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www.davideberto.it2024-10-11
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    PERDERE PENSANDO DI GUADAGNARE
    Da mesi ormai, molto si sta parlando del risveglio (e che risveglio...) dell'inflazione dopo il lungo letargo degli ultimi anni.
    Senza voler entrare in questa sede in inutili valutazioni economiche su motivazioni del fenomeno e scenari del futuro più prossimo, mi limito a dare qualche semplice numero su cosa sia accaduto in questi ultimi anni, quelli del letargo inflazionistico.
    Prendiamo in particolare l'ultimo decennio.

    Secondo le fonti ufficiali (ISTAT e Banca d'Italia), abbiamo avuto un'inflazione media pari allo 0,93%.
    Per contro, la remunerazione media dei depositi nello stesso periodo è stata dello 0,23% (lordo costi e oneri fiscali, ma facciamo finta di niente).
    Tutto questo ha prodotto pertanto un costo medio reale del cash dello 0,70% all'anno.
    Tradotto, significa che 100.000 € depositati in liquidità (conto corrente o cassetto di casa...) nel 2011, si sono trasformati in 93.216 € reali nel 2021.
    Con una perdita secca pari a 6.784 €.

    Gli integralisti del "meglio in conto che altrove" non faticheranno a trovare qualche alibi per difendere ad oltranza questo comportamento.
    Il dato di fatto è però uno solo: con un totale di 1.400 miliardi di € sui conti, tra aziende e privati, con un rendimento ufficiale medio dello 0,02%, c'è tanta gente che perde pensando forse di guadagnare.
    O quantomeno, pensando di non perdere.
    Il tutto pesantemente aggravato dalla fiammata inflazionistica in corso, che tanto breve, a parer mio, non sarà.

    Ti auguro una buona lettura!
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    1 - NELLA TESTA DI CHI INVESTE

    Come la bellezza è negli occhi di chi guarda, così il lungo termine è nella testa di chi investe.
    Mi capita spesso di ripetere che l'orizzonte di lungo termine è l'unico orizzonte che ben si sposa con l'investire.
    Ma quanto è lungo questo lungo termine?

    "Se non sei a tuo agio nel mantenere in portafoglio un'azione per dieci anni, non dovresti tenerla neppure per dieci minuti" ammonisce Warren Buffett, il saggio di Omaha, che del lungo termine, alla veneranda età di 91 anni, ancora fa il pilastro del suo stile di investimento.
    Non mancano in letteratura le definizioni dell'investitore paziente: "colui che non è mai costretto a vendere sulla spinta delle prevalenti condizioni del mercato", oppure "colui che è meno preoccupato dei temporanei cambiamenti dei prezzi, ed è invece concentrato sulla crescita del reddito e sull'apprezzamento del capitale nel lungo periodo".
    Nel long-seller "Stocks for the lung run", Jeremy Siegel descrive le azioni come meno rischiose, nel lungo termine, rispetto alle obbligazioni, e dimostra, dati alla mano, che il ciclo della superiorità storica delle azioni si sviluppa in archi di vent'anni.

    "Non abbiamo mai giocato tanto con il tempo lì davanti, tutto il tempo che ci spetta, tutto il tempo che ci tocca, e nessuno in quel momento vuole chiedersi per niente come mai sarebbe stato questo tempo" canta Luciano Ligabue, uno dei miei cantanti italiani preferiti, nella sua "Il tempo davanti".

    Probabilmente, più che un arco temporale più o meno definibile, il tempo è un atteggiamento mentale, la prospettiva che ciascun investitore adotta nelle sue scelte di portafoglio.
    Uno studio del 2014, mette a fuoco almeno 3 grandi vantaggi degli investitori di lungo termine rispetto ai trader di breve (o addirittura brevissimo) periodo:
    1. La capacità di assumere posizioni per le quali i tempi della remunerazione sono incerti;
    2. La capacità di sfruttare le opportunità generate dai comportamenti degli investitori di breve termine;
    3. La libertà di investire in attività poco liquide.

    Se il lungo termine è una condizione mentale, le virtù della pazienza e della perseveranza ne sono il corollario.
    La pazienza è forse tra le virtù meno amate.
    Stride con la cultura della velocità, con l'ambizione, con le prestazioni, evoca polverosi ricordi del catechismo, insegnamenti impartiti in un'età in cui semmai è l'impazienza a farla da padrona.
    La pazienza è spesso associata alla lentezza dello scorrere del tempo, alla noia.
    L'altra virtù, la perseveranza, é per la Treccani "la fermezza nel perseguire i propri scopi, o nel tenere fede ai propri propositi".
    E' dunque perseverante colui che ha propositi e obiettivi precisi.
    Pazienza e perseveranza sono le ancelle del lungo termine, quell'orizzonte in cui si va a collocare, ad esempio, la porzione di portafoglio esposta alle economie emergenti.

    Concludo ricordando poi l'apologo del tacchino di Bertrand Russell, quasi un mese esatto dopo la festa del Ringraziamento (Giovedì 25 Novembre).
    Il tacchino di Russell immagina il futuro sulla base dell'esperienza del passato: nota che tutti i giorni gli viene portato del cibo, però, da bravo tacchino esperto di logica, non salta alle conclusioni sulla base di poche osservazioni.
    Il tempo passa e le osservazioni del tacchino si fanno sempre più robuste.
    Che piova o nevichi, che faccia caldo o freddo, che sia giorno festivo o di lavoro, ogni giorno il cibo arriva puntuale.
    La logica induttivista porta dunque il tacchino alla formulazione generale che "il cibo arriva tutti i giorni".
    Ma quando anziché il cibo, arriva il Giorno del Ringraziamento, la legge universale si infrange contro il dato dell'esperienza: è proprio il tacchino a diventare cibo.

    Quando si tratta di risparmi, pensare allora che il passato contenga tutte le informazioni utili per guardare al futuro, vuol dire rischiare di finire come il tacchino di Russell nel Giorno del Ringraziamento.
    Stabilire regole assolute sulla base della sola esperienza pratica è fallace, perché molteplici osservazioni non sono sufficienti a validare una regola universale.

    Investi allora guardando al futuro!
    Investi, possibilmente, con una logica mentale orientata al lungo periodo, con pazienza e perseveranza!
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    2 - L'ANNO CHE VERRA'

    In una parola, inflazione.
    Ecco qual é, secondo i gestori, la più grande incognita per il 2022.
    Un comune denominatore che influenzerà le decisioni di investimento per l'anno che verrà.
    Per anni si è cercato di farla ripartire, per mesi si è tentato di capire se fosse transitoria o strutturale, e ancora adesso si cerca una risposta.
    Come sarà, quanto durerà, e in che modo condizionerà le politiche monetarie delle banche centrali, è il punto al centro del dibattito.

    Con questa notizia voglio darti una chiave di lettura sullo scenario che potrebbe caratterizzare i prossimi 12 mesi, per valutare in modo consapevole, e da tutte le angolazioni, le variabili da considerare prima di andare ad investire, o, più semplicemente, anche solo per capire quali saranno le possibili dinamiche dei mercati finanziari.

    Ma, se l'inflazione è un bel punto interrogativo, ci sono altri temi che possono rappresentare importanti opportunità da cogliere nel 2022: sostenibilità, ripresa economica e investimenti.
    Nonostante la pandemia resti comunque un tema di fondo che genererà incertezza, e dal quale non si può prescindere, l'idea condivisa dai gestori è che oggi non sia più tale da compromettere seriamente la ripresa economica, perché, a differenza di quanto accaduto in passato, oggi la conosciamo meglio ed è comunque più gestibile grazie anche alla campagna vaccinale.

    L'idea prevalente è che nel 2022 la crescita economica continuerà, ma sarà meno vigorosa rispetto al 2021.
    Oltre all'inflazione e alla politica monetaria delle banche centrali, a preoccupare i gestori c'è anche la possibile tensione sui prezzi delle materie prime, anche per effetto dell'adozione dei criteri ESG che potrebbe limitarne la disponibilità.
    Altro motivo di preoccupazione è quello rappresentato dai rischi geopolitici all'orizzonte, con particolare riferimento al difficile rapporto Cina-Taiwan, e a quello Nato-Russia in relazione all'Ucraina.
    Non solo.
    Anche l'elevato debito accumulato a livello globale negli ultimi anni, può rappresentare un fattore di fragilità per il futuro, soprattutto se osservato nella prospettiva della normalizzazione delle politiche monetarie e, quindi, di tassi in aumento con incremento dei costi di rifinanziamento per emittenti molto indebitati e più fragili, come il nostro stesso paese.

    Lato, invece, potenziali opportunità, la sostenibilità non solo è una necessità, ma anche una carta che, se giocata bene, potrà rivelarsi vincente (e non solo per l'anno che sta per iniziare).
    Tra le principali occasioni da cogliere, si può annoverare anche la crescente attenzione pubblica per tematiche legate a infrastrutture e ambiente, tra cui rinnovabili, elettrificazione ed efficientamento energetico.

    Come sempre, quindi, anche nel corso del prossimo 2022 non mancheranno i rischi, come non mancheranno le opportunità.
    Riprendendo allora uno slogan calcistico a me caro...palla lunga e pedalare!
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    3 - LA DECORRELAZIONE AL TEMPO DELLA GLOBALIZZAZIONE

    Ci sono molti concetti da tenere a mente quando si investe il proprio risparmio, ma due su tutti sono imprescindibili: la decorrelazione, e l’orizzonte di lungo periodo
    Tra l’altro questi due concetti vanno a braccetto, perché la decorrelazione si vede con il passare del tempo e non emerge nel breve periodo, a causa anche dell’era globalizzata che stiamo vivendo.
    Le economie e le nazioni, infatti, sono (e saranno sempre più) strettamente legate fra di loro.
    Singole notizie o eventi provocano spesso reazioni a catena in tutti i mercati mondiali. 

    Ma cosa significa avere investimenti decorrelati fra di loro?
    Significa investire in asset che riescono a non reagire allo stesso modo davanti a degli eventi, quali, ad esempio, l’aumento dei tassi o dell'inflazione, la crescita del PIL, l'aumento della disoccupazione.
    Quando, come in questo periodo, ci troviamo davanti ad un rapido aumento dei prezzi, ci sono alcune settori che si rivalutano, come le aziende farmaceutiche e l’oro, ed altri che soffrono, come le banche e le compagnie aeree. 
    Ecco allora che, più un portafoglio contiene prodotti di investimento decorrelati tra loro, minore è il rischio complessivo del portafoglio stesso.

    La diversificazione nel tempo è facile da raccontare, ma difficile da mettere in pratica.
    L’essere umano, infatti, non è programmato per ragionare nel lungo termine. 
    Siamo portati a controllare spesso i nostri investimenti, preoccupandoci quindi di cali rilevanti solo nel breve termine, ma che non si notano se allarghiamo lo sguardo a 3, 5, 10 anni.
    Dovremmo invece ragionare come facciamo per gli altri aspetti rilevanti della nostra vita, ad esempio il partner, i figli, il lavoro...
    Tutti temi di lungo periodo.
    Se ragionassimo di tre mesi in tre mesi, probabilmente fuggiremmo appena iniziamo a passare le notti in bianco con i figli neonati!
    Invece, nella maggior parte dei casi, riusciamo a razionalizzare e a capire che si tratta solo di un periodo passeggero, e puntiamo così lo sguardo oltre il momento di difficoltà che stiamo vivendo. 
    Ecco, alla stessa maniera dovremmo ragionare quando i mercati finanziari si agitano e ci fanno venire il mal di mare.

    Decorrelare non significa però acquistare ogni possibile e immaginabile asset class, ogni area geografica o settore produttivo.
    Se facessimo ciò, otterremo un miscuglio indigesto di prodotti senza alcuna coesione e visione prospettica. 
    Decorrelare significa diversificare con logica, seguendo anche i cicli economici.
    Questo si può realizzare solamente affidando il proprio patrimonio a chi ha le competenze per gestirlo e seguirlo nel tempo.
    La differenza con il “fai da te” è abissale!
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    4 - I TERMINI DELLE POLIZZE

    Nella 7in7 del 12 Novembre, alla notizia 4 dal titolo "Polizze: conoscerle prima di tutto" ho voluto spiegare di quanto sia fondamentale oggi proteggersi e tutelarsi grazie alle assicurazioni.
    Ma quando ci troviamo a stipulare una polizza, obbligatoria come la RC auto o scelta da noi come una polizza infortuni o sulla vita, ci sono alcuni termini tecnici che è bene conoscere, così da poter assumere le nostre decisioni con consapevolezza. 
    Oggi ti aiuterò a fare quindi chiarezza sui termini più utilizzati nei contratti delle polizze assicurative. 

    PREMIO
    E' la cifra da corrispondere per ottenere la copertura assicurativa.
    Rappresenta pertato il costo che dobbiamo sostenere per proteggerci da un determinato rischio.
    Si tratta di un versamento a fondo perduto, nulla verrà restituito alla scadenza della polizza. 
    Un discorso a parte va fatto per i premi relativi alle polizze a contenuto finanziario.
    Esse rientrano sempre tra i prodotti assicurativi, visto che viene assicurata la vita del contraente, però, al manifestarsi dell'evento avverso, i premi versati (rivalutati in base all'andamento dei mercati finanziari) vengono riconosciuti ai beneficiari designati.
    Questo avviene perché, nelle polizze a carattere finanziario, vi è la prevalenza dell'aspetto di risparmio-investimento, e la copertura dal rischio morte è secondaria. 

    FRANCHIGIA
    E' un accordo tra compagnia assicurativa e contraente, in base al quale, a fronte di un premio più contenuto, il contraente mantiene a proprio carico una parte del costo dell'eventuale sinistro.
    E' quello che accade, ad esempio, quando stipuliamo una polizza sul danno agli elettrodomestici di casa, o sulla grandine presa dall'auto.
    La franchigia è spesso presente in queste polizze, ed è solitamente pari a qualche centinaio di € che rimarranno a carico della persona danneggiata, qualora si concretizzasse un sinistro. 

    ESCLUSIONI
    Sono situazioni di rischio, specificatamente richiamate nel contratto, per le quali la compagnia assicurativa non risponde in caso di sinistro.
    E' una cosa molto importante da verificare quando si stipula una polizza, per evitare di pensare di essere coperti quando invece così non è.
    Le esclusioni riguardano solitamente eventi (terremoti, catastrofi naturali, atti di guerra, esplosioni nucleari...), o comportamenti (guida in stato di ebbrezza, assunzione di sostanze stupefacenti, morte per suicidio...). 

    DIP
    Si tratta del Documento Informativo Precontrattuale, che racchiude le informazioni essenziali da consegnare al contraente.
    Un vademecum pertanto, che permette di comprendere il funzionamento della polizza, corredato da termini abbastanza semplici e chiari.

    MASSIMALE
    E' la somma massima che la compagnia si impegna a riconoscere al contraente, nel caso in cui avvenisse un sinistro.
    Se il danno fosse di entità superiore, la parte che eccede il massimale rimane a carico del danneggiato.
    Per la RC Auto vi sono dei massimali minimi stabiliti per legge, sotto i quali non si può scendere, pari a 1.220.000 € per i danni a cose, e 6.070.000 € per i danni a persone.
    Può sembrare tanto, ma quando accadono incidenti con le auto può essere un attimo superarli!

    INDENNIZZO DIRETTO
    E' un accordo stipulato fra assicuratori, che permette agli assicurati di ricevere eventuali indennizzi in tempi rapidi, in quanto gli stessi vengono erogati direttamente dalla propria compagnia assicurativa, senza attendere che si attivi la compagnia di chi ha cagionato il danno.
    E' importante verificare questo aspetto in fase di scelta, poiché, in mancanza di un accordo per l'indennizzo diretto, le procedure di risarcimento diventano molto più lunghe e complesse. 

    RECESSO
    A volte può capitare di sottoscrivere dei contratti senza esserne pienamente consapevoli, salvo poi rileggere il tutto e scoprire che quello che abbiamo firmato non è realmente ciò che ci serve, o addirittura è per noi svantaggioso.
    Esiste per fortuna un termine temporale di 30 giorni entro il quale si può cambiare idea, senza patire conseguenze, esercitando il cosiddetto "diritto di recesso". 
    Nelle polizze a copertura dei finanziamenti questo termine è esteso a 6 mesi, sempre a tutela del contraente, perchè molte volte, su questa particolare tipologia di assicurazione, vi è troppa insistenza da parte della banca o della società che propone il finanziamento, che viene abbinato quasi forzosamente alla polizza a copertura del caso di morte, invalidità e disoccupazione. 
    Importante è che la volontà di recedere sia espressa per iscritto, tramite raccomandata o pec.
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    5 - CONSULENZA, MA QUANTO MI COSTI?

    Quello dei costi, anche in ambito Consulenza Finanziaria, è sempre un tema "caldo".
    E' innegabile ed è giusto sia così.
    Dal canto mio, cerco sempre di essere trasparente quando si tratta di parlarne, mettendo nero su bianco le commissioni che competono alle varie soluzioni di investimento, e chiarendo che la mia remunerazione, in qualità di Consulente Finanziario, deriva da quelle voci di costo che, quota parte, mi vengono retrocesse dalla società mandante.
    Lo faccio spontaneamente, senza che sia necessario chiedermelo.
    Ritengo sia questa una buona base di partenza di un rapporto professionale, spero, destinato a durare nel tempo.

    E' pacifico però che l'industria del risparmio, in Italia, non abbia brillato per trasparenza e correttezza sotto questo punto di vista.
    Sono tuttora molti i prodotti finanziari che presentano una babele di costi destinata inevitabilmente ad inficiarne il risultato finale, minando altresì la fiducia che i risparmiatori ripongono, in generale, nel variegato mondo composto da promotori, consulenti, banche e assicurazioni. 
    Dal mio punto di vista è necessario allora fare un passo indietro, analizzando la questione a 360 gradi, senza focalizzarsi troppo sui dettagli, ma valutando l'insieme ed il risultato. 
    In altre parole, è giustissimo e sacrosanto tenere in considerazione i costi, elemento certo di ogni investimento, rapportandoli però alla qualità del servizio di consulenza che si riceve.
    Meno appropriato è, invece, correlare i costi ai rendimenti.
    Questi ultimi, lo sappiamo, sono per loro natura non prevedibili. 

    Il mio invito è pertanto quello di valutare la consulenza nel suo complesso, non prodotto per prodotto.
    Naturalmente è possibile confrontare il costo tecnico di un prodotto finanziario, così come confrontiamo i prezzi di un'auto o di uno smartphone, ma il costo della consulenza ha un'altra natura.
    Lo si misura nel tempo, ed è funzione di alcuni parametri che, spesso, sono soggettivi.
    Ciò che infatti può venire apprezzato da un cliente, potrebbe arrecare noia ad un altro.
    Il bravo Consulente dovrebbe avere allora l'abilità di adattarsi alla persona che si trova davanti, costruendo un percorso di pianificazione su misura degli obiettivi, del tempo a disposizione e delle attitudini di ognuno. 

    Concludo con una domanda provocatoria, che vuole essere in realtà un invito alla riflessione, specialmente per chi mi legge ma ancora non è mio cliente:
    ti sei mai soffermato a pensare invece al costo della mancata consulenza?
    Ovvero quanto costa (in termini di stress, di mancati guadagni, di maggiori perdite) far da sé, o addirittura lasciare i propri risparmi inerti nel conto corrente?
    Anche in termini di mancati sgravi fiscali o di maggiori tasse da pagare: quanto può costare la mala gestione di un patrimonio in ottica, ad esempio, successoria, o del TFR, sia per un dipendente che per un datore di lavoro?
    Quanto costa il fai da te, necessariamente in termini di tempo da investire per informarsi ed aggiornarsi?

    Ecco allora che il valore della Consulenza si misura anche attraverso la tranquillità con cui un risparmiatore può vivere il suo quotidiano, sapendo che i propri risparmi sono seguiti con professionalità, competenza, serietà e trasparenza.
    Potersi davvero fidare dell'etica e della preparazione di chi gestisce un aspetto così importante della nostra vita, forse non ha prezzo.
    Non trovi anche tu?
    Gradirei ricevere un tuo sincero riscontro in merito. 
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    6 - SLIDING DOORS

    Hai presente il film di qualche anno fa con la splendida Gwyneth Paltrow, "Sliding Doors"?
    Portava a riflettere su come una scelta, o un accadimento della vita, anche apparentemente insignificante, possa avere poi forti conseguenze, a cascata, sul futuro.
    Nel film si vivono due scenari ipotetici: in uno la protagonista riesce a prendere un treno per un soffio, arrivando a casa in anticipo e scoprendo così il marito assieme all'amante.
    Nell'altro, sempre per un soffio, le porte del treno si chiudono davanti a lei, lasciandola appiedata, ma evitandole così la scoperta del tradimento.
    E da lì, si sviluppano le due vite, parallele.
    Allo stesso modo ci sono alcune decisioni prese, o non prese, che hanno conseguenze rilevanti sul futuro nostro e anche su quello dei nostri cari, e questo avviene quando si parla di successione mortis causa (a causa di morte).
    Facciamo allora due esempi paralleli, proprio come nel film Sliding Doors

    La nostra protagonista è una signora di una certa età, titolare di un'azienda ben avviata, con due figli e un discreto gruzzolo investito, oltre a diversi immobili di proprietà. 
    Un giorno la signora affronta con il suo consulente l'argomento della destinazione dei suoi averi quando lei non ci sarà più.
    Si parla allora dei desideri come imprenditrice e come madre, si conteggiano le donazioni già effettuate negli anni, maggiori per il figlio maschio, e si decide di investire una parte dei risparmi in una polizza che vede beneficiaria solo la figlia femmina, così da riequilibrare i conti ed evitare litigi tra chi ha avuto di più e chi ha avuto di meno.
    Tutto ciò che rimane, viene poi investito in una polizza con beneficiari entrambi i figli.
    Per l'azienda e gli immobili, invece, il consulente si affianca a dei professionisti del settore per suggerire la migliore soluzione.

    Se la stessa signora preferisse invece lasciar scorrere i mesi e gli anni, senza affrontare questo delicato argomento, sarebbero i due figli a dover prendere in mano il patrimonio rimanente, una volta che lei avrà lasciato la vita terrena. 
    Ci sarà allora una successione "normale", cioè legittima, disciplinata dalla legge. 
    Tutto ai figli al 50%, tutto diviso in parti uguali.
    Se dal lato investimenti, la cosa è risolvibile in modo abbastanza lineare, vendendo i titoli presso il proprio consulente, per gli immobili e l'azienda...beh le cose andrebbero a complicarsi non poco. 

    E se la figlia, che in azienda non ci lavora ma ne detiene le quote, iniziasse a comandare o a voler stravolgere consolidati e fruttuosi meccanismi aziendali?

    E se il figlio si opponesse alla vendita degli immobili o alla loro divisione, vincolando anche la sorella a rimanere bloccata nello status quo?
    Gli animi tra fratelli potrebbero inasprirsi a tal punto che anche la mamma, da lassù, preferirebbe aver messo mano prima a questa situazione...

    E' sempre una questione di scelte!
    E bisogna ricordare che anche le non-scelte, come in questo secondo caso, possono avere degli effetti dirompenti.
    Mettere la testa sotto la sabbia, per pigrizia o per scaramanzia, o anche solo per mancata conoscenza di questi meccanismi, porta con sé un corollario di eventi che, ti posso assicurare, non sono quasi mai piacevoli.
    Meglio allora pensarci per tempo, mettendo in atto quei comportamenti e quelle azioni che possono assicurare l'armonia e la serenità familiare nel tempo.
    Un bravo Consulente è a disposizione anche per fare chiarezza su questi aspetti.
    Ricordalo!
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    7 - LA TRANSIZIONE ECOLOGICA PARLA CINESE

    Da sempre le materie prime sono centrali per le economie, con grande richiesta soprattutto da parte dei paesi più sviluppati.
    Ne abbiamo gran bisogno per mantenere il nostro benessere, ma non le possediamo naturalmente nei nostri territori, perlomeno in Europa. 
    Negli ultimi decenni, infatti, siamo stati (e lo siamo ancora) legati a doppio filo ai paesi distributori o produttori di gas e petrolio, in particolare Russia ed Emirati Arabi. 
    Nei decenni a venire lo scenario sembra però destinato a cambiare. 
    Con ogni probabilità infatti, volgeremo ancora più lo sguardo ad Est, verso la Cina, oggi la principale produttrice dei metalli vitali per le energie rinnovabili.
    E laddove non li produce, il Celeste Impero ha provveduto, già da tempo, ad inserirsi nella catena produttiva dei paesi detentori, controllandone il processo estrattivo e di vendita, così da assicurarsi una posizione di controllo e di leadership.
    In questo articolo daremo allora uno sguardo alle materie prime che sempre più sono richieste, per capire meglio cosa ci riserverà il futuro.

    Nella batteria di un'auto elettrica, ad esempio, ci sono 8 kg di litio, un minerale che richiede una laboriosa estrazione da laghi salati d'altura.
    Un processo oggi praticato quasi solamente in Australia e, marginalmente, in Cina e Brasile. 
    Ci sono poi 35 kg di nikel, ottenuto da estrazione e cottura in fornaci in Indonesia, Filippine e Russia. 
    Vanno aggiunti 14 kg di cobalto, la cui produzione è concentrata per il 70% nel Congo.
    Qui, 15 delle 19 miniere attive sono possedute o finanziate da società cinesi. 
    Sempre nella batteria di un'auto elettrica, servono ancora 20 kg di manganese, la cui produzione mondiale è concentrata in Australia, Sudafrica e Gabon.
    Una volta prodotta, l'auto elettrica necessita poi di colonnine di ricarica, composte da rame, estratto in Cile, Perù e Cina.
    Le colonnine vengono alimentate da pannelli fotovoltaici, composti a loro volta da silicio, del quale sempre la Cina è il primo produttore mondiale, con quantitativi annui 10 volte superiori al secondo produttore, la Russia.
    I pannelli richiedono inoltre notevoli quantitativi di argento e zinco, e indovina un pò chi è il primario produttore?
    Ma sempre la Cina ovviamente...
    Allargando lo sguardo ad altre fonti di energia rinnovabile, possiamo trovare le pale eoliche, che utilizzano ferro, rame ed alluminio, di cui la Cina fornisce addirittura la metà della produzione globale. 
    Ci sono poi minerali secondari, come il vanadio e la grafite, la cui produzione ricade sempre sotto l'egemonia cinese.
    Insomma, il quadro appare abbastanza nitido, non trovi?

    La transizione ecologica è già in atto da tempo, e molti di questi metalli hanno di recente conosciuto incrementi importanti nelle loro quotazioni.
    Il litio, ad esempio, è cresciuto di quasi il 500% nell'ultimo anno.
    Il cobalto di oltre il 100%. 
    Ma la cosa davvero interessante è capire cosa accadrà da qui in avanti. 
    La produzione mondiale di molti metalli copre soltanto tra il 30 e il 60% della domanda presente e futura, e l'adeguamento dell'offerta non potrà essere immediato.
    Per aprire nuove miniere servono concessioni, strade da ricavare nelle giungle o nei deserti, scavi imponenti, tra l'altro con l'incertezza di cosa effettivamente si andrà a trovare una volta completata l'opera.

    Da tutto questo deriva l'atteso, ulteriore incremento dei prezzi delle materie prime necessarie alle energie rinnovabili, con un immenso trasferimento di risorse dai paesi consumatori a quelli produttori.
    E la Cina farà la parte del leone, dato il suo controllo, diretto o indiretto, sugli snodi vitali di questa filiera.
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    Non posso che concludere questa mia 7in7 augurando a te, e a tutte le persone a te care, un FELICE NATALE!
    Ci ritroviamo Venerdì 14 Gennaio con la mia prossima newsletter.
    Un grande abbraccio.

    Davide