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www.davideberto.it2024-10-11
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    Non c'è educazione finanziaria, non c'è finanza comportamentale, non c'è alcun tipo di scelta d'investimento coerente con i bisogni dei risparmiatori.
    Non c'è senza orientamento, senza una bussola, senza una guida.
    Non c'è senza la giusta capacità di ricreare quella FIDUCIA che possa rappresentare l'alternativa alla PAURA dei nostri giorni.
    La fiducia è l'unica moneta di scambio in grado di muovere le montagne.
    In tutti gli ambiti della nostra vita.

    Ti auguro una buona lettura!
  • 1 - RISCHIO E RENDIMENTO, UN LEGAME INDISSOLUBILE

    I mercati finanziari stanno mostrando qualche segnale di stanchezza nelle ultime settimane, e non è certo colpa del caldo estivo.

    I motivi di preoccupazione non sono del tutto chiari, perlomeno per quanto riguarda Wall Street.

    I contagi, infatti, non hanno mai particolarmente influenzato la borsa americana, se non, ovviamente, lo scorso anno, per la durata di un mese tra fine Febbraio e fine Marzo.

    Non vi sono nemmeno rialzi dei tassi in vista, e l’inflazione è considerata dai più come un qualcosa di temporaneo.

    Gli utili aziendali, infine, continuano a battere le attese e l’economia macina progressi. 

    Se pensiamo comunque che la borsa di New York ha messo a segno il raddoppio (+100%!!!) negli ultimi 5 anni, nonostante il crollo del 2020, ecco che allora è fisiologica una maggiore vulnerabilità e volatilità dei mercati, di cui abbiamo avuto un assaggio nel corso del mese di Luglio.


    La distanza però fra il dire e il fare è ancora molta, visto che, nonostante Wall Street sia “cara”, i piccoli azionisti e anche gli investitori istituzionali non vi vogliono rinunciare affatto, continuando a comprare e rimanendo investiti mediamente per oltre il 60% del loro capitale, anzi, aumentando addirittura gli acquisti dopo il ribasso di metà Luglio (buy the dip o compra sul ribasso).

    Questo accade perché investire l’ingente liquidità presente nel mercato in titoli di stato o in obbligazioni, è tuttora poco o per nulla remunerativo.

    Farsi trovare pronti davanti ai previsti periodi di maggiore turbolenza, non significa liquidare tutte le posizioni e tenere sotto il cuscino i propri risparmi.

    Accettare un determinato livello di rischio (soggettivo per ognuno di noi) è condizione imprescindibile per accedere ai rendimenti offerti dal mercato.


    Come trovare allora il giusto equilibrio fra rischio e rendimento?

    Bisogna innanzitutto ricordare che, storicamente, i listini azionari sono l’alleato più prezioso per consentire al proprio capitale di crescere e raggiungere gli obiettivi personali, purché si abbia un orizzonte temporale adeguato e sufficientemente ampio, e si sia disposti a tollerare temporanee deviazioni lungo il percorso.

    Deviazioni, a volte, anche piuttosto dolorose.

    Se corriamo a liquidare tutto quando i mercati stornano, come ad esempio durante la primavera del 2020, ci precludiamo la fase di recupero e di ripresa, avvenuta già a fine 2020. 

    Bisogna quindi fare i conti con la propria capacità di tollerare le oscillazioni più o meno ampie, e raggiungere la consapevolezza che “non può piovere per sempre”.


    E’ poi importante fare periodicamente un check-up del proprio portafoglio investimenti, per verificare se il piano finanziario avanza secondo le previsioni, o se è invece opportuno effettuare qualche correzione, avendo sempre bene a mente gli obiettivi finali per cui si investe, anch’essi assolutamente personali e diversi da persona a persona. 

    Ecco perché non esiste (e non esisterà mai...) un portafoglio di investimento standard, o un livello di rischio che può andar bene per tutti.

    Ma è necessario lo studio, la competenza e la professionalità di un bravo Consulente Finanziario, in grado di costruire una pianificazione su misura per ognuno dei propri clienti, e seguirla poi nel tempo.

  • 2 - IL TUO PORTAFOGLIO D'INVESTIMENTO PUO' VINCERE GLI EUROPEI? (2DI2)

    Sulla scia di questa magica estate che ci ha visto vincere gli Europei di calcio, nella mia precedente 7in7 ti ho parlato del filo conduttore che unisce due mondi apparentemente lontani tra loro, come il calcio e gli investimenti.
    Oggi concludo l'argomento entrando nel dettaglio dei vari reparti di una squadra, e parlando delle analogie fra la tattica calcistica e la pianificazione finanziaria.
    Seguimi con attenzione!

    LA DIFESA
    Sono le assicurazioni e la liquidità ad assolvere il ruolo di difesa nella costruzione di un valido percorso di pianificazione finanziaria.
    Le assicurazioni devono proteggerci dai rischi esterni, che potrebbero altrimenti mandare in crisi la nostra strategia in ogni momento.
    Le assicurazioni svolgono, se vogliamo, il ruolo del portiere.
    La porta va sempre adeguatamente difesa, anche perché un buon portiere è in grado di trasmettere tranquillità a tutta la squadra.
    Allo stesso modo, è sempre importante avere una sufficiente (non esagerata però) riserva di liquidità per le spese correnti e le emergenze.
    Non è possibile costruire una solida strategia, che consenta di raggiungere con serenità gli obiettivi finanziari di ognuno, senza una robusta difesa.
    Solo dopo aver puntellato adeguatamente questo reparto è possibile pensare al resto della squadra.

    IL CENTROCAMPO
    In una buona strategia di pianificazione finanziaria, il centrocampo deve portare al raggiungimento degli obiettivi di medio-lungo termine che si intendono raggiungere nel corso degli anni.
    Obiettivi di questo tipo possono, ad esempio, essere l'accumulo e la costruzione di un capitale dedicato agli studi e al futuro dei figli, l'integrazione della pensione pubblica, ed altri ancora...
    Come anche in una squadra di calcio, dove il centrocampo può essere composto da giocatori dai piedi buoni, ma anche da altri calciatori adibiti al "far legna", in ambito finanziario è questo un settore variegato, e la squadra va composta anche in base al tempo a disposizione per il raggiungimento degli obiettivi stessi.
    L'investimento di una capitale per una spesa che dovremo sostenere tra 5 anni, richiederà infatti un diverso grado di prudenza rispetto a quello di un investimento caratterizzato da un orizzonte temporale di 15-20 anni.

    L'ATTACCO
    L'attacco è quel reparto che fa sempre un pò sognare.
    In un portafoglio di investimento, l'attacco è rappresentato dagli investimenti più aggressivi e speculativi.
    Dopo aver reso solido e coeso tutto il resto del team, dedicare una parte del proprio capitale alla speculazione è una strada interessante, per ricercare dei rendimenti potenzialmente più elevati (sono solito chiamarli boost), arricchendo in questo modo il proprio piano.
    Aggiungere un pizzico di speculazione rende più avvincente una strategia, si spera già solida, e permette di andare alla ricerca di un calcio più spumeggiante e spettacolare.
    Certo, come avrai già capito, non ha alcun senso pensare all'attacco prima di aver assestato tutto il resto.
    La forza dell'attacco sta proprio nella possibilità di andare alla ricerca di un'extra performance, ma con le spalle ben coperte.

    L'ALLENATORE
    Non c'è squadra di calcio vincente, senza un buon allenatore che la sappia sapientemente gestire e guidare.
    Questo è il ruolo del bravo Consulente Finanziario.
    A parole siamo tutti dei grandi allenatori e dei bravi investitori, ed organizzare la propria personale squadra d'investimento può sembrare una cosa semplice da attuare.
    Schierare la formazione giusta in grado di portarci alla vittoria, allocare le giuste risorse nei giusti strumenti per il proprio percorso di pianificazione finanziaria non è, invece, né scontato e né immediato.
    Serve, prima di tutto, avere padronanza della propria situazione, e capire le reali esigenze a cui si va incontro.
    Non esiste un piano solo, adattabile a tutti.
    Come non esiste un modulo magico in grado di far vincere ogni squadra.

    Riprendendo allora, in conclusione, le parole di Fabio Caressa, al rigore decisivo parato da Donnarumma in quella serata londinese di Domenica 11 Luglio...Grazie Signore che ci hai dato il calcio!...
    Campioni d'Europa!!!
  • 3 - ESTATE, PERIODO DI GELATI...

    No, non è il caldo che mi fa male...
    Leggi ciò che ti sto per raccontare.

    Recentemente, all'interno di un gruppo Facebook dedicato alla finanza personale, sono incappato in un post riguardante la variazione di prezzo che hanno subito i gelati Algida dal 2002 ad oggi.
    Pensa:
    Il Cornetto classico è passato da 0,90 a 1,80 € (+100%)
    Il Magnifico (che mi è sempre piaciuto tanto...) è passato da 1,30 a 2,50 € (+92%)
    Il Magnum classico da 1,20 a 2,10 € (+75%)

    E quindi?
    Perché ti parlo del prezzo dei gelati in questa mia newsletter dedicata alla finanza e all'economia?
    Indovinato! Inflazione!!

    Nel 2002, con 12 € potevi comprare 10 Magnum.
    Oggi, con gli stessi 12 €, ne potrai comprare quasi 6, non uno di più.

    E' tutto piuttosto chiaro.
    I soldi non investiti sono destinati a valere sempre meno.
    E con l'effetto logorante del tempo, potreste accorgervi di non averne abbastanza, magari proprio quando più vi serviranno.
    Con tutto questo (e chi mi conosce bene lo sa) non voglio certamente dirti che devi buttarti a capofitto nell'investire indiscriminatamente, tutto e subito, il tuo risparmio per poter preservare il potere d'acquisto dei tuoi soldi.
    Occorre sempre investire con consapevolezza, con una strategia chiara, e possibilmente con dei chiari obiettivi davanti.
    Occorre sapere ciò che si sta facendo, e farlo con il tempo che gioca a favore.
    Perché se i tuoi soldi li avessi, nel frattempo, investiti in un'obbligazione subordinata o in titoli azionari non quotati di primarie banche italiane dell'epoca, oggi di Magnum ne compreresti probabilmente zero.

    Quindi sono assolutamente d'accordo nel dirti che, causa (anche) inflazione, il risparmio va investito.
    Questo soprattutto in un paese, come il nostro, sottoinvestito in generale e con una quota ridicola, nel complesso, di investimenti azionari (oltretutto fortemente sbilanciata verso l'inconsistente, o quasi, azionario italiano).
    Sempre che questo non vi faccia finire dalla padella alla brace.
    Questa è finanza personale!
  • 4 - L'IMPORTANZA DELL'ORIZZONTE TEMPORALE (1DI2)

    Quando si tratta di investire, l'orizzonte temporale (il tempo che ci si può permettere di lasciare allocate le proprie risorse) assume un'importanza veramente determinante all'interno del percorso d'investimento. 

    Purtroppo in Italia l’orizzonte temporale di investimento è mutevolissimo, e spesso influenzato dalle condizioni di mercato, oltre che decisamente più breve rispetto alle abitudini medie degli altri investitori europei.

    In Europa mediamente i risparmiatori detengono i propri asset per poco meno di 7 anni, con fisiologiche variabilità.

    Si va dai 10 anni dell’Olanda, agli 8 di Svizzera e Belgio, ai 7 di Germania e Francia, ai 6 e mezzo della Spagna … fino ai 5 anni scarsi dell’Italia.

    Ultima per distacco.

    Quel che è peggio, è che da noi i tempi di permanenza sui mercati sono molto spesso influenzati dagli accadimenti di breve termine, piuttosto che dalle proprie esigenze di lungo periodo.


    Da noi manca proprio la cultura finanziaria di base.

    Siamo un popolo di santi, poeti e navigatori, ma non di investitori consapevoli…


    Il mancato rispetto dell’orizzonte temporale, è probabilmente il principale motivo per cui ci si imbatte in delusioni finanziarie.

    Se non hai tempo e investi in qualcosa che lo richiede, non stai investendo … stai scommettendo. 

    E nessun bravo Consulente Finanziario scommette, né con i suoi soldi né tantomeno con quelli dei suoi clienti.

    Ecco perché, la prima cosa che è importante chiarire prima di investire è proprio questa: per quanto tempo puoi impegnare i tuoi risparmi al fine di raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato?


    Non devi pensare che siano sempre necessari lunghi decenni!

    Ma nemmeno puoi investire in Borsa con un orizzonte di “2-3, massimo 8-10 mesi” come mi ha detto una volta un potenziale cliente.

    Ripeto, investire non è scommettere!


    A cosa si va incontro, allora, quando l’orizzonte temporale diventa un contorno e non la portata principale del processo di pianificazione finanziaria?

    Succede che si vende e si compra nelle fasi peggiori del mercato, trascinati dall’emotività e non dalla razionalità

    Nel mese di Marzo 2020, allo scoppiare della pandemia, nel vecchio continente sono usciti dai fondi azionari quasi 50 miliardi di €.

    Il peggior dato mensile dopo quello del Gennaio 2008, nell’anno della più grande crisi finanziaria di tutti i tempi.

    Quello che poi è accaduto, in termini di recupero sui listini azionari, lo ricordiamo tutti…

    Questi comportamenti irrazionali avvengono anche tra gli investitori a stelle e strisce, notoriamente più preparati e maturi di noi.

    I flussi di disinvestimento più massicci dai fondi comuni americani, sono coincisi con i periodi di maggiore stress ribassista dell’indice S&P 500.

    Viceversa, gli afflussi più consistenti sono avvenuti in fasi finanziarie serene, se non euforiche.


    Se i tempi di permanenza sui diversi mercati sono condizionati dalla serenità o dalla preoccupazione che i media trasmettono, o dagli eventi positivi o negativi di breve periodo, il danno finanziario è assicurato.

    Nella prossima 7in7 entrerò più nel dettaglio delle concrete conseguenze che si hanno quando non si rispetta l’orizzonte temporale nell’investire, rispettivamente, in azioni e in obbligazioni.

  • 5 - LE OPPORTUNITA' OFFERTE DAI RIBASSI DEL MERCATO

    Inizio subito col dirti che i ribassi del mercato sono una sua caratteristica fisiologica, nonché una fase necessaria per qualsiasi successivo periodo di crescita.
    Puntualmente, dopo ogni crollo, abbiamo assistito ad un rialzo, più o meno repentino.
    E' utopia, infatti, immaginare l'andamento borsistico come una linea retta costantemente in crescita.
    Gli investitori che mantengono i nervi saldi, proseguendo, come programmato, nella rotta di navigazione dei loro investimenti, hanno storicamente preservato e incrementato la loro ricchezza nel lungo termine.
    Come sempre, però, tra il dire e il fare ... c'è di mezzo il mare!

    Per affrontare le fasi ribassiste del mercato, serve (anche) avere fiducia nel proprio Consulente, e nella strategia di investimento prescelta.
    Certo, si può trattare di periodi logoranti e psicologicamente pesanti, soprattutto quando la risalita non avviene a razzo come accaduto da fine Marzo dello scorso anno. 
    Il ribasso del 2008 fu, ad esempio, molto più lungo e difficile da sostenere anche per i traders più incalliti. 

    Forse ora ti starai chiedendo: perché sottoporsi a questa tortura?
    La risposta è semplice: l'investimento nei mercati azionari ha dimostrato di essere nel tempo un grande generatore di ricchezza.
    Non v'è ombra di dubbio.
    Quale può essere allora l'atteggiamento più giusto per sopravvivere alle turbolenze dei mercati?
    E' necessario cambiare la prospettiva con cui guardare ai ribassi, per affrontarli in maniera equilibrata e diventare un investitore consapevole e migliore.

    Ci sono solo 3 scelte che si possono attuare quando i mercati virano verso il basso:
    1. Incrementare le posizioni in essere
    2. Mantenere le posizioni invariate
    3. Vendere le posizioni

    Benché l'opzione migliore sia la prima, difficilmente in quei momenti si può trovare la lucidità necessaria ad agire.
    E' dimostrato.
    Molto spesso, soprattutto quando non si è adeguatamente supportati, si finisce per smontare il proprio portafoglio d'investimento, in preda alla paura.
    Bisogna invece cercare di avvicinarsi a quel primo comportamento, finanziariamente il più virtuoso.
    Attenzione, non ti sto incitando allo shopping finanziario compulsivo ogni volta che il prezzo di un'azione o di un fondo scende di un tot %.
    Il messaggio che voglio trasmetterti è quello di non perdere la testa.
    Di rimanere realisti e guardare al ribasso per ciò che è, ovvero un periodo di saldi per i business che valgono, e un periodo di adeguamento dei prezzi per i business, al contrario, che valgono di meno.
    Non bisogna nemmeno attendere un crollo dei prezzi prima di iniziare ad investire: le fasi dei mercati sono chiare solo a posteriori, e cercare di prevederne l'andamento è un azzardo che non paga.
    Ciò che paga è la costruzione di un'adeguata strategia di investimento, in cui una piccola porzione del patrimonio (che varia da persona a persona) viene dedicata all'acquisto di asset finanziari in saldo.
    Questo, naturalmente, deve avvenire solo dopo che si è impostata la parte difensiva e strutturale del proprio portafoglio di investimento.
    Ecco che allora si potranno affrontare in maniera più serena i ribassi del mercato, e trarne un successivo vantaggio grazie a strategie di entrata progressiva e graduale nei "mattoncini" più speculativi.

    Le strade sono molteplici, è compito del Consulente segnare la retta via per ogni cliente.
    L'obiettivo da raggiungere è invece sempre lo stesso: incrementare il proprio patrimonio con oculatezza ed equilibrio, dormendo sonni tranquilli in ogni fase di mercato.
  • 6 - IL BOOM DELLE "SPAC"

    Nella mia 7in7 di Venerdì 6 Agosto, ti ho parlato della prossima quotazione di Ermenegildo Zegna, brand italiano del lusso, di Novembre alla borsa di New York.

    Tutto ciò sarà possibile grazie ad una SPAC, acronimo di Special Purpose Acquisition Company.

    Uno speciale veicolo finanziario che sta assumendo sempre maggiore rilevanza, nel far giungere rapidamente aziende di piccole e medie dimensioni, ma con business dalle grandi potenzialità, sui listini azionari mondiali.

    Approfondiamo assieme!


    Le SPAC sono particolari società che nascono e si quotano direttamente in Borsa.

    Non hanno una loro operatività specifica, in quanto il loro unico scopo è quello di raccogliere liquidità, con il successivo obiettivo di impiegarla per realizzare una Business Combination, cioè una fusione con una società target, non ancora quotata, per traghettarla direttamente sul mercato.

    E’ l’abilità e la professionalità del team di gestione a determinare il successo nella fase di raccolta di capitali sul mercato.

    Le SPAC sono in grado di coniugare un elevato profilo di rendimento con un ridotto profilo di rischio, poiché gli investitori sottoscrivono il capitale a prezzi vantaggiosi e hanno sempre il diritto di recesso qualora la società prescelta non fosse poi per loro convincente.

    In 18-24 mesi il team di gestione è chiamato a mettere in campo tutta l’esperienza e le capacità manageriali che possiede, per scovare la società giusta con la quale effettuare la fusione.

    Una volta individuata, la scelta viene messa ai voti, ed almeno il 50%+1 degli azionisti della SPAC dovrà dare il proprio voto favorevole per procedere all'effettiva fusione.


    La culla di questi innovativi veicoli finanziari è naturalmente negli USA, con 13,6 miliardi di $ raccolti nel 2019, addirittura 83 miliardi nel 2020, e il primo trimestre 2021 che ha già registrato lo stesso numero di operazioni dell’anno precedente.

    In Europa le SPAC sono arrivate nel 2005, particolarmente presenti in Francia, Olanda e Gran Bretagna.

    L’Italia è partita nel 2011 e ad oggi abbiamo 31 SPAC attive, con 4 miliardi raccolti.

    Di queste, 22 hanno già concluso la loro mission, portando alla quotazione società di diversi settori.

    La prima operazione è stata quella di IVS Group, operatore del mercato dei distributori automatici di bevande e snack, passando poi alle matite Fila, e ai prodotti ortofrutticoli Orsero.


    La crescita italiana delle SPAC ha avuto un forte input nel biennio 2017-2018, grazie al successo dei PIR (Piani Individuali di Risparmio), strumenti di investimento rivolti a tutti i risparmiatori e alle famiglie, che per legge sono tenuti a convogliare almeno il 70% delle somme raccolte in piccole-medie imprese italiane quotate.

    Un ottimo modo per far giungere il risparmio privato direttamente alle aziende che ne necessitano per il loro sviluppo.

    Ecco che allora investire direttamente in una SPAC diventa interessante e remunerativo, ma decisamente complesso per il normale investitore, che può comunque beneficiare dei vantaggi di questo veicolo finanziario attraverso i PIR.

    Ti ricordo infatti che i PIR sono dei fondi di investimento “speciali”, con un orizzonte temporale ben definito e importanti vantaggi fiscali sia sulle somme investite, sia sui guadagni realizzati.

    Sono naturalmente a tua disposizione per ogni dettaglio in merito.

  • 7 - FISSI A 67 ANNI

    I requisiti pensionistici di vecchiaia resteranno probabilmente fissi a 67 anni ancora per un biennio, forse anche di più.
    E' una buona notizia, ma non la si può annunciare con il sorriso.
    E' una notizia positiva perché, sia nei desideri di chi fa le leggi, sia in quelli dei cittadini, c'è la voglia di non ritardare ulteriormente il momento della pensione.
    Non possiamo però sorridere, perché dietro a questa stabilità ci sono la pandemia 2020 e le sue vittime, che hanno abbassato l'aspettativa di vita degli italiani.

    Il nostro sistema pensionistico infatti, già da anni, per mantenere (più o meno) la spesa in equilibrio, ha introdotto un meccanismo automatico grazie al quale, se si vive più a lungo si va in pensione dopo.
    In questo modo la durata degli anni della pensione rimane uguale, e lo Stato deve pagare le pensioni sempre per lo stesso periodo.

    In questo momento non conosciamo né l'effetto della pandemia sulle attese di vita nel 2021, né se ci sarà un rimbalzo della longevità nel 2022 o 2023 grazie ai vaccini e alla minor mortalità.
    Ecco perché vale la pena ricordare che, in caso di ripresa nella crescita dell'attesa di vita, i requisiti potranno tornare a crescere, arrivando a raggiungere entro il 2030 quasi i 68 anni per la pensione di vecchiaia e, soprattutto, superando la soglia dei 42 anni di contributi per le donne e i 43 per gli uomini.

    Un meccanismo articolato, che scarica sulle nostre spalle la variabilità del momento della pensione, legato a sua volta all'andamento della speranza di vita.
    Per chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, il valore dell'assegno pensionistico è già legato all'attesa di vita stimata al momento della pensione.
    I coefficienti INPS prevedono che se si andrà in pensione a 60 anni, si avrà una pensione più bassa, che verrà erogata per almeno 22 anni, mentre se si va in pensione a 67 anni l'assegno, a parità di montante contributivo, sarà più alto circa del 23% perché verrà erogato per meno anni.

    Cosa fare per chi si trova invece nel sistema misto, dove una parte della pensione è slegata dai contributi e deriva dalla media dei redditi?
    Una prima risposta, probabilmente, sarà fornita alla conclusione dell'attuale dibattito sul superamento di Quota 100, con la possibile applicazione di Quota 102 o di Quota 41.
    Sarà una misura stabile e definitiva, oppure sarà una misura temporanea e indirizzata solo alle generazioni più prossime alla pensione?
    L'auspicio di tutti è che si tratti di regole valide per i prossimi anni, ma, come sempre, saranno anche gli equilibri di sostenibilità della spesa pensionistica a influenzare le scelte in arrivo.
    Nel frattempo, Fondo Pensione e pedalare!...
  • Concludo questa mia newsletter semplicemente augurandoti un piacevole fine settimana.
    Un caro saluto, 

    Davide