Montagne russe?
Mai definizione è stata più appropriata per definire l'andamento dei mercati finanziari in questi primi mesi del 2022.
Ribassi e rialzi senza sosta, nessuna direzione chiara, elevata volatilità giornaliera.
Sono pochi, ad oggi, i mercati a muoversi in controtendenza (Turchia e Brasile su tutti).
Ci sono aziende che fino a pochi mesi fa godevano di un consensus di mercato estremamente positivo, e si trovano oggi a fare i conti con approvvigionamenti non più garantiti, e ad affrontare esorbitanti costi energetici e di materie prime.
Altre, la cui parte più significativa del fatturato è conseguita nelle zone che oggi si trovano in guerra e che, obtorto collo, hanno dovuto chiudere i battenti, vanificando ingenti investimenti.
Il disorientamento può essere allora importante, come due anni fa con l'esplosione dei contagi da Covid-19.
Detto tutto questo, la mia sensazione, in certi casi, è che il rialzo senza sosta dei mercati azionari post pandemia abbia anestetizzato chi investe, disabituando alle naturali dinamiche dei saliscendi.
Ma uno, due o tre mesi, fanno poco testo.
Le dinamiche vanno sempre viste in un'ottica più ampia per evitare di fare scelte avventate.
Perché il nostro cervello ragiona ancora oggi come quello dell'uomo primitivo, secondo i principi base "dolore e piacere, paura e avidità" che mal si adattano alle oscillazioni finanziarie.
Quando i mercati finanziari iniziano a scendere, molti investitori purtroppo si impauriscono e vendono.
E' un grande e grave errore, che deriva dalla mancanza di una seria pianificazione.
Eppure, investendo correttamente e diversificando il rischio, qualsiasi minusvalenza è sempre temporanea e sempre recuperabile.
Se investire nel breve periodo espone a rischi molto elevati, il trascorrere del tempo è il miglior alleato di chi investe, e sopra i 10 anni, guardando alla storia passata, si ha il 94% di probabilità di ottenere un rendimento positivo.
La quasi totalità, in sostanza.
Se l'investimento azionario è una delle componenti di costruzione del portafoglio, ci sono altre asset class da inserire in un'ottica di diversificazione, con lo scopo di mitigare i rischi e controbilanciare le fisiologiche discese dell'equity.
Trasformarsi da risparmiatori a investitori è certamente difficile, ma assolutamente necessario per raggiungere il primo fondamentale obiettivo degli investimenti finanziari: preservare il capitale dall'effetto inflattivo.
Pensa, infatti, che servono oggi 140 € netti per avere il potere d'acquisto di 100 € del 1998.
Occorre, in sostanza, aver performato con i propri investimenti di oltre il 50% lordo negli ultimi 20 anni, solo per non aver perso.
La paura di perdere soldi con le normali oscillazioni di breve termine, che sono una caratteristica e non un difetto dei mercati, e il mordi e fuggi speculativo, non aiutano a portare rendimenti stabili nel tempo.
Anzi.
Portare a casa una performance positiva reale (netta inflazione) nel tempo è un obiettivo non scontato, ma oggi in molti tentano di arricchirsi in breve tempo, fallendo spesso l'obiettivo primario e perdendo di vista ciò che finanziariamente
conta nella vita.
Se è il mercato, nel suo insieme, a dettare i rendimenti e le performances di lungo periodo, torno a ricordarti che è sempre il fattore tempo ad essere imprenscindibile e a rimanere il miglior alleato dell'investitore
che ha obiettivi chiari da portare a termine.
Non lo dimenticare!