Tutti ricordiamo le recenti bolle del
Dot-com (anno 2000), e la bolla immobiliare del 2008.
Andando indietro nel tempo, molto famosa è stata anche la bolla speculativa dei tulipani scoppiata nell'economia olandese del Seicento, forse la prima documentata nella storia del capitalismo.
Quasi nessuno conosce invece la bolla delle biciclette che nel lontano 1896, nella Borsa della City di Londra, portò le società produttrici di biciclette a triplicare il loro valore in pochi mesi, per poi essere quasi tutte spazzate via dal mercato
nell'arco di una manciata d'anni.
Ma vediamo nel dettaglio cosa successe in quegli anni di gloriosa, in apparenza interminabile, era Vittoriana in Inghilterra.
Dopo oltre un secolo di tentativi poco riusciti di inventare quella che sarà poi la bicicletta, arriva sul mercato il primo ciclo con le ruote di uguali dimensioni e la trasmissione posteriore a catena.
Poco dopo vengono inventati i primi pneumatici a camera d'aria, indispensabili per affrontare le strade del tempo tutt'altro che regolari, e il gioco è fatto: è la nata la bicicletta come la conosciamo oggi.
Diventa immediatamente un simbolo di modernità, libertà e indipendenza, soprattutto per l'emergente piccola borghesia inglese, che ancora non poteva (e magari nemmeno voleva) permettersi il classico cavallo.
Passano gli anni e arriviamo alla bolla del 1896, anno in cui in Gran Bretagna la "febbre della bicicletta" ha raggiunto livelli record, tanto che, pur lavorando a pieno ritmo, le circa 20 imprese produttrici faticano a star dietro agli ordini sempre
più crescenti.
La stampa inglese amplificò il ciclo rialzista dei tanti titoli quotati in Borsa di aziende del settore, considerando la bicicletta come la svolta tecnologica del millennio.
Alcuni invece, inascoltati, mettevano in guardia dagli eccessi creati dal boom.
Ecco quindi che, in pochi mesi, le società di biciclette quotate alla City londinese triplicano il loro valore, con il numero dei produttori che quadruplica nello stesso arco di tempo, attratti dai profitti di un mercato che sembra non conoscere
limiti.
Purtroppo per loro però, il sogno di facili guadagni ha vita breve: irrompono sul mercato le biciclette low cost provenienti dagli Stati Uniti che, all'epoca, erano una specie di "Cina" di fine 800.
Il risultato è che nel 1901 oltre una quarantina di costruttori di bici è già fallita, con altre decine che li seguiranno a ruota o che abbandoneranno il mercato.
In totale, oltre il 70% delle aziende non sopravvisse allo scoppio della bolla.
Tanti sono saliti in questi anni nel "cavallo", fino ad oggi vincente, di Tesla, che grandi soddisfazioni sta dando ai piccoli investitori-speculatori.
Il paragone con l'azienda di Elon Musk viene piuttosto spontaneo e presenta molte affinità.
Provo allora ad elencarle.
Come con le biciclette, un imprenditore carismatico ha saputo vendere l'idea, il sogno di trasformare la nostra società con il suo prodotto.
Una tecnologia, dopo molti anni di tentativi, si è sviluppata arrivando a maturazione e convincendo il pubblico.
Un esercito di investitori crede nel prodotto e, in definitiva, vuole credere in quel sogno.
I media amplificano enormemente l'impatto emozionale del tutto.
Altri competitor entrano nel mercato e si propongono come alternativa e produttori a loro volta.
Come finirà allora in Borsa il settore delle auto elettriche e il titolo Tesla in modo particolare?
Quello di Tesla non è certamente il solo titolo azionario in potenziale bolla.
Già sentito parlare di GameStop?
Te ne parlo nella notizia successiva.
Presta attenzione!
Investire non è un gioco.
Meglio affidarsi a un bravo Consulente Finanziario.