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www.davideberto.it2024-10-11
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    Guadagnare bene con il proprio lavoro? Costa.
    Costruire un'impresa di successo? Costa.
    Raggiungere traguardi importanti? Costa.
    Investire? Costa.
    Qualsiasi risultato vogliamo ottenere nella vita ha un costo, che sia di tempo, di denaro, di studio, di rinunce...
    C'è sempre un prezzo da pagare per conseguire un cambiamento, per migliorare le proprie condizioni.

    Ma allora, perché quando investiamo il nostro risparmio, in molti si illudono che tutto possa avvenire senza costi?
    Al netto dei costi di gestione di un patrimonio, che spesso sono "occulti" e pertanto "non fanno male", il vero costo insostenibile per molti investitori non sono tanto le commissioni da pagare, ma le oscillazioni da sopportare!
    Ciò che ancora molti faticano ad accettare da un investimento, è che oscilli.
    Che salga e scenda com'è poi naturale che sia.

    La nostra vita scorre sempre dritta e imperterrita senza alcun alto e basso?
    Il nostro lavoro va sempre bene e ci dà continue soddisfazioni, senza mai darci anche qualche periodo di preoccupazione?
    La tua azienda va sempre a gonfie vele, senza mai incontrare difficoltà o periodi di magra?

    Solo quando imparerai ad accettare le oscillazioni dei mercati inizierai a guadagnare.
    Fino ad allora, le tue scelte saranno condizionate da un distorta percezione della realtà, costringendoti magari probabilmente al semplice deposito in conto corrente, o a prodotti simili, in grado di offrirti oggi un'unica certezza: quella di perdere.
    Accetta allora le oscillazioni del mercato, e impara la forza della pianificazione finanziaria!

    Ti auguro una buona lettura.
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    1 - DIFFICILE DA PREZZARE

    Prezzare una guerra, per i mercati finanziari, non è facile, specialmente se il conflitto coglie di sorpresa ed è alle battute iniziali.
    L'attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 Dicembre 1941, e la successiva entrata in guerra dell'America, costarono a Wall Street 1/4 della capitalizzazione di borsa nei 3 mesi successivi.
    La perdita fu poi recuperata in fretta, a partire dalla primavera 1942.
    Durante la guerra di Corea, che vide coinvolti Usa, Cina e Urss, la borsa americana, a parte una breve discesa iniziale del 15%, accompagnò i 3 anni della guerra (1950-53) con un solido rialzo.
    Nei 13 giorni della crisi dei missili dell'Ottobre 1962, il Dow Jones, davanti al rischio di un conflitto atomico globale che sembrava dietro l'angolo, perse solamente il 5%.
    Andò molto diversamente tra il Marzo 2002 e il Marzo successivo, allorché un logorante anno di attesa della seconda guerra del Golfo, fece perdere 1/3 del suo valore all'S&P americano, che completò in questo modo lo sgonfiamento della bolla internet del 1999-2000.

    L'attuale conflitto russo-ucraino è difficile da prezzare, perché ha una natura ibrida militare, strategica ed economica.
    Come prezzare un'impresa manifatturiera tedesca a cui, da un giorno all'altro, potrebbe venire a mancare l'energia russa per i suoi impianti?
    Come prezzare il rischio che una serie di attentati ai gasdotti ucraini, attraverso i quali passa quasi tutto il gas russo, blocchi un giorno la produzione industriale europea?
    Come prezzare la richiesta di maggiori spese militari che ci arriverà dall'America?

    Da considerare è anche l'aspetto delle ricadute economiche delle sanzioni senza precedenti annunciate.
    Escludere la Russia dal sistema di transazioni valutarie Swift renderebbe molto difficili le importazioni russe, che al tempo stesso sono esportazioni europee.
    Le auto tedesche, tanto amate dai russi, smetterebbero di sfrecciare lungo i viali di Mosca e San Pietroburgo?
    D'altra parte, smettere di acquistare il gas russo sarebbe più difficile a dirsi che a farsi.
    Certo, nel mondo il gas naturale è abbondante, ma per farlo arrivare in Europa occorrono gasdotti da costruire e rigassificatori, anche questi in gran parte da costruire, che rendano utilizzabile il gas liquido trasportato via mare.
    Restando sul tema dell'energia, è vero che le rinnovabili avranno ancora più spazio nei programmi d'investimento europei, ma è anche vero che più cresce il loro uso più c'è bisogno di un backup di gas naturale che faccia funzionare le centrali quando non ci sono sole e vento.

    Molto si sta anche discutendo sul tipo di reazione che avranno le banche centrali rispetto agli sviluppi geopolitici e ai loro effetti depressivi e inflazionistici.
    In generale è vero che ci sarà meno voglia di alzare i tassi, a fronte però di un'inflazione che potrebbe essere anche più alta di come sarebbe stata senza le complicazioni geopolitiche.
    Probabilmente le banche centrali si limiteranno ad essere più caute nelle loro politiche monetarie, chiudendo un occhio e mezzo sull'inflazione.

    Sulle borse, il nuovo quadro geopolitico sembrerebbe rendere ancora più interessanti i titoli legati all'energia, alla cybersecurity e alla difesa.
    Dollaro e oro stanno andando bene, ma bisogna evitare di inseguirli comprandoli sul panico.
    Senza troppo clamore il renminbi cinese sta facendo segnare, nel frattempo, nuovi massimi.
    Il 2022, nella sua fase iniziale, non è di certo ancora compromesso.
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    2 - LETTERA AD UN RISPARMIATORE

    Caro Dario,
    quasi un secolo fa, ne “L’uomo più ricco di Babilonia”, George Clason raccontava quanto la propensione al risparmio fosse una fantastica virtù, al punto da essere considerata la prima regola aurea per generare ricchezza: l’oro vien da sé, diceva, a chi riesce a metter via almeno 1/10 dei propri guadagni.
    A te che hai dimostrato finora di essere un accumulatore attento e parsimonioso, faccio pertanto i miei complimenti: sei stato bravo.

    Oggi, tuttavia, devo parlarti di una cosa molto importante.
    Il concetto che devi aver chiaro è questo: il contesto economico, sociale e demografico verso il quale stiamo andando richiede un ripensamento delle abitudini e la consapevolezza che non cambiare può essere finanziariamente letale.
    Essere un bravo risparmiatore è certamente importante caro Dario, ma non più sufficiente: devi diventare un investitore.
    Provo a spiegarti perché.
    Fino a questo momento ti sei fatto carico di tutta la fatica per costruire quel patrimonio che ritenevi utile alla soddisfazione di determinati bisogni.
    La logica del risparmio implica però che il denaro dorma, sia disoccupato, non lavori per te.
    La logica dell’investimento, al contrario, è liberatoria: solleva dallo sforzo di fare tutto da soli, trasferendo al mercato il compito di assolvere alla sua funzione: quella di remunerare, nel tempo, il denaro.

    Detto così, potrebbe sembrarti un approccio semplicistico e riduttivo, potresti rispondermi che non sei l’unico a diffidare del mondo degli investimenti.
    E avresti ragione: gli italiani detengono in forma liquida quasi 1.800 miliardi di €, oltre il 75% del PIL italiano.
    Ma perché i risparmiatori sono ancora così numerosi?
    Per un motivo molto semplice: il risparmio è l’area di comfort che meglio conosciamo e che non vogliamo abbandonare.
    Uscirne spaventa.
    Anche per te, con ogni probabilità, vale questa convinzione.
    Il risparmio è uno scudo a protezione delle paure.
    Risparmiare è faticoso, costa sacrificio, è il risultato di una scelta impegnativa: rinunciare ad un consumo immediato, a beneficio di un consumo futuro.
    Il pensiero che questo sforzo possa essere messo a repentaglio dalle oscillazioni dei mercati finanziari, e magari da una di quelle fasi di turbolenza alle quali proprio in questo periodo stiamo assistendo, spinge all’inerzia, al rifiuto di ogni variabile di incertezza.
    Al contrario, avrai spesso pensato che l’investimento faccia rima con pericolo, con speculazione, con l’impotenza che si sente di avere davanti ad eventi ingovernabili.
    Se sei convinto di ciò, devo dirti che questa percezione è distorta.
    Che la realtà è un’altra.
    Non c’è alternativa all’investimento, almeno per 3 motivi.

    1. Di cosa, davvero, dovresti preoccuparti?
    Il vero pericolo è stare fuori dai mercati, perdendo certamente potere d’acquisto col passare degli anni.
    La vera speculazione è scommettere su un sistema di welfare che in futuro possa essere generoso con te, quando tutti i segnali vanno abbondantemente in direzione contraria.
    La vera impotenza sarà dover rinunciare a progetti e sogni che sarebbero stati ampiamente realizzabili, se solo ti fossi fermato a riflettere e a pianificare determinate scelte.

    2. Il tempo è la variabile più importante, il tuo più grande alleato.
    Se eviti il rischio specifico e rispetti gli orizzonti temporali che la statistica finanziaria suggerisce, non hai di che temere: il tempo trasforma una scommessa in investimento, calma le intemperanze di cui i mercati sono improvvisamente capaci, e restituisce un premio per il rischio con una regolarità sorprendente.

    3. Metodo e disciplina possono anche annoiare, ma premiano.
    Pensa al denaro che hai accumulato fino ad oggi e a dove si trova.
    Pensa a come si confonda con ciò che guadagni con il tuo lavoro.
    Adesso pensa invece di trasformare con sistematicità e persistenza una parte di quel reddito in un mattoncino del tuo patrimonio futuro: ogni mese stai contribuendo a costruire un po’ dei tuoi progetti, ti stai avvicinando alla meta.
    Avere costanza e metodo non è semplice, può anche annoiare, ma quanto valore ha?

    Sono certo, caro Dario, che tu condivida in fondo queste mie considerazioni.
    Sono certo che tu sia il primo ad essere convinto che il tuo sforzo di parsimonia meriti più di quello che hai ottenuto finora.
    E sono certo che presto diventerai un investitore.
    Si tratta solamente di passare all’azione, e io non vedo l’ora di esserti d'aiuto.

    Davide
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    3 - SI', MA E' CARA! (2di2)

    Nella precedente uscita della mia 7in7, avevo iniziato a raccontarti i primi 3 (di 7) motivi per i quali non è pensabile non allocare negli Stati Uniti parte dei tuoi investimenti finanziari, nonostante alcuni possano ritenere che la borsa americana sia ancora, sotto certi aspetti, eccessivamente cara e costosa rispetto al reale valore delle aziende quotate.
    Se due settimane fa ho voluto spiegarti che la crescita mondiale è ben rappresentata dalla borsa americana, che 5 tra le prime 10 aziende al mondo in termini di dimensione sono americane, e che le aziende oggi più influenti sono statunitensi, seguimi nei 4 punti rimanenti. 

    Motivo 4: negli Stati Uniti si concentra un’elevata quantità di sapere
    Devi sapere che 5 delle prime 10 università al mondo sono statunitensi.
    Nonostante ciò, la Russia ha oggi la più alta percentuale di laureati al mondo, con poco più della metà della popolazione russa in possesso di un diploma di laurea o superiore.
    Seguono Canada, Israele e Giappone, ognuno dei quali ha il 40-50% della popolazione con diplomi universitari.
    Gli Stati Uniti sono solo al 12° posto su 36 nazioni industrializzate, in termini di laureati.
    Guardando a questa classifica, si potrebbe dubitare circa le potenzialità di crescita dell’economia a stelle e strisce in base al grado d’istruzione.
    Bisogna tuttavia considerare un altro fattore: il tasso di attrazione di laureati espresso dagli Stati Uniti.
    Se pensiamo ad esempio all’Italia, tra gli italiani laureati che vanno all’estero, circa la metà si stabilisce comprensibilmente in Europa, mentre gli altri migrano principalmente negli Stati Uniti e in Australia.
    Se estendiamo questo fenomeno alla migrazione di tutti i paesi più o meno industrializzati, si capisce come il gap di laureati interno agli USA sia facilmente compensato dall’arrivo di eccellenze dall’estero.

    Motivo 5: maggior numero di portaerei, maggiore capacità di influire a livello mondiale
    Gli Stati Uniti hanno tante portaerei in servizio come nessuna nazione al mondo.
    Si tratta (al 2020) di 11 portaerei gigantesche a propulsione nucleare, e 9 più piccole a propulsione convenzionale.
    Anche tramite questi potenti mezzi, gli Stati Uniti hanno la capacità di esercitare la loro influenza in molte parti del mondo, stimolando rapporti commerciali e collaborazioni sul piano industriale.

    Motivo 6: negli Stati Uniti troviamo un'enorme concentrazione di ricchezza
    Con una superficie di 9.850.476 km² e circa 331 milioni di abitanti, gli Stati Uniti rappresentano il quarto Paese più esteso e il terzo più popolato al mondo.
    Sono la prima economia mondiale, con un PIL pari a 22.301 miliardi di $ nel 2021, e la quinta economia in termini di PIL pro capite con 63.252 $ annui di reddito pro capite nel 2020.
    Dato che le prime quattro, con rispetto parlando, non le possiamo definire potenze mondiali (rispettivamente Lussemburgo, Svizzera, Irlanda e Norvegia), tra le principali potenze ed economie mondiali gli Stati Uniti sono la nazione più ricca in termini di PIL pro capite.

    Motivo 7: gli Stati Uniti sono molto ricchi sul piano energetico
    Gli Stati Uniti possiedono imponenti giacimenti minerari, in particolare petrolio, carbone, gas, uranio, rame, alluminio, piombo e oro.
    Ormai gli Stati Uniti producono più energia primaria di quanta ne consumano.
    Nel 2020, per la prima volta, hanno esportato più petrolio di quanto ne abbiano importato.
    Sono i primi produttori al mondo di greggio, una risorsa che solitamente viene associata al Medio Oriente.
    Sono anche i primi produttori di gas e i terzi produttori, sempre al mondo, di carbone.
    Possiedono dunque una capacità energetica enorme, indispensabile se solo pensiamo a quanto l’attuale situazione di stress delle materie prime stia appesantendo in primis quei paesi che da questo punto di vista non sono autonomi.

    Alla luce di questi motivi, gli Stati Uniti hanno tutti i mezzi per consolidare la loro influenza mondiale, imponendo la loro leadership in Europa, in America Latina, in Asia e in Medio Oriente, e seducendo con le proprie eccellenze le cancellerie più importanti del mondo.
    Certamente, non sono privi di pericolose incongruenze, a partire da una eccessiva autoreferenzialità e da una leadership poco inclusiva.
    Mantengono però tutte le potenzialità per essere ancora attrattivi come perfetto habitat dove affrontare sfide sempre più importanti, e dove lanciarsi verso obiettivi al limite delle possibilità.
    Inoltre, ma non ultimo, la nazione continuerà verosimilmente ad esistere in una regione pacificata, lontana dai principali focolai del pianeta, collocazione che la rende preferibile anche dal punto di vista economico perché percepita come meno minacciosa e meno esposta ad eventi dannosi in tal senso.

    Ciascuno di noi può allora avere mille e più motivi per provare simpatia o antipatia nei confronti degli Stati Uniti d’America; tuttavia, se indossa i panni dell’investitore, ha il dovere di mettere da parte questo tipo di considerazioni e focalizzarsi sugli aspetti che possono aiutare il denaro allocato a lavorare in modo efficiente e profittevole.
    Ebbene, con tutta la cautela possibile, di motivazioni per andare in questa direzione sembrano essercene ancora tante.
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    4 - FIGLI: INVESTIRE PER LORO (1di2)

    "Che cosa mi consigli di fare Davide?
    Vorrei iniziare a mettere da parte qualcosa per il futuro dei miei figli...".

    E' sempre bello sentirsi chiedere questo dai propri clienti.
    Ed è questo, a mio modesto avviso, uno degli istinti più nobili in assoluto per un genitore, oltre che uno degli atti d'amore più belli che si possano fare per uno o più figli.
    Ma proprio perché si tratta di un istinto, forte e primordiale, il rischio è quello di partire con l'idea giusta (investire per i propri figli), ma scegliere poi una soluzione sbagliata.
    Per evitare questo, oggi ti voglio spiegare quello che devi sapere per investire in modo corretto se il tuo obiettivo è quello di pianificare e mettere da parte del capitale per i tuoi figli.

    Prima di pensare però ai propri figli, è necessario avere una propria situazione finanziaria in ordine.
    Questo riduce parecchio la possibilità di contrasti (la gestione dei soldi in famiglia è una delle principali cause dei litigi familiari), e aumenta la serenità familiare.
    Prendersi cura della propria situazione finanziaria, genera degli effetti a catena sulle persone vicine, figli inclusi.
    Questo è allora il primo fondamentale investimento da fare per i tuoi figli.
    - Stai risparmiando in modo adeguato?
    - Stai già investendo di tuo per raggiungere i tuoi personali obiettivi, e quelli familiari?
    - Sei assicurato da eventi negativi che potrebbero abbattersi sulla tua famiglia?
    Un pò come quando, in partenza per un volo aereo, le hostess spiegano che prima di aiutare i tuoi figli ad indossare la maschera dell'ossigeno, devi essere tu ad indossare la tua.
    Allo stesso modo, solo dopo che hai messo la tua situazione finanziaria in ordine, puoi pensare di dedicare una parte dei tuoi risparmi ai tuoi figli.
    Detto questo, soprattutto di questi tempi, c'è un problema non di poco conto: dove andare ad investire per i propri figli?
    Sono diverse le possibilità, alcune più e alcune meno attuali, vediamole una alla volta.

    LIBRETTI, BUONI POSTALI E CONTI DEPOSITO
    Queste soluzioni sono, ahimè, retaggi del passato.
    Non c'è più, ormai da tempo, "trippa per gatti", perché se anni fa i rendimenti di questa tipologia di prodotti potevano pure essere interessanti, da diversi anni ormai la situazione è drasticamente cambiata.
    Un libretto di risparmio postale offre oggi un tasso d'interesse annuo lordo dello 0,01%.
    Per capirsi meglio, su 10.000 € investiti, si otterrebbe un rendimento di 1 € lordo all'anno.
    A questo si deve togliere l'imposta di bollo (34,20 € all'anno) applicata su una giacenza media superiore ai 5.000 €.
    In sostanza, un modo certo di perdere soldi.
    Un pò meglio vanno i buoni postali dedicati ai minori, che possono anche arrivare ad offrire un rendimento lordo del 2,5%, con una tassazione agevolata (12,50%) sul guadagno.
    Ovviamente il tutto ad una condizione: mantenere il buono per almeno 16 anni per poter arrivare a questo rendimento massimo.
    Nessun vincolo per questi prodotti: chiedendo il rimborso dopo pochi anni il rischio è quello di ritrovarsi con un guadagno bassissimo e, con l'inflazione che nel frattempo galoppa inesorabilmente, il rischio concreto è quello di ritrovarsi con un rendimento reale (rendimento nominale - inflazione) negativo.
    I buoni postali dedicati ai minori potrebbero allora essere un'alternativa se non si intende andare in contro a rischi particolari, ma rispetto ai rendimenti offerti in passato non c'è partita.
    Passiamo così ai conti deposito, ultima possibilità "quasi sicura" che si ha a disposizione al giorno d'oggi.
    Anche in questo caso si va incontro a rendimenti non certo esaltanti.
    Se quando sono uscito dalla banca, ormai più di 8 anni fa, era abbastanza semplice trovare offerte di conti deposito (o pronti contro termine) al 2,5 - 3%, oggi i rendimenti offerti spesso non vanno oltre l'1% (ovviamente lordo), in cambio però di un vincolo che può arrivare anche a 3-5 anni.
    In definitiva, qualsiasi prodotto di investimento finanziario che in passato si poteva ritenere "sicuro" oggi non è in grado di offrire rendimenti soddisfacenti.
    E, considerando il livello inflativo attuale, il rendimento reale vira comunque sempre in territorio negativo.
    Per poter portare a casa dei rendimenti più interessanti, non ci sono scorciatoie.
    Occorre accettare del rischio, e considerare l'investimento in prodotti finanziari che contengono al loro interno una certa esposizione azionaria.
    Te ne parlerò nella mia prossima 7in7.
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    5 - IL GLOSSARIO DELLE OBBLIGAZIONI

    Nella mia 7in7 di Venerdì 25 Febbraio, all'interno dell'articolo nr.2 "Un bel rompicapo", ho affrontato le complesse correlazioni fra tassi d'interesse, inflazione e andamento dei titoli obbligazionari.
    Per poter meglio comprendere questo argomento è importante anche conoscere e comprendere alcuni termini che comunemente vengono utilizzati quando si parla di investimenti obbligazionari.
    Vediamoli assieme, per diventare sempre più degli investitori consapevoli ed informati. 

    1. Spread
    Il suo significato letterale è "differenza".
    In campo finanziario indica la differenza di rendimento tra due diversi titoli, solitamente obbligazionari. 
    Si misura in punti base (basis point).
    In termini pratici, uno spread di 100 punti indica che tra i due titoli considerati c'è una differenza di rendimento dell'1%.
    Dalla crisi del debito sovrano del 2011 in poi, sentiamo spesso questo termine, che viene per lo più usato per confrontare il rendimento dei nostri Btp decennali rispetto a quello dei Bund tedeschi di pari durata.
    I titoli rappresentativi del debito pubblico tedesco, sono infatti considerati come la massima rappresentazione del "rischio zero", della solidità finanziaria.
    Maggiore è allora lo spread tra il Bund e i titoli di debito di altri Stati, maggiore è il rischio di default che questi Stati corrono.
    Nel 2011 abbiamo assistito ad uno spread massimo di ben 528 punti base.
    In condizioni di normalità, come ora, questo valore si aggira attorno ai 150 punti. 

    2. Duration
    Altro termine inglese che possiamo tradurre in durata media finanziaria.
    La duration non coincide però semplicemente con la durata residua del titolo.
    Se prendiamo un'obbligazione con scadenza fra 10 anni, ad esempio, la sua duration sarà inferiore rispetto alla durata residua.
    Questo avviene perché, attraverso un calcolo apposito, si vanno ad attualizzare i flussi di cassa previsti in merito a quell'obbligazione (cedole distribuite nel tempo + rimborso finale a scadenza). 
    La duration dà anche la misura della volatilità di un titolo: indica infatti quanto il prezzo di un'obbligazione può oscillare in seguito alla variazione dei tassi di interesse sul mercato, ma non solo. 

    3. Rapporto prezzo/rendimento
    Il prezzo di un'obbligazione a tasso fisso si muove in maniera opposta rispetto all'andamento dei tassi di interesse ufficiali: se i tassi salgono, il prezzo dell'obbligazione scende, e viceversa.
    In questo modo, il rendimento di chi acquista un titolo già emesso si allinea ai tassi, tempo per tempo in vigore.
    Ciò avviene perché non ci sono altri parametri su cui agire, dal momento che la cedola è fissa e già determinata.
    Diverso è il discorso per le obbligazioni a tasso variabile, il cui prezzo oscilla in maniera più contenuta anche in caso di variazioni dei tassi di interesse: la cedola si adegua infatti da sola ai nuovi rendimenti. 

    4. Curva dei rendimenti
    Se si vanno ad unire su un grafico i rendimenti offerti da un titolo obbligazionario su varie scadenze (1,2,5,10,30 anni), si ottiene una curva che può essere più o meno inclinata.
    In condizioni di normalità la curva è abbastanza ripida, con i tassi a lungo termine che diventano man mano più elevati di quelli a breve.
    Una curva piatta significa invece un ridimensionamento della differenza tra le varie scadenze, e questo non è uno scenario positivo per le prospettive economiche.
    Ad esempio, durante la crisi del debito sovrano del 2011 ci fu un momento in cui i nostri BTP restituivano praticamente tutti lo stesso rendimento, a prescindere che la scadenza fosse di pochi mesi o di diversi anni.
    Ciò perché il mercato prezzava un forte rischio di default del nostro paese, tanto da attribuire rendimenti elevati anche ai titoli con breve scadenza.
    Questo perché, ti ricordo, rischio e rendimento vanno sempre a braccetto.
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    6 - MA VERAMENTE A COSTO ZERO?

    Nella mia newsletter del 25 Febbraio scorso, all'articolo nr.6 "Il dietro le quinte del pericoloso boom", ti ho parlato della recente esplosione di interesse nei confronti del trading online, spesso proposto anche a costo zero dai vari broker.
    Oggi desidero entrare per te nel dettaglio del modus operandi di queste aziende, oggi attive e conosciute nel mercato italiano: eToro, Degiro e Bitpanda.

    eToro
    Si tratta di un broker con sede a Cipro, che vanta oltre 25 milioni di utenti nel mondo. 
    Si è fatto conoscere fin dal 2019 grazie anche alla simpatica pubblicità con l'attore Alec Baldwin nel ruolo di improvvisato casalingo, ma già da Gennaio 2010 è autorizzato ad operare anche nei paesi UE.
    Da allora è attivo anche in Italia, e propone trading online a commissioni zero. 
    Per operare su eToro è però necessario trasferire la somma prescelta all'interno della piattaforma digitale, attraverso un bonifico.
    Diventa allora centrale il business legato alle valute, visto che finora è permesso aprire solo conti in dollari.
    Per gli utenti europei ciò implica costi legati alla conversione euro-dollaro, pari allo 0,5% sia per versamenti in entrata, sia per i prelievi in uscita.
    Anche nell'acquisto di titoli in valute diverse dal dollaro ci sono considerazioni da fare legate alla conversione, per questo la convenienza maggiore si ha nell'acquisto di titoli in dollari.

    Degiro
    Contando su 2 milioni di clienti sparsi in 18 Paesi nel mondo, questo broker olandese è diventato, da qualche anno, di proprietà della tedesca Flatex, ed opera sotto l'egida della Bafin, l'equivalente tedesca della nostra Consob.
    Molto attivo anche in Italia, ufficialmente la società non applica commissioni per il trading, ma si scopre poi che fa pagare 50 centesimi fissi per ogni operazione, sotto la voce "commissione di gestione". 
    Anche questo broker si muove abilmente nel mercato dei cambi valutari: chi ha il conto in euro ed opera sui mercati americani, paga infatti una commissione dello 0,25%, che viene esentata per chi invece ha aperto il conto in dollari. C'è poi un onere per l'accesso alle borse internazionali, fisso a 2,50 euro annui o pari allo 0,25% per i conti più piccolini.
    Nota molto importante è che la società non opera come sostituto di imposta, quindi è l'investitore stesso a doversi attivare per riportare nella dichiarazione dei redditi ogni singola operazione di compravendita, per assolvere agli obblighi fiscali.

    Bitpanda
    Si tratta di una società austriaca che offre, in particolare, investimenti frazionati, ovvero su parti di azioni o ETF.
    E' un business molto importante per Bitpanda, che si avvale di strumenti derivati.
    Il broker acquista l'azione (o l'ETF) per intero, poi lo suddivide in quote più piccole rivendendole agli investitori senza commissioni, ma guadagnando sulla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita.
    Gli investimenti in frazioni di azioni sono molto richiesti, considerando che alcuni titoli hanno raggiunto quotazioni impegnative: basti pensare, ad esempio, che un'azione Tesla quota attorno agli 800 dollari, mentre un'azione Amazon addirittura a 2.700.
    Tutti gli strumenti frazionati sono quotati in euro, con la possibilità di operare anche in valute diverse, come dollari o sterline, fino anche alle criptovalute.

    Come avrai potuto comprendere leggendo queste righe, ancora una volta è possibile affermare che, nonostante varie pubblicità spesso ingannevoli, in finanza non esistono pasti gratis!
    E' sempre buona norma, allora, diffidare dagli slogan di questo tipo, approfondendo le reali caratteristiche del prodotto o del servizio che si sta per scegliere, così da poter sempre operare in maniera consapevole.
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    7 - NUOVE ALIMENTAZIONI PER LA BORSA

    C'è elettricità in borsa.
    Costruttori e fornitori sono pronti a chiedere al mercato risorse da investire nella transizione energetica e digitale dell'auto.
    Nelle ultime settimane, nonostante l'alta volatilità, sono state infatti annunciate diverse IPO (offerte pubbliche iniziali atte a far sbarcare aziende in borsa), e avviati alcuni riassetti intragruppo che potrebbero preludere a futuri scorpori.

    Partendo dalle quotazioni, dopo tanti rinvii, il 2022 potrebbe essere finalmente l'anno della borsa per Porsche, pronta a "separarsi" da Volkswagen.
    Il capitale di Porsche verrà suddiviso in due classi di azioni: ordinarie (con diritto di voto) e privilegiate.
    In borsa dovrebbe finire soltanto il 12,5% del capitale dell'azienda, per di più privo di diritti di governance.
    Secondo alcuni analisti, Porsche potrebbe valere 80 miliardi, 160 € per azione, con un multiplo di 13,5 sul risultato operativo atteso nel periodo 2022-2024, in linea con i titoli del lusso.
    Nel migliore dei casi, la casa di Stoccarda potrebbe arrivare a una capitalizzazione di 175 miliardi, qualora le venisse cioè riconosciuto un multiplo pari a quello di Ferrari (26 volte).
    Uno scenario comunque poco probabile per molti analisti, che considerano Porsche meno esclusiva e meno redditizia, nonché più veloce nelle consegne rispetto alla Rossa, che riesce a far aspettare anche più di 2 anni i suoi clienti.
    Sta di fatto che la quotazione di Porsche consentirà a VW di incassare diversi miliardi, alcuni poi distribuibili agli azionisti tramite un dividendo straordinario, e i residui utili a finanziare gli investimenti programmati da Volkswagen su elettrico e tecnologia.

    La ricerca di fondi per costosi piani industriali, sta spingendo altre case a valutare lo spin-off e quotazione di divisioni.
    Volvo ha inaugurato la via, scorporando il proprio marchio elettrico Polestar, pronto a fondersi con una spac e ad approdare al Nasdaq con una valutazione di 20 miliardi di $.
    Ricordi?
    Di Polestar ti ho già parlato nella mia 7in7 dell'8 Maggio 2020, presentandola come la possibile anti-Tesla.
    Presto potrebbe seguirla un'altra controllata della cinese Geely, la britannica Lotus, destinata all'IPO entro la fine del 2023, con l'obiettivo di raccogliere i capitali indispensabili a sostenere un ambizioso piano di crescita.
    Nel corso del 2022 è attesa anche l'IPO del costruttore vietnamita Vinfast, con una valutazione attesa di 60 miliardi.
    Alcune scissioni sono invece per ora sulla carta, con Renault e Ford che sembrano pronte a separare le loro attività elettriche dalle divisioni endotermiche.

    Con tempi diversi e molte perplessità, diesel e benzina paiono ormai avviati allo "spegnimento" in Europa, Stati Uniti e Cina, i principali mercati auto al mondo.
    Di conseguenza, pur continuando a venderne in quantità, i costruttori ridurranno gli investimenti sullo sviluppo dei motori tradizionali.
    Le risorse così liberate verranno dirottate sulle nuove alimentazioni, elettrico e idrogeno, che godono del favore dei governi e, ancora di più, dei mercati, come provano le eccezionali performance di borsa di alcuni nuovi costruttori elettrici.
    Lo scopo di alcune case tradizionali è insomma quello di tirar fuori la Tesla che è in loro...
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    Concludo questa mia 7in7 augurandoti un sereno fine settimana.
    Un caro saluto,

    Davide