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www.davideberto.it2024-10-11
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    Mentre, durante la settimana, il giornalismo finanziario si è precipitato a ricordare che nell'ultimo periodo i mercati sono in affanno un pò ovunque, io preferisco ricordarti qualche altro dato recente, passato (tanto per cambiare) sotto silenzio.

    La popolazione italiana è sempre più vecchia, con un'età media arrivata a 46 anni.
    Il tasso di fecondità scende ancora, ai minimi dal 2003: siamo a quota 1,24 figli per donna.
    Siamo sempre di meno, anche a causa della pandemia, ma in una tendenza di discesa demografica che prosegue da diversi anni e, soprattutto, proseguirà per molti altri.
    Per la prima volta, infine, i nuclei familiari composti da una sola persona sono i più numerosi: oltre il 33% del totale, più delle famiglie con figli.
    Pensa che nel 1980, mio anno di nascita, i single erano meno del 10% del totale.

    Chi, dal proprio Consulente Finanziario, si aspetta che l'attenzione di quest'ultimo sia calamitata soprattutto dai dati citati in apertura (mercati in affanno), e non invece dai secondi che mi sono permesso di rinfrescare, non ha semplicemente capito di che cosa dovrebbe occuparsi il Consulente Finanziario.
    Niente di nuovo per quel che mi riguarda, ma io sono qui per ricordarti ciò che davvero conta per migliorare il tuo futuro finanziario.
    E per combattere, possibilmente senza sosta, le solite pericolose distrazioni che tanto paiono incidere nel breve, e che nulla (o quasi) incidono invece nella vita delle persone.

    Ti auguro una buona lettura! 
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    1 - SONO SOLO STRUMENTI

    Nei giorni scorsi, mi ha fatto visita in ufficio un cliente con il quale ho, da diversi anni ormai, veramente un bel rapporto.
    Mi ha raccontato che sua moglie ha il conto corrente in Volksbank, banca che dalle mie parti ha acquisito le filiali della vecchia Popolare di Marostica.
    La dipendente della banca le ha recentemente consigliato di investire parte della liquidità, raccontandole di poterle offrire strumenti di investimento della celeberrima BlackRock, la più grande società di investimento al mondo.

    E' fondamentale capire che gli strumenti finanziari (fondi, ETF, gestioni, polizze...) sono solo, per l'appunto, strumenti.
    E un corretto processo di pianificazione finanziaria non deve INIZIARE dalla scelta degli strumenti finanziari, ma deve CONCLUDERSI con la scelta degli stessi.
    Molte banche, molti intermediari, fanno spesso il contrario, partendo dal prodotto.
    "Noi abbiamo le soluzioni di BlackRock!...".

    Occorre, invece, sempre partire da te, dalle tue necessità, dai tuoi desideri, dalle tue possibilità, dalla tua tolleranza al rischio, dal tuo tempo, per poi, alla fine, scegliere gli strumenti finanziari che fanno al caso tuo.
    Capisco allora che questo allineamento tra esigenza e strumento, non sia ciò a cui sei stato abituato.
    E' molto più semplice vendere infatti il concetto "ho questo strumento (fondo, ETF, gestione o quel che é...), e si tratta di una cosa eccellente perché ha 5 stelle Morningstar e quindi fa sicuramente al caso tuo.
    Dammi i soldi e vai tranquillo!".

    E' un modello di vendita che può funzionare, forse, solo quando i mercati sono tranquilli e tutto va per il verso giusto.
    Tutti guadagnano, bassa volatilità, rischio non percepito...
    In tempi simili, tutti sarebbero capaci di guadagnare soldi.
    Ma questo modello é destinato a fallire con le prime avvisaglie di difficoltà, quando i mercati si fanno più volatili e danno il via a una fase di ribasso.
    E' destinato a fallire perché, se non hai dato un nome ai tuoi soldi, se non hai ben chiare le profonde finalità del perché hai investito il tuo denaro, non sarai in grado di sopportarla quella fase di ribasso.
    Garantito al 100%.
    E questo non perché tu sia stupido o impreparato.
    Ma perché siamo umani, naturalmente avversi alle perdite.
    Quando vedrai il segno rosso sul tuo portafoglio d'investimento, ti si attiverà l'area del cervello abituata a valutare e processare i pericoli.
    E non ci sarà fondo a 5 stelle Morningstar che tenga.

    Come fare, allora, per affrontare al meglio il momento della verità, quando si verificherà una bella e tosta fase di ribasso del mercato?
    Qui emerge l'importanza del processo di pianificazione finanziaria, che aiuta a costruire la migliore strategia personalizzata, vero e proprio faro nei momenti più bui.
    Con tutto questo, non ti sto dicendo che non ci sarà da soffrire nel bel mezzo di un forte ribasso, o che tutto andrà come desiderato.
    Significa che avrai gli strumenti, cognitivi, emotivi e pratici, per affrontarli quei momenti.

    Questa è pianificazione finanziaria!
    Ecco, il mio lavoro è proprio questo: rendere tutto pratico e fruibile, su base personalizzata cliente per cliente, nel tuo miglior interesse.
    Ovviamente senza pillole magiche, e, cosa molto importante, con la tua partecipazione attiva.
    Ricordalo!
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    2 - OCCORRE ALZARE L'ASTICELLA DEL RISCHIO

    Negli ultimi 30 anni sono cambiate tantissime cose, spesso in maniera radicale.
    Tra queste, vi è indubbiamente anche il mondo del risparmio e degli investimenti.
    Vorrei oggi allora proporti un viaggio virtuale nel tempo, analizzando assieme come doveva agire un investitore, in questi 30 anni, per "portarsi a casa" un rendimento medio del 7% annuo. 

    1991
    Chi aveva dei soldi da gestire li lasciava per lo più in conto corrente, o al massimo sceglieva BOT e buoni postali.
    Era un mondo finanziario decisamente più semplice. 
    Sui conti correnti venivano riconosciuti interessi che oggi possono sembrare astronomici: ecco che allora, per arrivare a quel 7% annuo, bastava...stare fermi. 
    Si poteva stare tranquillamente liquidi, investendo appena una piccola parte del proprio patrimonio in titoli obbligazionari.
    Naturalmente, il rischio connesso a questa attività era bassissimo, pari ad una volatilità annualizzata dell'1,1%.

    2006
    Facciamo un balzo in avanti di 15 anni.
    Lo scenario è decisamente cambiato rispetto ai primi anni 90.
    I rendimenti astronomici di un tempo sui conti correnti sono un lontano ricordo.
    Per raggiungere quel 7% di rendimento annuo, è necessario prendersi maggiori rischi, ed investire i propri risparmi in un portafoglio bilanciato composto mediamente dal 63% di titolo obbligazionari, e dal 37% di titoli azioni.
    Un'esposizione al rischio da soluzione bilanciata prudente. 
    La volatilità annualizzata del portafoglio inevitabilmente si alza, ed é ora pari al 6,7%.

    2021
    Altro balzo di ulteriori 15 anni.
    Siamo ai nostri giorni e viviamo (ormai da tempo) un'epoca di tassi a zero o negativi.
    Le obbligazioni faticano tremendamente a generare rendimenti apprezzabili.
    Come non bastasse, non sono certamente esenti da rischi, anzi. 
    Ecco allora che, per poter guadagnare ancora quel fatidico 7%, è necessario strutturare un portafoglio d'investimento composto solamente dal 3% di obbligazioni, ben il 67% di azioni, e il restante 30% di economia reale o private assets, quella tipologia di investimenti che guardano ai mercati finanziari (obbligazionari e azionari) non quotati nei mercati regolamentati.
    E' piuttosto semplice comprendere che un portafoglio di questo tipo è fortemente sbilanciato (praticamente un all-in) verso il mondo azionario, e la volatilità sottostante annualizzata è molto alta e pari al 17,3%. 
    Tanto è necessario, oggi, per portare a casa quel 7% che 30 anni fa arrivava praticamente senza smuovere i propri risparmi dal confortevole conto corrente.

    Attenzione!
    Questo excursus storico è però decontestualizzato. 
    Non tiene conto, ad esempio, dell'inflazione alle stelle nel 1991, così come dei tassi dei mutui all'epoca. 
    Ho voluto parlarne nella mia 7in7 solamente per riflettere assieme su quanto sia importante rimanere al passo con i tempi.
    Sul non fermarsi al "ho sempre fatto così".
    Il mondo è in continua evoluzione, ed è necessario essere investitori informati e consapevoli, sia per non rimanere cristallizzati in posizioni anacronistiche, sia anche per non cercare dei rendimenti anacronistici. 
    Mi auguro allora che le mie periodiche informative possano essere un valido supporto in tutto questo.
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    3 - IL FASCINO E GLI INSEGNAMENTI DELLA PESCA

    Quando mi trovo in vacanza al mare, come accaduto anche di recente a Lampedusa, adoro andare al molo a vedere il rientro delle barche con il bottino notturno della pesca.
    La qualità e la quantità del pescato dipende naturalmente da molti fattori, ma quando a bordo c'è qualche "pezzo grosso" non c'è pescatore che non concordi su quali ingredienti debbano esserci perché ciò avvenga, al netto ovviamente anche della buona sorte.
    Tempo e tempismo.

    Tempo, perché la pesca richiede una smisurata dose di pazienza.
    Se la pazienza manca, è impossibile ottenere risultati soddisfacenti in maniera costante.
    Tempismo, perché si presentano momenti in cui devi aver perfettamente chiaro che ci sono precise azioni da attivare, e che queste azioni non possono essere rimandate.
    Aspettare, per avere risultati.
    E non aspettare, per intraprendere quelle azioni che porteranno ai risultati stessi.
    Due comportamenti apparentemente contrastanti, ma in realtà complementari.

    Mentre ascoltavo queste considerazioni da parte di esperti uomini di mare, pensavo a quanto fossero perfettamente calzanti anche per il mio mondo, quello della finanza e della pianificazione finanziaria.
    Dove, se non si sa aspettare, non si possono avere risultati sistematici (la variabile tempo).
    E dove, se non si prendono le decisioni opportune quando serve prenderle, si rischia di vanificare la pazienza di cui sopra (la variabile tempismo).

    Ricette semplici.
    Ancora una volta.
    Forse, anche per questo, troppo spesso sottovalutate e applicate, quando va bene, a corrente alternata.
    Eppure, alla fine, chi le segue si porterà a riva un bottino di tutto rispetto.
    Non vale allora forse la pena provarci?
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    4 - POLIZZE IMBARAZZANTI VENDUTE A PESO D'ORO

    Le polizze assicurative a contenuto finanziario sono tra i prodotti più gettonati del momento, con una raccolta di quasi 30 miliardi da inizio anno, +58% rispetto allo stesso periodo del 2020, e un patrimonio complessivo in gestione nel nostro paese di 2.800 miliardi.
    Denominate anche Unit Linked, esistono da molti anni ormai, ma sono tornate prepotentemente alla ribalta grazie anche al loro profilo di rischio moderato e modulabile.
    Spesso chi le propone enfatizza, infatti, l'ambita caratteristica della protezione del capitale, che in realtà vale solo sulla parte investita nelle cosiddette "gestioni separate", quasi totalmente esposte al debito pubblico italiano.
    La parte investita in fondi legati all'andamento dei mercati, non porta con sé alcuna protezione.
    Il 65% del totale dei nuovi capitali raccolti nel corso del 2021, è andato investito proprio nelle gestioni separate, anche se occorre notare che, per contro, sono praticamente infruttifere dal punto di vista del rendimento.
    Non è buona cosa basarsi sui loro rendimenti storici, e investire guardando lo specchietto retrovisore, poiché fotografa una realtà non più attuale.

    Questi prodotti sono anche annoverabili tra i più costosi in assoluto, con oneri mediamente tra il 2 e il 4% annuo, che possono però a volte arrivare fino alla doppia cifra percentuale.
    Ben 1/4 delle polizze commercializzate nel nostro paese, costa più del 4% annuo.
    23 prodotti su 140 recentemente analizzati, costano addirittura più del 7%.
    Sono infatti presenti dei costi "a matrioska": ci sono quelli relativi al prodotto assicurativo e alla rete che lo distribuisce, quelli relativi alle coperture caso morte, ed infine i costi specifici dei singoli fondi interni in cui va investito il capitale.
    Tutto ciò zavorra non poco i potenziali rendimenti.
    Per recuperare quei costi, infatti, il prodotto deve rendere di più, e certi numeri sono decisamente difficili da raggiungere, specie di questi tempi.
    Sempre che non si voglia rischiare l'osso del collo sulle montagne russe dei mercati finanziari...
    Anche l'Ivass, l'authority assicurativa italiana, ha rimarcato in più occasioni come l'ingente peso dei costi susciti notevoli dubbi sulla reale profittabilità di questi prodotti, perlomeno per i clienti.
    Tutto questo può far ben comprendere perché le polizze di questo tipo permettano oggi di salvare, più che altro, i bilanci bancari.

    E' un peccato che un tale prodotto, di per sè valido, sia così martoriato. 
    Tra i suoi vantaggi, spicca la possibilità di compensare plusvalenze e minusvalenze dei singoli fondi sottostanti, cosa che non è possibile fare con i classici fondi comuni di investimento, nei quali i guadagni sono sempre e comunque tassati, anche in presenza di perdite pregresse da recuperare. 
    Essendo poi investimenti che "indossano" l'abito delle polizze, danno la possibilità di effettuare un'adeguata pianificazione successoria, evitando così il pagamento delle tasse di successione, e permettendo di destinare delle quote di patrimonio anche al di fuori dall'asse ereditario.
    Questi prodotti rivestono poi particolare interesse anche per determinati soggetti, come ad esempio per gli imprenditori.

    Ma tutti questi plus, giustificano i costi e i modesti rendimenti? 
    Il gioco vale la candela? 
    Le polizze multiramo non sono il male assoluto e non vanno evitate come la peste.
    E' però importante evitare di sottoscrivere a scatola chiusa le proposte che possono giungere in tal senso, regola che comunque vale in generale quando si devono fare delle scelte in ambito finanziario (e non solo). 
    Il Kid, ovvero il documento di offerta consegnato obbligatoriamente da ogni intermediario proponente, riporta in maniera abbastanza semplice i costi che gravano su ogni prodotto.
    Ecco che allora chiedere spiegazioni al proprio consulente è saggio e assolutamente lecito, così da capire se i costi prospettati portano con sé anche adeguati benefici per chi andrà a sottoscrivere il prodotto.
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    5 - GIA' SENTITO PARLARE DI PENSIONE INDIRETTA?

    Mi chiamo Mario e lavoro almeno 10 ore al giorno da più di 30 anni...
    Pago le tasse e verso i contributi...
    Sali e scendi dall'impalcatura, centinaia di buche lungo le strade tutti i giorni per andare in cantiere, la glicemia che pompa, poi arriva anche il Covid...
    Non so voi, ma io non ho proprio la certezza matematica di arrivarci alla pensione...
    Sto toccando ferro, e pure qualcos'altro...
    Ma se, come si dice, dovessi "tirar le cuoia" prima, che succede alla mia pensione?

    Non ti agitare troppo Mario, scendi dall'impalcatura che ti spiego tutto.
    E' chiaro che se tu fossi già in pensione, e, come dici tecnicamente tu "tiri le cuoia", verrebbe riconosciuta ai superstiti la pensione di reversibilità.
    Però questo non è il tuo caso, tu ancora in pensione non ci sei...
    E allora, se giustamente, come dici tu, tra impalcature, buche, glicemia, Covid ... "mi succedesse" prima di arrivarci alla pensione?
    Stai sereno Mario, si parla in questo caso di pensione indiretta: ai superstiti spetterebbe una quota di quanto spetterebbe a te lavoratore se fossi in pensione.
    Ok?
    Però attenzione: requisito imprescindibile per l'INPS, almeno 15 anni di contribuzione o, in alternativa, almeno 5 anni di contributi, dei quali almeno 3 accreditati nel quinquennio precedente a quello in cui "tiri le cuoia".

    Ti spiego anche a chi spetta tutto questo.
    La pensione indiretta spetta al coniuge e ai figli.
    Per questi ultimi, fino a 21 anni se studenti, fino al raggiungimento dei 26 anni se studenti universitari, diversamente solo fino alla maggiore età, o senza limiti di età se inabili al lavoro.
    Sono poi previste ipotesi anche per altri beneficiari, parenti stretti, in presenza dei presupposti previsti per legge.
    Tieni presente che non andrebbero a ricevere l'intera pensione, ma una percentuale di quella che sarebbe spettata a te.
    Per farti capire, se solo il coniuge, gli spetta il 60% della pensione, se coniuge e un figlio, gli spetta in totale l'80%, se coniuge e due o più figli, in totale il 100%.
    L'importo, però, già eventualmente ridotto nelle percentuali di cui sopra, può essere ulteriormente decurtato qualora il superstite avente diritto possieda redditi propri superiori a limiti specifici.

    Tutto chiaro Mario?
    Sei contento?
    Bene, puoi pure tornare al lavoro ora!...
    Anzi no, ascolta me, mettiti un pò tranquillo, rilassati e spassatela un pò, che è tutta salute Mario!...
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    6 - I NUMERI DI EVERGRANDE

    Nelle ultime settimane qualche "addetto ai lavori" si è lanciato nei paragoni tra Evergrande e Lehman Brothers.
    Credo personalmente si tratti di un paragone eccessivo, ma è anche altrettanto azzardato sorvolare sulle difficoltà della seconda più grande azienda attiva nell'ambito immobiliare in Cina.
    Vediamo quindi assieme alcuni dati di questa situazione.

    Il settore immobiliare rappresenta oggi il 25% del PIL cinese.
    Si tratta allora di un settore enorme, caratterizzato da 2.800 miliardi di debiti (quelli di Evergrande sono superiori ai 300 miliardi), e un fallimento al suo interno rischia di non rimanere un caso isolato: l'effetto domino è un rischio da non sottovalutare. 
    Quando siamo rimasti a bocca aperta davanti ai video che mostravano la velocità di costruzione dei grattacieli in Cina, quando si vedevano distese infinite di gru nelle brulicanti metropoli del Celeste Impero, molto spesso lì Evergrande era al lavoro, forte dei suoi 800 progetti immobiliari lanciati in ben 223 città.
     
    La società, fondata nel 1996 dall'uomo più ricco di Cina, Hui Ka Yan, opera così: acquista terreni e redige i progetti, vendendo gli appartamenti quando ancora sono sulla carta.
    Con il ricavato compra altri terreni, e il giro riparte.
    Nel fare questo, si è sempre più indebitata con le banche e con i fornitori, vendendo nel frattempo improvvisati prodotti finanziari e titoli di debito ad alto rendimento a 80.000 piccoli risparmiatori.
    In Borsa, la società ha già visto volatilizzarsi l'85% del proprio valore, e ciò si sta ora riverberando su altri gruppi immobiliari, anch'essi indebitati all'interno di una bolla immobiliare che perdura da anni.
    Non sono, infatti, un mistero le città e i quartieri fantasma in Cina.
    Schiere di palazzoni disabitati, segno di una distorsione del sistema (se non si vende, non si incassa e non si possono sostenere i debiti) che fin qui abbiamo ritenuto fosse, in realtà, emblema della lungimirante efficienza cinese, preparata al traboccare dell'economia e della conseguente espansione delle metropoli, che però non è sembrata fin qui concretizzarsi del tutto.

    Il Governo cercherà certamente di attutire la caduta del gigante immobiliare, probabilmente smembrando Evergrande per evitare che i suoi cocci rotti vadano ad impattare sull'intero sistema.
    Questo avverrà anche per motivi politici, visto che il leader del partito comunista, Xi Jinping, punta l'anno prossimo ad essere rieletto per la terza volta di fila, e necessita pertanto di un paese in forma splendente per riuscire nell'impresa.
    Xi sta puntando molto sul ridimensionamento dei business privati, per riportare l'economia sotto il controllo del partito: non può ora contraddirsi e salvare Evergrande.
    C'è di buono che l'economia cinese non dipende dalla finanza come quelle occidentali, proprio perché le banche sono statali e non private, e perché il governo comunista non permetterà che milioni di famiglie vadano in rovina per una casa non consegnata o per dei bond privi di valore, o, ancora, per la perdita improvvisa del proprio lavoro di operaio edile, ingegnere o architetto.

    La suggestione con il caso Lehman Brothers è quindi più retorica che convincente, e anche le borse mondiali hanno segnato ribassi contenuti in concomitanza con la salita alla ribalta del caso Evergrande.
    L'unico vero crollo si è verificato laddove la società è quotata, ovvero ad Hong Kong, listino che ha fatto registrare a Settembre un picco giornaliero del -8,4%.
    La situazione non va comunque presa sottogamba, ed è importante seguirla, come dicevo all'inizio. 
    Le mie informative hanno, tra gli altri, anche lo scopo di analizzare l'evolversi di questa ed altre vicende di attualità, che inevitabilmente impattano pure il mondo finanziario. 
    Confido allora tu possa apprezzare il mio impegno in merito.
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    7 - UNA TECNOLOGIA DESTINATA A CAMBIARE PER SEMPRE LE NOSTRE VITE

    Ogni tecnologia mobile ha avuto (e avrà) un profondo impatto nelle nostre vite, sia in qualità di consumatori, sia anche nel quotidiano delle aziende.
    Il recente blackout di Instagram, Facebook e Whatsapp ha messo in luce quanto l'essere interconnessi sia ormai parte fondamentale della nostra quotidianità.
    Un protagonismo destinato a diventare sempre più importante, nel quale la rivoluzione del 5G avrà un ruolo primario.
    Non possiamo immaginare oggi di non poter vedere dei video all'interno del nostro smartphone, di non poter ascoltare della musica, di non poter saltare tra un social e l'altro, di non poter giocare ed altro ancora.
    Tutto questo è possibile grazie alla connessione 4G. 

    Il 5G avrà un impatto ancora più profondo, e di portata maggiore, rispetto a quanto fatto all'epoca dal 4G.
    Il 5G è molto più veloce del 4G, e anche della rete fissa.
    Forse non tutti, nemmeno gli investitori più lungimiranti, hanno già chiaro cosa comporterà questa nuova tecnologia quando sarà a regime. 
    Già, perché siamo solo all'inizio...
    Il primo telefono 5G al mondo è stato l'iPhone di Apple, lanciato sul mercato un anno fa.
    Ma finchè non ci sarà un'infrastruttura abbastanza diffusa, tanti prodotti tecnologici, anche se già pronti, non verranno lanciati sul mercato.
    Stati Uniti e Cina, come sempre, sono in gara per diventare il paese con la maggiore copertura e il maggior numero di abbonati.
    Naturalmente il Celeste Impero parte avvantaggiato da una base di popolazione decisamente inarrivabile, un bacino enorme a cui rivolgersi.
    Basta pensare che alla fine del 2020 la Cina aveva già 80 milioni di abbonati 5G, contro i 20-30 milioni in America.

    Ma la realizzazione del 5G è un viaggio, non una destinazione.
    La vera rivoluzione partirà man mano che le reti cominceranno ad avere una buona copertura, e quando ci saranno abbastanza consumatori dotati di un telefono 5G.
    Sarebbe riduttivo fermarsi solo alla maggiore velocità promessa, che innegabilmente farà risparmiare tempo e aumentare la produttività delle aziende. 
    In realtà, uno degli aspetti più importanti è che il 5G permette di eliminare la latenza, ovvero il differimento temporale tra invio e ricezione delle informazioni, attualmente pari a 200 millisecondi.
    E' un tempo irrilevante per chi deve vedere un video o effettuare una videochiamata, ma fondamentale per implementare, ad esempio, la chirurgia a distanza, dove un chirurgo manovra, non in presenza, un robot di precisione.
    In questi casi è indispensabile essere in presa diretta, senza il neppur minimo ritardo di trasmissione.
    Ecco che si aprono scenari pieni di nuove opportunità, come il poter raggiungere zone di guerra o paesi del terzo mondo, eliminando la presenza fisica e ottimizzando le tempistiche, visto che i viaggi non saranno più necessari.

    Tutte le fabbriche potranno allora essere "intelligenti", attraverso logistica connessa, assemblaggio automatizzato, macchinari che "parlano" tra di loro senza intervento umano, con dati trasmessi più velocemente e una gestione più efficiente delle scorte e degli approvvigionamenti.
    Avremo poi auto senza conducenti, e una ottimizzazione del traffico, poiché i veicoli dialogheranno tra di loro e con i semafori, e riceveranno informazioni dall'esterno.
    La guida diverrà così più sicura.
    Ma anche la vita in generale potrà diventarlo, tra l'altro a basso costo, visto che tantissimi oggetti usciranno dalle fabbriche già abilitati al 5G.
    Chiavi, carte di credito, biciclette, portafogli, prese elettriche...

    Anche il gaming online e la realtà aumentata e virtuale saranno impattati da questo sviluppo tecnologico, e Facebook, Microsoft, Apple, ed altri big players si stanno da tempo muovendo in questo senso. 
    Conferenze di lavoro, smart working, shopping, visite mediche, sono tutti ambiti in cui la realtà virtuale e aumentata porterà una svolta epocale, annullando la distanza fra lavoratori e aziende, fra acquirenti e venditori.
    Grazie alla velocità di connessione, e con speciali occhiali, sarà come essere dentro ad un negozio o ad un ufficio, rimanendo però a casa.

    Siamo, come dicevo, solamente all'inizio.
    Siamo agli albori di questa nuova fase.
    Il 2020 è stato un anno relativamente lento per la diffusione e gli investimenti del 5G, data anche l'interruzione creata dalla pandemia. 
    Le opportunità di investimento sono immense, pervasive e pluriennali.
    Possono essere colte al meglio sia con un investimento tematico, visto che esistono fondi specificatamente dedicati a questo ambito, sia con un approccio globale, visto che la connettività 5G sta avendo un effetto dirompente su tanti settori. 
    Sono ben volentieri a tua disposizione se desidererai approfondire tutto questo.
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    Recentemente ho letto un'intervista fatta dal Financial Times ad Annamaria Lusardi, economista, direttrice dell'EduFin (Comitato per l'Educazione Finanziaria), e tra le voci più ascoltate al mondo in materia di educazione finanziaria.
    Eccoti alcune sue parole:
    "I giovani stanno affrontando una situazione finanziaria più complicata di quella dei loro genitori.
    La generazione dei miei genitori ha vissuto in un'epoca di inflazione che ha cancellato i loro debiti, avevano ottime pensioni e i loro investimenti sui mercati finanziari erano molto semplici.
    I giovani devono affrontare grandi sfide.
    La pensione dovrà essere almeno in parte privata.
    E il trend demografico attuale, in tutto il mondo, porta a pensare che i governi non saranno in grado di mantenere le pensioni che sono state date alle precedenti generazioni".

    Far finta allora che il problema non esista, oppure adottare soluzioni anni 80 per cercare di risolverlo, non penso sia una grande scelta.
    Non trovi?

    Ti auguro un sereno fine settimana!
    Un caro saluto.

    Davide