Il TFR del dipendente nel suo Fondo Pensione: i vantaggi per l'azienda
Risale a Marzo 2018 il mio articolo dedicato ai 7 diversi motivi per cui un lavoratore dipendente dovrebbe aprirsi il Fondo Pensione (e destinarci il TFR).
Oggi, con questo nuovo articolo, voglio parlarti dei vantaggi lato azienda di tutto questo.
Andiamo allora!
Sono passati quasi 15 anni dall'entrata in vigore della riforma della previdenza complementare (fu introdotta il 1° Gennaio del 2007), ma le adesioni al secondo (quello dei fondi pensione di categoria) e al terzo pilastro pensionistico (quello dei
fondi pensione aperti delle SGR e dei PIP assicurativi) sono ancora molto, molto indietro.
Sono infatti ancora pochi i lavoratori autonomi ad aver sottoscritto una soluzione di previdenza integrativa, ma anche sul fronte del lavoro dipendente il tasso di partecipazione è insoddisfacente.
Pensa, infatti, che quasi il 75% dei lavoratori dipendenti preferisce ancora mantenere il proprio
TFR in azienda, senza attivare di conseguenza alcuna forma di pensione complementare.
Ma sul funzionamento del Trattamento di Fine Rapporto persistono ancora importanti incomprensioni, diffidenze ed errate convinzioni, non solo dalla prospettiva del lavoratore dipendente, ma anche da quella del datore di lavoro.
In altre parole, sono spesso le stesse aziende a nutrire molte perplessità sul trasferimento del TFR dei propri dipendenti alle forme di previdenza complementare, anche soprattutto perché la gran parte di esse (purtroppo) ancora utilizza questa risorsa
come fonte
di autofinanziamento, e a questo utilizzo non intende rinunciarvi.
Tra molti imprenditori, insomma, è ancora radicata la convinzione per cui destinare alla previdenza complementare il TFR dei dipendenti porterebbe maggiori costi in capo all'azienda.
In realtà, dati e norme alla mano, è esattamente il contrario.
Per l'impresa che prende questa strada sono infatti previste misure compensative e vantaggi fiscali, quasi sempre ignorati ma molto significativi.
Ma prima di elencarli, occorre comprendere a fondo che il TFR, per un'azienda, è debito certo, non liquidità a buon mercato.
E' una somma di pertinenza del dipendente.
Una sicura uscita futura di denaro che, se non gestita e pianificata correttamente nel corso del tempo, appesantirà le dinamiche finanziarie aziendali ogni volta che un dipendente cesserà il suo rapporto professionale.
Non allora una fonte con cui pagare fornitori e altre spese correnti.
Caro imprenditore, se non ci hai già messo la testa, sarebbe meglio iniziare a pensarci il prima possibile, per non dover ricorrere un domani all'utilizzo di mezzi propri, o, peggio, a un affidamento bancario che porterebbe con se il pagamento di conseguenti
interessi passivi.
Detto questo, eccoti spiegati i vantaggi a cui va incontro l'azienda che versa i flussi del TFR maturando dei propri dipendenti alla (loro) previdenza complementare.
VANTAGGI AZIENDA
> Esenzione della rivalutazione annua del TFR.
Il codice civile stabilisce che ogni datore di lavoro deve annualmente rivalutare la quota di TFR maturata dal lavoratore e trattenuta in azienda con un tasso di interesse pari all'1,5% più il 75% dell'indice dei prezzi al consumo.
Nei periodi in cui l'inflazione aumenta, aumenta di conseguenza anche il costo della rivalutazione annua del TFR.
Tale rivalutazione, negli ultimi 10 anni, si è attestata mediamente all'1,8% annuo.
Tutto questo si applica allo stock totale di TFR, comprensivo delle rivalutazioni degli anni precedenti.
In sostanza, l'azienda che non agisce si ritrova a pagare interessi sugli interessi già maturati nel corso degli anni precedenti.
Se il TFR è invece versato periodicamente al fondo pensione del dipendente, sarà il gestore del fondo pensione, tramite la miglior gestione finanziaria possibile dello stesso, ad avere la responsabilità dei rendimenti nei confronti del cliente-dipendente.
Nessun onere sarà così più in carico all'azienda.
Lato dipendente, sempre negli ultimi 10 anni, un fondo pensione aperto ha reso il 3,7% medio annuo.
La linea azionaria ha raggiunto una media di rendimento annua addirittura del 5,4%.
Come puoi comprendere, parliamo di tanta, tanto differenza anche per le tasche del dipendente, oltre alla minor tassazione prevista in uscita.
> Esenzione del versamento al fondo di garanzia INPS.
Il Fondo di garanzia per il Trattamento di Fine Rapporto, istituito nel lontano 1982, interviene a pagare il TFR del lavoratore nel caso in cui la sua azienda fallisca.
Partecipa a questo fondo ogni impresa, con un versamento pari allo 0,20% del monte retributivo lordo di tutti i dipendenti che hanno scelto di lasciare in azienda il proprio TFR.
Lo 0,40% per i Dirigenti delle aziende industriali.
L'azienda, al contrario, è dispensata da quest'obbligo nel caso in cui i flussi di TFR siano indirizzati a forme di previdenza complementare.
> Deduzione dal reddito di impresa.
Il legislatore ha previsto che l'impresa può dedurre dal suo reddito il TFR destinato alla previdenza complementare nella misura del 4%.
Tale percentuale sale al 6% in caso di imprese con un numero inferiore ai 50 dipendenti al 31/12/2006.
> Riduzione degli oneri fiscali "impropri".
Una seconda misura compensativa prevista riguarda la diminuzione del costo del lavoro attraverso una riduzione degli oneri sociali per gli assegni familiari, per maternità e disoccupazione, dal 2014 pari allo 0,28%.
UN CASO CONCRETO
Per comprendere meglio ciò di cui sto parlando, e soprattutto per capire a quanto possa ammontare tutto questo, immaginiamo il caso di un'azienda con 10 dipendenti, nessuno dei quali ha chiesto di versare il TFR maturando alla propria forma di previdenza
integrativa.
Tutto il TFR viene pertanto lasciato in azienda.
Ipotizzando un costo medio della retribuzione pari a 25.000 € l'anno per ciascun dipendente, otteniamo un monte retributivo lordo di 250.000 €.
Il TFR annuo ammonta al 6,91% di questo totale, ovvero 17.275 €.
Vediamo ora di quantificare il risparmio fiscale per l'azienda nel caso in cui tutti i suoi dipendenti avessero aderito a un loro personale fondo pensione.
> Esenzione rivalutazione annua del TFR.
Ipotizzando un tasso cumulativo (1,5% fisso + 75% inflazione) pari al 2%, il risparmio ammonterebbe a 345,50 € l'anno.
> Esenzione versamento al fondo di garanzia INPS.
Come visto, stiamo parlando dello 0,20% sul montante retributivo lordo totale di 250.000 €.
Il risparmio ammonterebbe a 500 € l'anno.
> Deduzione del 6% del TFR dal reddito d'impresa.
Su 17.275 € di TFR, il 6% ammonta a 1.036,5 €.
Essendo l'aliquota IRES pari al 24%, il risparmio effettivo per l'azienda ammonterebbe a 248,76 € l'anno.
> Riduzione degli oneri fiscali.
Lo 0,28% sulle retribuzioni annue lorde di 250.000 € porta a un risparmio di 700 € l'anno.
Sommando tutte queste voci, l'azienda otterrebbe un risparmio totale annuo di 1.794,26 €.
Su un TFR, sempre annuo, di 17.275 € si tratterebbe di un risparmio pari al 10,39%.
CHIUSURA
Il miglioramento del conto economico di ogni impresa passa, come logico, dall'aumento dei ricavi e dalla riduzione dei costi.
Se sul primo punto il Consulente Finanziario non ha alcun potere, sul secondo mi piace sempre portare a conoscenza dell'imprenditore e della sua impresa che il TFR è un costo che l'impresa stessa non può eliminare, ma che può certamente ottimizzare.
Il raggiungimento di questo processo di ottimizzazione richiede che tutte queste dinamiche siano chiare all'imprenditore.
Al tempo stesso però dev'essere chiaro anche al lavoratore dipendente che scegliere di destinare il suo TFR alla propria personale soluzione di previdenza complementare non è far danno al suo datore di lavoro. Anzi.
E' con questa consapevolezza che tutto il processo può essere ottimizzato, e portare così a una situazione win-win per tutti.
Anche perché, se oltre al TFR l'azienda versasse al fondo pensione del proprio dipendente un importo aggiuntivo (un premio di produzione ad esempio), quest'ultimo non subirebbe la tradizionale trattenuta contributiva INPS del 23,81%.
Sarebbe infatti previsto solo un (molto più contenuto) contributo si solidarietà del 10%, con un conseguente notevole risparmio fiscale.
Sarebbe un pò come dire che per ogni 1.000 € di premio versato dall'azienda, al lavoratore (in previdenza complementare) ne resterebbero 900 anziché 761,90.
138 € di minori tasse in un colpo solo, li vogliamo buttare via?
Non è allora tutto questo un motivo in più per guardare assieme, aziende e lavoratori, con lucidità e rinnovato ottimismo alla previdenza complementare e ai fondi pensione?
Pensa a quanti dipendenti ha la tua azienda, a quanto ammonta il totale delle loro retribuzioni lorde, e qual'è lo stock di TFR presente oggi in azienda.
Fatto?
Sono numeri piuttosto importanti per la tua realtà, vero?
Quanto allora può risparmiare la tua azienda moltiplicando tutti i vantaggi visti sopra per N dipendenti, per i prossimi N anni?
Spero di aver esposto tutte queste informazioni, anche piuttosto tecniche, in maniera chiara e utile per chi ha veramente a cuore le buone sorti della propria impresa.
Una corretta pianificazione nella gestione del TFR è un circolo virtuoso dove tutti hanno dei vantaggi, sia l'azienda che i suoi dipendenti.
Il tema è decisamente "caldo" e merita a mio avviso una consulenza personalizzata, nella quale sarà possibile approfondire assieme le esigenze della tua azienda, dati e numeri alla mano.
Non esitare a contattarmi.
Come sempre, IO CI SONO.
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