Come ogni anno, a descrivere con dovizia di particolari il contesto finanziario delle famiglie italiane arriva puntuale il report di Consob.
Con questo articolo voglio allora offrirti una panoramica delle più significative informazioni descritte nella ricerca, stimolando al contempo alcune riflessioni.
Sono poi, come sempre, a tua disposizione se vorrai parlare più approfonditamente degli aspetti che emergono da questo importante report.
Però, prima di iniziare, uno sguardo veloce al particolare scenario che l'emergenza pandemica ha determinato dal punto di vista economico per le famiglie italiane.
Nel 2020 abbiamo assistito a un significativo calo dei redditi (sono aumentate del 7% le famiglie monoreddito), ma ancor più dei consumi, scesi oltre il 15% nel primo semestre.
Tutto questo in un paese le cui stime di contrazione del Pil sono comprese tra il 9 e il 13%.
Ciononostante, il debito privato interno è ancora basso se confrontato con quello europeo, per una tendenza in netto contrasto con il sensibile aumento del debito pubblico contratto per soddisfare il fabbisogno finanziario.
Come investono gli italiani?
La contrazione dei consumi ha avuto come prima conseguenza l'aumento del risparmio, riversato perlopiù in liquidità nei conti correnti per scopi precauzionali.
Nella ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, negli ultimi 10 anni, è sensibilmente diminuita la presenza di obbligazioni bancarie, ed è invece nettamente aumentata quella dei fondi comuni di investimento.
Ciò lascia intendere una maggiore diversificazione rispetto al recente passato, anche se la maggioranza di questi risparmi è ora investita in fondi obbligazionari o flessibili.
Questo dimostra, una volta di più, la scarsa inclinazione nel nostro paese per gli investimenti di tipo azionario, che rappresentano in media solo il 10% degli investimenti delle famiglie italiane.
Troppo, troppo poco se si vogliono ottenere dei risultati apprezzabili dai propri investimenti.
Rimane invece ancora rilevante la presenza dei famosi BTP, che continuano a sedurre in modo forse inaspettato, visto il continuo calo dei rendimenti su tutte le scadenze.
Pensa che oggi un BTP con scadenza a 10 anni rende lo 0,50% lordo...
Comportamenti e abitudini finanziarie
Il contesto economico italiano, già prima precario e reso ancor più fragile dalla crisi pandemica, ha accentuato ulteriormente la vulnerabilità delle famiglie.
Più di una persona su due, ai tempi del Covid, ha dovuto metter mano alle proprie abitudini finanziarie.
Il 31% degli intervistati ha infatti registrato una riduzione temporanea o permanente del proprio reddito negli ultimi 12 mesi, il 35% ha ridotto le spese, il 14% ha attinto ai propri risparmi.
Spicca purtroppo un 17% di persone che ha ricevuto proposte di trading online, e il più delle volte si sono anche fatte convincere dalla possibilità (spacciata spesso come certezza) di garantirsi una scorciatoia per migliorare la propria situazione
finanziaria.
Sebbene in media il 90% circa degli investitori in trading finisca per perdere soldi, nel 2020 i volumi delle operazioni sono quasi triplicati.
La riduzione del reddito, accompagnata al contempo dalla preferenza verso scelte di investimento più pericolose, rappresenta un palese paradosso.
Tuttavia, come ormai ben saprai, siamo fatti di paradossi e di contraddizioni.
La cultura finanziaria si conferma purtroppo bassa, seppur in lieve miglioramento.
Aumenta in particolare la percentuale di persone che vorrebbe approfondire le tematiche utili a fare scelte finanziarie importanti.
Questo interesse è però più orientato ai mercati e agli strumenti di investimento, e molto meno al concetto di pianificazione, sul quale solo una netta minoranza (meno del 20% degli intervistati) dichiara di ragionare con un'ottica di lungo termine.
Più in generale, il risparmio non sembra essere legato a precisi obiettivi, come invece dovrebbe essere per farlo lavorare e fruttare al meglio.
Affermare che vengono accantonate risorse "a caso" può risultare un pò eccessivo, ciononostante non si assiste a una finalizzazione del risparmio stesso, che rimane per lo più indifferenziato.
Un dato infine confortante: nell'ultimo anno si è assistito a un sensibile incremento delle persone che si sono rivolte a un professionista per chiedere consulenza.
Il 41% si affida oggi infatti a un consulente (era il 30% nel 2019), e "solamente" il 29% opera in autonomia contro il 40% del 2019.
Le preoccupazioni per il futuro
Mi soffermo brevemente su ciò che più sembra spaventare gli italiani dal punto di vista finanziario.
Due aspetti, in particolare, spiccano dal report.
Da un lato, il 71% degli intervistati ritiene difficile far fronte a spese inattese.
Anche per questo motivo, rispetto al 2019, è sensibilmente aumentata la percentuale di famiglie che risparmia a scopo precauzionale.
Un 30% si dichiara addirittura in difficoltà se l'imprevisto comportasse una spesa di soli 1.000 €.
Dall'altro lato, il 60% è preoccupato per il mantenimento dell'attuale tenore di vita dopo il pensionamento.
Entrambe le questioni non sono certamente nuove.
Si continua tuttavia ad affrontarle in modo incompleto e superficiale quando va bene, fino a trascurarle del tutto quando invece va male.
Una personale considerazione per concludere.
Ritengo che parlare alle persone, clienti o non clienti, della loro vita, delle loro preoccupazioni e dei loro obiettivi futuri, sia forse più importante che parlare alle stesse persone dei loro soldi.
Non trovi?
Perché i soldi sono pur sempre un mezzo per raggiungere un fine.
C'è ancora molto da fare allora.
Io lavoro anche per questo con competenze e passione.