Ti sei mai imbattuto in qualche conoscente che, invitato a non abusare di dolci, ti ha risposto dicendoti "
mio nonno si abbuffava ogni giorno ed è campato fino a novant'anni!", oppure "
di qualcosa tocca pur morire", o ancora "
la vita è una sola, bisogna godersela!"?
Se la risposta è sì, hai trovato una delle più classiche declinazioni della dissonanza cognitiva, una delle più frequenti trappole mentali con cui ci si confronta.
Questa distorsione è stata battezzata nel 1957, quando Leon Festinger, psicologo americano, illustrò questo particolare meccanismo che ci porta a compiere scelte istintive, incoerenti e irrazionali.
La dissonanza cognitiva è allora quella situazione di conflitto in cui si trova il nostro cervello quando elabora due credenze in contrasto tra loro.
In sostanza è la coesistenza di idee tra loro opposte, non compatibili.
Questa incoerenza disturba l'individuo che attiva dei meccanismi utili ad eliminare, o quanto meno ridurre, questa distonia.
Ciascuno di noi sa che abusare di dolci non fa bene alla salute.
Il conflitto può essere risolto riducendo il consumo di zuccheri, oppure trovando un pretesto, un alibi per non sentirsi in colpa nel caso in cui non si riuscisse a contenere l'istinto goloso.
In molti casi prevale la scelta più comoda.
Convincersi pertanto che qualche avo sia sopravvissuto a lungo nonostante cattive abitudini alimentari, o assumere un atteggiamento fatalistico verso l'inevitabile fine vita viene più istintivo (almeno fino a che non succede qualcosa che spaventi o generi
una diversa riflessione).
Quando parliamo di finanza personale, sotto quali forme si presenta la dissonanza cognitiva?
Molte, diverse e ugualmente dannose.
"Piuttosto che perdere soldi in borsa, preferisco tenerli in conto".
"Non parlarmi di assicurazioni, sono soldi buttati via".
"Già fatico ad arrivare a fine mese, come posso mettere da parte qualcosa per la pensione?".
Gli esempi sono infiniti e ci sbatto addosso frequentemente svolgendo la Professione.
Tutto ciò impedisce ovviamente l'adozione di un comportamento virtuoso.
Ciascuna di queste affermazioni nasconde dietro a sé una situazione di contrasto.
Si è a conoscenza del fatto che lasciare rilevanti importi liquidi sul conto rappresenta una scelta migliorabile, ma fatico a capire da solo quale essa sia e preferisco l'immobilismo; così come non posso nascondere l'utilità di proteggere la famiglia
o i progetti più importanti, ma la convinzione che i premi assicurativi siano una mera spesa (e non un investimento come dovrebbero essere) ha spesso la meglio; infine, capisco anche che ci sia un problema pensionistico futuro che mi aspetta, ma la
necessità di rivedere le abitudini e non disporre del denaro per molto tempo poi prevalgono.
Appurato che questo comportamento sia assai diffuso, come lo si può risolvere?
Esistono strategie che aiutano a superare questo bias cognitivo?
Certamente sì, ecco tre consigli.
1) Assumere un atteggiamento libertario.
Sta alla persona, percependo il nuovo comportamento come una libera scelta, adottare un comportamento diverso e migliore di quanto fatto in passato.
Sta a lei decidere di cambiare.
In tal senso è importante mantenersi informati e documentati, essere dunque consapevoli.
Per questo, da sempre, informare nello svolgere la Professione mi appassiona molto.
2) Per cambiare, il cambiamento deve emotivamente costare poco e dev'essere graduale.
Non tutto e subito, ma un passo alla volta.
3) Il cambiamento non dev'essere imposto, sarebbe infatti controproducente.
Fin da piccoli, minacciare un bambino impedendogli di fare qualcosa produce un trauma oltre che la maggiore curiosità di sperimentare il pericolo.
Concludendo, la dissonanza cognitiva è l'arte dell'incoerenza.
Nasconde la capacità di trovare una giustificazione, un alibi, un pretesto che riduca quello stato di disagio che provoca la presenza di due idee contrapposte.
La dissonanza può però trasformarsi in consonanza e generare uno stato di maggiore serenità.
Nella sfera finanziaria le abitudini degli italiani sono costellate da dimostrazioni di dissonanza cognitiva.
Superarle non è semplice, tanto più se sono radicate nel tempo.
Ma cambiare in meglio si può, e il Consulente può essere d'aiuto.
Dostoevskij diceva "colui che mente a sé stesso e dà ascolto alla propria menzogna, arriva al punto che più nulla di vero riesce a distinguere né in sé, ne intorno a sé".