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www.davideberto.it2024-10-11
  • Quanto ti costa annualmente la gestione del conto corrente bancario?
    Nelle scorse settimane, grazie a un’indagine condotta per Facile.it, è arrivata l’ennesima conferma della massiccia “operazione rincari” che le banche italiane stanno portando avanti a passo spedito nei confronti dei loro fedeli clienti.
    Nell’ultimo anno sono circa 11 milioni i titolari di conto corrente che hanno subito un aumento dei costi, il 27% dei possessori di un c/c.
    Aumenti che spesso passano inosservati e non balzano agli occhi dei correntisti distratti.
    Il 16,6% degli intervistati ha infatti dichiarato di non sapere se i costi del proprio conto corrente siano o meno aumentati nel 2019.
    Ma la percentuale più sorprendente è il 20% delle famiglie che ha risposto di ignorare del tutto quali siano i costi.
    E’ dietro a queste ultime percentuali che è possibile cogliere la facilità con cui le banche fanno lievitare i costi proprio ai clienti più fedeli, che in teoria dovrebbero essere invece premiati per l’attaccamento che anno dopo anno dimostrano di avere con la propria banca.
    Come certifica ogni anno anche Banca d’Italia, chi ha un conto da oltre 10 anni con lo stesso istituto di credito paga almeno il doppio di chi invece l’ha aperto nel corso dell’ultimo anno, anche presso la stessa banca.
    Nonostante queste differenziazioni, il grado di fidelizzazione della clientela resta molto elevato e rimane bassa la tendenza a rinegoziare le condizioni anche all’interno del medesimo istituto.
    Anche quando si lamentano, i correntisti faticano anche solo a pensare di provare a cambiare banca.
    Chi trasforma in realtà questo desiderio, e si impegna a cercare una soluzione diversa, è appena l’8% dei possessori di conto corrente (dato più basso in assoluto tra i settori monitorati dall’indagine: assicurazioni, mutui, telefonia, energia).
    Oggi è ancora la prossimità, fisica o familiare, a dettare la scelta della banca.
    Un correntista su tre (il 32,8%) sceglie di aprire il conto nella filiale più comoda, mentre il 15,2% decide di diventare cliente della banca in cui hanno già il conto i propri genitori.
    Solo il 15% dei rispondenti ha dichiarato che la scelta è stata fatta servendosi di un comparatore online o, più in generale, attraverso internet.
    Ed è nella pigrizia conclamata dei clienti che le banche trovano terreno fertile per procedere con i loro rincari.
    Pensaci.

    Buona lettura!
  • 1 - A VENT'ANNI DALLO SCOPPIO DELLA BOLLA

    Vent’anni fa, era il 10 Marzo del 2000, la Bolla di Internet si gonfiò ai massimi.
    L’indice Nasdaq della Borsa americana, pieno zeppo di aziende high-tech (e in particolare di dot.com) aveva superato i 5.000 punti.
    Ma l’euforia per il futuro della New Economy scoppiò il giorno successivo e iniziò un lungo declino, durato per due anni fino al minimo di 1.108 punti toccato il 9 Ottobre 2002.
    Un crollo dell’80% dal quale la Borsa tecnologica americana ha impiegato poi 13 anni per riprendersi.
    Lo scorso 19 Febbraio, prima dell’effetto coronavirus, il Nasdaq ha fatto segnare un nuovo record storico a 9.817 punti, quasi il doppio di 20 anni fa.
    Oggi il Nasdaq è a quota 7.350 punti (-25% il ribasso nelle ultime settimane), e resta l’interrogativo se non siano troppo ottimiste le previsioni di crescita dei profitti di big come Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet e Facebook, le società più grandi al mondo per capitalizzazione di Borsa.
    Di queste 5, solo Microsoft era protagonista del boom di 20 anni fa, ma all’epoca il suo business (vendita di software per pc) era ben diverso dall’attuale (servizi in cloud).
    La cosa più importante, rispetto al passato, è che oggi le aziende tecnologiche realizzano davvero profitti e generano flussi di cassa, la liquidità disponibile per operare.
    Vent’anni fa invece bastava aggiungere “.com” al nome di un’azienda per quotarla al Nasdaq a prezzi stratosferici, anche senza un business plan sostenibile.
    Pets.com, ad esempio, vendeva online prodotti per animali e, seppur in profondo rosso, spendeva milioni per farsi pubblicità in tv; quotata nel Febbraio 2000 è fallita soltanto nove mesi dopo.
    Non solo per cattivi affari, ma per aver truffato sui bilanci, è scomparsa Worldcom nel 2002, per la più grande bancarotta dell’epoca.
    Fra le top ten del 2000, sono scomparsi dal listino dei titoli quotati il produttore di pc Dell (tornato privato sotto la guida del suo fondatore Michael Dell), e il primo portale online Yahoo! comprato dal gruppo telecom Verizon.
    Ai vertici sono rimasti il gigante dei semiconduttori Intel, e il leader nelle infrastrutture internet Cisco, ma entrambi molto ridimensionati se si pensa che valgono rispettivamente il 40 e il 63% in meno.
    Due dei big di oggi non esistevano neppure 20 anni fa: Alphabet e Facebook, le cui valutazioni non sono basse ma comunque ben lontane dalla pura follia di allora.
    Eccezionale è stato invece l’exploit di Apple che nel 2000 era appena tornata sotto la guida del suo fondatore Steve Jobs, dopo aver quasi rischiato la bancarotta.
    All’epoca valeva solamente una ventina di miliardi di dollari.
    Nonostante una performance del 6.000%, la sua valutazione attuale rimane contenuta, con un p/u (rapporto tra prezzo del titolo quotato e gli utili dell’azienda) poco sopra 20 grazie alla montaga di profitti generati dai prodotti e servizi, ormai di culto, targati Mela.
    In generale il mercato odierno è molto diverso rispetto a quello del 2000.
    La Federal Reserve (banca centrale americana) allora stava alzando il costo del denaro, mentre ora lo sta abbassando ai minimi storici.
    La folle euforia di allora aveva inoltre contagiato moltissimi piccoli investitori che andavano a comprare i titoli azionari all’impazzata, mentre in pochi hanno partecipato al rialzo del Toro iniziato nel 2009.
    Su tutto il mercato (e sull’economia mondiale) pesa ora l’incognita Coronavirus.
    Il ceo Apple, Tim Cook, ha già avvisato che fatturato e profitti dell’azienda saranno inferiori al previsto.
    Il peggio del contagio in Cina sembra però passato.
    Ma ora che il virus si estende a Europa e Stati Uniti, in pochi hanno il coraggio di comprare al Nadsaq nonostante prezzi molto probabilmente a sconto.
  • 2 - UNA TENDENZA INESORABILE

    Nostro malgrado si tratta della più importante sperimentazione mai organizzata.
    Sto parlando dello smartworking, visto che l’epidemia di coronavirus sta costringendo la Cina, l’Italia e non solo, a sperimentare il lavoro da casa.
    Andare in fabbrica e in ufficio può essere rischioso, così l’ufficio si può trasferire in salotto.
    A volte epidemie e calamità naturali possono accelerare il cambiamento.
    Il punto è: una volta terminata (spero presto …) l’emergenza si tornerà indietro alla vecchia organizzazione del lavoro?
    Le aziende potrebbero vedere in questa modalità organizzativa anche un modo per ridurre gli spazi, e di conseguenza i costi, se una parte dei dipendenti può lavorare da casa.
    Pochi però si sono accorti che in Italia è già in corso da tempo una sperimentazione di smartworking, seppure in un territorio circoscritto.
    La tragedia del ponte Morandi ha trasformato infatti Genova in un avamposto del lavoro smart.
    Nel capoluogo ligure realtà come Hitachi Rail, o Liguria Digitale, avevano già adottato il lavoro “agile” prima della caduta del ponte.
    Molte altre hanno dato il via a sperimentazioni per far fronte all’emergenza.
    In 300 dei 2.300 dipendenti di Ansaldo Energia, a due passi dal Morandi, lavorano da tempo da casa.
    Leonardo (1.770 dipendenti) lo ha introdotto a Settembre 2018, subito dopo il disastro, e ora lavora da remoto la metà del personale per un massimo di 10 giorni al mese.
    In Fincantieri il contratto integrativo aziendale è scaduto a Dicembre e il sindacato è determinato a chiedere che con il rinnovo venga introdotto lo smartworking.
    Comune di Genova, Regione Liguria, Città metropolitana, Camera di Commercio, Università, Alisa (il sistema sanitario della Regione Liguria), Asl 3 e 9 imprese private, hanno firmato un protocollo per lo scambio di informazioni e buone pratiche in merito.
    Di lavoro smart in Italia si era iniziato a parlare nel 2011.
    Nel 2017 una legge ne ha agevolato l’adozione, codificando la parità di retribuzione e il diritto alla disconnessione.
    L’applicazione del lavoro smart è poi rallentata.
    Tutte le aziende, si ritiene, dovrebbero avere a disposizione del personale un computer portatile che permetta l’accesso al server aziendale da remoto.
    Ulteriore passo sarebbe il trasferimento degli archivi su cloud, oltre all’utilizzo di Skype e di strumenti di video e conference call.
    Per le imprese si tratta di un cambiamento che porta con sé anche un nuovo approccio allo stile di leadership.
    Questo è forse l’aspetto più complicato da affrontare.
    Per quanto lento, il passaggio a un lavoro a distanza pare una tendenza confermata, che riguarda sempre più spesso anche le piccole imprese.
    Non soltanto Coronavirus, le emergenze sono anche altre.
    L’inquinamento delle città nella nostra pianura padana ad esempio.
    Anche in questo caso ridurre le auto e il traffico lavorando da casa può essere un aiuto.
  • 3- AMAZON A RATE

    Si tratta di un servizio disponibile da tempo negli Stati Uniti ma anche in diversi paesi europei, ora sdoganato anche in Italia.
    Sarà possibile fare acquisti su Amazon pagando poi a rate.
    L’avvio nel nostro Paese è avvenuto in sordina e senza proclami, ma il dado è tratto.
    Il big dell’e-commerce si è limitato a pubblicare all’interno della sezione assistenza clienti del marketplace una pagina in cui spiega nel dettaglio il funzionamento della rateizzazione.
    Il servizio è al momento disponibile solo per un ristretto gruppo di clienti selezionati in maniera causale.
    Progressivamente la platea si allargherà.
    Il saldo definitivo sarà quattro mesi dopo la spedizione del corriere, senza applicazione di interessi o oneri finanziari (poterebbero essere applicati eventualmente dal singolo istituto di credito del cliente).
    I paletti al servizio sono però numerosi.
    Gli acquisti a rate su base mensile sono consentiti soltanto per determinati nuovi prodotti venduti e spediti da Amazon.it, oltre che per i dispositivi della famiglia Amazon nuovi e ricondizionati certificati (Kindle o Echo ad esempio).
    Sono esclusi quindi i prodotti proposti dalle aziende esterne che si appoggiano alla piattaforma di e-commerce.
    Ci sono poi restrizioni anche per l’acquirente stesso.
    Per fruire della rateizzazione, l’utente dev’essere residente in Italia e possedere un account Amazon attivo da almeno un anno, cui è associata una carta di credito che scada almeno venti giorni dopo la data prevista per il pagamento dell’ultima rata.
    L’utente deve poi avere una solida reputazione di acquirente Amazon, ossia “una buona cronologia di pagamenti”, spiega la società.
    La dilazione di pagamento consiste in cinque rate mensili e non sarà possibile chiedere una diversa suddivisione dell’importo da pagare, anche se si potrà saldare in anticipo una o tutte le rate rimanenti.
    Non si potrà poi comprare un prodotto a rate fino a quando non sarà terminata la rateizzazione del precedente acquisto.
    Con la rateizzazione, infine, non è prevista la possibilità di effettuare il cambio dell’articolo.
    E il titolo Amazon, pre virus, continuava a ben comportarsi in borsa, anche perché il business dell’azienda non è solo quello legato all’e-commerce, caratterizzato tra l’altro da una contenuta marginalità, ma il prodotto vincente per la sua crescita è Amazon Web Services, ossia i servizi di cloud computing (tecnologie che permettono di elaborare, archiviare e memorizzare dati in rete) già in grado di generare crescenti profitti.
    Amazon sembra poi stia testando anche una nuova frontiera del mondo dei pagamenti.
    Starebbe infatti sperimentando un sistema per trasferire tutte le informazioni contenute nella carta di credito dentro l’immagine della mano.
    Oltre che su Amazon, al supermercato, al ristorante, nei negozi, si potrebbe così uscire pagando semplicemente appoggiando la mano su uno schermo che scannerizza il nostro palmo.
    Il progetto sarebbe ai primi passi, ma l'azienda avrebbe già iniziato a lavorarne con Visa e forse in futuro Mastercard, così come con le aziende emittenti le carte di credito.
    Jeff Bezos docet...
  • 4 - IL PIANO "ITALIA CASHLESS"

    Ricchi premi annuali, mensili e settimanali per acquirenti e commercianti che utilizzeranno la moneta elettronica.
    La nuova lotteria “cashless” in arrivo, se tutto va bene, dal 1° Luglio, mette in palio come premio annuale fino a 5 milioni di euro per i cittadini e un milione per gli esercenti.
    Ma ci saranno anche 20 premi mensili, di cui 10 da 100mila euro ciascuno riservati ai cittadini, e gli altri 10 da 20mila euro l’uno per gli esercenti.
    Dal 2021, poi, il cashless metterà in palio anche 30 premi settimanali equamente ripartiti tra chi compra e chi vende, con i primi che potranno sperare in premi da 25mila euro, e i secondi da 5mila euro l’uno.
    Queste sono solo alcune delle prime regole che i tecnici del Mef, e dell’amministrazione finanziaria, stanno definendo in questi giorni per far decollare il piano “Italia cashless” previsto dalla manovra di bilancio e dal decreto fiscale collegato per ridurre l’uso del contante e contrastare così l’evasione.
    Ogni euro speso (e giocato) darà diritto a un biglietto per un massimo di 1.000 euro a giocatore.
    Per giocare e partecipare alle lotterie, i cittadini e gli esercenti dovranno registrarsi al portale che Dogane e Monopoli dovranno predisporre con l’ausilio di Sogei.
    Sul “Portale Lotteria”, una volta registrati, sarà possibile ottenere il “codice lotteria”, la chiave di accesso per giocare una volta che il QR code sarà indicato nello scontrino.
    Sul portale verranno indicati i vincitori settimanali, mensili e annuali.
    Vincitori che verranno comunque informati anche dal Fisco a domicilio o tramite posta elettronica certificata.
    Per incassare il premio si avranno poi a disposizione 90 giorni da quello successivo alla pubblicazione del bollettino ufficiale dell’estrazione in Gazzetta.
    I premi attribuiti saranno completamente esentasse.
    Da un lato, infatti, non costituiscono reddito per il vincitore; dall’altro non saranno assoggettati ad alcun prelievo erariale.
  • 5 - PARLA ITALIANO (E VENETO IN PARTICOLARE) IL PIU' GRANDE PARCO TEMATICO COPERTO AL MONDO

    I primi a visitare il Dream Island di Mosca, il più grande parco tematico coperto al mondo inaugurato e aperto Sabato 29 Febbraio, sono stati un gruppo di mille bambini russi, molti dei quali con disagiate situazioni familiari.
    Ad accoglierli, oltre al sindaco di Mosca, anche il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.
    Siamo nella capitale della Russia, con termometro sottozero e cielo plumbeo, ma l’atmosfera che si respira all’interno di Dream Island è molto italiana.
    Delle 27 attrazioni, più della metà sono infatti state realizzate da aziende italiane, venete in particolare.
    Come se non bastasse è italiano anche Stefano Cigarini, il consulente strategico di tutto il progetto.
    Le aziende italiane artefici delle giostre sono infatti la Antonio Zamperla di Altavilla Vicentina, il regno italiano delle giostre, la Sbf di Casale di Scodosia in provincia di Padova, la Visa International, sempre padovana ma di Montagnana, e la Fabbrigroup di Calto, in provincia di Rovigo.
    Non è veneta, ma di Reggio Emilia invece, la Preston&Barbieri.
    Più della metà delle giostre del parco sono italiane, e l’Italia è da sempre tra i primi paesi al mondo nella progettazione e produzione di giostre e attrazioni che ritroviamo ormai ovunque, dalla Cina agli Stati Uniti, agli Emirati Arabi.
    Il testa a testa nel settore è con la Germania, altro paese ben rappresentato all’interno di Dream Island.
    Per la realizzazione dell’intero parco, saranno spesi in totale più di un miliardo di dollari, per tre anni e mezzo di tempo dall’inizio del cantiere alla sua inaugurazione.
    Senza sosta e lavorando anche a -15 gradi.
    Il tutto ha un’importante estensione al coperto, per rendere le attrazioni fruibili tutto l’anno e non solo nei mesi estivi.
    Il soffitto è alto oltre 33 metri, e anche grazie a queste altezze le attrazioni possono essere imponenti e realizzate su più piani.
    All’inizio l’idea era quella di replicare il modello Disney, col tempo però ci si è resi conto che rimanere legati solo alla Dreamworks avrebbe limitato il progetto.
    Si è così ritenuto più utile avere diversi partner e acquistare le licenze dei vari personaggi che sono entrati a far parte del parco.
    I temi sono 9, tra cui Hello Kitty, i Puffi, le tartarughe Ninja, Mowgli, la regina delle nevi …
    Per entrare nel parco tematico (l’ingresso intero costerà 2.900 rubli pari circa a 40 euro) si passa da un grande centro commerciale aperto gratuitamente a tutti, diviso in 4 spicchi che rappresentano 4 diverse città con i loro monumenti: Roma, Barcellona, Los Angeles e Londra.
    Al centro degli spicchi, ovviamente, Mosca.
    I 250 negozi e i 50 ristoranti del centro commerciale si aprono alla base di edifici che riproducono il Colosseo o Casa Batlò, facendo immaginare di camminare tra le vie delle 4 città.
    Dream Island si estende per 24 ettari e avrà la capacità di attrarre oltre 12 milioni di visitatori all’anno.
    Si stima soprattutto da Russia, Cina, Regno Unito, Germania e, nuovamente, Italia.
  • 6 - IL FUTURO DELLE SCARPE SPORTIVE AFFIDATO AI ROBOT

    Una fabbrica completamente automatizzata in grado di assemblare scarpe su misura, grazie a robot sofisticati che maneggiano materiali e informazioni tecniche digitalizzate, realizzando prodotti sempre più specifici e personalizzati.
    Questa è la nuova Speedfactory Adidas di Ansbach in Baviera.
    4.600 metri quadrati di modello da seguire quando si parla di robotica applicata alla produzione industriale, coniugando la stampa 3D e una realizzazione incredibilmente rapida in grado di accorciare i tempi di attesa di tutta la filiera.
    Per Adidas, la Speedfactory rappresenta “una struttura che permetterà alla società di esplorare, testare e co-creare con i consumatori nuovi modelli, nonché inventare e reinventare il design definendo il futuro del marchio”.
    Al primo stabilimento tedesco inaugurato a fine 2017, è seguito lo stabilimento Adidas di Atlanta (Georgia - USA).
    Se il precedente ciclo produttivo asiatico durava 60-90 giorni, quello delle Speedfactory ne dura appena uno.
    Il segreto della produzione risiede anche nella tecnica Primeknit, che non richiede assemblaggio della tomaia, interamente creata da un filo stampato in 3D come se fosse lavorata a maglia.
    La factory consente una flessibilità produttiva al punto da poter creare anche un solo paio di sneaker personalizzate e assolutamente uniche.
    Nonostante questa incredibile innovazione, Adidas assembla ancora nelle sue fabbriche asiatiche il 97% di paia delle 360 milioni prodotte annualmente.
    E’ probabile che nel corso del 2020 i due stabilimenti di Ansbach ed Atlanta vengano, proprio in Asia, replicati presso due importanti fornitori del colosso tedesco dell’abbigliamento sportivo.
    In questo modo l’azienda intende migliorare l’utilizzo della capacità produttiva esistente, aumentandone la flessibilità e contenendone al tempo stesso i costi.
  • 7 - 5 PUNTI DA TENERE A MENTE NEI PERIODI DI FORTE VOLATILITA' (1di2)

    Inevitabilmente i mercati finanziari possono essere soggetti a periodi di volatilità, durante i quali la fiducia degli investitori può essere messa a dura, durissima prova.
    Occorre però considerare che:
    > La volatilità è parte integrante degli investimenti a lungo termine
    I mercati finanziari non amano l'incertezza e sono inclini a reagire in modo eccessivo agli eventi che pregiudicano le prospettive a breve termine.
    Come investitore, in questi periodi, è importante essere in grado di fare un passo avanti e mantenere una mentalità il più possibile aperta.
    Per avere questa mentalità e una prospettiva di investimento a più lungo termine, che accetta la volatilità di breve periodo, gli investitori dovrebbero iniziare ad avere una visione più distaccata degli investimenti.
    So perfettamente che questo non è semplice, ma questo esercizio aiuta a restare concentrati sugli obiettivi di investimento a lungo termine, e permette agli investitori di sfruttare i prezzi più bassi invece che frenare le perdite attraverso una vendita dettata dall'emotività e realizzata a prezzi minori.
    > Nel lungo termine il rischio azionario è sempre stato premiato
    Gli investitori azionari sono ricompensati per il rischio aggiuntivo che devono affrontare con rendimenti medi più elevati nel lungo periodo, rispetto, ad esempio, agli investitori in titoli del debito pubblico (obbligazioni sovrane).
    E' inoltre importante ricordare che il rischio non equivale alla volatilità.
    Nel lungo termine i prezzi delle azioni sono determinati dagli utili aziendali, e generalmente superano tutti gli altri tipi di investimento in termini reali.
    > Le correzioni di mercato creano molto spesso delle opportunità interessanti
    Le correzioni sono una tipica caratteristica dei mercati azionari, ed è normale vederne più di una nel corso di un ciclo di mercato rialzista.
    Una correzione al ribasso del mercato azionario può essere un buon momento di ingresso a mano a mano che le valutazioni dei titoli diventano più attraenti, offendo così agli investitori la possibilità di generare rendimenti superiori alla media nel momento in cui il mercato rimbalza.
    Alcuni dei peggiori cali storici del mercato azionario sono stati seguiti da rimbalzi importanti.
    E' dunque importante non farsi prendere dall'emotività del momento.
    > Una strategia "start and stop" non funziona nel mondo degli investimenti
    Coloro che rimangono investiti anche nei momenti di volatilità, beneficiano tipicamente della tendenza al rialzo a lungo termine dei mercati azionari.
    Quando gli investitori cercano di cronometrare il mercato, fermando e riavviando poi i loro investimenti, possono correre il rischio di intaccare i rendimenti futuri perdendo i migliori giorni di ripresa del mercato e le opportunità di acquisto più interessanti che si rendono disponibili durante i periodi di pessimismo.
    La mancanza di soli 5 dei migliori giorni di performance sul mercato può avere un impatto significativo sui rendimenti a lungo termine.
    > I vantaggi di un investimento regolare si accumulano
    Indipendentemente dall'orizzonte temporale di un investitore, è importante investire regolarmente una certa quantità di denaro in uno strumento di investimento, ad esempio ogni mese o bimestre.
    Questo è l'approccio tipico del Piano di Accumulo (PAC), noto anche come "media dei costi" in quanto, nelle fasi di mercato negative, aiuta ad abbassare il costo medio degli acquisti dei fondi in attesa dei certi periodi di rialzo.
    Nonostante il risparmio regolare in un mercato in calo possa sembrare controintuitivo per gli investitori che cercano di limitare le perdite, è proprio in questi momenti che si possono realizzare alcuni dei migliori investimenti, perché i prezzi degli asset sono più bassi e beneficeranno maggiormente dei rimbalzi del mercato.
    E' importante che gli investitori rivedano periodicamente il proprio portafoglio e, ove necessario, lo adeguino.
  • Il vaccino per il Coronavirus al momento non esiste ancora.
    Il vaccino di chi investe e pianifica economicamente e finanziariamente il proprio futuro, in questo momento, invece esiste ed è quello delle 3C:

    Consapevolezza (che nei numeri e nella statistica occorre avere fiducia)
    Calma (se sono consapevole so mantenere anche la calma in attesa di superare il difficile momento)
    Coraggio (di rimanere fedeli al piano pattuito in partenza)

    Buon senso e lucidità.

    Ti auguro, il più possibile, di trascorrere un sereno fine settimana.
    Un caro saluto,

    Davide