Mi occupo di finanza personale ormai da 13 (dei miei 40 ...) anni.
In tutto questo tempo ho sentito spesso ripetere da amici e conoscenti un refrain che non sono mai stato capace di smontare.
Per tanti, il fatto di lavorare in questo mondo è sinonimo di sapere come vanno le cose, di conoscere le "giuste dritte", di poter dedicare il tempo che loro non hanno alla gestione del denaro, di muoversi con quella tempestività a loro sconosciuta.
Insomma ... facile far soldi per te che sei del mestiere!!! ...
Dietro a questa radicata convinzione c'è uno dei motivi principali per cui in questo Paese gli avanzamenti di cultura e consapevolezza finanziaria appaiono impercettibili.
E la cosa più grave è che queste osservazioni arrivano spesso da persone di cui ho stima, e che hanno una posizione professionale, nonché un'intelligenza, di buonissimo livello.
Eppure niente, da qui non ci si schioda.
Consapevole e dispiaciuto di questo, due cose veloci te le dico ugualmente.
Studiare e approfondire strumenti e mercati finanziari diverse ore al giorno, tutti i giorni, non mi rende affatto in grado di sapere cosa faranno in futuro.
Sbagliano ripetutamente i migliori gestori e asset manager al mondo, figuriamoci il sottoscritto.
Non ho alcuna dritta da nessuno, non saprei proprio a chi rivolgermi per questo.
Né dedico tempo (che non ho) a scovare irripetibili buy opportunities (opportunità di acquisto) che, vi stupirò, nessuno mi ha mai svelato in quanto "uomo di finanza".
Vuoi sapere cosa veramente faccio con i miei soldi?
Niente, se prima non ho ben chiaro a che cosa mi serviranno in futuro.
Poi, siccome a necessità, vizi e capricci quotidiani della mia famiglia basta (per fortuna) il reddito prodotto, il mio denaro lo faccio comodamente stare in soluzioni finanziarie orientate al lungo termine.
Perlopiù azionarie per quanto mi riguarda.
Ben selezionate, e soprattutto ben diversificate.
Quando pertanto mi chiedi di darti una dritta su un titolo e non te la do, non è per gelosia, ma è che realmente non so nulla (o quasi) di singoli titoli.
Non ho finito.
Quando il mercato sale (e in questi anni lo ha fatto spesso), non mi precipito a capire cosa vendere e dove mettere quel denaro.
Mi mangio una caramella alla menta e continuo a pensare per quale preciso motivo ho investito i miei risparmi.
Allo stesso modo, quando il mercato scende, non inizio a imprecare e a prendermela con il mondo e le sue ingiustizie (cosa che faccio tutte le volte in cui la mia squadra del cuore non mi da soddisfazione).
Mi affido, più semplicemente, a quello che ho studiato: osservo con lucidità cosa succede, impostando strategie e comportamenti automatici che mi aiuteranno a metter da parte le emozioni e a fare le cose giuste.
Ecco cosa faccio.
Niente di più e niente di meno.
Certamente niente di straordinario.
Ma spesso la gente non ha voglia di arricchirsi con pazienza, applicando delle regole pigre e pure noiose, se vogliamo.
Meglio pensare che servano segreti e scorciatoie inaccessibili.
Rendono tutto meno amaro quando, alla fine, si fanno i conti.