Hai visto quello che è successo al cambio euro/dollaro da metà Maggio ad oggi?
Probabilmente no.
E' certamente più una cosa da operatori finanziari.
Nello spiegartelo, ne approfitto però anche per spiegarti perché, in qualità di investitore italiano ed europeo, questo cambio ha un impatto molto importante sulla performance dei tuoi investimenti e sul potere d'acquisto dei tuoi risparmi.
L'andamento di questo cambio valutario è diventato un tema caldo soprattutto tra Marzo e Aprile, perché si stava verificando una corsa importante verso il dollaro che aveva portato la valuta americana a rafforzarsi in pochissimo tempo nei confronti di
svariate valute.
Il dollaro si era rafforzato addirittura nei confronti di valute considerate forti, come l'euro, la sterlina (crollata di oltre il 12% in soli dieci giorni) e lo yen giapponese.
Escursioni di prezzo fuori dal comune per un cambio importante come l'euro/dollaro.
Molto spesso è in occasione di situazioni estreme e di forte stress sui mercati finanziari, come accaduto appunto nel periodo Marzo-Aprile, che la galoppata verso il dollaro si fa sfrenata.
Oggi però le carte in tavola sembrano essersi rovesciate.
Ci troviamo infatti in una situazione opposta e di fuga dal dollaro.
Dopo una fase di due mesi in cui il cambio si è aggirato intorno a quota 1,09 (occorrono cioè 1,09 dollari per acquistare 1 euro), il cambio ha iniziato a muoversi di brutto arrivando a toccare anche 1,19.
Attualmente scambia attorno a 1,1880.
Questo significa che l'euro si è apprezzato del 12% nei confronti del dollaro in quattro mesi e mezzo.
E non si tratta solo del cambio euro/dollaro.
Anche verso la sterlina il dollaro si è indebolito parecchio negli ultimi mesi.
In tutto questo qualcuno ha già decretato la definitiva caduta del dollaro dal suo status di valuta di riferimento a livello mondiale.
Di sicuro, quello che stiamo vivendo è un anno complicato per gli Stati Uniti sotto diversi aspetti:
> é l'anno in cui i rapporti diplomatici americani, soprattutto con la Cina, sembrano arrivati ai ferri corti;
> é l'anno delle elezioni presidenziali di Novembre nelle quali Trump si giocherà la rielezione;
> é l'anno in cui gli USA affrontano l'aumento dei contagi da Covid-19, e sembra che non ne stiano uscendo bene secondo i dati e le notizie che si susseguono di giorno in giorno.
La valuta a stelle e strisce è in costante calo da quando il mondo ha cominciato a superare la prima fase della crisi da Coronavirus.
Ma che cosa significa, in termini relativi, un dollaro forte o, viceversa, un dollaro debole?
Un dollaro forte è sinonimo di corsa dei capitali verso gli Stati Uniti in cerca di rifugio.
Il recente indebolimento della valuta mostrerebbe allora il ritorno di una certa voglia di rischio.
In altre parole, in teoria, l'indebolimento del dollaro significherebbe un ritorno della fiducia degli investitori nei mercati e una più alta propensione al rischio.
Un dollaro forte inoltre causa non pochi problemi ai paesi emergenti.
Il suo deprezzamento dovrebbe allora alleviare le pressioni su diversi paesi emergenti, soliti ad emettere il loro debito (sia pubblico che corporate o aziendale) in dollari, anziché in valuta domestica, per renderlo più appetibile agli investitori
internazionali.
Non è infatti importante solo il rendimento promesso, ma anche la stabilità della valuta di denominazione del debito perché, come detto in partenza, la valuta impatta sulla performance degli investimenti.
E fra tutte le valute a disposizione oggi al mondo, se ancora viene scelto il dollaro una ragione pur ci sarà.
Chiaro allora che più è importante e grossa la parte di debito denominata in dollari, più quel paese emergente sarà dipendente dall'andamento del dollaro stesso.
Dipendente perché un titolo di Stato emesso in dollari, una volta scaduto, andrà rimborsato nella stessa valuta.
Se nel frattempo il dollaro si è rafforzato molto rispetto alla valuta domestica, per il paese emittente debito diverrà molto più costoso scambiare la propria valuta in cambio di dollari.
Un dollaro debole, al contrario, dovrebbe rendere meno costoso per un paese emergente indebitarsi.
Per "valute dei paesi emergenti" si intendono, ad esempio, il rand sudafricano, il real brasiliano, il peso messicano e così via.
Se il dollaro dovesse allora riacquistare forza, la pressione sui mercati emergenti diventerebbe rilevante.
Ma che impatto ha un dollaro debole sui diversi tipi di asset finanziari?
Un dollaro debole tende a favorire gli investimenti finanziari esteri e fuori dall'America.
Un investitore americano che possiede asset europei, con un euro che si apprezza, guadagna una performance extra in valuta.
Uno dei motivi che negli ultimi anni ha portato i mercati azionari americani a sovraperformare rispetto agli altri mercati, sta proprio nel fatto che il dollaro ha vissuto una dinamica di rafforzamento.
Torno allora alla domanda delle domande: sta iniziando quindi l'inesorabile e definitivo declino del dollaro?
La storia ci racconta che tutto è ciclico e qualsiasi fenomeno ha un inizio e una fine.
Ci racconta anche che, finché la stabilità economica e politica di un certo paese perdura, la sua valuta viene usata come standard per commerci e transazioni.
Quando però il potere politico e la rilevanza economica si indeboliscono, anche la valenza internazionale della valuta si indebolisce e può venire così sostituita da un'altra.
Questo per dire che anche il dollaro, prima o poi, potrebbe incontrare la sua fine a favore della valuta di un'altra potenza economica e politica in grado di affermare la propria supremazia.
Oggi è presto perché accada tutto questo.
Quel che è certo, è che il cambio euro/dollaro è una variabile molto importante anche in ambito di investimenti finanziari, e la diversificazione (anche) valutaria è sempre importante e consigliata.
Mai scordarsi pertanto il peso che le valute possono avere sulle performance degli investimenti, e sul potere d'acquisto dei propri risparmi.