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www.davideberto.it2024-10-11
  • Il momento che stiamo vivendo ha generato una profonda crisi di fiducia.
    Ha generato incertezza.
    La gente tende ad aver paura, a non guardare oltre il proprio naso, a non aver fiducia nei giorni che verranno.
    Qui sta il problema del nostro Paese: nella programmazione, nella progettazione, nella visione del futuro.
    In momenti difficili è la semplificazione, la chiarezza delle idee, che servono per riprendere la giusta rotta.

    Investire è guardare al futuro.
    Il vero problema è allora quello di non saper orientare il proprio sguardo verso il futuro.
    Guardare con un occhio a ciò che accade oggi, interpretare e risolvere i problemi quotidiani, ma con l'altro occhio avere chiara visione dei nuovi trend, dei nuovi orientamenti, delle nuove opportunità.
    Se non lo si fa si rischia di trovarsi sempre in ritardo su tutto, anche e soprattutto sulla crescita, l'unica arma che abbiamo a disposizione per far fronte al momento di difficoltà che viviamo.

    Gli investimenti vanno fatti sul futuro e lo costruiscono.
    Senza investimenti il futuro sarà complicato da vivere, e se continuiamo a fornire visioni incerte del futuro continueranno a mancare gli investimenti.
    E' il classico cane che si morde la coda.
    Il futuro lo stiamo costruendo adesso.
    Ed è così anche nell'ambito degli investimenti e della pianificazione finanziaria.
    Sicuramente meglio se affiancati da un bravo Consulente.
    A mio avviso.

    Ti auguro una buona lettura!

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  • 1 - NOI SIAMO QUELLI CHE...

    Come si possa essere cicale e formiche allo stesso tempo è difficile spiegarlo, ma per noi italiani questa descrizione calza a pennello.
    Siamo degli straordinari risparmiatori.
    Siamo cioè capaci di sacrifici importanti pur di mettere da parte qualcosa, ma quando poi, all'atto pratico, quei risparmi siamo chiamati a trasformarli in investimenti produttivi, ecco che la nostra scarsa competenza nel settore diventa la nostra peggior nemica.
    Purtroppo il nostro livello medio di educazione finanziaria è molto scarso.
    E' uno stato di fatto che finisce per complicare il nostro presente, ma che finirà per condizionare soprattutto il nostro domani, e quello dei nostri figli e nipoti in maniera particolare.

    Avremmo necessità di occuparci di più e meglio dei nostri soldi!
    Avremmo necessità di essere molto più educati finanziariamente!
    Ci impegniamo in modo straordinario quando abbiamo la necessità di cambiare auto o il contratto del nostro telefonino, ma ci disinteressiamo spesso dei nostri risparmi e finiamo per gettar via tutti i sacrifici che stiamo facendo per accantonarli.
    Le generazioni precedenti alla mia sono state molto brave nel creare ricchezza, ma negli ultimi anni hanno cominciato a segnare il passo, a non comprendere come migliorare la qualità degli investimenti.

    In Italia ci sono attualmente 4.366 miliardi di € di attività finanziarie (dato a fine Giugno 2020).
    Alla stessa data del 2018 ne trovavamo soltanto 78 di meno (4.288 miliardi).
    Il che vuol dire che negli ultimi 2 anni la ricchezza italiana è cresciuta molto meno rispetto a quanto non avesse fatto in precedenza (un misero +1,80%).
    Ricorda che il 2019, per i mercati finanziari, è stato un anno fantastico.
    Se guardiamo agli stessi dati di un paese come l'America, la crescita delle attività finanziarie negli stessi 2 anni è stata addirittura del 15,31%.
    In Germania la crescita è stata comunque molto buona, pari al 12,60%.
    La Francia segue a ruota con un buon +10,26%.
    In questi paesi i mercati dove poter investire sono gli stessi che abbiamo a disposizione noi in Italia.
    Soltanto nel Regno Unito si è registrato un dato non molto lontano dal nostro, anche se comunque doppio, +3,70%.

    Questi i numeri.
    Questa la storia.
    Questa la condizione di penalizzazione con cui è (mediamente) costretta a confrontarsi la popolazione italiana.
    I dati parlano chiaro ed esprimono condizioni di difficoltà tali da rendere quasi inutile il sacrificio fatto nella direzione del corretto uso dei risparmi.
    Noi siamo quelli che sono meno capaci di rendere produttivi i nostri investimenti finanziari.
    Siamo quelli che riescono ad essere al tempo stesso formiche e cicale.
    Incredibile no?!
    Inconcepibile il valore che bruciamo.
    Bisogna comprendere che la differenza di crescita tra noi e quello che riescono a fare gli americani nello stesso periodo, potrebbe farci star meglio anche in condizioni di difficoltà economiche come quelle che stiamo vivendo.
    Come non bastasse, i nostri risparmi in Italia sono anche molto vessati dal punto di vista fiscale.

    Se già non lo sei, il mio invito è allora quello di diventare presto mio cliente, per uscire da queste sabbie mobili del risparmio mal investito.
    Prendi per mano come si deve il tuo futuro finanziario!
  • 2 - TROPPI VINCOLI ... O TROPPO POCHI?

    In Italia, a fine 2020, risultavano investiti nelle forme di previdenza complementare 196 miliardi di €.
    Sono circa l'11% del PIL nazionale, un pò meglio di quanto fanno in Spagna (10%) e Germania (9%), ma ancora molto pochi al cospetto del 60% presente nella media dei Paesi OCSE, con punte dell'88% negli Stati Uniti, del 110% nel Regno Unito, del 141% in Svizzera, e addirittura del 191% in Olanda.

    La lentezza, la diffidenza e la resistenza con cui gli italiani si avvicinano ai Fondi Pensione è imputabile a diversi fattori, tra i quali rimane irremovibile la questione del vincolo: l'idea di accantonare una somma di denaro che, mediamente, non verrebbe utilizzata per qualche decennio, mette i più nella condizione di spaventarsi e desistere.
    D'altra parte, se si chiama "Fondo Pensione", quella è la funzione che dovrebbe andare a soddisfare questo particolare contenitore finanziario: integrare la futura pensione pubblica.
    Ma il punto ora è un altro.
    E' davvero così "incatenato" il versamento effettuato alle forme di previdenza complementare?
    Sono veramente così stringenti i suoi vincoli?

    Ripercorrendo assieme il perimetro normativo, alla luce anche dei più recenti interventi da parte del legislatore, emerge una tendenza esattamente contraria a quella percepita dalle persone: la flessibilità in uscita dai fondi pensione e le loro possibilità di riscatto (totale o parziale) sono via via aumentate nel tempo.

    LE CLASSICHE ANTICIPAZIONI
    Sin dalla sua entrata in vigore, il 1° Gennaio 2007, la legge ha definito in quali specifici casi è permesso metter mano al montante (capitale versato + interessi maturati) accumulato nel tempo.
    Nel dettaglio le anticipazioni consentite sono 3:
    1- Spese sanitarie per interventi straordinari riguardanti l'aderente, il coniuge o i figli, nella misura massima del 75% del montante, in qualsiasi momento si rendesse necessario;
    2- Acquisto o ristrutturazione della prima casa dell'aderente piuttosto che per i figli, sempre nella misura massima del 75%, ma dopo 8 anni dall'adesione a una forma di previdenza complementare;
    3- Esigenze ulteriori dell'iscritto, fino a un massimo del 30% del montante accumulato, come nel caso precedente dopo 8 anni di adesione.

    Queste anticipazioni possono essere ripetute.
    Qualora ci siano dunque i presupposti, l'iscritto a un Fondo Pensione può attingere più volte al montante anche per la stessa causale, a patto di non superare complessivamente il 75% del montante accumulato.
    Questa precisazione si è resa necessaria con riferimento alla causale generica del 30%, per evitare che attraverso di essa si possa verificare un sostanziale svuotamento del montante.

    ALTRE VIE D'USCITA
    In determinate circostanze, l'aderente può attivare anche altri meccanismi di uscita anticipata dal Fondo Pensione.
    Tralasciando i casi più estremi (morte o invalidità permanente), concentriamo la nostra attenzione su quanto è possibile fare nel caso in cui si presentino modifiche nella situazione lavorativa dell'iscritto.
    Che succede al denaro accantonato se perdo il lavoro o decido di cambiarlo?
    In caso di necessità, potrò contare su quei risparmi?
    Sovente queste potenziali situazioni frenano la sottoscrizione di molti.

    E' successo anche ad una mia cliente nel corso del 2020, che ha deciso di licenziarsi dal suo storico datore di lavoro per mettersi in proprio ed aprirsi un salone di parrucchiera.
    Martina ha potuto metter mano a quanto accantonato negli anni nel suo Fondo Pensione, utilizzando così quell'importo per arredare il suo nuovo negozio.
    Con decorrenza 2018, tutti gli aderenti a fondi negoziali, fondi pensione aperti e PIP, in caso di perdita del posto di lavoro potranno riscattare la loro posizione di previdenza integrativa fornendo al fondo la necessaria documentazione (dimissioni e certificazione di iscrizione ai centri per l'impiego).

    PER CONCLUDERE
    La riforma entrata in vigore ormai 14 anni fa avrebbe dovuto incentivare un massiccio incremento di adesioni al pilastro integrativo, attraverso importanti agevolazioni fiscali da un lato, e flessibilità di uscita dall'altro.
    Nonostante le misure intraprese, come abbiamo visto, purtroppo, i risultati non sono stati di certo esaltanti finora, e molta strada rimane da fare per considerare sviluppata la previdenza complementare nel nostro Paese.
    In ogni caso, quel che è certo è che i vincoli, tanto temuti dai potenziali diffidenti sottoscrittori, nel corso del tempo sono stati alleggeriti piuttosto che inaspriti, quasi alla ricerca di un compromesso che, parlando di previdenza, in realtà non ci dovrebbe essere.

    Nel dare un nome ai soldi, ciò che si decide di infilare nel barattolo "pensione" dovrebbe essere, salvo reali situazioni di estrema necessità, inamovibile e intoccabile.
    Se da un lato la libertà di poter liberamente disporre del proprio denaro è sacra e inviolabile, dall'altro lato una maggiore rigidità su questa specifica soluzione di investimento sarebbe opportuna, perché significherebbe fare per il cliente la cosa più giusta.
    E sono certo che un giorno, quel cliente, per questo mi ringrazierà.
    Tanto.
  • 3 - 50 ANNI E NON SENTIRLI

    Mezzo secolo di vita.
    50 anni e non sentirli, verrebbe da dire alla luce delle mirabolanti performance degli ultimi anni.
    Il Nasdaq, l'indice azionario americano diventato negli anni il benchmark per il mondo della tecnologia, fu lanciato infatti l'8 Febbraio del 1971.
    Nacque come mercato alternativo per accogliere quei titoli che non venivano collocati sulle altre piazze finanziarie.
    Eravamo allora agli albori dello sviluppo informatico e il listino era già dotato di terminali che consentivano l'aggiornamento elettronico delle proposte di acquisto e di vendita.
    Proprio nello stesso anno del lancio, ci fu la quotazione di Intel.
    Apple arrivò invece nel 1980 (mio anno di nascita...), e Microsoft nel 1986.
    Pensa che di questi tempi, lo scorso anno, il Nasdaq fece registrare giornate con segno pesantemente negativo (-7% il 9 Marzo, -9% il 12, addirittura -12% il 16 Marzo) in piena bagarre seguente allo scoppio della pandemia.

    La base di partenza, 50 anni fa, fu situata a 100 punti.
    Oggi l'indice viaggia a 13.470.
    Calcolarne il guadagno evidenzia percentuali esorbitanti.
    Nel corso della bolla Internet del 2000, l'indice si fermò poco sopra i 5.000 punti quando la grande corsa si sgonfiò con una pesante discesa.
    Il ritorno ai livelli del 2000 sembrava un'impresa quasi impossibile nel decennio successivo, culminato con la crisi dei subprime e il fallimento di Lehman Brothers.
    All'inizio del 2009 l'indice scambiava intorno ai 1.300 punti: da quel minimo è partito un rally ultradecennale, tutt'ora in corso, che ha portato a un progresso intorno al 1.000%.
    Una corsa senza precedenti per chi ha creduto nella tecnologia.
    L'unica discesa violenta si è consumata lo scorso Marzo, con l'indice sceso intorno ai 6.000 punti.
    Un'ottima occasione d'acquisto con il senno di poi, visto che il successivo boom dell'hi-tech ha fatto ripartire gli acquisti raddoppiando in meno di un anno le quotazioni.

    Oggi l'indice Nasdaq vale più del doppio rispetto al massimo del 2000, ma i suoi fondamentali sono decisamente più solidi di allora.
    La corsa dell'indice è stata infatti ampiamente sostenuta dall'aumento dei profitti delle aziende che ne fanno parte.
    Il mondo tecnologico è diventato negli anni una vera e propria fabbrica di utili.
    Se il Nasdaq è salito molto negli ultimi tempi, non va dimenticato il fatto che anche gli utili sono ai massimi di sempre.
    I multipli non vanno poi decontestualizzati dai tassi di interesse, oggi molto bassi.

    Guardando alla composizione dell'indice, negli ultimi 5 anni sul Nasdaq è ulteriormente cresciuto il peso dei titoli legati alla tecnologia, passato dal 42 all'attuale 48%.
    Hanno invece perso terreno l'healthcare, ambito sanitario e farmaceutico, sceso dal 14 al 10%, e il settore finanziario, passato dall'8 al 5%.
    All'apice della bolla sul Nasdaq erano quotate circa 5 mila aziende, dimezzate a 2.500 nel decennio successivo, ed oggi ancora tali.
    Le aziende più rappresentative e importanti quotate oggi nell'indice, sono certamente Microsoft, Apple, Amazon, Alphabet, Facebook, Intel, Cisco Systems, Nvidia, Netflix, PayPal, Texas Instruments, Starbucks, Booking, Intuitive Surgical ...

    Lunga vita caro Nasdaq!
  • 4 - UN PATRIMONIO DA ASSICURARE: TE STESSO!

    Renzo, 32 anni, è sposato con Lucia, 30 anni.
    Hanno un figlio di 2 anni, Luca.
    Renzo, dopo aver conseguito una laurea a pieni voti e praticato uno stage all'estero, lavora oggi a tempo indeterminato presso un'importante multinazionale.
    Ama il suo lavoro e guadagna bene.
    Lucia lavorava invece come commessa in un negozio di abbigliamento.
    Da quando è nato Luca fa però la mamma a tempo pieno.
    Renzo e Lucia sono molto felici: sono giovani, belli, hanno un bambino splendido e un reddito che gli consente di vivere bene.

    > Ma veramente va tutto bene?
    > La tua famiglia, in tua assenza, avrebbe ugualmente la capacità di mantenersi?
    > Tua moglie e tuo figlio di 2 anni, avrebbero un patrimonio accantonato sufficiente per poter mantenere lo stesso tenore di vita?
    > Potrebbe Lucia contare su una pensione di reversibilità?
    > Potrebbe contare tuo figlio su una pensione di reversibilità idonea a garantirgli almeno un mantenimento sino al conseguimento della laurea?

    Renzo rappresenta oggi l'asset patrimoniale più importante per la sua famiglia e, in quanto tale, dev'essere tutelato.
    Esiste allora una forma di tutela specifica.
    Hai mai sentito parlare della polizza "Temporanea Caso Morte"?
    Personalmente, l'ho sottoscritta con il mio assicuratore di fiducia non appena è nato mio figlio Giulio 5 anni fa.
    E' un contratto con il quale la compagnia assicuratrice, si impegna a corrispondere un capitale ai beneficiari designati nel contratto stesso, in caso di morte dell'assicurato.
    Al verificarsi dell'evento nel corso del contratto, i beneficiari indicati in polizza riceveranno il capitale previsto, e potranno quindi contare su un capitale immediato per far fronte alle loro necessità.
    Il premio è da corrispondere annualmente a fondo perduto, come avviene ad esempio per la RC auto.
    Tieni presente che il premio da versare aumenta all'aumentare dell'età dell'assicurato e, qualora sopraggiungono delle patologie, non si sarà più assicurabili.
    Penseresti mai di circolare con un'auto non assicurata?
    Perché allora non pensi di proteggere il bene più prezioso di tutti, la tua stessa vita?
    Arrivato il messaggio Renzo?
  • 5 - APPROFONDIAMO: IL CROWDFUNDING

    Ti voglio parlare oggi di una forma di finanziamento "dal basso" che si sta facendo conoscere anche nel nostro paese: il Crowdfunding (raccolta di fondi, in italiano).
    E' uno strumento che permette, in particolar modo alle cosiddette Startup, di ottenere il supporto diretto dei piccoli risparmiatori, coinvolgendoli spesso fin dalla fase progettuale.

    Grazie anche alla rapidità del web, questo fenomeno è in costante crescita in tutto il pianeta, con un giro d'affari quasi raddoppiato in soli 3 anni: dai 418 miliari di $ del 2017, agli attuali 700 miliardi e oltre. 
    Anche in questo campo è la Cina a far la parte del leone, attirando l'80% dei capitali.
    Gli USA raggiungono il 10% del totale, mentre l'Italia rappresenta soltanto lo 0,06%. 
    Nonostante questi numeri infinitesimali, il Crowdfunding è in forte espansione anche sul nostro territorio, con somme decuplicate negli ultimi 5 anni (dai 65 milioni del 2015, agli oltre 770 milioni del 2020). 

    Come accennavo prima, internet ha dato notevole risalto e capillarità a questo strumento.
    Attraverso la rete, infatti, domanda e offerta si incontrano nel tempo di un clic: le aziende che necessitano di supporto economico pubblicano sulle apposite piattaforme le loro idee (che possono essere imprenditoriali, ma anche benefiche) e stabiliscono gli obiettivi di raccolta. 
    I potenziali investitori, non necessariamente professionisti del settore, decidono se sposare il progetto, contribuendo con cifre che possono essere anche minime (dalle poche decine di € in su). 

    Il Crowdfunding può assumere diverse forme, a seconda degli scopi da raggiungere.
    Durante l'emergenza pandemica si è molto diffuso il donation Crowdfunding che, come dice il nome, rappresenta una vera e propria donazione a scopi benefici o sociali, e può essere proposto sia da associazioni no profit che da privati.
    Per i progetti di business esiste invece l'equity Crowdfunding: chi investe riceve in cambio una quota della società, diventandone azionista di minoranza e acquisendo il diritto a ricevere gli utili aziendali.
    Molto spesso, però, il vero scopo di chi effettua questo investimento è la possibilità di rivendere le quote aziendali dopo qualche anno, con l'auspicio che siano nel frattempo cresciute notevolmente di valore grazie alla bontà dei progetti finanziati.  

    Azimut sta dando la possibilità di entrare nel mercato delle Startup e delle piccole e medie imprese innovative italiane attraverso il nuovo fondo chiuso Alicrowd, in collocamento proprio in questi giorni.
    Tutte le imprese, selezionate dal team Azimut in collaborazione con SiamoSoci, hanno già un loro prodotto o servizio sul mercato, e sono ora in "rampa di lancio" per registrare una crescita esponenziale negli anni a venire. 
    Date le sue caratteristiche, Alicrowd permette di godere sia dei benefici fiscali previsti per i PIR (come l'esenzione dalla tassazione sui guadagni), sia degli incentivi previsti per gli investimenti in Startup innovative, ovvero la detrazione in dichiarazione dei redditi del 30% dell'investimento effettuato.
    Un notevole mix di vantaggi fiscali, che si aggiunge alle ottime possibilità di rendimento offerte dal mercato in cui il fondo investe. 
    E' però impossibile condensare in poche righe il valore di questo investimento.
    Sono pertanto a tua disposizione per approfondire e farti cogliere tutte le peculiarità e i benefici del prodotto e di questo segmento di mercato!
  • 6 - OCCHIO ALLA RETE!

    Esiste da tempo, ma tutt'ora miete vittime.
    Sto parlando del fenomeno del pishing, ovvero delle trappole che vengono tese con l'invio di mail o sms truffaldini (ma anche telefonate!) che fungono da "esca" e che possono raggiungere ciascuno di noi, mettendo a rischio i nostri risparmi.

    Le banche investono tantissimo in sicurezza informatica, e di continuo invitano i clienti a non fornire mai i propri dati, nemmeno al proprio istituto di credito.
    Già ce li ha, non deve chiederli...  
    Nonostante questo, il numero di persone e aziende che giornalmente viene truffato e derubato anche di cifre consistenti è elevatissimo, anche perché i malfattori si fanno sempre più attenti, arrivando a usare tecniche raffinate per estorcere i dati dei conti o delle carte di credito.

    Molto spesso, sembra che le mail o gli sms fraudolenti arrivino proprio dalla nostra banca.
    E' allora buona norma controllare sempre che l'indirizzo del mittente non sia scritto in modo "stravagante", e che il testo sia privo di errori di battitura, spesso indice di tentativi di frode. 
    In ogni caso è importante non cliccare sui link presenti nel testo e non aprire gli allegati.
    Potrebbero nascondere virus o software-spia.
    I link contenuti negli sms o nelle mail inviate dagli hackers conducono infatti a una finta pagina web, del tutto simile a quella della propria banca, dove viene richiesto di inserire i codici di accesso personali.
    Appena li digitiamo, il danno è fatto: i dati vengono carpiti dai professionisti di queste truffe e usati in un baleno per prosciugare il conto corrente.
    Questi fenomeni sono stati parzialmente arginati dalla prassi della "autenticazione a due fattori", ovvero l'invio estemporaneo di un codice sul cellulare che va digitato online prima di dare il via a qualsivoglia pagamento. 
    Queste misure di sicurezza rafforzate possono risultare noiose e rallentanti per gli habituè dello shopping online, ma contribuiscono alla protezione del navigante meno esperto. 

    Ma com'è consigliabile agire se, malauguratamente, veniamo truffati? 
    La prima cosa da fare è bloccare il proprio conto contattando la filiale.
    Bloccare quindi tutte le carte e gli strumenti di pagamento, e sporgere denuncia.
    C'è anche la possibilità di chiedere il ristoro al proprio istituto di credito, se si ritiene che lo stesso abbia delle responsabilità per la mancata protezione dei nostri dati sensibili.
    Ma nel frattempo ricorda che, in un mondo sempre più digitalizzato, la truffa è costantemente dietro l'angolo e assume forme sempre più sofisticate.
    Antenne alte!
  • 7 - AMAZON COIN & E-YUAN

    Nei prossimi anni il numero delle banche si ridurrà drasticamente per due motivi principali.
    Prima di tutto c'è un tema puramente industriale: la riduzione dei margini operativi, legata ai tassi negativi, spinge il settore verso un maggiore controllo dei costi e di conseguenza a economie di scala.
    C'è poi la necessità di seguire l'evoluzione tecnologica.
    Lo sportello, per come lo conosciamo, sparirà.
    La filiale dovrà infatti garantire al cliente un servizio senza soluzione di continuità.

    Correva l'anno 1994 quando il fondatore di Microsoft, Bill Gates, dichiarò: The world needs banking, not banks (il mondo ha bisogno di servizi finanziari, non di banche).
    Una profezia che si è avverata, perché il credito oggi è a portata di smartphone, la banca viaggia in rete ed è accessibile in ogni luogo e a ogni ora.
    Ma nel terzo millennio la realtà sta superando qualsiasi previsione.
    Un esempio su tutti?
    A qualcuno può sembrare incredibile ma Amazon potrebbe presto battere una sua moneta.
    Il colosso dell'ecommerce sta studiando infatti uno strumento di pagamento che avrà corso all'interno del suo sistema di servizi.
    La sperimentazione dovrebbe iniziare in Messico ed espandersi successivamente in altri mercati emergenti, dove la società americana potrebbe offrire anche carte di credito in collaborazione con banche locali.
    Gli utenti della piattaforma saranno in grado di cambiare il loro denaro in Amazon Coin, e potranno così spenderlo per acquistare prodotti e servizi.
    La valuta digitale Amazon potrebbe fidelizzare ulteriormente utenti-imprese e aumentare il peso del gruppo, considerato il ruolo che svolge in molte economie.
    In quasi tutto il Sud America, aziende e rivenditori attivi sull'ecommerce, specie se internazionali, potrebbero preferire pagamenti in "moneta di Seattle" piuttosto che in pesos, una delle più instabili valute al mondo.

    Amazon sembra allora credere in quanto tentato a suo tempo anche da Facebook con il progetto Libra (oggi Diem), creando una valuta privata ma con una potenziale base di miliardi di utenti sparsi in tutto il mondo.
    Questo progetto si scontrò al tempo con la granitica opposizione delle autorità americane ed europee.
    Se Amazon sta tastando il terreno, sono molte le banche centrali che stanno sperimentando nuove valute digitali pubbliche, restando però negative sulle criptovalute private.
    Un esempio in tal senso viene anche dalla Cina, dove il partito-Stato, per avere il controllo totale dell'attività economica e finanziaria, sta distribuendo in diverse città pacchetti di valuta digitale elettronica creata dalla 
    Banca del Popolo di Cina.
    L'obiettivo dell'e-yuan è probabilmente quello di diventare un ulteriore e pervasivo strumento di ingerenza nella vita dei cittadini.
    Mentre in occidente le criptovalute si sono sviluppate "dal basso", con una logica per lo più libertaria in contrasto con le banche centrali, anzi per sfuggire a esse, in Cina la moneta elettronica non solo è controllata dalla Banca del Popolo ma è anche creata da essa, viaggia su una piattaforma gestita centralmente e passa per le banche di Stato.
    La visuale delle autorità su ogni singola transazione è dunque totale e avviene in tempo reale.
    Laddove i cinesi sono più avanti, anni luce, di qualsiasi altro paese nell'uso dei pagamenti elettronici, il potere non è sindacabile.
    Lo sforzo del governo di Pechino per imporre il suo sistema di pagamento unificato nella banca centrale e soppiantare i due grandi gruppi privati (Ant e Tencent) è massiccio.
    L'obiettivo della BCE è di sviluppare essa stessa un euro digitale, anche per contrastare non solo i Bitcoin ma anche la Diem di Facebook, anch'essa basata sulla blockchain.
    Staremo a vedere allora quali nuovi equilibri si verranno a creare nel dinamico mondo dei pagamenti digitali.
  • Tutto quello che scrivo e riporto in questa mia personale Newsletter, ma anche in tutti gli altri contenuti con i quali periodicamente mi piace raggiungerti, vuole essere EDUCAZIONE FINANZIARIA.
      
    Perché fare educazione finanziaria aiuta, a mio avviso, a rinnovare il patto di fiducia (reciproca), a identificarsi nel percorso di risparmio scelto e messo in atto, fatto di scelte consapevoli nei programmi personalizzati, cioè della "taglia giusta".
    La propria.

    Perché credo che l'educazione finanziaria possa riuscire nell'intento di accorciare la distanza tra il mondo degli investimenti (ricorda sempre che si parla di Paesi e di aziende) e quello degli investitori, diventando così un meraviglioso generatore di fiducia perpetua.
    Ecco allora perché sono qui, a scriverne.

    Ti auguro un sereno fine settimana!
    Un caro saluto,

    Davide