Nella mia precedente
7in7, ho parlato in linea generale dell'importanza dell'orizzonte temporale nell'investimento e di come, in Italia, siamo purtroppo disallineati rispetto al resto d'Europa in merito a questo importante concetto.
Oggi desidero approfondire, con qualche esempio, quali sono i concreti rischi del "cannare" l'orizzonte temporale di investimento quando si parla di obbligazioni e azioni.
Iniziamo dai bond, dalle obbligazioni.
Siamo, ormai da anni, in una situazione di rendimenti negativi sul breve termine.
In tale contesto, le aziende emittenti tendono a dilatare la durata del proprio debito per attirare investitori, spostandone la scadenza anche tra molti, molti anni.
Come rispondono e che cosa fanno, molto spesso, gli investitori affezionati a questa tipologia di investimento?
Tendono a seguire l'operatività dell'emittente.
Rincorrere pertanto questo movimento, spostandosi su scadenze spesso anche molto lunghe, significa accollarsi un rischio tasso spesso trascurato che potrebbe però fare male, molto male ai propri risparmi.
Perché cosa accade se i tassi si alzano, ad esempio, dell'1%?
Su un titolo di durata decennale, il valore dell'obbligazione scenderebbe all'incirca del 10%.
Su un titolo trentennale, scenderebbe addirittura del 30%.
Naturalmente a scadenza il titolo verrà rimborsato al suo pieno valore (salvo fallimento dell'emittente), ma il cliente che ha osato troppo con la durata, andando oltre al suo orizzonte temporale in cerca di rendimento, potrebbe trovarsi a dover vendere
prima della scadenza, incassando perdite in conto capitale che saranno tanto più ampie quanto più lontana è la scadenza del bond.
Spostiamoci ora sull'equity, sulle azioni.
A differenza del mondo obbligazionario, in quello azionario i titoli non hanno scadenza.
Manca quindi quel "paracadute" in grado di salvare l'investitore, quantomeno dalla perdita del valore nominale investito.
L'assenza di una data di scadenza "ufficiale", porta gli investitori azionari ad essere estremamente condizionati dall'emotività.
Bisognerebbe invece acquisire la consapevolezza che investire in questo asset richiede l'attesa di un periodo medio nel quale, numeri alla mano, l'investimento diversificato paga sempre.
Ma non ce la facciamo.
Il "rumore mediatico" che accompagna i cicli finanziari è purtroppo spesso determinante nel processo decisionale degli investitori.
Ecco allora che le persone tendono ad entrare nel mercato quando è in crescita da tempo, quando anche i muri comprerebbero azioni.
Così facendo, si espongono al rischio di vedere i valori ritornare verso la media, situazione che tipicamente si verifica quando da troppo tempo la borsa sale.
Quando questo rischio diventa realtà, l'euforia che aveva contagiato anche i più scettici si trasforma in preoccupazione, paura, e infine panico.
Si genera così l'effetto opposto: un fuggi fuggi, una valanga di disinvestimenti e uscite dal mercato, proprio quando i prezzi sono magari tornati a valori allettanti e più convenienti.
L'antidoto all'eccesso di emotività esiste.
Risiede in una corretta valutazione dei propri obiettivi, delle proprie necessità, del proprio orizzonte temporale.
In tutto ciò è determinante l'esperienza del bravo Consulente Finanziario, che saprà guidare i propri clienti ed impostare un portafoglio d'investimento cucito su misura.
Perché è fondamentale ragionare di testa, non "di pancia", quando si tratta di risparmi ed investimenti.