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www.davideberto.it2024-10-11
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    Sono passati 34 anni dal Lunedì nero di Wall Street.
    Il 19 Ottobre 1987, la Borsa americana perse, in un solo giorno, oltre il 20%.
    E' ancora oggi il peggior calo giornaliero della storia.

    Un Lunedì nero che fa capire a quale livello di follia si possa arrivare quando notizie ed emotività si combinano in un mix micidiale.
    Un Lunedì nero che però scompare, o quasi, al cospetto di quanto è accaduto dopo, osservando il grafico dell'indice azionario USA S&P500.
    Da allora, lo stesso indice ha messo a segno un guadagno del 1850%.
    Hai letto bene: +1850%.
    Per un rendimento medio annuo del 9,13%.
    Non credo ci sia altro da aggiungere...

    Ti auguro una buona lettura, o, se preferisci, un buon ascolto!
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    1 - E' IL MOMENTO DI (S)MUOVERSI

    La transizione tra il momento del risparmio e quello dell'investimento è, da sempre, il punto debole della finanza familiare italiana.
    Disciplinatissime formiche, gli italiani, al momento di dare un futuro ai propri denari, si sono spesso trasformati in cicale, inseguendo destinazioni esotiche o legandosi al passaparola di paese. 
    Ancora più di frequente, si tende a rimanere fermi.
    Questo sta accadendo specialmente negli ultimi anni.

    Ammontano oggi a 4.500 i miliardi di ricchezza finanziaria in mano alle famiglie italiane.
    Risparmi che occorrerebbe indirizzare verso attività che garantiscano uno sviluppo al Paese, oltre che il benessere dei risparmiatori stessi. 
    Ben 1.500 miliardi, 1/3 del totale, sono invece stazionari sui conti correnti non vincolati..
    Diminuito l'appeal dei Titoli di Stato e dei Buoni Fruttiferi Postali, i cui rendimenti sono da tempo stabilmente prossimi allo zero, in molti non hanno saputo più cosa fare del loro risparmio.
    Anche la pandemia ha lasciato segni profondi, abbattendo le occasioni di spesa degli italiani, e implicitamente aumentando la nostra già elevata propensione al risparmio.
    Il sottile insinuarsi della malattia ha tolto inoltre sicurezza, e moltiplicato i livelli delle cautele.

    Questo mix di fattori porta oggi ben 3 famiglie su 4 a risparmiare mensilmente parte delle loro entrate.
    Ecco quindi che assistiamo alla crescita del risparmio accantonato, o, per meglio dire, addormentato sui conti correnti. 
    C'è infatti un diffuso timore nel toccare questo tesoretto, perchè "non si sa mai". 
    Tutto ciò blocca inevitabilmente nelle paludi dell'immobilismo.
    Propensione al risparmio alta.
    Propensione all'investimento limitata.
    Manca molto spesso la fiducia, complice anche il contesto poco incoraggiante in cui versa il nostro Paese, da tempo fermo al palo, che ha perso quasi due decenni di opportunità di crescita, finendo staccato dalle altre grandi nazioni europee, Francia e Germania in primis, ma anche dalla Spagna.
    Le riforme mancate sono state un freno la cui onda lunga si riflette anche nel prossimo futuro, condizionandolo.

    Molti risparmiatori si chiedono poi quale sia la reale convenienza nell'investire. 
    Perché mettersi in gioco e rischiare, magari anche, di perdere?
    Investire serve innanzitutto a difendere il risparmio dal subdolo lavorio dell'inflazione, che fa perdere potere d'acquisto.
    Non la percepiamo perché è dilazionata nel tempo, anche se è sotto gli occhi di tutti il fatto che, ad esempio, un caffè costava 1.500 lire, poi è balzato a 1 €, e negli ultimi anni è passato rapidamente a 1,10 - 1,20 €. 
    Gli aumenti di luce e gas fanno invece tanto discutere, ma poi vanno anch'essi pagati senza se e senza ma.
    Ecco allora che, se non si investe, se non si resta agganciati ai trend di crescita, inevitabilmente si dovrà fare i conti con una mole di risparmio che cresce sulla carta, ma nella realtà si svuota di valore, permettendoci di acquistare sempre di meno.

    Rimanere estranei a queste dinamiche significa, nel tempo, varcare la soglia che divide la ricchezza dalla povertà.
    Per diminuire la paura che inevitabilmente ci può cogliere davanti al futuro, per uscire dal circolo vizioso dell'immobilismo finanziario, è necessario aumentare la propria cultura, facendosi affiancare da dei professionisti competenti che aiutino a compiere scelte ponderate e lungimiranti.
    Perché il risparmio si muove se incontra competenze professionali!
    Il risparmio degli italiani merita allora questo.
    Non certo di rimanere relegato al ruolo di semplice salvadanaio, privo di scopo e di finalità.
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    2 - SQUID GAME, LA SERIE TV DEL MOMENTO

    Hai già sentito parlare di "Squid Game" o "gioco del calamaro"?
    Si tratta della serie tv del momento, lanciata da Netflix e ambientata in Corea del Sud.
    456 concorrenti, finanziariamente disperati, decidono di partecipare a questo survivor game con la speranza di vincere il ricco montepremi finale pari circa a 43 milioni di €.
    Una versione infernale di giochi senza frontiere: chi sopravvive fisicamente (l'eliminazione consiste in una pallottola in testa...) vince tutto e risolve i suoi problemi finanziari.

    In Corea del Sud "Squid Game" è diventato un caso politico: il tema del debito personale non è un artificio della sceneggiatura, ma una drammatica realtà sociale, in quanto il debito familiare sudcoreano è il più alto di tutta l'Asia, con un boom nell'ultimo ventennio che ha esacerbato le disuguaglianze.
    L'Italia è in difficoltà per altri motivi, ma ha il debito familiare più basso d'Europa.

    Ma "Squid Game" non sta solo nella fiction di Netflix.
    "Squid Game" è anche una narrazione che ciascun Consulente Finanziario, con un minimo di esperienza, ha imparato a riconoscere in questo mondo.
    Per fortuna non altrettanto cruento in termini di vite umane, ma certamente sì in termini di patrimoni distrutti.
    Se ci pensiamo, sono tante le persone che pensano di partecipare a un gioco quando investono.
    Un gioco che, con qualche dritta giusta, può portarli a uscire dalla difficile spirale finanziaria in cui si trovano.
    E così, molti sono alla ricerca del metodo, della persona o della spifferata che considerano credibile ed accettabile per individuare la scorciatoia.
    Solo DOPO che si sono infilati nel gioco, iniziano a capire che le cose sono molto più complesse.
    Ma, molto spesso, è tardi.

    E' stato tardi per chi, negli anni scorsi, ha investito in azioni di banche poi fallite, che hanno azzerato il loro investimento.
    O per chi si è precipitato a imbottirsi di obbligazioni che hanno fatto la stessa fine, nelle quali avevano riversato ogni spicciolo "perché tanto le obbligazioni sono sicure".
    O per chi, più audacemente, è andato incontro a schemi Ponzi di vario tipo, spesso e volentieri ambientati nel Forex.

    Anche chi è entrato nel gioco con le più nobili intenzioni, ha pagato talvolta un prezzo altissimo.
    Ad esempio, perché ha usato i propri risparmi per costruire la casa per i figli accanto alla propria, senza considerare che i figli, per studio e lavoro, potessero un giorno allontanarsi.
    O perché sui figli ha riversato aspirazioni personali insoddisfatte, iscrivendoli a costosissimi percorsi universitari che in realtà si sono poi rivelati inadatti, rimanendo incompiuti.
    Anche questo è un investimento (in capitale umano) andato male.
    O, ancora, perché ha deciso di mettere in azienda ogni cent, per poi accorgersi tardivamente di quanto fatale possa essere un simile comportamento quando, al giorno d'oggi, quella stessa azienda non viene evoluta e innovata come richiede il mercato.

    Il mondo finanziario, per moltissime persone, è colmo di sanguinose perdite patrimoniali.
    Eppure, ancora oggi, far capire quanto serva avvicinarsi ad esso con la massima attenzione, preparazione e pianificazione possibili, è una missione difficilissima.
    Perché in troppi, alla fine, preferiscono credere che lo "Squid Game" sia quella scorciatoia, non poi così complessa, per cambiare e migliorare definitivamente la propria vita.
    E quando scoprono che non è così, ma che indietro non si torna, fanno la cosa che più lenisce il loro dolore: danno la colpa a chi quello "Squid Game" lo ha organizzato.
    Mai (o quasi) a sé stessi.

    Visto che siamo ancora nel mese dell'educazione (e lasciamelo dire, della retorica) finanziaria, credo che un ottimo obiettivo potrebbe essere proprio questo: capire che non esiste nessun gioco del calamaro.
    Capirlo PRIMA però!
    Quando ancora si è nella condizione di essere padroni del proprio destino e del proprio benessere finanziario futuro.
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    3 - RISCHI POSSIBILI DA QUI AI PROSSIMI MESI

    Recentemente ho partecipato a degli incontri con alcune delle maggiori case di investimento oggi al mondo, società come Pictet, Schroders e Fidelity.
    Voglio allora condividere con te la visione dei loro gestori ed analisti in merito al possibile andamento, nei prossimi mesi, di mercati ed economie, con un focus in particolare sui possibili rischi che potremmo incontrare lungo il percorso.
    Seguimi.

    Il 2021 è stato nel complesso, almeno fino ad oggi, un anno favorevole per la ripresa macro-economica globale.
    Il PIL mondiale, precipitato del 4% nel corso del 2020, sta facendo ora segnare un buon rimbalzo del 6%, grazie soprattutto al traino dei paesi sviluppati e alla ripartenza dei consumi. 
    I paesi emergenti sono rimasti invece un pò indietro in tutto questo, con la loro attività economica ancora fortemente influenzata dai nuovi casi di Covid-19.

    1. INFLAZIONE
    E' il timore principale oggi. 
    La veloce ripresa dei consumi e della produzione industriale ha creato un forte e improvviso aumento della domanda di materie prime, favorendone così il ritorno.
    Molti analisti ritengono che si tratti di una cosa per lo più transitoria, visto che l'offerta si sta ora adeguando ai nuovi livelli della domanda, e che in futuro ci si aspetta una maggiore diversificazione rispetto alle tradizionali fonti energetiche.
    Ad oggi però questa transitorietà si sta dilungando un pò troppo, e ciò innervosisce non poco i mercati finanziari.
    Questa situazione verrà allora riassorbita nel corso dei prossimi trimestri, o sarà destinata a durare a lungo?

    2. RECESSIONE
    Un rischio abbastanza remoto questo, ma certamente non da sottovalutare. 
    Attualmente in America ci sono 10,4 milioni di posti di lavoro vacanti, contro i 7,7 milioni di disoccupati.
    Può sembrare un controsenso, ma i sussidi erogati a chi non lavora arrivano in America a 7-800 dollari a settimana, facendo così in molti casi diminuire l'appeal del lavoro stesso.
    Senza contare poi che, per alcune tipologie di occupazione, sono necessarie competenze tecnologiche che non tutti gli attuali disoccupati possiedono.
    Ecco allora che l'economia potrebbe conoscere una contrazione, non tanto dovuta alla mancanza di domanda, ma alle difficoltà legate alla produzione.

    3. CINA
    Ne ho parlato in più occasioni nelle mie informative delle scorse settimane. 
    La Cina sta avviando profondi cambiamenti strutturali e anche di mentalità, puntando più alla Common Prosperity, ovvero al benessere diffuso della popolazione, piuttosto che alla crescita a tutti i costi.
    In Cina la povertà è stata effettivamente quasi del tutto sconfitta, grazie alla poderosa crescita degli ultimi anni, e si punta ora a raggiungere il livello dei paesi europei, con minori disuguaglianze, diffondendo in particolare la possibilità di studiare e di vivere in ambienti sani.
    Per quanto riguarda il caso Evergrande, il settore delle costruzioni pesa per il 24% del PIL cinese.
    Conseguenze pertanto ce ne saranno. 
    Nel paese, inoltre, vi è tolleranza zero verso il Covid, e nel caso si presentino dei nuovi casi di pandemia si vanno a chiudere intere città senza battere ciglio.
    Data la sua dimensione e la sua influenza sull'economia globale, la Cina è certamente da seguire e monitorare lungo il suo percorso.

    4. BANCHE CENTRALI
    Le immissioni di liquidità nei mercati, soprattutto da parte della FED e, a seguire, della BCE, sono fin qui continuate.
    Si prospetta però proprio a Novembre il momento in cui la banca centrale americana inizierà gradualmente a tirare i remi in barca da questo punto di vista, un momento strategico che sarà importante seguire.
    Da questo punto di vista l'Europa, pur se sollecitata dai mercati, è indietro di 2-3 trimestri, quindi il rialzo dei tassi nel vecchio continente non è al momento un'ipotesi concreta, anche se il mercato sta mettendo pressione nell'ottica della conclusione, in futuro, del programma PEPP messo in campo dalla BCE per sostenere l'economia dell'Eurozona.
    Questo programma dovrebbe concludersi a Marzo 2022, ma verosimilmente verrà protratto per altri 3 o 6 mesi.
    La banca centrale che ha probabilmente il compito più delicato, e rischia di sbagliare per prima mettendo mano ad un rialzo dei tassi d'interesse, è la Bank of England, ora che la Brexit è diventata realtà.
    Mentre in Cina la risposta della banca centrale è stata decisamente più contenuta, e non è stata immessa liquidità come avvenuto invece nei paesi sviluppati.
    L'aumento dei tassi, quando avverrà, si sentirà pertanto prevalentemente nei mercati europei e americano. 

    5. SHOCK DI MERCATO
    E' questo il peggior rischio che si possa palesare, perché dall'inflazione ci si può difendere (titoli indicizzati, materie prime...), dalla recessione, almeno in parte, anche, con alcuni ambiti e settori di investimento, mentre in caso di shock di mercato, difendersi sarebbe decisamente più complicato.
    I tassi di interesse reali sono l'architrave che sorregge le valutazioni di tutte le attività finanziarie, ed oggi sono molto molto in basso (negativi).
    Un possibile aumento dei tassi reali, avrà dirette conseguenze sul mondo obbligazionario, ma anche le quotazioni azionarie potrebbero risentirne.
    Nel caso, sarebbe opportuno avere un'adeguata parte difensiva nel proprio portafoglio investimenti. 
    Ma i mercati sono attualmente in bolla?
    Quello obbligazionario sicuramente sì, lo è invece meno quello azionario, dove c'è ancora spazio per affermare che il mercato sia sostenibile, in particolare rispetto ai valori della bolla tecnologica del 2000.
    Gli utili aziendali sono infatti attualmente a livelli record.
    Sorridono in particolare i bilanci  delle società americane quotate nell'indice S&P500, che hanno saputo generare una redditività eccezionale, grazie anche alla poderosa ripresa della domanda. 
    Anche nel 2022 ci si attende una buona crescita, prossima alla doppia cifra percentuale, con però alcuni punti di domanda legati agli stimoli governativi.
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    4 - PREVIDENZA, QUESTA SCONOSCIUTA

    Ne ho parlato proprio nel primo articolo di questa 7in7: noi italiani siamo un popolo di valorosi risparmiatori...
    Manca però il passo successivo: quello della pianificazione, per il quale occorre avere uno sguardo di più lungo periodo.
    Questo è fin troppo evidente quando si affronta il tema pensionistico, complici anche le ampie lacune nella conoscenza dell'argomento.
    Da un recentissimo sondaggio, è emerso che gli italiani conoscono molto poco i fattori che incidono sulla determinazione dell'assegno pensionistico: anzianità contributiva, stipendio percepito e tipo di lavoro svolto, andamento del PIL e aspettativa di vita
    Gli ultimi due punti, in particolare, fanno cadere dalle nuvole il 70% delle persone intervistate. 
    Ma se la vita media si allunga, i contributi versati dovranno essere distribuiti, sotto forma di pensione, per un maggior numero di anni, determinando così una cifra mensile più contenuta. 
    E se l'economia si contrae, e il PIL del paese scende di conseguenza, le pensioni seguono a ruota, essendo direttamente correlate a questo parametro.

    Alla scarsissima conoscenza dei meccanismi di previdenza pubblica, si aggiungono poi lacune sulle dinamiche degli investimenti e dei mercati finanziari, ove confluiscono le cifre versate alla previdenza complementare privata.
    Il 70% di chi detiene un fondo pensione integrativo, infatti, non considera il fatto che investire in fondi pensionistici dalla sottostante linea azionaria o bilanciata possa garantire, nel tempo, una rendita integrativa più elevata, e finisce così per scegliere le linee di investimento "garantite" o comunque più prudenti. 
    Queste ultime possono sì tutelare il capitale, ma a fronte di un rendimento che rasenta lo zero.
    Gli aderenti ai fondi pensione continuano a scegliere, anche in giovane età, comparti garantiti o obbligazionari.
    Lo fa addirittura il 50% degli under 40 per intenderci.
    Tutto questo, nonostante ci siano decenni che li separano dalla pensione.
    Così facendo, pensando di evitare il rischio, si stanno facendo carico di un problema certo: nel lungo termine questi comparti sono statisticamente condannati a sottoperformare i comparti più orientati agli investimenti azionari.
    Nei quali, entrano in pochi, troppo pochi.
    C'è una forte distorsione in tutto ciò, visto che l'età media degli aderenti ai fondi pensione integrativi in Italia è oggi di 47 anni.
    E' quindi evidente che, molto spesso, questi investitori non stiano sfruttando a loro favore il fattore tempo.
    Questa dinamica non-sense si spiega con la mancanza di una cultura economico-finanziaria e con una certa diffidenza nel sistema finanziario e previdenziale, sia privato che pubblico. 

    I rendimenti prodotti dalla previdenza complementare, si confermano poi ben maggiori della rivalutazione del TFR lasciato in azienda, che, nell'ultimo decennio, ha registrato una rivalutazione annua media dell'1,9%, contro il 3,7-3,9% dei fondi previdenziali privati.
    Fanno eccezione le gestioni separate a capitale garantito, di cui parlavo prima, che portano a casa un modestissimo +0,7% medio annuo.

    Finora, purtroppo, solo 1 lavoratore su 3 ha aderito nel nostro paese a forme di previdenza integrativa. 
    Sono poi solamente 200 i miliardi di € complessivamente gestiti dai fondi pensione, a fronte dei 1500 miliardi parcheggiati in Italia sui conti correnti.
    Un disallineamento preoccupante, specialmente considerando il fatto che i 30-40enni di oggi andranno in pensione con circa la metà del loro ultimo stipendio.
    Se chi non ci ha ancora pensato, non ci pensa per tempo ... il primo giorno di pensione potrà provare un amaro risveglio...
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    5 - IL TESTAMENTO DI ZIO TONI

    Ohibò, è venuto a mancare lo zio Toni.
    Quello zio scapolone, che non si era mai sposato e non aveva figli...  
    Ha lavorato sodo lo zio, e si è tolto pochi sfizi in vita sua.
    Così facendo sì è potuto comprare diversi appartamenti, e ha messo da parte un bel gruzzoletto.
    Quando lo zio poi si è fatto anziano, te ne sei preso cura tu, anche se fra lavoro e famiglia non è stato semplice.
    Lo hai portato dal medico e alle visite, prendendoti permessi al lavoro, correndo di qua e di là, aiutandolo anche con le mille pastiglie giornaliere che, puntualmente, qualcuna se la dimenticava anche lo zio Toni.
    E lo zio chiamava sempre te... 
    Poi è stato il momento della badante.
    Lo zio ne ha cambiate mille, come le pastiglie, e questo andirivieni lo hai gestito sempre tu.
    Buste paga, contributi da pagare online, bonifici per lo stipendio, piccoli litigi quotidiani...
    Sì, perché zio Toni è testardo e ha le sue abitudini!
    E quando la badante va in ferie?
    Ecco che di nuovo corri tu a tappare i buchi, perchè ormai lo zio da solo non può mica stare. 
    Per carità, zio Toni c'è sempre stato quando tu e la tua famiglia avete avuto bisogno.
    Quindi per lui hai sempre fatto tutto volentieri. 
    Però un giorno succede che lo zio se ne va...
    Succede a tutti eh, lui poi aveva la sua età e i suoi acciacchi, ma certo non te lo aspettavi così presto.
    E ora occorre gestire l'ultima incombenza, la successione.
    Ma tu sei tranquillo, perché sei il suo parente più vicino, figlio unico del suo unico fratello...
    Poi chiama il notaio del paese.
    "Il testamento??? Lo zio Toni aveva fatto testamento e non mi ha mai detto nulla???"...
    Ebbene sì, lo zio si è dimenticato di dirti di quel testamento.
    20 anni fa, in piena salute e vigore, aveva scritto le sue volontà, e non si era certo dimenticato del suo unico e affezionato nipote, però ecco...ti ha lasciato una cifra simbolica, mettiamola così.
    Tutto il resto lo ha voluto devolvere a un ente benefico. 
    E poteva farlo, intendiamoci!
    Zio Toni non aveva né moglie e né figli. 
    Poteva quindi disporre dei suoi beni a piacimento, senza vincoli di legge.
    E così ha fatto.
    Solo che lo ha scritto quando ancora stava bene, lavorava, ed era autonomo.
    Poi le cose sono cambiate, sei diventato tu il suo bastone della sua vecchiaia, ma sai, lui si dimenticava anche di quale pastiglia doveva prendere al mattino e quale alla sera...figurarsi se gli è passato per la mente di quel testamento scritto 20 anni prima...
    Eppure quel testamento è valido.
    Valido a tutti gli effetti. 

    Se anche tu hai uno zio Toni...forse è il caso di farci due paroline assieme, prima che sia troppo tardi.
    Non trovi? 
    Comunque non crucciarti troppo.
    Pensa che a volte, a qualcuno va anche peggio: quando una coppia, ad esempio, è sposata ma non ha figli, alla morte di uno dei due...non va mica tutto automaticamente al coniuge superstite!
    Lo sapevi? 
    Un terzo dell'eredità spetta ai genitori o ai fratelli del defunto.
    E se questi mancano, va ai nipoti, figli dei fratelli. 
    Ecco allora che può capitare (ed è capitato) il caso emblematico di una moglie che, dopo 50 anni di matrimonio con uno stimato pediatra, rimane vedova. 
    Il testamento non c'è...d'altronde, a cosa serve si può pensare?
    Sono sempre stati solo loro due.
    E' naturale pensare che gli investimenti e gli immobili vadano a finire nelle mani di chi resta, sua moglie.
    Invece la legge prevede diversamente, e dà grande rilevanza alla famiglia di origine quando gli sposi non hanno figli. 
    La vedova si può così trovare costretta a dividere i sacrifici di una vita intera, con una nipote mai vista prima, che improvvisamente si ritrova beneficiaria di un'insperata eredità.
    Ecco allora che il testamento appare in tutta la sua importanza, uno strumento da maneggiare con cura, estremamente utile a mettere per tempo le mani avanti.
    Per evitare sorprese sgradite, iniquità e dispiaceri a chi resta.
    Questa è pianificazione successoria!
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    6 - AUMENTO DEI TASSI IN VISTA?

    Fra pochi giorni, a metà Novembre, si terrà la periodica riunione della Federal Reserve (FED), la banca centrale americana.
    E' un momento atteso con fibrillazione dai mercati, perché si prevede l'annuncio del tapering, ovvero la riduzione dei massicci stimoli monetari introdotti per contrastare la pandemia, conosciuti anche come Quantitative Easing o QE.
    Essi si sono fin qui concretizzati attraverso l'acquisto straordinario di Titoli di Stato USA sul mercato, fino a 120 miliardi di $ al mese, in un’ampia gamma di scadenze, per mitigare lo shock provocato dalla pandemia. 
    In passato, invece, il Quantitative Easing si era concentrato quasi esclusivamente sulle scadenze a lungo termine, quindi il tapering di oggi potrebbe avere un impatto diverso sulla curva americana dei rendimenti.

    Tutto ciò sta avvenendo perché l'economia a stelle e strisce sembra aver consolidato la sua ripresa dopo la fase acuta della pandemia, l'inflazione mostra segnali di ripresa, e pertanto si possono pian piano togliere le stampelle che fin qui hanno sorretto la ricrescita.
    Le conseguenze del tapering sono già visibili sui rendimenti obbligazionari a livello globale, anche se in termini assoluti il dato può sembrare infinitesimale.
    Guardando ai Titoli di Stato con durata decennale, infatti, il rendimento del Treasury americano è passato dallo 0,90% all'1,5%, quello del Bund tedesco da -0,60% a -0,20%, mentre il nostro BTP dallo 0,5% allo 0,8%.
    Numeri apparentemente piccoli, specie se pensiamo che si tratta di titoli con una scadenza piuttosto lunga.
    Tutto ciò segna però un'importante inversione di tendenza, e il movimento è notevole in termini percentuali, visto che gli incrementi sono nell'ordine del 50-60% rispetto a Gennaio.
    L'altra faccia della medaglia è ovviamente quella che i prezzi dei titoli obbligazionari a cedola fissa stanno scendendo.
    Questo è buono per chi ancora deve acquistare ed entrare nel mercato.
    Decisamente meno buono per chi già detiene questi titoli in portafoglio, a prezzi di acquisto più elevati.

    Questa fase di riduzione del sostegno all'economia, prelude anche ad un prossimo aumento dei tassi, fermi ormai da anni ai loro minimi storici.
    Anche questo evento avrà un impatto non secondario sui mercati finanziari.  
    Bisogna allora dismettere in fretta e furia eventuali bond o fondi che vi investono? 
    La risposta è no.
    Perché, sempre in un'ottica di diversificazione di portafoglio e di riduzione del rischio, la parte obbligazionaria di qualità è la base di prudenza su cui può poggiare l'investimento più accrescitivo, e di conseguenza rischioso.
    Il consiglio, allora, è quello di rivolgere lo sguardo verso una gestione attenta e attiva del proprio portafoglio investimenti, per poter così cogliere le opportunità, mitigando al contempo i rischi possibili. 
    Investire in singoli bond, alla ricerca magari del rendimento più attraente, non consente al singolo investitore quella tempestività ed elasticità che, ora più che mai che il vento sta cambiando, si rivelano indispensabili per garantire una tranquilla navigazione.
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    7 - UNA RIVOLUZIONE APPENA COMINCIATA

    Potrebbe sembrare fantascienza. 
    Invece, fra qualche giorno in Norvegia, salperà la prima nave cargo senza equipaggio e a zero emissioni, nel collegare Heroya e Brevik, due cittadine lontane tra loro una decina di chilometri.
    Un piccolo tragitto, simbolo però di una grande rivoluzione che si sta concretizzando.
    Il progetto è partito nel 2017, ed ora la Yara Birkeland, questo il nome della nave, è pronta a solcare i mari. 
    Lunga 80 metri e larga 15, può trasportare a pieno carico fino a 60 container a viaggio, grazie al suo motore elettrico dotato di un'autonomia di 7 ore.
    Viaggerà ad una velocità di circa 24 chilometri orari (13 nodi). 
    La sua costruzione é costata 25 milioni di $, e la nave è provvista di un sofisticato sistema di intelligenza artificiale, molto simile all'hardware e al software impiegati dai droni dell'esercito statunitense.
    Radar, raggi laser, Gps, sensori dislocati a poppa e a prua: tutto contribuisce alla gestione della rotta, con algoritmi intelligenti che apprendono dall'esperienza e variano la traiettoria in caso di mare mosso, con una precisione millimetrica.
    La nave ha guida autonoma, ma può essere anche pilotata a distanza: in caso infatti di avaria, il comando passa automaticamente ai suoi 3 centri di controllo sulla terraferma.
    Lo scarico dei container, che per lo più conterranno fertilizzanti destinati al continente asiatico, sarà inizialmente affidato al personale portuale, ma si punta già ad automatizzare anche queste operazioni.
    Ci sarà ora un periodo di test e un rodaggio di 1 o 2 anni, prima di affrontare le più impetuose correnti atlantiche.
    L'obiettivo finale è quello di risparmiare fino a 40.000 viaggi di tir all'anno.
    Gli ingegneri già stanno lavorando sull'implementazione dell'autonomia delle batterie, e soprattutto sul velocizzarne i tempi di ricarica.
    Al momento sono troppo lenti, e rappresentano il vero tallone d'Achille di questo gioiello futuristico, assieme anche alla sua velocità di crociera ancora limitata.
    La Yara Birkeland è già stata soprannominata "la nave fantasma del terzo millennio" ma, a differenza delle navi pirata, farà sventolare una bandiera verde sul suo pennone più alto, simbolo della nuova era ecologica a cui, auspicabilmente, aprirà la strada.

    Tutto questo per farti comprendere che (anche) il settore dei trasporti sta subendo una rivoluzione, che sempre più guarda al futuro climatico del nostro pianeta.
    Nell'ambito dei veicoli elettrici, il loro numero di vendite passerà da 1,1 milioni nel 2017 ai 60 milioni nel 2040.
    Il loro costo, nel frattempo, continuerà a diminuire, come anche il costo delle batterie, sceso già dell'87% in termini reali tra il 2010 e il 2019.
    Come non bastasse, le regolamentazioni sulle emissioni di inquinanti dai veicoli, in Europa e non solo, sono sempre più restrittive.
    Letto e considerato tutto questo, ti è chiaro il concetto, che uso e ripeto spesso, che è fondamentale investire guardando al futuro?
    Il mondo cambia, le aziende cambiano, i loro settori di appartenenza sono destinati a cambiare continuamente...
    Anche i nostri investimenti devono cambiare, per stare al passo di questa ed altre rivoluzioni, e dei vari trend in atto!
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    Concludo questa mia quindicinale newsletter, invitandoti a seguirmi anche nei miei vari canali social, dove cerco costantemente di informare, condividendo cose a mio avviso utili e interessanti.
    Sono infatti presente in modo piuttosto attivo su YouTube, su LinkedIn, su Facebook e su Instagram.

    Detto questo, auguro a te e famiglia tutta un sereno, lungo fine settimana!
    Un caro saluto.

    Davide