden Power, per tutelare la strategicità, ad esempio, di Aeroporti di Roma di proprietà di Atlantia.
    Introdotto nel 2012, il Golden Power consiste nel potere di intervento dello Stato su specifiche operazioni finanziarie in settori strategici.
    E', in sostanza, la facoltà del Governo di dettare specifiche condizioni all'acquisto di partecipazioni, di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie, e di opporsi eventualmente all'acquisto di partecipazioni.

    OPA annunciate, OPA in arrivo, acquisizioni di partecipazioni azionarie che preludono a futuri lanci di OPA.
    Sembra tornare a Piazza Affari il momento delle grandi acquisizioni, con le società italiane che tornano nel mirino di investitori e grandi gruppi esteri.
    E ogni volta che accade, da più parti si sente invocare l'utilizzo del Golden Power a difesa dell'interesse nazionale.
    A far partire le danze, già a Novembre dello scorso anno, era stato KKR, il fondo di private equity americano, con una proposta di OPA amichevole nei confronti di Tim.
    Operazione che pare ora destinata a sfumare.

    In ogni operazione di acquisizione riguardante aziende appartenenti a settori considerati strategici, possono esistere validi motivi per tutelare l'interesse nazionale.
    Ma l'attivazione del Golden Power non può certo diventare la regola.
    Né si può dare l'immagine, se si vuole rimanere attrattivi per gli investitori esteri che comprano azioni ma anche titoli di Stato, di chi è sempre pronto a erigere "barricate".
    Soprattutto se gli acquirenti di aziende italiane arrivano da paesi dell'Unione Europea, con i quali è piuttosto necessario trattare e pretendere il rispetto di condizioni di vera reciprocità.
    A partire proprio dalla Francia, dove negli anni, come dimostra la lunga e tormentata vicenda Fincantieri-Stx, non sempre le aziende italiane hanno avuto libero accesso...
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    6 - COLLABORARE CON IL GATTO E LA VOLPE

    Non è piacevole doverlo ammettere, ma nei fatti nessuna truffa é possibile senza la piena collaborazione del truffato.
    Che poi si tratti di una collaborazione inconsapevole, non cambia le carte in tavola.
    Il rapporto tra le due parti coinvolte si perfeziona in un preciso momento: quello in cui la vittima "decide" di credere alla "storia" del carnefice.
    A spingere il truffato a gettarsi tra le braccia del truffatore è, innanzitutto, la sua "brama" di aggiudicarsi un'imperdibile opportunità di guadagno.
    Non è nemmeno sempre necessaria la sollecitazione esterna: può accadere infatti che la domanda si crei per passaparola, con i clienti stessi che insistono per entrare nell'"affare".
    Questo vale naturalmente anche nel mondo delle truffe finanziarie.

    Ma cosa distingue una normale proposta di investimento da una, invece, sospetta?
    In base all'ampia casistica raccolta in 20 anni da Il Sole 24Ore, si possono rilevare i seguenti segnali di allarme: 
    - promessa di rendimenti elevati e fuori mercato;
    - offerta "confidenziale" del consulente di uno strumento di investimento che non figura nel catalogo prodotti della società per cui lavora;
    - anomala costanza di rendimenti offerti da determinati strumenti finanziari, anche in momenti di estrema volatilità dei mercati.

    Quasi tutte le frodi di natura finanziaria si verificano poi nell'ambito dell'economia sommersa, del "nero". 
    In questo territorio, che ha un valore stimato in Italia di 540 miliardi di euro, ben più di 1/4 del nostro Pil, chi viene raggirato agisce anche per eludere e raggirare, a sua volta, il sistema Stato.
    In una cooperazione, tra truffatore e truffato, vischiosa e ammiccante.
    Malgrado sia vietato, in moltissimi casi il maltolto di una truffa finanziaria viene conferito in contanti, e non è difficile capire che questo modus operandi cela la volontà di sottrarre quel denaro al fisco, o di riciclarlo illegalmente.
    Altrettanto intuibile che il versamento in contanti, non tracciabile e dimostrabile, renda la potenziale vittima ancor più vulnerabile.

    Come dicevo all'inizio di questo articolo, per un truffato non è facile riconoscere la propria ingenuità.
    La riluttanza psicologica ad ammettere la propria condizione di vittime ha un nome preciso: dissonanza cognitiva
    La mente, in pratica, realizza a un certo punto quanto accaduto, ma la psiche si rifiuta di accettarlo.
    Il truffato va allora alla ricerca di pareri terzi che confortino la sua scelta, ignorando tutti gli altri. 
    Si tratta di fatto di una negazione della realtà, finalizzata alla protezione della propria autostima.
    Questo meccanismo psicologico ha però una conseguenza non da poco: ritarda l'emergere della situazione truffaldina, rallentando così verifiche e controlli. 
    E anche questo, alla fine, significa collaborare con il gatto e la volpe...
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    7 - UN TREND DA ATTENZIONARE

    Se gli over 50 di tutto il mondo si riunissero in uno stato sovrano, diverrebbero la terza potenza economica del globo, dopo Stati Uniti e Cina.
    E' la Silver Economy, o economia d'argento, che entro il 2025 rappresenterà 1/3 del Pil europeo e darà lavoro a 88 milioni di persone, quasi il 38% del totale.
    Dando un occhio in casa nostra, gli over 65 in Italia sono oltre 14 milioni.
    Un dato destinato a crescere del 17% in 10 anni, secondo l'Istat, per superare i 19 milioni nel 2046. 
     
    E' in questi numeri che ritroviamo l'essenza stessa dell'economia della Terza Età, che si impone all'attenzione degli investitori come uno dei principali megatrend del futuro. 
    La longevità (e la sua gestione) è infatti un settore a tutti gli effetti, attorno al quale ruotano pilastri interconnessi tra loro come consumi, salute, immobiliare ... solo per citarne alcuni. 
    Ecco che allora troviamo diverse soluzioni di fondi, assicurazioni, private equity e real estate che puntano su questo tema specifico, sempre ovviamente da considerare in un ambito di diversificazione di portafoglio. 

    Tutto ruota attorno ad un comune denominatore: il benessere e la qualità della vita anche in età avanzata.
    Per questo obiettivo, la digital health (salute digitale) è uno degli ambiti più promettenti e dallo sviluppo prevedibile.
    Il momento sembra propizio, con una convergenza tra domanda e offerta. 
    Sta infatti aumentando la sensibilità sul tema da parte dei diretti interessati, e al contempo sta crescendo la disponibilità di diversi players di mercato nel fornire soluzioni tecnologiche atte a tracciare in tempo reale lo stato di salute: basti pensare ai dispositivi indossabili, che rilevano, ad esempio, frequenza cardiaca e saturazione dell'ossigeno nel sangue, e che possono interagire con app di prevenzione o di diagnostica a distanza.
    La tecnologia stessa, con il 5G alle porte, è pronta a fornire questa presenza capillare e h24 alle persone che, per innegabili motivi anagrafici, sono maggiormente bisognose di assistenza medica e farmaceutica. 

    Anche le compagnie assicurative guardano con crescente interesse al mondo della Silver Age, proponendo soluzioni atte a risolvere problemi legati alla riduzione dell'autonomia.
    Si amplia inoltre lo sviluppo di servizi a supporto della longevità, per una qualità di vita sempre migliore. 
    L'ambito dei consumi sembra invece più difficilmente inquadrabile, e dipenderà in gran parte dalla capacità di creare prodotti e servizi innovativi apprezzati dal target specifico di questi consumatori.
    Capire e interpretare i bisogni in base alle fasce di età, sarà infatti la vera sfida, perché le esigenze dei 60-70enni sono già diverse rispetto a quelle di chi ha 80 o più anni.
    Si tratta inoltre di un ambito relativamente nuovo, in quanto le persone di età più avanzata, fino a pochi anni fa, risultavano piuttosto ai margini dell'economia dei consumi, perlomeno di quelli voluttuari o legati al piacere (cosmetica, abbigliamento, ristoranti, sport, viaggi...).

    Stanno poi aumentando i fondi di investimento specializzati nella gestione del tema immobiliare, che rappresenta anch'esso un'interessante opportunità per gli investitori.
    Ci sono sempre più soluzioni (nuda proprietà, senior housing o senior village) che si traducono in opportunità per chi vi investe. 
    Per concludere, il trend legato all'invecchiamento della popolazione è sicuramente un focus da tenere presente nella costruzione e gestione di un portafoglio di investimento ben diversificato, e in grado di guardare al futuro, visto l'indotto che questa rilevante parte di popolazione genera (e sempre più genererà) per l'economia globale.
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    La mia 7 Notizie in 7 Minuti tornerà a bussare alla tua casella mail nella mattinata di Venerdì 6 Maggio.
    Al suo interno ti parlerò, tra le altre cose, del paradosso di Netflix, del lato sinistro della Torre Eiffel, e inizierò anche a raccontarti del libro La Psicologia dei Soldi (lezioni senza tempo sulla ricchezza, l'avidità e la felicità).
    Un libro che ho letteralmente "divorato" in pochi giorni da quanto mi è piaciuto, e che sarò ben lieto di regalarti se anche tu lo vorrai leggere.
    Fammi sapere!

    Ti auguro un sereno fine settimana.
    Un caro saluto,

    Davide