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www.davideberto.it2024-10-11
  • Prova a mettere un bambino piccolo, di un paio d'anni, di fronte a due giocattoli ugualmente desiderabili separati da un ostacolo.
    Tanto più quell'ostacolo è modesto, tanto più il bambino si mostrerà indifferente nella scelta dell'uno o dell'altro giocattolo.
    Tanto più quell'ostacolo rende invece problematico l'accesso a uno dei due, tanto più il bambino si sforzerà di raggiungere quel giocattolo che altrimenti non presenterebbe un particolare valore rispetto all'altro.

    Questo fenomeno, dimostrato per la prima volta nel 1977 (anno di nascita di mio fratello...) dallo psicologo americano Jack Brehm, prende il nome di reattanza psicologica.
    Ogni privazione di libertà porta le persone a desiderare molto più di prima ciò che si stanno accingendo a perdere.
    Si tratta di una prospettiva importante che dovrebbe far riflettere prima e agire poi.
    Perché, se ci pensi anche solo per un istante, sono molte le cose che ci stiamo preparando a perdere dal punto di vista finanziario.
    Conquistare la consapevolezza che protezione, previdenza, assistenza, inserimento in società, istruzione, benessere e prosperità sono traguardi sempre meno offerti dalle prestazioni pubbliche, e sempre più dipendenti dall'iniziativa personale non è bello né gradevole.
    Ma forse aiuta a fare due cose strettamente correlate.
    Primo, capire un concetto tanto semplice quanto seccante: è indispensabile mettere da parte più soldi per vivere bene.
    Secondo, darsi una mossa e agire.

    Ti auguro una buona lettura!
  • 1 - CULTURA E CONSULENZA

    Il "risparmiatore tipo" ha fatto tradizionalmente i soldi in Italia nel secondo dopo-guerra.
    Era cresciuto in un mondo abbastanza stabile e semplice, dove c'era un lavoro, una professione, un'attività che lo aveva arricchito.
    Gran parte della ricchezza la gestiva da sè, ed era convinto di saperlo fare perché, per sua esperienza, era più difficile fare soldi che non investirli.
    Le scelte fatte oggi per la gestione del patrimonio complessivo degli italiani sono per lo più figlie di questa mentalità.
    Abbiamo avuto a che fare con un risparmiatore-investitore che investiva i suoi soldi in Italia, soprattutto in immobili e titoli di Stato.

    Ora il quadro è profondamente mutato.
    Assolutamente si deve prendere in considerazione tutto il mondo, e l'investimento è solo una delle tante attività che preservano il capitale umano di una persona.
    Il risparmiatore, spesso prudente ma imprevidente, deve proteggersi, e con lui tutte le persone care.
    Come non bastasse, assisteremo nei prossimi anni anche al passaggio generazionale di ricchezza più ingente nella storia del paese.
    I quasi 10mila miliardi di risparmi che passeranno alle nuove generazioni non cresceranno probabilmente con i ritmi della seconda metà del secolo scorso.
    Diventerà allora cruciale preservare questa ricchezza perché non sia dispersa, e possibilmente sia anzi incrementata insieme al capitale umano dei risparmiatori italiani.
    L'incremento del capitale umano avviene anche attraverso la cultura, e il quadro attuale non è incoraggiante.

    Un altro punto rilevante per gli investimenti, oltre alla possibilità di acculturarsi, è il controllo delle emozioni, in primo luogo la paura.
    Le paure non sono soltanto emozioni individuali.
    Se condivise diventano grandi fattori di cambiamento sociale e di ostacolo a un buon passaggio generazionale dei patrimoni.
    Tendiamo purtroppo a preoccuparci dei rischi a breve termine, mentre non temiamo la possibilità di danneggiare il clima e la vita sulla terra, o di impoverire con i nostri debiti mostruosi le prossime generazioni.
    Molti soffrono per le paure di pochi.
    Nel caso degli investimenti, al contrario, le paure diffuse sono benefiche per chi non le prova: i mercati azionari sono spesso presentati dai media come pericolosi.
    Devono quindi rendere di più rispetto a investimenti considerati "sicuri", come per esempio le case e i titoli obbligazionari.
    Questo perché bisogna compensare il pericolo ritenuto maggiore, anche se così non è su un corretto orizzonte temporale.
    Pochi godono per le paure di molti.
    Crescere in cultura vuol dire anche capire come funzionano le paure e saper pensare con la propria testa.

    Il Consulente diventa allora, a mio avviso, sempre più indispensabile perché il cliente è spesso inconsapevole.
    E la prima fondamentale tappa consiste proprio nel fargli prendere coscienza di quello di cui ha bisogno.
    Anche se non lo sa.
  • 2 - STARA' VERAMENTE TORNANDO?

    E' stata cercata con ogni mezzo e questa volta potrebbe tornare ad affacciarsi per davvero.
    I debiti dei paesi e delle aziende sono sui massimi storici, ed è difficile ipotizzare che sarà sufficiente la crescita per far ritornare in equilibrio i conti.
    Più probabile che lo sforzo sia distribuito su tutto il tessuto economico facendo correre i prezzi dei beni di consumo.
    E' una brutta notizia per chi è investito in titoli obbligazionari a tasso fisso, perché quando i tassi salgono, i valori di mercato dei bond scendono.
    E' importante, ricordalo.
     
    Veniamo da anni di tassi di interesse negativi e di indice dei prezzi ancorato allo zero: non sappiamo neanche più che cosa significhi inflazione.
    Eppure sembra che qualcosa si stia in tal senso muovendo.

    Fino a quando Mario Draghi è rimasto alla guida della BCE, l'obiettivo (o meglio il sogno) era quello che il suo Whatever it takes portasse un pò di inflazione benefica (almeno fino al 2%) per riaccendere i motori della ripresa economica.
    Ora che SuperMario è stato chiamato al pronto soccorso di Palazzo Chigi, l'inflazione così attesa è diventata un incubo per i risparmiatori  perché, a furia di cumulare risparmi su risparmi, molti esperti sembrano prevedere l'arrivo di un incendio dei prezzi.
    La tanto attesa conclusione dell'emergenza pandemica, che i più ottimisti vedono coincidere con la fine dell'estate, potrebbe agire da detonatore.

    Da qualche mese, diversi segnali di questa possibile deflagrazione fanno capolino nei mercati finanziari.
    Il primo, forse il più visibile a tutti quando si va a far benzina al distributore, è quello dell'aumento del prezzo del petrolio.
    Reduce da un anno di Covid, nel corso del quale l'economia mondiale ha frenato di brutto consumando di conseguenza meno energia, il future sul Brent (petrolio europeo del mare del nord) è tornato a correre.
    Così come sono tornati a correre i future sulle materie prime, inequivocabili antenne capaci di intercettare e anticipare i nervosismi dei mercati.
    Insomma, c'è un'ansia di ripresa tale che, nel momento in cui i vaccini ci daranno più libertà di movimento, la corsa agli acquisti e alla normalità potrebbe davvero portare con sé un aumento dei prezzi così repentino da rischiare di diventare incontrollabile.

    Anche in un portafoglio d'investimento è allora importante proteggere il rendimento reale (al netto cioè dell'inflazione).
    La prima difesa è quella specifica legata ai titoli indicizzati all'inflazione.
    Supponendo che questa sia la volta buona e che l'inflazione benigna arrivi e cancelli un pò alla volta il non senso teorico dell'economia, pagare anziché essere pagati quando si prestano dei soldi, anche il risparmiatore deve prendere le sue precauzioni in questo momento di incerto passaggio.
    Come sempre sono volentieri a tua disposizione.
  • 3 - L'EFFETTO CORNICE APPLICATO AGLI INVESTIMENTI

    Qualche anno fa, nella trasmissione televisiva Zelig, il comico Beppe Braida coniò un divertente personaggio conduttore di 3 diversi telegiornali.
    Nel comunicare la stessa notizia, c'era il giornalista che lo faceva con toni pacati e tranquilli, e c'era quello che esordiva con "Attentato!!!".
    Ricordi?
    Questo sketch del comico altro non era che una divertente rappresentazione di quello che è conosciuto come "framing effect" o "effetto-cornice".
    Di cosa si tratta e come influenza, in particolare, il modo di investire?

    Il framing in psicologia è quell'effetto per cui la percezione di un evento viene influenzata dalla cornice, cioè da come lo stesso evento viene presentato
    La modalità in cui viene confezionata una questione determina l'esito del processo decisionale che vi è collegato: è ormai ampiamente dimostrato che ciò che diciamo è spesso meno importante di come lo diciamo.
    Il cervello umano è una macchina sopraffina, ma al tempo stesso rischia di incepparsi su questioni apparentemente banali, sulle quali basterebbe farsi guidare dal lume della ragione per trovare una facile e conveniente risoluzione.
    Anche in ambito finanziario l'effetto cornice sprigiona tutta la sua dannosità e determina esiti infausti per i nostri risparmi.
    Possiamo però imparare a riconoscerlo, prima, ed arginarlo, poi.

    Tutti noi soffriamo terribilmente l'enfasi che i mass media pongono sulle notizie negative.
    Quante volte al telegiornale abbiamo sentito "bruciati miliardi di € a Piazza Affari!..."? 
    Eppure difficilmente la stessa attenzione verrà riservata quando quei miliardi faranno la loro miracolosa ricomparsa.
    Il framing è uno dei principali motivi che porta la maggior parte delle persone a percepire il mercato azionario come estremamente rischioso.
    Così ci si concentra sull'instabilità tipica del breve termine, ignorando il valore generato dalle azioni nel lungo termine
    Per timore che un guadagno si tramuti in perdita, poi, molti investitori vendono anzitempo, rinunciando al valore che i mercati sanno generare quando si è accompagnati dalla giusta pazienza.
    Il framing amplia quindi il divario fra il rendimento di un investimento e il rendimento che realmente ottiene l'investitore: sono pochi quelli che tengono duro per il giusto lasso di tempo che permette loro di vedere i veri frutti delle scelte fatte.

    In generale, l'effetto cornice produce una profonda distorsione nel valutare guadagni e perdite.
    Pensiamo ad un portafoglio titoli che parte da 100.
    Al primo check periodico lo troviamo a 110, mentre alla seconda verifica è a 106.
    Pur essendoci un oggettivo guadagno (da 100 a 106), è frequente la percezione che ci sia stata una perdita (da 110 a 106): questa è una conseguenza dell'effetto-cornice.

    Trovare antidoti per questi comportamenti è tanto facile a livello razionale quanto complesso nella realtà.
    Proviamoci ugualmente assieme, con qualche consiglio pratico.
    - Estraniati il più possibile dal terrorismo mediatico che accompagna le fasi finanziarie più turbolente.
    Spegni proprio la TV quando i telegiornali si accaniscono sulle perdite che i mercati subiscono nelle fasi di volatilità!
    Se un investitore ha correttamente diversificato e pianificato per obiettivi e orizzonti temporali, non deve farsi influenzare dalle comunicazioni catastrofiste dei media.
    La paura ha infatti il potere di danneggiare chiunque prenda decisioni da esse dettate.
    - Se le onde ti destabilizzano, guarda un punto fisso all'orizzonte.
    Questo consiglio viene dato a chiunque soffra di mal di mare e si può applicare anche agli investimenti finanziari.
    Focalizzarsi su un punto lontano, sui propri reali obiettivi, aiuta a ricordare dove vogliamo arrivare ogni volta in cui le acque si agitano.
    Mettere per iscritto i motivi e le finalità per cui si investe può essere uno straordinario aiuto in tal senso.
    Mai come in questo caso, è valido l'antico proverbio verba volant, scripta manent.
  • 4 - IL PUNTO ASSICURATIVO: LA LONG TERM CARE

    Nonostante l'epidemia da Covid-19, la speranza di vita media delle persone nel nostro Paese si sta allungando sempre di più.
    Il dato degli uomini si attesta oggi a quasi 81 anni, le donne possono invece contare su una vita media più lunga e pari a circa 85 anni.  
    Bene dirai, vero?
    Sì, molto bene, ne sono convinto anch'io.
    Però attenzione, c'è sempre un però: se si allunga la vita aumentano inevitabilmente le probabilità che tu, anziano o anziana, abbia bisogno di cure, assistenza, interventi...
    Come fare allora per vivere, non solo a lungo, ma anche bene?

    La cosiddetta Long Term Care è un'assicurazione destinata a coprire le spese derivanti dall'impossibilità di svolgere autonomamente le normali funzioni della vita quotidiana (muoversi, lavarsi e mangiare), riducendo l'autosufficienza, non necessariamente per malattia o infortunio, ma anche per senescenza (processo biologico caratterizzato da un lento e progressivo decadimento).
    E' una polizza che può essere quindi scelta per proteggersi dal rischio di non autosufficienza in età avanzata, cioè quando potrebbe essere particolarmente utile disporre di somme per pagare badanti ed assistenza, o per poter accedere alla miglior casa di cura.

    Con questa tipologia di polizza si ottiene il diritto al versamento di una rendita periodica al verificarsi dell'ipotesi di non autosufficienza o, in alternativa, il pagamento di un capitale, il rimborso delle spese di assistenza ricevute, un'assistenza diretta presso istituti di cura convenzionati con la società assicurativa.
    Le polizze LTC possono essere temporanea o a vita intera.
    In quest'ultimo caso il contraente assicurato è tenuto a versare i premi fino a una certa età (ad esempio fino a 70 anni), ma la rendita è prevista per tutta la durata della sua vita, al verificarsi dello stato di non autosufficienza.

    Interessante vero?
    Attenzione però: esistono dei limiti.
    Generalmente sono assicurabili soggetti fino ai 65 anni di età.
    Quindi semplice, se per te o per i tuoi cari vorresti tutta l'assistenza personale migliore già pagata, o la casa di cura (quella bella...), dovresti pensarci ora.
    Non quando ne avrete bisogno.
  • 5 - A META' STRADA TRA DEBITO E CAPITALE

    Da anni ormai stiamo assistendo a un mercato obbligazionario avaro di rendimenti che spinge gli investitori alla ricerca di alternative.
    Per questo si tende a guardare con sempre maggior interesse ai mercati azionari.
    La resistenza è però sempre la stessa: la paura di perdere parte del capitale investito.

    Un'alternativa per investire ed entrare in borsa, arginando i timori che assalgono gli investitori, c'è: le obbligazioni convertibili.
    Sono obbligazioni (titoli di debito) il cui rimborso può avvenire, a discrezione del sottoscrittore, attraverso la consegna di titoli azionari (titoli rappresentativi del capitale) dello stesso emittente.
    In sostanza, il possessore di una obbligazione convertibile può decidere a una certa data, o in determinati periodi, di convertire l'obbligazione in titoli azionari.
    Questa convertibilità del titolo consente ai possessori di partecipare all'incremento del prezzo dell'azione.
    Acquistando un'obbligazione convertibile, si acquista di fatto un titolo di debito e un'opzione che conferisce il diritto di trasformare l'obbligazione in azioni.
    Così facendo, l'investitore ha diritto al pagamento di una contenuta cedola periodica finché mantiene in essere l'obbligazione, e al rimborso del prestito a scadenza; diversamente, se le condizioni di mercato lo consentono, può esercitare l'opzione prevista e trasformare l'obbligazione in azioni, diventando così socio dell'azienda.

    Alla luce di tutto questo, quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questo asset?
    Tra i vantaggi dobbiamo sempre ricordare che stiamo pur sempre parlando di un'obbligazione: pertanto, nel caso in cui il valore delle azioni di compendio dovesse scendere, si mantiene il diritto al pagamento delle cedole periodiche e al rimborso a scadenza del capitale, come per qualsiasi bond.
    Se invece, come auspicabile, l'andamento del titolo azionario sottostante fosse favorevole, è possibile trarre vantaggio dalla situazione sia esercitando il diritto di conversione, sia vendendo direttamente l'obbligazione convertibile ad un prezzo più alto rispetto a quello di acquisto.
    Da non sottovalutare, infine, il fatto che i bond convertibili, essendo appunto titoli di debito e non di capitale, godono di un livello gerarchico superiore rispetto alle ordinarie azioni in caso di fallimento o liquidazione della società emittente.

    Guardando invece ai punti di debolezza, è evidente che in presenza di ribassi del mercato azionario che rendono svantaggiosa la conversione in azioni, l'obbligazione convertibile subirà una parziale perdita a causa delle sue cedole, previste inferiori, "costringendo" così l'investitore a tenere il titolo fino alla scadenza, quando il prezzo convergerà naturalmente verso la parità.
    Aldilà di questi aspetti, l'unico vero problema riguarda il mercato che, soprattutto in alcuni casi, è sottile e illiquido.
    In Italia, ad esempio, si contano appena 11 bond convertibili quotati sul mercato di Borsa Italiana.
    In realtà, guardando più in generale, ci si accorge che il mercato di questi titoli è assai vivace e in evoluzione continua.
    Operare su bond convertibili non è però né semplice e né agevole.
    L'inserimento di questa asset class aiuterebbe certamente a migliorare il processo di diversificazione del portafoglio, ma il "fai da te", sempre inopportuno per l'investitore privato, è ancora più pericoloso e complesso in questo particolare segmento.
    Per questo motivo, oltre che per il fatto di richiedere valutazioni e monitoraggio costanti, è preferibile avvicinarsi a questo asset mediante la diversificazione di base dei fondi comuni di investimento specializzati in materia.

    In conclusione,  si tratta di osservare con la giusta attenzione un segmento del mercato obbligazionario oggi poco presente nelle scelte di investimento.
    Un segmento in grado però di riconoscere, negli ultimi 10 anni, un rendimento medio annuo del 6% con una rischiosità piuttosto contenuta, pari circa alla metà del mondo azionario.
    Eppure, come abbiamo visto, la natura ibrida di questi titoli, a metà strada tra bond ed equity, può renderli interessanti soprattutto per investitori spaesati e disorientati dal continuo crollo dei rendimenti cui abbiamo assistito nel mercato obbligazionario.
    Un buon compromesso per "novelli azionisti" e per chi desidera, come giusto, diversificare il portafoglio senza portare troppo rischio a bordo.
  • 6 - PIR ED ELTIF: APPROFONDIAMOLI ASSIEME

    L'incertezza socio-economica derivante dalla pandemia ha spinto le famiglie ad accumulare notevole liquidità sui conti correnti.
    Più di 1.700 miliardi di € stando alle stime più recenti.
    La ripresa dei consumi non è ancora avvenuta, e sarà, in ogni caso, graduale.
    Occorre nel frattempo dare sostegno alle piccole e medie realtà produttive, quelle che maggiormente faticano ad accedere alla liquidità in maniera tradizionale. 
    Secondo un recente sondaggio, ben il 65% dei risparmiatori italiani si è dimostrato interessato ad investire in economia reale in cambio di agevolazioni fiscali, ed è in questa direzione che si è mosso il legislatore, sia europeo che italiano. 
    Lo vedremo nel corso di questo articolo.

    Nella mia 7Nin7M del 5 Febbraio scorso ti ho parlato dell'emergente rilevanza assunta dai PIR alternativi per la diversificazione di un portafoglio d'investimento: oggi vorrei proseguire l'approfondimento parlandoti anche degli ELTIF.

    PIR - Piani Individuali di Risparmio e gli ELTIF - European Long Term Investments Funds sono le due vie scelte dal legislatore europeo e italiano per far arrivare il risparmio privato (ma anche istituzionale) alle piccole e medie imprese che compongono il nostro tessuto economico. 
    Una prima differenza fondamentale tra i due risiede nella loro struttura. 
    I PIR sono dei "contenitori fiscali" che possono accogliere al proprio interno diverse tipologie di strumenti finanziari quali azioni, obbligazioni, fondi, ETF... godendo dell'esenzione fiscale sui guadagni accumulati nel tempo (ed anche in caso di successione) se mantenuti per almeno 5 anni.
    Gli ELTIF sono invece dei fondi chiusi di investimento, e non godono di benefici fiscali. 
    La struttura dei fondi chiusi fa sì che i capitali raccolti possano essere rimborsati agli investitori solo alla scadenza, o dopo un lasso di tempo specificato dal regolamento del fondo stesso. 
    I capitali sono quindi impiegati per un orizzonte temporale predefinito, dando stabilità finanziaria alle aziende beneficiarie delle somme raccolte, che potranno così pianificare correttamente il loro futuro finanziario. 

    Un'altra differenza importante riguarda gli investimenti sottostanti ove possono essere impiegate le risorse raccolte. 
    Gli importi convogliati nei PIR devono essere investiti per almeno il 70% in aziende italiane o con stabile organizzazione nel nostro Paese, oltre che in aziende di piccole e medie dimensioni, escludendo le grandi società quotate sul principale indice azionario italiano.
    Anche le startup sono esplicitamente previste dal legislatore, che ha imposto l'obbligo di investire il 7% delle risorse dei PIR proprio in fondi di Venture Capital.
    I capitali invece raccolti negli ELTIF possono essere investiti in un'ampia gamma di sottostanti, che va oltre le azioni e le obbligazioni di aziende già quotate, ricomprendendo anche il private debt, i minibond e le piattaforme fintech.
    L'ottica di lungo periodo offre agli investitori un'interessante diversificazione e decorrelazione dall'andamento dei mercati finanziari. 

    Azimut, da ormai diversi anni, dedica particolare attenzione al mondo dei Private Markets, ritenendoli importante fonte di diversificazione e possibilità di crescita dei portafogli di investimento dei propri clienti.
    La gamma di PIR, PIR alternativi e fondi ELTIF in proposta è ampia e permette di raggiungere specifici segmenti che completano anche i portafogli di investimento più classici, regalando spunti diversi e prospettive future molto interessanti.
    Contattami allora per scoprire e approfondire questi strumenti di investimento, che sempre più rivestiranno un ruolo importante nel mondo finanziario dei prossimi anni, anche per rilanciare il nostro tessuto socio-economico e le imprese "di casa nostra".
  • 7 - CINA E INNOVAZIONE

    "I dati sono il nuovo petrolio e la Cina è la nuova Arabia Saudita" (cit. Kai Fu Lee)

    Le ondate di innovazione trainano la crescita della produttività, della popolazione e dell'economia. 
    All'innovazione è attribuibile oltre il 50% della crescita della produttività di questi decenni. 
    Ci sono voluti 70 anni perchè la lavatrice si diffondesse in modo capillare, 20 per la TV a colori e solo 5 anni per i social media
    Questa accelerazione fornisce un'enorme opportunità per gli investitori attivi che sono in grado di identificare ed investire nelle aziende più innovative, capaci di far crescere i loro ricavi in modo esponenziale. 
    Per non farsi sopraffare da questa vorticosa velocità evolutiva è necessario però rimanere al passo coi cambiamenti e le trasformazioni, sviluppando tecnologie e modelli di business innovativi, che permettano alle aziende leader di differenziare i prodotti e abbassare i costi, ottenendo così un vantaggio competitivo e una crescita strutturale e sostenibile nel tempo. 

    Oggi siamo all'apice della prossima ondata di innovazione, e la Cina è in pole position.
    Conta infatti su una popolazione ormai di 1,5 miliardi di cittadini, sempre più digitali e benestanti, abituati a vivere la loro vita online e che stanno acquisendo una mentalità sempre più globale. 
    Per questo motivo, le aziende che operano in Cina sono in grado di raccogliere più dati di qualsiasi altro paese, e questo rappresenta un vantaggio strutturale al momento insuperabile. 
    La Cina, inoltre, genera annualmente 8 volte più laureati in ambito STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) rispetto agli Stati Uniti e sta registrando più brevetti di qualsiasi altro paese (rappresenta oggi un terzo dei brevetti globali). 

    Volgendo brevemente lo sguardo al nostro Paese, anche il neo Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha acceso un faro sulle lauree STEM, evidenziandone l'importanza per il rilancio in chiave innovativa del Paese, segno (si spera) che anche da noi si voglia affrontare il futuro in modo strutturato e programmatico.

    Tornando alla Cina, è quindi facilmente comprensibile come essa vanti già il maggior numero di aziende innovative leader, sia per i vantaggi produttivi che da molto tempo offre, sia per l'ampiezza della base demografica a disposizione.
    Proprio la demografia, sempre più avrà un effetto dirompente in ambito economico, frenando un paese, oppure accelerandolo.
    Le economie sviluppate presentano una popolazione più vecchia e longeva, mentre nel mondo in via di sviluppo la popolazione è mediamente molto, molto giovane.
    Pensa, l'età media della popolazione indiana è di 27 anni.
    In Indonesia pari addirittura a 26 anni.
    Non credevo a questi dati prima di sentirli, la scorsa settimana, durante il roadshow di un'importante casa di investimento.

    Azimut è da tempo focalizzata sulla Cina, con un team di gestori di ampia esperienza che vivono e lavorano in loco.
    Rimane ad oggi l'unica azienda italiana autorizzata dal governo cinese a gestire fondi cinesi.
    Anche per questi motivi l'AZ Fund Equity China risulta essere uno dei "best in class", sovraperformando i migliori competitors, registrando al contempo una minore rischiosità.
    Una partecipazione al mercato azionario cinese, nelle giuste proporzioni, è oggi imprescindibile per ogni portafoglio che voglia diversificarsi e far parte della crescita globale che sarà sempre più trainata da questo grande Paese.
  • Voglio concludere questa mia 7Nin7M con una riflessione che mi sento di fare soprattutto per quei clienti e potenziali tali che tendono a seguire con eccessiva periodicità l'andamento dei loro investimenti:

    Guardare con frequenza quanto valgono i tuoi investimenti è la ricetta migliore per perdere di vista i motivi per i quali hai deciso di investire.
    E' un formidabile assist all'emotività.
    Un suggerimento a muoversi sulla base delle percezioni e non di ciò che é.
    Un invito a trasgredire disciplina e metodo.
    Una volta che hai seminato e innaffiato bene, non serve stare alla finestra.
    Basta raccogliere quando è il momento.

    Semina, innaffia e lascialo lavorare dunque.
    Al denaro non piace essere guardato!

    Ti auguro un piacevole fine settimana.
    Un caro saluto,

    Davide