Recentemente ho partecipato a degli incontri con alcune delle maggiori case di investimento oggi al mondo, società come
.
Voglio allora condividere con te la visione dei loro gestori ed analisti in merito al possibile andamento, nei prossimi mesi, di mercati ed economie, con un focus in particolare sui possibili rischi che potremmo incontrare lungo il percorso.
Seguimi.
Il 2021 è stato nel complesso, almeno fino ad oggi, un anno favorevole per la ripresa macro-economica globale.
Il PIL mondiale, precipitato del 4% nel corso del 2020, sta facendo ora segnare un buon rimbalzo del 6%, grazie soprattutto al traino dei paesi sviluppati e alla ripartenza dei consumi.
I paesi emergenti sono rimasti invece un pò indietro in tutto questo, con la loro attività economica ancora fortemente influenzata dai nuovi casi di Covid-19.
1. INFLAZIONE
E' il timore principale oggi.
La veloce ripresa dei consumi e della produzione industriale ha creato un forte e improvviso aumento della domanda di materie prime, favorendone così il ritorno.
Molti analisti ritengono che si tratti di una cosa per lo più transitoria, visto che l'offerta si sta ora adeguando ai nuovi livelli della domanda, e che in futuro ci si aspetta una maggiore diversificazione rispetto alle tradizionali fonti energetiche.
Ad oggi però questa transitorietà si sta dilungando un pò troppo, e ciò innervosisce non poco i mercati finanziari.
Questa situazione verrà allora riassorbita nel corso dei prossimi trimestri, o sarà destinata a durare a lungo?
2. RECESSIONE
Un rischio abbastanza remoto questo, ma certamente non da sottovalutare.
Attualmente in America ci sono 10,4 milioni di posti di lavoro vacanti, contro i 7,7 milioni di disoccupati.
Può sembrare un controsenso, ma i sussidi erogati a chi non lavora arrivano in America a 7-800 dollari a settimana, facendo così in molti casi diminuire
l'appeal del lavoro stesso.
Senza contare poi che, per alcune tipologie di occupazione, sono necessarie competenze tecnologiche che non tutti gli attuali disoccupati possiedono.
Ecco allora che l'economia potrebbe conoscere una contrazione, non tanto dovuta alla mancanza di domanda, ma alle difficoltà legate alla produzione.
3. CINA
Ne ho parlato in più occasioni nelle mie informative delle scorse settimane.
La Cina sta avviando profondi cambiamenti strutturali e anche di mentalità, puntando più alla Common Prosperity, ovvero al benessere diffuso della popolazione, piuttosto che alla crescita a tutti i costi.
In Cina la povertà è stata effettivamente quasi del tutto sconfitta, grazie alla poderosa crescita degli ultimi anni, e si punta ora a raggiungere il livello dei paesi europei, con minori disuguaglianze, diffondendo in particolare la possibilità di
studiare e di vivere in ambienti sani.
Per quanto riguarda il caso Evergrande, il settore delle costruzioni pesa per il 24% del PIL cinese.
Conseguenze pertanto ce ne saranno.
Nel paese, inoltre, vi è tolleranza zero verso il Covid, e nel caso si presentino dei nuovi casi di pandemia si vanno a chiudere intere città senza battere ciglio.
Data la sua dimensione e la sua influenza sull'economia globale, la Cina è certamente da seguire e monitorare lungo il suo percorso.
4. BANCHE CENTRALI
Le immissioni di liquidità nei mercati, soprattutto da parte della FED e, a seguire, della BCE, sono fin qui continuate.
Si prospetta però proprio a Novembre il momento in cui la banca centrale americana inizierà gradualmente a tirare i remi in barca da questo punto di vista, un momento strategico che sarà importante seguire.
Da questo punto di vista l'Europa, pur se sollecitata dai mercati, è indietro di 2-3 trimestri, quindi il rialzo dei tassi nel vecchio continente non è al momento un'ipotesi concreta, anche se il mercato sta mettendo pressione nell'ottica della conclusione,
in futuro, del programma PEPP messo in campo dalla BCE per sostenere l'economia dell'Eurozona.
Questo programma dovrebbe concludersi a Marzo 2022, ma verosimilmente verrà protratto per altri 3 o 6 mesi.
La banca centrale che ha probabilmente il compito più delicato, e rischia di sbagliare per prima mettendo mano ad un rialzo dei tassi d'interesse, è la Bank of England, ora che la Brexit è diventata realtà.
Mentre in Cina la risposta della banca centrale è stata decisamente più contenuta, e non è stata immessa liquidità come avvenuto invece nei paesi sviluppati.
L'aumento dei tassi, quando avverrà, si sentirà pertanto prevalentemente nei mercati europei e americano.
5. SHOCK DI MERCATO
E' questo il peggior rischio che si possa palesare, perché dall'inflazione ci si può difendere (titoli indicizzati, materie prime...), dalla recessione, almeno in parte, anche, con alcuni ambiti e settori di investimento, mentre in caso di shock di
mercato, difendersi sarebbe decisamente più complicato.
I tassi di interesse reali sono l'architrave che sorregge le valutazioni di tutte le attività finanziarie, ed oggi sono molto molto in basso (negativi).
Un possibile aumento dei tassi reali, avrà dirette conseguenze sul mondo obbligazionario, ma anche le quotazioni azionarie potrebbero risentirne.
Nel caso, sarebbe opportuno avere un'adeguata parte difensiva nel proprio portafoglio investimenti.
Ma i mercati sono attualmente in bolla?
Quello obbligazionario sicuramente sì, lo è invece meno quello azionario, dove c'è ancora spazio per affermare che il mercato sia sostenibile, in particolare rispetto ai valori della bolla tecnologica del 2000.
Gli utili aziendali sono infatti attualmente a livelli record.
Sorridono in particolare i bilanci delle società americane quotate nell'indice S&P500, che hanno saputo generare una redditività eccezionale, grazie anche alla poderosa ripresa della domanda.
Anche nel 2022 ci si attende una buona crescita, prossima alla doppia cifra percentuale, con però alcuni punti di domanda legati agli stimoli governativi.