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www.davideberto.it2024-10-11
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    Nelle scorse settimane si è tenuto a Roma il G20.
    I capi di Stato si sono concessi anche il lancio della moneta dentro alla famosa fontana di Trevi.
    Guardando quelle immagini, mi è venuto spontaneo pensare che Roma non è stata costruita in un giorno.

    Quando si pronuncia questa frase, si intende dire che, per ottenere dei buoni risultati, occorre armarsi di pazienza e di duro lavoro.
    Questo in ogni ambito della vita, ritengo.
    Le cose belle spettano solo a chi sa attendere e pazientare.
    Roma ha raggiunto la sua bellezza e la sua grandezza, pietra dopo pietra, opera dopo opera.
    Così bisogna fare anche con la propria finanza personale.

    Molte persone sono sedotte dall'arricchimento veloce, dalle promesse di far soldi facilmente e in poco tempo.
    Ma la vera ricchezza, quella destinata a durare, è costruita nel tempo con pazienza, pianificazione e controllo.
    Mentre investiamo, tendiamo a guardare solamente ai rendimenti.
    Nel loro irrefrenabile desiderio di arricchimento, molte persone perdono di vista il piano di partenza e l'obiettivo finale.
    E' fondamentale, invece, investire con metodo, con un processo chiaro e con una strategia ben definita già dall'inizio.
    Un pò come posare le pietre per la costruzione di una città.
    Una città eterna, come Roma.
    Questo richiederà certamente tempo, ma è l'unico prezzo da pagare per investire bene.

    Ti auguro una buona lettura!
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    1 - QUALCOSA SI MUOVE...

    Nella mia scorsa newsletter, ti ho raccontato di come i risparmi addormentati sui conti correnti degli italiani continuino a crescere, in un mix di "ho sempre fatto così, io non li voglio investire", e "meglio lasciarli in conto, non si sa mai".
    Questo, complice anche e soprattutto la pandemia, che ha portato ad aumentare i comportamenti da formichine italiche. 
    Eppure qualcosa si muove...
     
    Con la fase più acuta dell'emergenza sanitaria, spero definitivamente alle spalle, sembra spuntare un timido barlume di curiosità verso il mondo degli investimenti, con 3 italiani su 4 che si dichiarano orientati ad investire una parte dei propri risparmi, anche se il 40% di essi teme di non essere in grado di effettuare delle scelte adeguate in merito. 
    Incuriosiscono specialmente gli investimenti ESG, ovvero green e sostenibili: il 63% degli italiani ne ha già sentito parlare, e il 52% ne è attratto.
    Ne sono attratti specialmente i giovani, gli imprenditori, i liberi professionisti ed i laureati.
    Aumenta anche la propensione all'utilizzo di strumenti digitali di pagamento: 1 italiano su 2 vorrebbe infatti usarli sempre di più, accantonando il contante, e addirittura il 26% vorrebbe che il digitale diventasse l'unico strumento possibile di pagamento.
    Una novità, per un paese tradizionalista come il nostro.

    Tra chi manifesta interesse ad investire, è centrale il pensiero rivolto al futuro (lo dev'essere per forza...), per garantire benessere alla propria famiglia e generare possibilmente un flusso soddisfacente di entrate anche dopo l'uscita dal mondo del lavoro.
    Purtroppo, però, solo il 17% degli italiani ha già coscienza che la pensione sarà quasi sicuramente insufficiente a mantenere inalterato il tenore di vita. 
    Eppure l'aspettativa di vita per chi nasce oggi in Europa è di ben 81 anni, e in paesi come l'Italia e la Spagna è anche superiore. 
    Ecco che quindi bisogna iniziare a pensare e a parlare del rischio longevità, che va poi a braccetto con il rischio inflazionistico, ovvero l'aumento dei prezzi nel tempo, che nell'arco dei decenni è sempre più evidente.

    L'attuale contesto vede ancora i tassi d'interesse e i rendimenti obbligazionari su livelli bassissimi, inferiori anche all'inflazione, che sta facendo registrare un'impennata come non si vedeva da molto tempo.
    La soluzione più sostenibile diventa allora quella di allocare parte dei propri risparmi in attività di rischio, allungando possibilmente l'orizzonte temporale, e adottando un approccio professionale e diversificato, valorizzando sempre più il tema dell'educazione e della consapevolezza finanziaria.
    Never forget!
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    2 - 3 MOTIVI PER CUI NON GUADAGNI MAI NULLA

    Questo articolo, lo premetto, è dedicato a chi ancora non è mio cliente e si lamenta del fatto che i suoi investimenti finanziari gli hanno sempre fatto guadagnare poco, o addirittura non gli hanno mai generato guadagno.
    I miei clienti, infatti, credo (e spero...) siano soddisfatti dei rendimenti dei loro portafogli d'investimento in questi anni di mercati finanziari molto positivi.
    Anche se, come dico sempre, il rendimento è certamente importante ma non è tutto in un contesto di pianificazione finanziaria. 

    Storicamente il rendimento medio annuo del mercato finanziario nel suo complesso è del 7%.
    Non male, vero? 
    Il rendimento medio storico portato a casa dagli investitori è però tristemente prossimo allo zero, se non addirittura in territorio negativo.
    E questo accade per 3 diversi motivi, che sono poi sempre gli stessi. 
    Analizziamoli allora assieme, per capire come poter migliorare la gestione dei propri risparmi, investendoli in maniera congrua e profittevole nel tempo.

    1. I COSTI
    Investire ha un costo.
    Questo è giusto e inevitabile, perché dietro ad una soluzione d'investimento ci sono dei professionisti che si prendono cura del capitale investito, e cercano di proteggerlo e farlo fruttare al meglio. 
    Anzi, bisogna sempre diffidare quando qualcuno ti propone degli investimenti "a costo zero".
    Credo tu lo sappia, nessuno lavora gratis!
    Il problema nasce quando i costi sono eccessivi, e soffocano così le possibilità di guadagno potenziale del capitale investito.
    "Chi più spende, meno spende" può valere quando acquistiamo un bene materiale, non certo in finanza. 
    Nessuno è in grado di prevedere il rendimento futuro di un investimento, pertanto nessuno può garantire che, pagando un prezzo maggiore, si otterrà un rendimento maggiore. 
    Anzi, più sono alti i costi sottratti, minore sarà il rendimento residuo che finisce nelle tasche dell'investitore. 
    Lo so bene: non è affatto facile farsi un'idea dei reali costi a cui si va incontro, fra commissioni di ingresso, di gestione, di performance, di uscita...
    E' allora importante non avere timore a chiedere una spiegazione chiara ed esaustiva in merito. 
    Un serio Consulente Finanziario non avrà mai alcun problema a parlare di costi con i suoi clienti!

    2. GLI ERRORI COMPORTAMENTALI
    Tutti vorrebbero entrare nel mercato quando è ai minimi, e uscirne vendendo quando è ai massimi.
    Alcuni investitori sono spesso convinti di saperli riconoscere questi momenti.
    Sono convinti di essere i re del market timing.
    Bisogna invece prendere coscienza del fatto che questa è pura utopia: nessuno è in grado di anticipare i movimenti dei mercati, e certe dinamiche sono evidenti solo dopo che si sono verificate. 
    Alla resa dei conti succede, invero, che le vendite più massicce avvengono quando i mercati sono nel loro più profondo rosso, mentre gli acquisti crescono vertiginosamente proprio quando si toccano i massimi di periodo, perchè l'emotività la fa da padrona e puntualmente ci si fa trascinare da essa, sia in negativo che in positivo.
    Anche questo problema si può neutralizzare, evitando il fai da te e gestendo con approccio professionale i propri risparmi.
    Prevedendo eventualmente anche di entrare in maniera graduale nelle soluzioni di investimento più rischiose e volatili.
    Meglio entrare un pò alla volta, piuttosto che andare all-in un solo momento. 

    3. L'INFLAZIONE
    Ultimamente ne ho parlato spesso, visto che questo tema, rimasto sonnecchiante per diversi anni, si sta ora facendo sentire in maniera importante. 
    Ma attenzione, anche quando sonnecchia e non si percepisce, l'inflazione c'è. 
    Negli ultimi 10 anni è stata davvero modesta, pari a circa l'1% annuo, ed ora ha ricominciato a crescere.
    L'inflazione è un buon segnale se resta entro certi limiti, perché significa che l'economia è viva e attiva, ma, guardando il lato finanziario, serve predisporre un'adeguata difesa.
    L'inflazione erode i rendimenti.
    Quindi, se riprendiamo il dato iniziale del 7% di rendimento medio annuo storico messo a segno dai mercati, avere un'inflazione all'1% significa che il rendimento reale scende al 6%.
    Peggio va ai soldi lasciati in conto, destinati a rendere zero: in questo caso l'inflazione fa sicuramente perdere soldi, non in senso letterale, ma in senso reale, perché diminuisce il potere d'acquisto.
    E' un lavoro silenzioso e subdolo, quello dell'inflazione, simile a quello della goccia che batte la roccia.
    Ma batti oggi, batti domani, la piccola goccia scava la roccia e ne porta via dei pezzetti. 
    Come per i rendimenti, nessuno può prevedere l'inflazione futura.
    L'unico strumento per combatterla adeguatamente è l'investimento, rimanendo così agganciati ai trend di crescita futura e partecipando ai progressi dei mercati.

    Come vedi, e come probabilmente avrai già sperimentato sulla tua pelle, le insidie ci sono.
    La cosa positiva è che sono tutte gestibili ed evitabili.
    Diventa importante, allora, scegliere un bravo Consulente Finanziario.
    Che gestisca i costi in maniera soddisfacente per tutte le parti in causa.
    Che contenga l'emotività dei propri clienti nei momenti di paura, e, all'opposto, nei momenti di euforia.
    Che sappia proporre un progetto di investimento su misura per ogni investitore, sia esso singolo, famiglia o azienda. 
    Non esiste una formula universale applicabile a tutti, è necessario un sapiente lavoro di composizione del portafoglio, per adattare l'investimento agli obiettivi personali di ogni cliente. 
    Questo è il modo in cui lavoro, e il metodo che applico da sempre.
    I miei clienti già lo sanno.
    Se tu ancora mio cliente non lo sei, e ti sei ritrovato in questi 3 motivi, il momento giusto per diventarlo può essere proprio ora!
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    3 - COMPAGNO DI VITA, UN PO' PER TUTTI

    C'è chi lo usa volentieri, e chi invece volentieri ne farebbe a meno... 
    Volenti o nolenti, però, rimanere senza un conto corrente è praticamente impossibile ai nostri giorni.
    Il conto corrente è un compagno per molti aspetti della nostra vita, e tanti suoi passaggi (dall'accredito dello stipendio al pagamento tracciato delle spese) vi vengono registrati.
    E' allora importante considerare tutte le implicazioni del caso per scegliere il miglior conto corrente: costi in primis, ma anche la solidità dell'istituto bancario fornitore del servizio.

    Ricordalo bene: i soldi che lasciamo in conto, sono un finanziamento che facciamo all'istituto di credito.
    Ce ne spossessiamo, e la banca si impegna a restituirceli dietro nostra richiesta.
    Occorre quindi valutare la solidità della banca prescelta, senza darla per scontata, scegliendo così un interlocutore affidabile.
    E' ben vero che esiste una garanzia per i depositanti, rappresentata dal Fondo Interbancario di tutela dei depositi, che copre ogni correntista fino ad una giacenza di 100mila €.
    Questo non dev'essere però un motivo per scegliere la propria banca con leggerezza, o che non serva mai cambiarla "perché tanto, anche se fallisce, paga il fondo di tutela dei depositi..." .
    Non scherziamo!
    Chi custodisce i nostri soldi deve meritare la nostra piena fiducia!

    Il conto corrente va scelto in base alle proprie esigenze, presenti e future, e non solo per convenienza economica.
    Sono lontani i tempi in cui molte banche, specialmente online, offrivano conti gratuiti in tutto e per tutto pur di accaparrarsi nuovi clienti.
    Il conto oggi offre dei servizi in continua evoluzione e delle comodità.
    In quanto tale ha un costo.
    Bisogna allora aver bene a mente l'uso che ne faremo, chiarendo a noi stessi alcuni semplici aspetti:
    Sarò orientato ad usare i servizi online, o mi rivolgerò ancora a degli sportelli fisici per operare?
    Quante operazioni mensili penserò di fare in media?
    La banca prescelta mi farà pagare ogni singola operazione, oppure il conto presenta un costo fisso che copre tutte le operazioni?
    Mi serviranno poi dei servizi extra come la carta di credito, il deposito titoli, un fido o la cassetta di sicurezza? 

    Da qualche tempo assistiamo anche ad una presa di posizione inusuale da parte degli istituti di credito, impensabile fino a qualche anno fa: c'è infatti chi, anche in Italia, ha iniziato a richiedere un pagamento per la custodia in conto corrente del saldo positivo, come già avviene da tempo in Svizzera. 
    E' questo l'indirizzo preso da Fineco, che ha invitato i clienti con saldi elevati in conto a chiudere i propri conti se non titolari di investimenti presso la piattaforma dell'istituto.
    Anche Unicredit ha affrontato la questione, introducendo una commissione sulla liquidità pari allo 0,5% nel caso di giacenze superiori ai 100.000 €.
    Ma anche le Poste si stanno attivando in tal senso. 

    Ne parlo spesso anch'io nelle mie informative: il conto non è un investimento.
    E' un contenitore di liquidità da utilizzare per le spese correnti e per le esigenze di breve periodo.
    I soldi tenuti sul conto "dormono", non lavorano per noi e non crescono, anzi, l'inflazione se li porta via. 
    Inoltre il conto è "corrente" per sua definizione.
    E' fluido.
    Corre, se ne va.
    Tenere i risparmi sempre disponibili li rende allora facilmente esposti alle tentazioni, ed è un attimo spenderli, magari senza una reale necessità.
    Dobbiamo allora tutelare i nostri soldi anche da noi stessi.
    E' indispensabile pianificare e porsi degli obiettivi, destinando al conto corrente solo la quota necessaria per la vita quotidiana e per le spese programmate di breve periodo.
    Pensaci!
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    4 - POLIZZE: CONOSCERLE PRIMA DI TUTTO

    I rischi e gli imprevisti in cui potremmo incappare nel corso della nostra vita sono davvero tantissimi.
    Da molti di questi, ci si può però proteggere e tutelare, grazie alle assicurazioni.
    Certo, le polizze assicurative a copertura di uno o più rischi hanno un costo, e non da tutto ci si può proteggere.
    E' necessario fare una scelta, analizzando le situazioni che potrebbero avere le conseguenze peggiori per noi e per i nostri cari.
    Perlomeno, così dovrebbe funzionare... 

    In Italia, invece, i dati parlano chiaro: spesso non siamo assicurati e coperti nemmeno sulle cose più importanti.
    Anche se a prima vista non sembrerebbe cosi, considerando il fatto che i premi versati nelle polizze vita rappresentano ben oltre il 6% del nostro Prodotto interno lordo.
    Un dato rilevante, ma bisogna considerare che la maggior parte di esse sono stipulate a puro scopo finanziario.
    A scopo pertanto di investimento, e l'aspetto assicurativo è secondario o proprio irrilevante.
    Nel settore della protezione pura e del ramo danni, siamo invece tra i fanalini di coda a livello europeo, e addirittura mondiale.
    Questo può accadere anche un pò per scaramanzia, ma molto incide la mancanza di conoscenza e la scarsa alfabetizzazione assicurativa degli italiani.
    Non riusciamo proprio a percepire alcuni rischi, e non sappiamo che da essi ci possiamo proteggere.
    Salvo poi cercare di correre ai ripari, da furbetti, quando il rischio si materializza e diventa realtà.
    Ma nessuna compagnia assicura per degli eventi già in corso!

    Abbiamo allora una visione abbastanza distorta delle assicurazioni.
    Pensiamo che, in qualche modo, le somme che paghiamo come premio di polizza debbano tornarci, e fatichiamo ad accettare il concetto di "a fondo perduto": pagare con il rischio poi di non avere un ritorno ... no, agli italiani proprio non piace. 
    Le assicurazioni, però, servono a proteggere da un rischio, che per sua definizione è qualcosa di incerto.
    Non servono a rimborsare un danno già certo o già avvenuto.
    Sarebbe troppo facile!

    E' necessario allora cambiare prospettiva e fare un passo avanti nella consapevolezza. 
    In questo, i consulenti assicurativi hanno l'importante ruolo di far emergere quei bisogni di copertura che un consumatore tipo fatica a percepire.
    A partire dalle polizze capofamiglia (pensa se tuo figlio danneggiasse un'auto in sosta mentre sfreccia con la sua bicicletta...), passando per le coperture per chi pratica sport, per arrivare ai nuovi bisogni di protezione generati dalla nuova mobilità (monopattini, bici elettriche). 
    Tutto ciò senza trascurare le basi, come la temporanea caso morte, o la tutela per la propria abitazione. 
    Proprio gli immobili rappresentano spesso il principale investimento degli italiani, se consideriamo che il 70-80% della popolazione possiede almeno una casa.
    Ma sul fronte assicurativo ci sono grandissime lacune, e pochi, davvero troppo pochi, pensano a proteggere il loro più grande investimento, se si escludono le polizze scoppio e incendio obbligatorie quando si stipula un mutuo. 

    La non-conoscenza dei rischi, e delle relative possibilità di copertura, impedisce di avere comportamenti razionali e assumere, di conseguenza, scelte consapevoli.
    Come avviene anche in campo finanziario. 
    L'invito che mi sento di farti è allora quello di prenderti del tempo per analizzare, assieme al tuo assicuratore di fiducia, la tua situazione personale.
    Un bel check-up di fine anno allora, per ripartire con maggiori consapevolezze e tutele, laddove possibile.
    Non è questo il mio ambito di lavoro, non mi occupo infatti di coperture assicurative, ma, come mi trovo spesso a spiegare, la copertura e la tutela dai possibili rischi dev'essere il primo passo di un buon percorso di pianificazione finanziaria.
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    5 - VARIE OPZIONI A DISPOSIZIONE

    Già mi sembra di vedervi, attenti lettori della mia 7in7, toccar ferro davanti a questo argomento, tanto scomodo da affrontare quanto ineluttabile.
    Spesso il passaggio generazionale, cioè il processo che conduce al passaggio alla generazione successiva di patrimonio e capitali, e anche di responsabilità legate all'impresa, non viene affrontato per tempo o in modo adeguato.

    Questo tema riguarda tutte le famiglie, nessuna esclusa.
    Nella prospettiva di evitare dispersione di valore, il pagamento di onerose tasse successorie, e conferire al proprio patrimonio maggior ordine, efficienza e protezione.
    E fare in modo che in futuro sia equamente diviso, scongiurando così l'insorgere di divergenze, nella speranza che possa poi essere impiegato nella maniera più utile per far fronte ai concreti bisogni dei beneficiari.
    E' anche un tema dalle importantissime implicazioni fiscali, anche perché operare attribuzioni in vita può permettere di cristallizzare la normativa vigente, mettendo così il patrimonio al riparo da futuri inasprimenti dell'imposta di successione e donazione (in Italia oggi particolarmente favorevole).

    Esistono vari strumenti per affrontare al meglio il passaggio generazionale.
    Oltre al Trust (strumento particolarmente strutturato ma molto utile, di cui ho parlato anche nella mia newsletter del 9 Luglio), è possibile ricorrere alla donazione per trasferire beni o quote societarie ad uno o più beneficiari.
    Per la parte finanziaria, le polizze vita, oltre ad offrire importanti vantaggi fiscali, e ad essere (teoricamente) impignorabili e insequestrabili, vengono escluse dall'asse ereditario.
    L'utilizzo di una o più polizze consente inoltre di mantenere la proprietà dei propri investimenti fino all'ultimo.
    Vi è poi il patto di famiglia, un contratto tra tutti i legittimari che anticipa il trasferimento dell'azienda o delle sue quote nelle mani delle persone più idonee ad occuparsene, evitando così possibili liti tra gli eredi, nonché problemi di continuità aziendale.
    Ancora, si può ricorrere all'istituzione di una holding tra eredi.

    Gli strumenti disponibili sono allora diversi, e non è facile indicare a priori quali siano i migliori.
    Spesso una buona pianificazione successoria ne utilizza anche diversi, in maniera tra loro coordinata.
    Intanto, già un testamento redatto con attenzione (è un attimo commettere degli errori in fase di stesura, che lo renderebbero invalido) è meglio di niente.
    Meglio ancora, però, se combinato con un'attenta pianificazione in vita.

    Tra 2 settimane ti spiegherò in maniera più dettagliata di donazione, patto di famiglia e holding tra eredi.
    Con i vantaggi che ciascuno di questi strumenti possono portare con se.
    Stay tuned!
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    6 - A META' STRADA

    Fino a qualche anno fa le obbligazioni ibride erano ai più sconosciute, e detenute quasi esclusivamente dagli investitori istituzionali. 
    Titoli di nicchia, che non suscitavano l'interesse dei comuni risparmiatori, orientati su tipologie più semplici di investimento, comunque redditizie.
    Complice invece il lungo periodo di tassi d'interesse prossimi allo zero, questo mercato si è animato e ha sestuplicato il proprio volume negli ultimi 10 anni.
    Sono titoli ora ricercati per creare un (extra) rendimento nell'ambito dell'asset class obbligazionaria, anche nell'ordine dell'1-1,20% medio annuo in più, senza dover sconfinare nel mondo azionario. 

    Ma cosa si intende esattamente per bond (ossia, appunto, obbligazioni) ibridi? 
    Come suggerisce il nome stesso, sono titoli che si collocano a metà strada fra puro debito e ingresso nel capitale delle aziende
    E' pur sempre un prestito di capitale alle aziende stesse, e, in caso di fallimento dell'emittente, sono in secondo piano rispetto alle classiche obbligazioni, ma hanno priorità di rimborso rispetto al capitale azionario.
    Più rischiose allora dei bond, e meno rischiose delle azioni. 
    Più redditizie dei bond, meno, in prospettiva, delle azioni. 

    Sono titoli caratterizzati solitamente da una durata molto lunga, a volte addirittura indeterminata (i cosiddetti "perpetuals").
    In situazioni di stress tendono a "ballare" un pò come le azioni, perché lo stacco cedolare può essere sospeso dall'azienda emittente, oppure la loro durata può essere ulteriormente allungata, per dare così respiro all'azienda in difficoltà. 
    Un tempo venivano offerte agli investitori in tagli minimi da 100.000 €, decisamente impegnativi ed anche per questo riservati ai soli istituzionali.
    Ora, invece, si possono trovare emissioni sul mercato anche in tagli da 1.000 €, facilmente accessibili, o pesate all'interno di ETF e fondi dedicati.

    Data la particolarità di quest'asset class, vale sempre il consiglio di non far da sé.
    Non vale la pena acquistare questo o quel titolo ibrido, amplificando il rischio, anche specifico, per strappare qualche decimale in più di rendimento. 
    Decisamente più ponderata è invece la scelta di diversificare attraverso un paniere selezionato di titoli ibridi, gestiti attivamente e in modo professionale.
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    7 - FOCUS CLUB DEAL

    Gli investimenti finanziari sono sempre più innovativi e diversificati nella loro forma e sostanza. 
    Partiti dai semplicissimi buoni postali di 30-40 anni fa, stiamo ora assistendo allo sviluppo dei cosiddetti investimenti alternativi in economia reale, un canale diretto per far confluire i risparmi privati al tessuto produttivo italiano (e non solo).
    Tema nel quale Azimut ha creduto fin dagli albori, arrivando al cuore delle più attrattive aziende non quotate, con i più importanti potenziali di crescita.
     
    Sempre Azimut si fa pioniera oggi di un nuovo modo di investire: il Club Deal.
    Quando una realtà aziendale appare promettente, ma al contempo è ancora troppo piccola per essere finanziata da un fondo di economia reale, ecco che si può creare un Club Deal, mettere cioè in essere una ristretta cerchia di investitori che, riunitisi in un club, costituiranno un veicolo finanziario per entrare nel capitale dell'azienda.
    Anche i singoli investitori, oltre che i fondatori ed i soci di partenza, possono così partecipare alla dirompente crescita (si spera...) di promettenti società, che puntano ad un'importante sviluppo futuro, e a quotarsi in Borsa in tempi rapidi, con ritorni attesi pari anche a 2-3 volte il capitale investito o più.
    Il tutto nell'arco di pochi anni.

    Non sto parlando di finanza creativa.
    Tutto questo è realtà proprio di questi giorni di Novembre, con l'attenzione rivolta alla raccolta di nuovi capitali da parte dell'italianissima Planet Farms, innovativa azienda dell'hinterland milanese, proprietaria di un impianto agricolo unico al mondo.
    8.000 metri quadrati dove si coltiva insalata di tutti i tipi, curata però da ingegneri, agronomi, specialisti in macchinari industriali.
    Niente contadini, niente terra da zappare o da irrigare: si tratta di insalata no touch. 
    Il primo a toccarla sarà proprio il consumatore finale. 
    Tutto il processo che ci gira attorno è automatizzato e ottimizzato in quanto a luce, acqua, temperatura, nutrienti, atmosfera controllata.
    Vengono utilizzate le più avanzate tecnologie per rispettare il processo di crescita naturale del prodotto, senza accelerazioni, ed evitando assolutamente l'uso di sostanze chimiche e pesticidi.
    L'insalata di Planet Farms è infatti biologica e, in più, sostenibile, perchè richiede il 95% di acqua in meno rispetto ad una coltivazione tradizionale.
    Richiede anche meno terreno, visto che si sviluppa in verticale, con il classico lattughino che condivide condomini a 6 piani con rucola, valeriana, cavolo cinese e svariate tipologie di insalate esotiche.
    Il tutto per un'azienda giovane ed esplosiva, nata nel 2018 a livello societario e divenuta realtà tangibile in piena pandemia.

    Oggi l'insalata di Planet Farms è già sugli scaffali di diversi supermercati, Esselunga in primis, ma il progetto è solo all'inizio. 
    Il 90% del capitale è ancora nelle mani dei due giovani fondatori, Daniele Benatoff e Luca Travaglini, ex compagni di liceo classe 1979.
    Il progetto ha comunque già convinto investitori del calibro di Renzo Rosso e Victor Massiah, ex amministratore delegato di Ubi Banca, fino alle famiglie Rothschild e Loro Piana. 
    Il modello Planet Farms è decisamente attrattivo, perché replicabile e modulare.
    Comporta però elevati costi di realizzazione, basti pensare che l'attuale impianto di Cavenago è costato ben 25 milioni di €.
    Le operazioni di Club Deal, in corso di realizzazione anche attraverso Azimut, serviranno pertanto a raccogliere i capitali per la realizzazione del secondo impianto italiano, previsto per il 2022 sempre nella cintura urbana milanese, così da replicare rapidamente il business a livello italiano ma anche, in futuro, internazionale.
    Un progetto innovativo, da seguire nella sua evoluzione, per un'insalata che nasce senza paragoni.
    Tutto questo (e non solo) è Club Deal!
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    Visto che ora c'è anche la possibilità di ascoltarle queste mie 7 Notizie in 7 Minuti, fammi sapere che ne pensi: preferisci leggerle, oppure trovi più interessante ascoltare il podcast di ogni singola notizia?
    Gradirei moltissimo ricevere un tuo feedback in merito, per proseguire costantemente nel processo di crescita e miglioramento dei miei servizi a te rivolti.

    Concludo augurandoti un sereno fine settimana.
    Un caro saluto.

    Davide