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www.davideberto.it2024-10-11
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    IL TEMPO
    Molto spesso, soprattutto quando si è giovani ma non solo, si tende a rinviare una determinata scelta, a spostarla più in la nel tempo.
    Ci penserò tra qualche anno...
    Attualmente ho altre cose a cui pensare...

    Il tempo è prezioso ed è una risorsa finita che non si può acquistare.
    Ne abbiamo un tot a disposizione (non sappiamo neanche noi quanto...) e una volta "consumato" non torna più.
    Per questo, quando ne abbiamo davanti a noi, faremmo bene a pensare come utilizzarlo nel migliore dei modi, perché una volta passato non potrà tornare indietro e non potremmo dire "rifacciamo quella scena" come in un set cinematografico.

    Anche nel mondo degli investimenti la risorsa tempo è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi.
    Avere le idee chiare da subito, e pianificare con consapevolezza le proprie finanze può fare una grande, grandissima differenza.
    Pensa, a tal proposito, a un investitore che intende crearsi un capitale, una tranquillità economica, per la propria vita post-lavorativa (integrazione pensionistica o altro ancora).
    Questo investitore avrà un risultato completamente diverso se decide di iniziare a 25 anni, con immediato investimento di 5.000 € l'anno, o ritardare invece la stessa pianificazione rinviandola di 10 anni quando ne avrà 35.
    Ipotizzando un rendimento atteso medio annuo del 5%, il primo investitore, quello che ha iniziato a 25 anni, si ritroverà un capitale totale di 639.000, mentre il secondo investitore se ne ritroverà per 354.000.
    Una perdita di 285.000 € a fronte "solamente" di 50.000 non investiti in 10 anni.

    Non sprecare allora il tuo tempo!

    Ti auguro una piacevole lettura.
  • 1 - PREVENIRE, MEGLIO CHE CURARE...

    Buona e cattiva sorte sono ripetutamente chiamate in causa in infiniti ambiti della nostra vita.
    Talvolta a ragion veduta, perché ci sono situazioni in cui effettivamente la dea bendata accompagna, e altre, invece, in cui si gira dall'altra parte.
    Incontrare una persona giusta al momento giusto, piuttosto che ammalarsi seriamente, possono essere eventi imputabili rispettivamente a fortuna o sfortuna.
    Così come l'alternanza di giornate o periodi della nostra vita, in cui è forte la sensazione che tutto vada bene o che tutto vada a rotoli.
    Anche se personalmente ritengo che questa componente sia più residuale di quanto troppo spesso si pensi, non la posso negare.
    Esiste.
    C'é.

    Non in finanza però.
    O meglio, non in ciò che accade (o non accade) a chi prende (o non prende) determinate decisioni relative al proprio futuro finanziario.
    Un esempio solo tra i tanti possibili.
    Una malattia o un incidente sono molte volte figli della sfortuna, si diceva.
    Lo sono anche le conseguenze che ne derivano?

    Tutto sta dietro ad una semplice parola: prevenzione.
    Una parola che piace però poco al nostro cervello.
    Viene spesso chiamata in causa quando accadono disgrazie clamorose: cade un ponte, c'è una frana a seguito di un alluvione, un terremoto distrugge un paese... 
    Senza la giusta prevenzione c'è spesso un prezzo enorme da pagare.
    In termini umani, e in termini economici.
    E quando succede, la gente giustamente si arrabbia.

    Ma tutti quelli che poi sbottano, quanto si sono occupati di applicare la stessa intransigenza, la stessa lungimiranza, la stessa disciplina a sé stessi?
    La risposta è nota: nulla, il più delle volte.
    Il problema è che dell'importanza della prevenzione te ne accorgi solo a conti fatti.
    Troppo tardi.
    E allora è vero che a volte sei costretto ad assistere impotente alla buona o cattiva sorte che imperversa, ma è altrettanto vero che puoi bloccare gli effetti che il suo intervento genera dal punto di vista finanziario.

    Puoi decidere di pensare prima a ciò che può succedere, con diversi livelli di probabilità e dannosità.
    Così come puoi decidere di non farlo, aggrappandoti a mille giustificazioni che mettono pace alla tua dissonanza cognitiva, ma non alla tua tranquillità economica.
    Se ti affidi all'istinto e alla pancia, è sempre questione di sfortuna.
    Ma se prima di agire ti fermi a riflettere bene, con la testa e la ragione, la sfortuna non sarà mai in grado di contagiare significativamente il tuo futuro finanziario.

    Dicono allora che la fortuna sia cieca e la sfiga ci veda bene.
    Io non ne sono pienamente d'accordo.
    E tu?
  • 2 - IL RISCHIO LONGEVITA' IN FINANZA

    Vivere più a lungo (e in salute) è senza dubbio positivo, ma può diventare un fattore destabilizzante.
    Vediamo assieme perché.

    Il rischio longevità è il rischio legato al fatto che si viva più a lungo del previsto.
    Questo rischio può creare squilibri finanziari a causa di una discrepanza tra aspettative, previsioni e realtà dei fatti.
    E' un rischio che viene corso sia dalle istituzioni finanziarie, che anche dai risparmiatori e investitori.

    UN RISCHIO DESTINATO A CRESCERE
    L'aspettativa di vita è cresciuta considerevolmente a partire dal XX secolo, ed è il risultato di diversi elementi: dai progressi della medicina al miglioramento delle condizioni di vita.
    Non è solo una questione di età, ma anche di effetti collaterali, perché una popolazione mediamente più anziana avrà inevitabilmente un maggior bisogno di assistenza medica.
    E in assenza di ritocchi sull'età pensionabile, si ridurrebbe la quota di popolazione attiva.
    L'invecchiamento è una tendenza che andrà accelerando, aumentando il peso del rischio longevità.

    LATO ISTITUZIONI ...
    Il rischio longevità può pesare sulle istituzioni finanziarie, che devono fornire a un individuo-cliente prestazioni o pagamenti da una certa età fino al momento della sua morte.
    E' il caso, questo, di alcune coperture assicurative o dei piani pensionistici.
    Il rischio longevità impatta però anche sugli enti pubblici, perché pagare una pensione più a lungo e garantire prestazioni sociali e sanitarie (più gravose con il passare dell'età) più del previsto, è uno dei grandi fattori di squilibrio potenziale nei conti di uno Stato o di un ente previdenziale.

    ... E LATO RISPARMIATORI E INVESTITORI
    Il rischio longevità tocca ovviamente anche risparmiatori e investitori, perché i "risparmi di una vita" potrebbero non bastare per affrontare serenamente una terza età, diventata una parte consistente della propria esistenza.

    CHE FARE?
    Il rischio longevità non è completamente eliminabile, ma si può (e si dovrebbe...) ricorrere a strumenti di protezione in grado di alleviarlo.
    Risparmiatori e investitori dovrebbero orientare le loro scelte di tipo finanziario anche in base a questo rischio, adottando, ad esempio, pensioni integrative o piani che consentano di avere una "riserva" nella vita post-lavorativa.

    Hai mai pensato, prima di leggere questo mio articolo, al tuo personale rischio longevità?
    Dovresti iniziare a pensarci, e ad agire in merito prima che sia troppo tardi!
  • 3 - IL PRINCIPIO DELL'ERGODICITA'

    Meglio possedere un investimento che genera grandi oscillazioni, o uno che si attesta su una tranquilla media?
    Detta con un esempio, meglio un investimento capace di fare +60% un anno e -50% l'anno successivo, o "accontentarsi" di uno che rende invece il 10% ogni anno? 
    L'ergodicità è un concetto fisico e matematico che, applicato agli investimenti, porta a ricordare che è la somma a fare il totale.
    Non importa quanto ritorno si  ottiene da una singola operazione o in un singolo anno, quello che conta è la totalità degli investimenti nel tempo.
    E' lì che si gioca la partita.

    Per recuperare una perdita del 50%, è necessaria una performance del 100% per tornare al capitale di partenza. 
    Ecco che allora sarebbe utile attenersi a un valore medio di crescita, magari più modesto, ma costante nel tempo. 
    Ti sembrerà strano, ma non perdere è più importante che guadagnare. 
    Tendiamo invece a dare più peso a chi ha fatto i soldi, piuttosto che a chi non ne ha persi, anche se la seconda cosa (non perdere) è molto più difficile della prima! 
    Chiunque può infatti guadagnare in un anno positivo, ma evitare grosse perdite quando i mercati stornano è la vera abilità.

    Investire è un'attività ad alto rischio, e, in quanto tale, si deve operare con cautela, anche se ora, grazie all'avvento di piattaforme per il trading e il crowdfunding, è alla portata di tutti o quasi.
    Questo non è necessariamente un male, anzi.
    In Italia si investe purtroppo poca parte della ricchezza privata.
    Potremmo diventare un paese più solido e competitivo se aumentassimo gli investimenti, ma per farlo è necessario essere ben informati sui rischi e sulle opportunità collegate.

    Per investire i tuoi soldi hai due opzioni davanti a te: affidarti a qualcuno (preferibilmente compente e professionale), o imparare da solo i principi che ti permettano di decidere quanto e dove investire nel modo migliore.
    Il fai da te, facile, rapido e indolore non esiste. 
    Anche rimanere fermo senza investire è una (non) scelta che porterà, nel tempo, le sue conseguenze.
    Spesso dannose in termini di svalutazione e perdita del potere d'acquisto.
    Ti attivo un ricordo: il caffè che oggi paghi 1,20€ costava 1.200 lire 20 anni fa. 
    Concorderai allora con me che lasciare i soldi in conto significa vederne calare inesorabilmente il valore reale.
    Fare gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia per non vedere, non è quindi una soluzione.
    Sono qui, allora, per accompagnarti in questo processo di conoscenza e di consapevolezza.
    Parliamone assieme!
  • 4 - TRUST VUOL DIRE FIDUCIA

    Trust, in inglese, significa proprio fiducia. 
    Questo significato è pienamente racchiuso nell'omonimo strumento giuridico dalle antichissime origini, che sta prendendo sempre più piede in tutta Europa.
    Pensa, il concetto di Trust nacque in Inghilterra ai tempi delle Crociate, quando i nobili cavalieri, prima di partire, affidavano i loro beni a una persona di fiducia, lasciando precise disposizioni per la custodia degli stessi fino al loro rientro, e indicando anche le condizioni da seguire per la loro gestione in caso di morte. 

    Ma che cos'è oggi un Trust?
    E' una sorta di "cassaforte giuridica" che può contenere liquidità, beni mobili ed immobili, e qualsiasi cosa a cui si possa attribuire un valore.
    Il fiduciario ha il compito di gestire tali beni in linea con i desideri del disponente. 
    L'ottica è quella del "prevenire è meglio che curare" a me tanto cara in tutti gli aspetti del mio lavoro. 
    Spesso chi sceglie di mettere i propri possedimenti all'interno di un Trust, lo fa infatti per risolvere potenziali conflitti o problemi, prima ancora che si generino.
    Basti pensare al valore aggiunto che questo strumento può apportare nei casi di passaggi generazionali dei patrimoni di famiglia, ma anche nei casi di separazioni, gestione di famiglie allargate, protezione e tutela del patrimonio a favore di minori o di persone affette da disabilità, fino alla governance societaria.

    Un noto esempio in quest'ambito viene dai famosi stilisti Dolce&Gabbana.
    Consapevoli dell'importanza del loro brand e del valore del capitale umano per la loro azienda, hanno deciso di creare un Trust per assicurarne la continuità della loro impresa anche quando non ci saranno più.
    Il Trust mira, tra le altre cose, a mantenere la gestione della società in Italia, senza che possano essere inseriti stilisti e creativi che non siano in linea con lo stile inconfondibile del marchio.
    Ecco quindi che siamo davanti a un esempio di Trust al servizio di proprietà, azienda, famiglia, dipendenti e anche del Made in Italy.

    Non pensare che il Trust sia uno strumento elitario e riservato solo a grandi imprenditori e ricche famiglie.
    Il Trust può essere utile a tutti coloro che desiderano gestire con serenità il futuro dei beni di famiglia. 
    In un paese come l'Italia, ad esempio, con una popolazione tradizionalmente affezionata alle proprietà immobiliari, pensare ad un Trust può far risparmiare molte tasse (e molte liti, un domani, tra gli eredi...).
  • 5 - STORIA DI UN GLORIOSO PASSATO, E DI UN FUTURO DIGITALE

    Il glorioso passato di cui ti voglio parlare in questa News è appartenuto, per ben 12 anni, anche a me.
    Avrai forse già capito che ti voglio parlare, con l'ausilio anche di freddi numeri, del glorioso passato del sistema bancario italiano.
    Perché il presente e il futuro del settore, tanto glorioso non sarà...

    Negli ultimi 12 mesi sono stati spinti fuori dagli sportelli bancari italiani ben 6.900 dipendenti.
    Sono evaporati 14 Istituti di Credito, e al tempo stesso sono state chiuse in Italia 831 filiali bancarie.
    Ben 119 comuni italiani sono stati privati, nell'ultimo anno, di ogni riferimento bancario.
    Nel mio paese di appartenenza rimarrà, tra pochi mesi, un solo sportello bancario, e in molti piccoli centri della nostra penisola rimarrà come unico "riferimento" finanziario solamente l'Ufficio Postale.

    Allarghiamo l'orizzonte temporale agli ultimi 10 anni?
    In quest'arco di tempo sono sparite in Italia la bellezza di 266 banche.
    Oltre 10.126 filiali o sportelli bancari sono stati chiusi.
    Sono usciti dal sistema addirittura 47.120 bancari + il sottoscritto, ormai 8 anni fa.
    - 47.121 persone in banca insomma, che, per chi come me ama il calcio, occuperebbero potenzialmente il 5^ stadio più grande in Italia, tra il Diego Armando Maradona di Napoli (55.000 posti) e l'Artemio Franchi di Firenze (43.000).

    Nonostante ringrazi sempre le 2 banche per le quali ho lavorato per avermi fatto crescere e maturare, mai più tornerei a lavorare dentro le mura di una filiale bancaria...

    Già i numeri sono da disastro tellurico, ma la scossa più forte, quella veramente distruttiva e che in California verrebbe chiamata "The Big One", deve ancora arrivare e sarà rappresentata dall'avvento dell'Euro digitale.
    Il modello bancario, così come lo conosciamo oggi, potrebbe venire definitivamente cancellato.
    L'Euro digitale, che la BCE si sta apprestando a lanciare, non avrà nulla a che vedere con le criptovalute, e rappresenterà, almeno in parte, la definitiva sentenza nei confronti delle banche commerciali poco solide e sicure.
    L'Euro digitale sarà un completo sostituto del denaro fisico, non solamente una sua rappresentazione, come nel caso del contante elettronico di oggi.
    Il ruolo di intermediario delle banche commerciali potrebbe così essere radicalmente rivisto e limitato nel tempo.
    Con il denaro trattenuto direttamente dal cliente, sul suo telefono o su altro dispositivo digitale, perché coinvolgere un intermediario potenzialmente costoso e non garantito?

    Ricorderai certamente il recente crollo di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.
    Per molti altri istituti di credito potrebbe scatenarsi, nei prossimi anni, il The Big One.
    Si pensa a un'introduzione dell'Euro digitale nel corso del 2026, ma gli effetti di tutto ciò li vedremo con largo anticipo, e per certi versi già li stiamo vivendo.
    Questi profondi cambiamenti condizioneranno inevitabilmente anche noi cittadini, correntisti e risparmiatori.
  • 6 - LE OPPORTUNITA' OFFERTE DALLE OBBLIGAZIONI HIGH YIELD

    L'obbligazione è un titolo di debito.
    Chi investe in un titolo obbligazionario è disposto a prestare il suo denaro a un'azienda o a uno Stato, in cambio (si spera) di un certo tasso di interesse corrisposto, e per una certa durata di tempo.

    Il mondo degli investimenti obbligazionari si può distinguere, in base all'emittente del titolo di debito, in obbligazioni corporate (emesse cioè da aziende) e in obbligazioni governative (emesse da Stati e da enti pubblici).

    Un'altra distinzione la si può fare in base alla qualità dell'emittente il debito.
    Avremo allora obbligazioni Investment Grade, emesse cioè da aziende o governi molto solidi e di elevata qualità, e obbligazioni High Yield, emesse invece da aziende e governi caratterizzati da una qualità e da una sicurezza nel rimborso del capitale più bassa.
    Ovviamente, più alto è il rischio del titolo, più il tasso di interesse offerto dall'emittente al mercato degli investitori dovrà essere elevato.

    Oggi voglio spiegarti perché, in questo contesto di mercato, occorre pensare, nella diversificazione del proprio portafoglio d'investimento, anche all'ambito High Yield.

    Lo sappiamo tutti: da anni ormai (e chissà ancora per quanto tempo) viviamo in un mondo di tassi a zero, se non addirittura negativi.
    Per trovare allora rendimento nell'ambito obbligazionario, occorre alzare l'asticella del rischio.
    No way.

    Il mercato High Yield è generalmente caratterizzato da una durata piuttosto corta dei titoli, attorno circa ai 4 anni.
    Questa breve durata nel rimborso del capitale investito, espone l'investitore a un minor rischio in caso di rialzo dei tassi di interesse, rispetto invece agli investimenti obbligazionari corporate Investment Grade solitamente caratterizzati da una durata più lunga dei titoli.
    L'aumento eventuale dei tassi di interesse è, in genere, associato a fasi di robusta crescita economica.
    In ambienti del genere, dato che il mercato High Yield è comunque caratterizzato da ritmi di fallimento degli emittenti ben superiori a quelli che si riscontrano su segmenti di credito di maggiore qualità, la buona performance dell'economia si riflette anche sulla riduzione dei tassi di default.
    Se l'economia cresce e va bene, sarà meno probabile che le aziende possano fallire.
    Questo tipo di obbligazioni tende quindi a restituire rendimenti più apprezzabili in fasi di robusta espansione economica.

    Il mondo degli High Yield presenta rendimenti attraenti (mediamente il 4,2% a livello globale), impensabili oggi per le emissioni di più elevata qualità.
    Occorre però ricordare che il più basso livello qualitativo del credito, rende questo segmento particolarmente esposto alle sorti degli asset finanziari più rischiosi, come ad esempio le azioni.
    In questi anni il mondo delle emissioni più speculative si è evoluto, anche se resta sempre con una rischiosità (e volatilità conseguente) più elevata rispetto alle emissioni Investment Grade, e pertanto non adatto a tutti gli investitori e a tutti i portafogli.
    Se i titoli in cui si va ad investire non sono poi espressi in €, ma in altre valute, c'è da tener conto anche dell'effetto (rischio-opportunità) valutario.

    Anche se nel corso degli anni la qualità degli emittenti è migliorata, quando si investe in titoli High Yield occorre farlo con consapevolezza, con la giusta esposizione e con il corretto orizzonte temporale.
    Sempre all'interno di un ampio portafoglio complessivo.
    Meglio allora sempre affidarsi a chi fa questo di mestiere.
    Non trovi?
  • 7 - CITTA' PIU' SMART E PIU' SICURE

    Droni che controllano la velocità, app che analizzano lo stato del manto stradale usando i sensori dei cellulari degli automobilisti... fantascienza? 
    No, già realtà.
    Grazie all'ingegno di Carlo Ratti, architetto ed ingegnere italiano stabilitosi a Boston, è nata l'app Good Vibrations. 
    La raccolta dei dati sulle infrastrutture avviene grazie a 3 sensori già incorporati negli smartphone: l'accelerometro, per misurare le vibrazioni quando si passa su un ponte; il giroscopio per l'orientamento nello spazio; il Gps per geolocalizzare le misurazioni fatte. Oltre che negli Usa, è già utilizzata dal personale Anas in Italia per rilevare le vibrazioni di ponti e viadotti.

    Con Anas è partito nel 2021 anche il progetto Smart Polespali di rilevamento intercomunicanti, con incorporata una stazione di ricarica per i droni destinati al controllo delle strade. Si crea così un Internet delle strade, che permette di monitorare lo stato delle infrastrutture e dei flussi di traffico, comunicandoli in tempo reale agli automobilisti. 
    Si è visto infatti che i sensori mobili possono essere più efficaci di quelli fissi. Nel Massachusetts, (ma anche a New York e Stoccolma) gli autobus pubblici ed i camion della raccolta rifiuti sono stati dotati di scanner che raccolgono dati su qualità dell'aria, inquinamento acustico, temperatura degli edifici. Ecco che avviene allora la convergenza tra naturale ed artificiale, grazie ai sensori che permettono di vedere le città come un tutt'uno, un organismo vivente. 

    Anche Engineering è una app che sfrutta in modo intelligente la tecnologia già esistente, per raccogliere dati da fonti eterogenee (comuni, università, associazioni, imprese) e dai sensori già presenti sul territorio, rielaborandoli e rendendoli disponibili in un "cruscotto" unico, a supporto delle decisioni per la collettività. E' così che a Monheim, sul Reno, è stata riprogettata l'illuminazione pubblica attraverso la creazione di control room che adattano la luce artificiale a nebbia, pioggia o neve ma anche agli eventi cittadini, valorizzando piazze o monumenti.

    Sparta è invece l'app nata in Campania per la riduzione dell'inquinamento. 
    Sapevi che il 70% del traffico nel centro città è generato da chi cerca parcheggio? 
    Ecco allora che questa nuova app gestisce ed elabora in tempo reale i dati provenienti da reti wireless e smartphone, per agevolare la ricerca di un posto in cui lasciare l'auto in sosta, ottimizzando così i tempi degli automobilisti, oltre a ridurre consumi ed emissioni.

    Ecco che allora Internet Of Things, l'Internet delle Cose, è sempre più presente attorno a noi. 
    Una rete di dati in crescita esponenziale, sia come quantità ma anche dal punto di vista qualitativo e della precisione.
    Mai più, allora, dovremo assistere a tragedie come quella del ponte Morandi, grazie ad un uso evoluto ed intelligente di una tecnologia, come quella dei telefonini, ormai in uso a ciascuno di noi.
  • Ti auguro, in conclusione, un sereno fine settimana.
    Un caro saluto,

    Davide