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Dal punto di vista finanziario l’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato strepitoso.

Un anno stellare, un anno da guinness dei primati per i risparmi.

Fin da Gennaio ci è sempre stato ripetuto che l’incertezza avrebbe regnato sovrana.

Altro che incertezza, nonostante il sentiment degli investitori, la cui propensione al rischio nei primi mesi dell’anno dopo il complicatissimo 2018  è crollata scatenando una vera e propria fuga dagli asset più rischiosi, dalle borse (azioni) ai bond (obbligazioni) i nuovi record segnati sui monitor sono stati davvero tanti.

Nel 2019 i mercati si sono portati molto avanti rispetto all’economia reale, grazie soprattutto al sostegno incondizionato delle banche centrali il cui scopo è stato quello di evitare una possibile recessione.



Borse globali ai massimi storici

E’ stata Atene la regina delle borse mondiali nel 2019, con un rialzo dell’indice Bs Ase addirittura del 50%.

Seguono Buenos Aires e l’indice tecnologico Nasdaq di New York (+37%).

In Europa, dopo la piazza sotto al Partenone, c’è Bucarest (+35%), mentre Milano (Ftse Mib +29%) è la seconda nell’Eurozona nonostante un’economia tricolore tuttora in fase di rallentamento, e le previsioni sul Pil stimino un rialzo frazionale, ben sotto l’1%, per il 2020.

Complessivamente il listino principale di Borsa Italiana ha raggiunto quota 655,6 miliardi di capitalizzazione, vale a dire il 37% del Pil del paese.

Nel 2018, con 543 miliardi (-20% la perdita annua di Borsa) valeva il 33,5% del Pil.

L’indice rappresentativo delle Borse mondiali, l’Msci World, è cresciuto nel corso dell’anno del 26% superando per la prima volta nella storia i 1.800 punti.

Una performance sicuramente imprevista a inizio anno, quando tutti gli investitori erano invece preoccupati per la retromarcia sulla politica monetaria annunciata a Dicembre 2018 dal governatore della Federal Reserve (banca centrale americana) Jerome Powell.

Lo stesso governatore, più volte “sollecitato” anche da Trump, ha poi cambiato rotta aprendo a nuove politiche espansive, confermate dal triplice taglio dei tassi tra Luglio e Ottobre.

La capitalizzazione dei listini globali nell’ultimo anno è salita molto e si trova ora a quota 17mila miliardi di dollari.


S&P 500 oltre i 3.200 punti, Nasdaq oltre i 9.000

Con un rialzo vicino al 30% l’indice S&P500 della Borsa di Wall Street, il più importante indice azionario al mondo, ha superato per la prima volta la soglia dei 3.200 punti.

L’indice invece delle aziende tecnologiche, il Nasdaq, forte di un rialzo complessivo addirittura del 37%, ha superato come non era mai accaduto i 9.000 punti.

Occorre pensare che questo stesso indice nel corso del 2000, in seguito allo scoppio della bolla dei titoli Internet, era piombato dagli oltre 5.000 sotto quota 1.000 punti.

Ora vale quasi il doppio dei livelli massimi raggiunti durante quella bolla finanziaria.

Quanto alle Borse europee, si tratta invece di un guinness solamente parziale.

L’indice Eurostoxx è tornato sui massimi del 2015, il già citato Ftse Mib milanese si è riportato a 23.500 punti, massimi da Maggio 2018, mentre al Dax30 di Francoforte mancano appena 3 punti percentuali per portarsi laddove non è mai arrivato prima.


Le big oltre i 1.000 miliardi

Di seduta in seduta Apple e Microsoft gareggiano per la classifica del titolo a maggiore capitalizzazione mondiale.

Apple vale oggi 1.250 miliardi di dollari, Microsoft 1.200 miliardi.

Da sole pertanto quasi il doppio dell’intero listino azionario italiano …

Nel corso del 2019 entrambe le società hanno superato la barriera dei 1.000 miliardi, soglia a cui non sono molto lontane nemmeno Google (la sua holding Alphabet capitalizza 940 miliardi) e Amazon (a quota 890 miliardi).

A livello globale il primato assoluto l’ha comunque conquistato Saudi Aramco: il gigante petrolifero saudita, appena sbarcato sul listino domestico Tadawul, ha superato i 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione.


Bond globali a 56mila miliardi

Causa le attese dei rialzi dei tassi, doveva essere un anno pericoloso per il mercato obbligazionario.

Il 2019 è stato invece un altro anno da record, complice l’atteggiamento espansivo delle banche centrali.

Come ricorda infatti Morgan Stanley, su un panel di 32 grandi banche centrali al mondo ben 20 hanno tagliato i tassi di interesse.

Con il punto più alto toccato ad Agosto, i forti acquisti sui bond hanno spinto sui massimi il valore delle obbligazioni a tassi negativi, quelle in cui paradossalmente è il creditore a pagare una commissione al debitore.

A fine 2019 il controvalore dei bond negativi al mondo è sceso sotto i 12mila miliardi: una cifra comunque elevatissima, corrispondente a poco meno del 20% del totale dei titoli obbligazionari in circolazione.


Btp a 10 anni sotto l’1%

Nel corso dell’anno appena concluso, per la prima volta il rendimento del Btp decennale è sceso sotto l’1%, fino allo 0,82% della chiusura del 4 Settembre.

A fine 2019 il rendimento del titolo è salito all’1,4%.

Si tratta in ogni caso di 150 punti base in meno rispetto ai valori di Gennaio.


Eurirs ed Euribor ai minimi

A Ferragosto sono finiti sottozero gli indici Eurirs, quelli che sommati allo spread determinano l’entità del tasso da pagare per tutta la durata di un mutuo a tasso fisso.

Non era mai accaduto.

L’andamento degli Eurirs segue da vicino il rendimento dei Bund tedeschi, il cui minimo storico ha trascinato al ribasso anche i livelli degli Eurirs stessi.

Sono così scesi di conseguenza anche i tassi offerti dalle banche sui mutui, spingendo molti italiani a valutare l’opzione della surroga.

Dai tassi fissi ai variabili, anche gli Euribor sono piombati su dei livelli inediti.

L’Euribor a 3 mesi è sceso fino al -0,4%, mentre quello a 1 mese in area -0,45%.

Anche in questo caso si tratta del livello più basso mai segnato nella storia dell’Eurozona.


Focus America: il rally di Wall Street ha piedi d’argilla?

Come visto, nel corso del 2019 Wall Street ha registrato performance da capogiro nonostante gli utili delle aziende abbiano stentato, e nonostante anche il rallentamento fatto segnare dall’economia globale.

La Borsa americana sembra infatti inarrestabile e ha chiuso l’anno con rialzi da incorniciare.

Di record in record Wall Street pare davvero sfidare la legge di gravità, e forse anche quella del buon senso.

Le giustificazioni date a questo super-rally sono molteplici.

La prima è certamente il raggiungimento dell’intesa tra Stati Uniti e Cina sul commercio.

Per mesi i continui tira e molla nelle trattative tra le parti hanno tenuto gli investitori con il fiato sospeso.

L’ufficializzazione dell’accordo prevista per Gennaio contribuirà a sgombrare il campo dalle incertezze che per mesi hanno condizionato i mercati.

Ma è anche vero che l’intesa (di cui non si conoscono ancora i dettagli) riguarderà solo una parte dei temi oggetto di controversia. Tutta la delicata partita della tecnologia, per esempio, resta ancora da affrontare.

Un altro motivo del rally è legato al fatto che le imprese americane quotate hanno mediamente superato le attese degli analisti sui loro utili.

A Wall Street, secondo Reuters, il 75% delle imprese nell’ultimo trimestre ha battuto le stime, il 7% ha centrato le previsioni e solo il 18% le ha tradite.

Peccato però che le stime che oggi le aziende battono fossero state drasticamente ribassate nei mesi scorsi.

Brindare oggi perché le stime vengono battute, insomma, è un po’ come festeggiare per essere arrivati penultimi solo perché si temeva di arrivare ultimi.

Il rally della Borsa viene giustamente spiegato anche con la svolta accomodante della Federal Reserve.

Non solo Powell ha tagliato i tassi, ma da metà Settembre ha anche lubrificato il mercato con 330 miliardi di dollari di liquidità iniettati per far fronte alle turbolenze sul mercato interbancario.

Le quotazioni della Borsa americana viaggiano sui massimi storici non solo in termini assoluti, ma anche in rapporto a utili e patrimonio: nell’ultimo decennio l’indice S&P500 ha quotato in media 15 volte gli utili attesi e 2,6 volte il patrimonio.

Oggi questi multipli si attestano rispettivamente a 19 e 3,6 volte.

Per offrire un termine di paragone, l’indice azionario europeo S&P Europe350 ha un rapporto prezzo/utili attesi di 17 volte, e un rapporto prezzo/patrimonio di 2 volte.

Secondo molti analisti queste valutazioni a premio di Wall Street riflettono il crescente peso all’interno del listino di un comparto, quello della tecnologia, storicamente più “caro”.

Anche se non siamo di fronte a una bolla speculativa, è opinione piuttosto condivisa che il mercato attualmente non sia a buon prezzo.

Se il mercato finanziario americano ha corso tanto in questi anni è anche perché le stesse società quotate hanno sostenuto i corsi azionari con ingenti piani di riacquisto di azioni proprie (buyback in gergo).

Si calcola che in 10 anni siano stati impiegati dalle aziende a tale scopo ben 3.600 miliardi di dollari, più della liquidità immessa sul mercato dalla Fed.

Questo massiccio riscorso ai buyback è stato spesso finanziato a debito, approfittando delle favorevoli condizioni di mercato, e ciò ha in parte contribuito al peggioramento dei bilanci delle aziende e alla crescita del debito societario che in questi anni è arrivato a valere il 75% del Pil americano.

Un altro fattore di vulnerabilità che oggi, con un’economia in crescita e con i tassi bassi, viene trascurato, ma che in un contesto diverso potrebbe essere destabilizzante.



Alla luce quindi di un 2019 molto positivo, come potranno comportarsi i mercati nel corso del 2020?

Ovviamente non mi è dato saperlo.

Non amo poi certo avventurarmi in inutili previsioni.

I titoloni e i sensazionalismi giornalistici che vedo in questi giorni non porteranno da nessuna parte.

Il mercato è il mercato, non si può fare altro che lasciarlo lavorare.

Quello che importa, è che per cogliere appieno le opportunità dei mercati finanziari servono due cose molto importanti: il TEMPO per sopportare gli eventuali momenti negativi, e per lo stesso motivo la FORZA EMOTIVA.

I ritorni degli investimenti sono molto spesso dettati più dai nostri comportamenti che dai mercati stessi.

Ecco, su questo aspetto possiamo e dobbiamo lavorare.

Warren Buffett diceva sempre “i mercati finanziari sono una macchina per trasferire ricchezza da chi non ha pazienza a chi invece ne ha”.

Tu  da che parte vuoi stare?


Buon 2020!

Un caro saluto,


Davide