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www.davideberto.it2024-11-09
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    Nei giorni scorsi, leggendo il Corriere Economia di Lunedì 15 Novembre, mi sono imbattuto su un articolo titolato "L'affare Facebook, così faremo soldi con il metaverso".
    L'articolo, in apertura, riportava questo:

    La scorsa primavera, una borsa di Gucci è stata venduta al prezzo di 4.100 $.
    Che cosa c'è di strano?
    Era la versione solo digitale del modello Dionysus, con l'iconica ape, all'interno del videogioco Roblox.
    Nel mondo reale la stessa borsa, tangibile, costa 700 $ in meno.
    Ecco: il metaverso portato alla ribalta mediatica da Mark Zuckerberg non è solo un'idea o una visione, ma è e sarà un modo per fare soldi e sperimentare modelli di business.

    Molto francamente, ciò che ho letto mi ha sconvolto.
    Pagare una borsa virtuale, utilizzabile all'interno di un videogioco online, la cifra di 4.100 $ è, a mio avviso, pura follia.
    Ma a questo ci stanno, un pò alla volta, spingendo certi colossi del web.
    Non so te, ma a me la piega che sta prendendo questo mondo, in certi suoi aspetti, preoccupa.
    Non poco.

    Ti auguro una buona lettura!
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    1 - LA MINACCIA DEL DEBITO

    Ad Agosto il nostro "caro" (in tutti i sensi...) debito pubblico è salito fino alla quota record di 2.734 miliardi di € (dati Bankitalia).
    Un numero così grosso e distante potrebbe quasi lasciarci indifferente.
    Leggendo però quel numero monstre in diverso modo, ovvero suddiviso per ciascuna famiglia o per ciascun cittadino italiano, potresti avere una reazione diversa.
    Quel numero porterebbe infatti a un debito medio di 104.400 € a famiglia, pari a 46.145 € a persona.
    Numeri molto importanti che tanto hanno pesato, e sempre più peseranno, nelle scelte future del governo. 

    Guardando invece al debito privato, quello pertanto contratto dalle famiglie italiane attraverso la stipula di mutui, prestiti personali, finanziamenti e simili, la banca dati CRIF ci dice che il 42% della popolazione italiana ha oggi un mutuo o un prestito da onorare.
    E il capitale medio ancora da pagare ammonta a 32.231 € a persona, per una rata mensile media di 324 €, sempre a persona.
    Sempre CRIF sottolinea che le famiglie italiane, in rapporto al loro reddito disponibile, hanno un contenuto livello di indebitamento, pari al 64,7%, contro una media europea del 97%.
    Ecco allora che, almeno per una volta, noi italiani siamo "quelli virtuosi".

    Meglio però non sedersi troppo sugli allori, perché è innegabile che anche da noi stia prendendo sempre più piede la tendenza del "compra ora, paga dopo con calma...".
    Moltissimi siti e negozi fisici propongono ormai il pagamento rateale a tappeto, senza nemmeno porre il cliente nell'imbarazzante situazione di doverlo chiedere.
    Ricordo sempre, a tal proposito, lo slogan pubblicitario di BMW con il suo "Why Buy" (perché comprare) che incentiva ad acquistare a rate le sue autovetture.
    Prestiti snelli con rate piccine, carte di credito revolving...tutto facile e veloce, col rischio però di acquistare più di quanto ci si possa realmente permettere.
    Il debito può generare soddisfazione nel breve termine, ma è un'enorme minaccia nel medio e lungo periodo.
    Indebitarsi sommando rate su rate, non tenere sufficienti risparmi da parte in caso di improvvise emergenze: questa è la formula certa dell'impoverimento!
    E spesso, purtroppo, diventa una spirale crescente, che porta a fare nuovi prestiti per sopperire proprio alle spese impreviste, per le quali non si era stati previdenti e lungimiranti.

    Guadagnare, risparmiare ed investire (ovviamente con criterio), sono invece i passi per il raggiungimento del proprio benessere finanziario
    Può essere poco eccitante, può anche annoiare, se vogliamo, sotto certi aspetti: di certo pianificare finanziariamente il proprio futuro non è immediatamente tangibile come un nuovo smartphone o un nuovo tv color, ma funziona.
    Funziona perché ti permetterà probabilmente di dare ad un caro malato le cure del caso, di pagare ai tuoi figli l'istruzione di cui avranno bisogno, di dare alla tua famiglia un'abitazione confortevole, di avere una pensione complementare che possa sopperire alle future lacune di quella pubblica.
    Insomma, per farla breve, funziona perché ti aiuterà a realizzare i tuoi obiettivi di vita.
    Questo permette di fare la spirale virtuosa del "guadagna, risparmia, investi".

    Certo, bisogna far bene i conti, pianificare adeguatamente proteggendosi dai rischi, dare un nome ai soldi gestendoli in maniera anche separata (cassetti mentali), e occorre revisionare periodicamente questo piano finanziario secondo regole precise.
    Pensi di poter fare tutto questo senza l'aiuto di un bravo professionista?
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    2 - FANALINO DI CODA

    Tutti sognano di poter vivere la propria vecchiaia nella massima serenità finanziaria, possibilmente senza dover rinunciare allo stile di vita tenuto in età lavorativa.
    In pochi, però, sembrano comprendere che, per poter raggiungere tale obiettivo, è indispensabile poggiarsi al pilastro della previdenza complementare.
    Questo vale a maggior ragione in Italia, il cui sistema pensionistico è messo a dura prova dai trend demografici in atto (aspettativa di vita ed età media della popolazione in aumento, mentre calano le nascite), e dove le perdite economiche causate dalla pandemia, ed il conseguente aumento del debito pubblico, si rifletteranno purtroppo nel lungo periodo sugli assegni pensionistici elargiti dallo Stato.

    Ulteriore conferma di questo trend negativo, è arrivata dal recente report denominato Global Pension Index 2021, di Mercer CFA Institute, che mette a confronto i sistemi pensionistici internazionali (39 diversi paesi per una copertura pari a quasi 2/3 della popolazione mondiale).
    Questo rapporto, uno dei più affidabili e oggettivi quando si parla di pensioni, si basa su 3 indici valutativi:
    - Adeguatezza (Quanto sono adeguati gli assegni pensionistici? Le pensioni saranno sufficienti a mantenere un buon stile di vita?);
    - Sostenibilità (Quanto è sostenibile nel lungo termine il sistema pensionistico del paese? Sarà in grado anche in futuro di pagare a tutti delle buone pensioni?);
    - Integrità (Quanto sono chiari e trasparenti gli enti previdenziali pubblici e i fondi pensione privati? Il sistema pensionistico è allora affidabile, e comunica in modo corretto le varie iniziative prese in merito alle pensioni stesse?).

    Il nostro paese, per quanto sotto la media europea in tutti e 3 gli indici, non è poi così indietro per quanto riguarda l'adeguatezza (15° posto) e l'integrità (al 22° posto su 39).
    Le pensioni sono mediamente adeguate, sia per chi in pensione c'è già (e molto spesso ha versato molti meno contributi di quanti poi ne incasserà sotto forma di pensione), sia per chi ci andrà a breve.
    E anche in termini di integrità, per quanto l'INPS non invii più la famigerata "Busta Arancione", almeno la vigilanza della Covip sui fondi pensione è molto buona.
    Sui fondi pensione i costi sono piuttosto chiari e confrontabili, e ricordo sempre, a tal proposito, un'attenta valutazione della scheda costi di ogni proposta previdenziale...

    Il vero problema non sta allora tanto nell'adeguatezza, o nell'integrità del nostro sistema pensionistico, bensì nella sua sostenibilità.
    L'Italia è ultima per sostenibilità, con un dato al 21% rispetto ad una  media europea superiore al 50% (e punte dell'80% di Olanda e Danimarca, i due paesi in vetta alla classifica, seguiti dalla new entry Israele).
    Siamo dietro pure ad una nazione disastrata, e reduce da diversi fallimenti negli ultimi anni, come l'Argentina.
    Il sistema pensionistico pubblico italiano è insostenibile!
    Il segreto di pulcinella...
    Continuando così, il timer della bomba ad orologeria è stato attivato.
    Booommm!

    Non penso chiaramente che si arriverà a questo.
    L'INPS, pur essendo un classico esempio di schema Ponzi, molto probabilmente non fallirà, anche perché, non pagare le pensioni a chi ha ormai acquisito il diritto, porterebbe probabilmente a una guerra civile.
    Molto semplicemente si lavorerà sul rendere sempre meno adeguate le future prestazioni.
    Le varie riforme (Fornero in primis) saranno solamente un assaggio di tutto questo.
    Rendere, in altre parole, meno adeguate le pensioni future significa molto semplicemente:
    - andare in pensione sempre più in là negli anni;
    - andare in pensione con un assegno pensionistico sempre più basso, rispetto agli ultimi redditi da lavoro e rispetto anche ai reali contributi versati.

    Il report è tutto qua.
    L'indice più importante, quello della sostenibilità del sistema nel lungo periodo, vede l'Italia all'ultimo posto.
    Questa è l'amara realtà con cui occorre fare i conti, soprattutto per chi è giovane ed è lontano dal traguardo pensionistico, e ha quindi tanto tempo a disposizione per raddrizzare il più possibile la sua situazione pensionistica futura.
    Pianificare, pianificare, pianificare, per costruirsi una vita serena post lavoro.
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    3 - QUEL POSTO DOVE TUTTI SONO SOPRA LA MEDIA...

    Pensa di svegliarti un giorno con la convinzione di poter vincere la maratona di New York...
    Hai saputo infatti che basta compilare un modulo online e pagare la quota di iscrizione, e ti sei messo in testa che il prossimo vincitore italiano nella grande mela sarai tu.
    Alquanto surreale, vero?

    Eppure è quello che accade ogni volta in cui un risparmiatore pensa di poter battere il mercato, ovvero quando pensa proprio di saper individuare i titoli che performeranno meglio di tutti gli altri
    Quel risparmiatore (e sono tanti!...) è convinto di vincere la maratona di New York, solo perché ha avuto la possibilità di parteciparvi.
    Si sente superiore alla media, più capace, più scaltro.
    Si tratta però di una vera e propria distorsione cognitiva, chiamata "effetto Lake Wobegon", nome tratto da uno show radiofonico degli anni 80 che chiudeva così:
    "Bene, queste erano le notizie da Lake Wobegon, il posto dove tutte le donne sono forti, tutti gli uomini affascinanti, e tutti i bambini sopra la media...".

    E' la superiorità illusoria che ci fa credere di essere i migliori, i più intelligenti, i più furbi. 
    O perlomeno di essere, appunto, superiori alla media. 
    Una convinzione spesso troppo forte per essere sradicata, perchè nessuno vuole essere considerato una persona comune, normale, anonima.
    A vario titolo, tutti possiamo considerarci un pò straordinari.
    Non trovi?

    Tuttavia, questa modalità di pensiero interferisce con la nostra capacità di assumere decisioni razionali, poichè sovrastimiamo le nostre abilità e sottostimiamo i nostri difetti. 
    Portando tutto ciò nel mondo degli investimenti, l'effetto Lake Wobegon produce spesso scelte sub-ottimali, se non addirittura rovinose per le finanze personali e familiari. 
    L'investitore che si ritiene migliore, o che si fa attrarre dalle promesse di mirabolanti guadagni da parte di sedicenti trader e consulenti, finirà per investire in nuovi sedicenti trend, in prodotti innovativi, in presunti titoli di nicchia che spesso assumono la veste di scommessa, più che di investimento. 
    Nel frattempo, l'investitore medio porrà i suoi risparmi in un paniere ben diversificato di titoli e di fondi, cercando di stare, semplicemente, dentro al mercato.
    Seguendone così l'andamento e la crescita che, statisticamente, torna sempre nel medio-lungo periodo.
    Senza eccessi e senza stravaganze.
    Senza puntate da "rosso o nero" al casinò.

    Quando parlo di "investitore medio" non intendo dare un'accezione negativa al termine, anzi.
    Intendo quella persona che ha raggiunto un suo equilibrio, e una sufficiente cultura finanziaria, per comprendere come la migliore strategia di investimento  sia proprio quella di replicare il mercato nel suo complesso, ottenendo il rendimento medio che questo saprà offrire.
    Perché pensare di essere sopra la media, porta spesso ad ottenere dei risultati sotto la media
    Cercare di battere il mercato rischia di far fare la fine di Icaro: a volare troppo alti si corre il rischio di bruciarsi, e schiantarsi rovinosamente a terra...
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    4 - NON PERVENUTE

    Il mondo è radicalmente cambiato in questi ultimi anni.
    Per certi aspetti, quasi capovolto.
    Come capovolta è anche la classifica delle più grandi banche mondiali, per asset totali, aggiornata di recente da S&P's.
    Se nella sbiadita foto del 2000, la prima banca cinese si piazzava solamente in 10° posizione, nella classifica aggiornata al 2020, troviamo le prime 4 posizioni occupate dai colossi cinesi del settore (Icbc, Ccn, Abc e Bank of China), seguite dalle statunitensi (J.P.Morgan Chase, Bank of America e Citigroup), dalla britannica HSBC, e dalla giapponese Mitsubishi UFJ Financial Group.
    Negli ultimi vent'anni, nemmeno i colossi USA hanno tenuto il passo.

    Se da un lato è pertanto evidente la crescita del sistema bancario cinese, emerge dall'altro la terribile fatica degli istituti europei a tenere il passo dei grandi.
    L'Italia poi, figura ancora più indietro: per trovare banche italiane occorre scendere al 26° posto, occupato da Intesa Sanpaolo, e al 33° dove si trova Unicredit.
    A guardare la classifica, fanno allora pensare le recenti cessioni di BNL, CariParma e Credito Valtellinese alle francesi BNP Paribas e Credit Agricole, che figurano subito dietro alle prime 10 in classifica, o la situazione in cui da anni versa la più antica banca al mondo, il Monte dei Paschi di Siena. 

    Essere grandi, aiuta.
    Avere più clienti, più masse e più dati, porta una banca ad essere più forte e competitiva. 
    Da tempo, anche Banca d'Italia preme affinché gli istituti italiani si aggreghino, così da affrontare meglio le sfide del futuro e gli inevitabili periodi di crisi, che vedono soffrire particolarmente le banche più piccole e locali.
    In effetti, negli ultimi anni è diventato sempre più evidente il trend di aggregazioni che ha coinvolto molte banche italiane ed europee, ma la classifica di S&P's parla chiaro: questo non è bastato per contrastare lo strapotere delle banche cinesi ed americane.

    Manca una progettualità comune a livello europeo per la creazione di un sistema bancario unitario.
    Ogni paese pensa per sé, rischiando così di accumulare sempre più distacco dai diretti competitor.
    C'è da considerare poi anche la concorrenza, sempre più agguerrita, delle nuove banche digitali, in grado di raggiungere ogni parte del pianeta, cosa impensabile per le banche tradizionali, nell'ambito dei pagamenti e del credito.
    Queste neo-banche hanno conosciuto una crescita esponenziale negli ultimi anni: erano 60 nel 2018 e, in questi 3 anni, sono già quadruplicate a 256.
    Nubank, a te probabilmente questo nome non dirà nulla, ma si tratta della banca digitale più conosciuta oggi al mondo, conta su 34 milioni di clienti.
    Intesa Sanpaolo, per capirci, ne ha circa 13,5 milioni.
    Le costrizioni imposte dal Covid hanno inevitabilmente aumentato l'interesse per questi player.
    Realtà, con una notevole attrattiva nei confronti dei giovani, in grado di stimolare l'interesse anche dei non bancarizzati più restii a mettere piede in un istituto tradizionale, che riescono a fare concorrenza alle banche fisiche anche su settori classici, come i pagamenti e la concessione di prestiti e mutui.

    Per le banche, la sfida per crescere e rimanere concorrenziali è allora aperta su più fronti, e mai come in questo caso varrà probabilmente il detto "l'unione fa la forza".
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    5 - STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE SUCCESSORIA

    Nella scorsa 7in7, al punto nr.5 dal titolo "Varie opzioni a disposizione", ti ho parlato di come sia importante pianificare serenamente e per tempo il proprio domani, per tutelare chi resta dopo di noi e per non vanificare i sacrifici lavorativi di una vita intera. 
    Oggi, come promesso, approfondirò alcuni strumenti di pianificazione successoria, utili sia per i privati cittadini, sia anche per chi è a guida di un'azienda.

    1. PATTO DI FAMIGLIA
    In Italia, lo sappiamo, sono diffusissime le piccole aziende a conduzione familiare. 
    Diventa allora particolarmente importante ragionare in tempo utile sul futuro aziendale, prima che il fondatore o le figure chiave vengano a mancare, con possibili dissapori tra gli eredi e difficoltà nella proficua prosecuzione della vita dell'azienda stessa. 
    Il patto di famiglia è un accordo stipulato quando tutte le parti sono in vita, e coinvolge gli eredi legittimari dell'imprenditore, ovvero coloro che non possono essere esclusi per legge dall'eredità.
    Comunemente si tratta del coniuge e dei discendenti. 
    E' un atto pubblico che si stipula davanti ad un notaio, mettendo nero su bianco chi, un domani, subentrerà come titolare nelle quote aziendali. 
    Gli eredi che non dovessero essere interessati a diventare futuri soci, devono essere già liquidati con una corresponsione in denaro o in beni equivalenti.
    Tutto ciò potrebbe, per questi ultimi, essere poco vantaggioso nel caso di un'azienda di famiglia sana e in crescita, perché la valutazione del valore delle quote viene fatta al momento della sottoscrizione del patto di famiglia, e quindi ai valori che l'azienda esprime in quel preciso momento.
    Senza tener conto delle prospettive future. 

    2. DONAZIONE
    E' probabilmente lo strumento più utilizzato in Italia per gestire anticipatamente il post mortem. 
    Spesso viene usata in maniera informale, con dei semplici bonifici o assegni che passano dal donante al ricevente. 
    In realtà, anche la donazione, per essere ufficiale, deve essere sottoscritta con atto notarile e alla presenza di due testimoni. 
    Assume particolare rilievo per agevolare il passaggio di beni immobili, se si dispone la donazione della nuda proprietà agli eredi designati, mentre il diritto di usufrutto rimane al donante.
    In questa maniera, chi dona può utilizzare l'immobile fino alla fine dei suoi giorni, e alla sua dipartita il bene passerà automaticamente ai nudi proprietari, che diventeranno così pieni proprietari senza ulteriori atti burocratici.
    L'usufrutto, infatti, è un diritto reale che non si tramanda per eredità, e cessa alla morte dell'usufruttuario. 
    Attenzione: tutti i beni o le somme donate in vita sono soggette alla cosiddetta "collazione", ovvero contribuiranno a formare la massa ereditaria quando il donante verrà a mancare.
    Non si tratta quindi di beni trasferiti in maniera definitiva, ma andranno comunque riconteggiati al momento dell'apertura della successione.
    Se qualche erede ha ricevuto più del dovuto, sarà allora tenuto a compensare gli altri eredi. 

    3. HOLDING DI FAMIGLIA
    E' uno strumento particolarmente indicato quando vi sono più aziende da gestire, in capo ad un unico imprenditore.
    Raggrupparne la proprietà sotto un'unica società, una holding appunto, permette di avere una gestione unitaria, riducendo al contempo i conflitti tra i futuri eredi, in quanto ognuno può assumere il ruolo che più gli si confà all'interno della società di famiglia.
    Ecco che allora l'imprenditore conferirà la proprietà delle sue aziende direttamente alla holding familiare, la quale diventerà il soggetto proprietario e ne assumerà le decisioni.
    Le eventuali liti saranno gestite a livello di holding, preservando maggiormente le singole società operative sottostanti.
    Si possono inoltre prevedere specifiche clausole statutarie, volte a mantenere il controllo del gruppo all'interno del nucleo familiare, e patti parasociali che disciplinino l'ingresso in azienda ed i percorsi di carriera riservati ai familiari.
    Un vestito cucito su misura, insomma, che permette la gestione presente e futura del patrimonio aziendale costruito sicuramente con grandi sacrifici. 

    Non è sempre semplice individuare lo strumento più indicato per ogni situazione familiare o aziendale.
    In caso di dubbi, sicuramente la figura più indicata in questi casi è il notaio, che può indicare la via da seguire per appianare conflitti e criticità future.
    Il ruolo del (bravo) Consulente Finanziario può essere in ogni caso centrale, per intercettare l'esigenza del cliente e fare da tramite. 
    Di certo, in tutto questo, mettere la testa sotto la sabbia non serve a nulla.
    Anzi.
    Se si ravvisano dei potenziali problemi, è meglio affrontarli per tempo e con gli strumenti più adatti.
    Questo può consentire anche di pagare molte meno tasse.
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    6 - LA LOGICA DEL BUY BACK

    Molte grandi aziende quotate americane (le "classiche" Apple, Google, Microsoft, ma anche JP Morgan) sono uscite rinforzate dalla pandemia, e con una montagna di soldi da parte.
    Questa enorme massa di liquidità, accumulata non solo negli ultimi tempi, ma anche negli anni precedenti il 2020, è stata impiegata da questi colossi per fare man bassa di edifici commerciali.
    Google ha recentemente acquistato un immobile a Manhattan per 2,1 miliardi di $, Amazon un centro commerciale per 978 milioni sempre a Manhattan, mentre Facebook ha comprato un campus di uffici a Washington per la bellezza di 368 milioni.

    Ma ancor più significativa è la liquidità che è stata direttamente investita da queste aziende sul mercato azionario, tramite operazioni di buy back.
    Tutte sono quindi arrivate alla stessa conclusione: comprare immobili, ma fare soprattutto buy back!
    Una pratica particolarmente radicata, questa, tra le aziende del settore tech, nel quale i colossi come Apple, Google e Microsoft hanno intrapreso riacquisti delle proprie azioni per decine di miliardi di $ solo quest'anno.
    Ma anche il settore finanziario non scherza.
    La CNBC stima che i buy back rappresentino il 70% dei proventi che le banche pagano ai propri investitori.

    > Ma che cosa si intende esattamente con questo termine?
    Con il termine buy back si intende l'operazione di acquisto di azioni proprie da parte di una SPA.
    E' una pratica che molte aziende fanno, appunto, con l'intento di andare ad investire la propria liquidità, comprando sul mercato le proprie azioni.

    > Ma per quali motivi un'azienda dovrebbe ricorrere al buy back?
    Ci sono una serie di ragioni per cui una società può decidere di "investire in se stessa", quali ad esempio:

    - Comunicare al mercato che quelle azioni, a parere della stessa azienda, dovrebbero valere molto più del prezzo attuale; così facendo l'azienda le acquista e le toglie dalla circolazione sostenendone i prezzi, e inviando allo stesso tempo al mercato un segnale di fiducia.

    - Ricompensare i propri azionisti, i quali, detenendo azioni dell'azienda in portafoglio, possono beneficiare del loro aumento dei prezzi a seguito della riduzione del numero dei titoli in circolazione.

    - Reperire sul mercato, nell'ambito di piani di stock option, le azioni che poi potranno essere concesse ai manager del gruppo, al raggiungimento di determinati obiettivi.
    Questa pratica è molto sviluppata nelle grandi imprese USA.

    - Investire gli utili in eccesso, laddove non si presentino migliori opportunità di investimento.

    - Dotarsi, infine, di una riserva di titoli della società, che potrà essere utilizzata in futuro per acquisizioni e/o scambi azionari con altre società.

    Recentemente questa pratica è stata un pò troppo abusata dalle grandi aziende, al fine di gonfiare sempre più i prezzi delle proprie azioni, tanto che, durante la prima metà di questo 2021, la quota spesa per i buy back è cresciuta molto più velocemente di quella spesa per gli investimenti su asset fisici (terreni, tecnologia, macchinari e via dicendo...).
    I buy back delle imprese contenute nell'indice azionario USA S&P500, sono arrivati a quota 370 miliardi di $, in crescita del 29% rispetto ai primi 6 mesi del 2020.
    Le altre forme di investimento, hanno invece raggiunto i 337 miliardi, in crescita del 4,8% rispetto agli stessi mesi del 2020.

    Il buy back, in certi casi, è stato un espediente per sostenere il prezzo delle proprie azioni, che altrimenti avrebbero probabilmente sottoperformato il mercato.
    Ma questo escamotage potrebbe avere le gambe corte... 
    Ciò che sostiene la crescita di lungo periodo di un'azienda, non sono di certo i suoi buy back.
    Sono, al contrario, i suoi investimenti, i suoi utili, la sua quota di mercato, la forza del suo brand...
    Questo porta le aziende a sostenere, e a veder crescere nel tempo, il prezzo del loro titolo azionario quotato in borsa.
    Ed i bravi gestori di fondi conoscono bene queste dinamiche.
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    7 - LA BORSA DEL LEGNO

    Quando parliamo di "Borsa", siamo abituati a pensare al mercato regolamentato di scambio titoli azionari.
    Punto di incontro tra gli acquirenti, disposti a spendere del denaro per comprare quote di aziende, e i venditori, che mirano ad ottenere denaro spossessandosi dei loro titoli.

    A livello borsistico, sta ora arrivando una novità tutta italiana.
    A Gennaio 2022 è infatti prevista l'inaugurazione della Borsa del Legno, una piattaforma digitale che servirà a far incontrare la domanda e l'offerta di legname del nostro paese. 
    Si tratta di creare un mercato che al momento non c'è, con lo scopo di valorizzare il patrimonio boschivo italiano, ed ampliare le possibilità di acquisto e vendita sia di materia prima, che anche di prodotti semilavorati. 
    Un importante tassello nella strategia di sviluppo e rilancio di un'economia, quella forestale, che da troppo tempo manca nel nostro paese, nonostante la ricchezza offerta in tal senso dal territorio.

    L'attuale carenza di materie prime ha coinvolto anche il settore ligneo, e ha dato la spinta definitiva per la creazione di questo mercato digitale, così da agevolare tutte quelle imprese alla ricerca di determinati materiali o semilavorati. 
    La Borsa del Legno, si spera, rappresenterà allora un volano per ampliare le opportunità e gli investimenti da dedicare al primo anello della filiera legno-arredo, dando risalto e notorietà a produzioni di nicchia che finora si sono fatte conoscere solo a livello locale e attraverso il passaparola.
    Il tutto si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione del settore. 
    C'è infatti la volontà di dare valore anche agli scarti di lavorazione, da riutilizzare per fare pannelli o, a fine ciclo, per alimentare caldaie a biomassa, oltre che di sfruttare la capacità naturale degli edifici in legno di assorbire anidride carbonica.
    Questa caratteristica si traduce nella possibilità di emettere "certificati verdi", che hanno a loro volta un loro mercato.
    Vengono infatti acquistati da società meno virtuose in termini energetici, per compensare le loro maggiori emissioni.

    Auguro allora alla nascitura Borsa del Legno un roseo futuro!
    Nella speranza che possa essere da traino a tutto quel settore che ruota attorno a questa splendida materia prima.
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    Ed anche questa 7in7 volge ormai al termine...
    Nella mia prossima newsletter, quella di Venerdì 10 Dicembre, tra le altre cose ti parlerò di:
    - quali sono le caratteristiche comuni delle truffe in ambito finanziario e come, pertanto, riconoscerle;
    - qual'è l'attuale scenario in merito alle varie asset class di investimento cercando di dare una risposta alla domanda "ma dove posso andare ad investire oggi i miei risparmi?";
    - come la maggior parte delle tasse nel nostro paese sia in realtà pagata da un numero piuttosto ristretto di persone, e come siano, al contrario, in tanti a dichiarare dei redditi da povertà.

    Concludo augurandoti un sereno week-end.
    Un caro saluto.

    Davide