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Grazie a "RITA" puoi uscire prima dal mondo del lavoro.

Grazie a

Il Fondo Pensione serve indiscutibilmente ad integrare la (più o meno) prossima pensione futura.
Il suo scopo dev'essere infatti quello di costruirsi, anno dopo anno versamento dopo versamento, una rendita utile ad integrare l'assegno pensionistico pubblico.
Il Fondo Pensione va visto come un accantonamento "vincolato", ed anche per questo gode di importanti vantaggi fiscali (deducibilità, ridotta tassazione...).
In pochi sanno però che il Fondo Pensione può essere anche una via d'uscita (way out) anticipata dal mondo del lavoro, questo grazie alla R.I.T.A. o Rendita Integrativa Temporanea Anticipata.

PRIMA DI TUTTO
Anche nella recente campagna elettorale, uno degli argomenti più trattati e caldi è stato sicuramente quello delle pensioni e dello stop alla legge Fornero.
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), nella persona di Christine Lagarde, ha più volte bacchettato il nostro paese in merito alla spesa troppo elevata per le pensioni.
Ricordo che quasi tutti i sistemi previdenziali funzionano a ripartizione.
Le pensioni vengono cioè pagate con i contributi che si raccolgono, mese dopo mese, dai lavoratori attivi.
Se i pensionati aumentano e i lavoratori diminuiscono, l'equilibrio viene meno.
Il nuovo governo sta pensando attualmente alla cosiddetta "quota 100" (somma dell'età anagrafica, con un minimo di 64 anni, e di quella contributiva), e alla quota 41 e 5 mesi di contributi senza vincoli anagrafici.
Penserebbe anche di intervenire sulle cosiddette "pensioni d'oro", in particolare sugli assegni superiori ai 5.000 € netti mensili nella parte non coperta dai contributi versati.

ALCUNI DATI
In Italia lavorano attualmente 62 persone su 100 nella fascia tra i 20 e i 64 anni, contro una media dell'Unione Europea di 72.
In Germania sono 79, in Francia 70, in Spagna 65.
Se si prende poi la componente femminile, l'Italia con il 52% è al penultimo posto prima solamente della Grecia a quota 48.
Oltre che sulle pensioni, in Italia si farebbe quindi bene a concentrarsi anche e soprattutto sul tema del lavoro.

Ma torniamo ora alla RITA.
La riforma previdenziale del 2017 ha dato vita a questo nuovo strumento che consente l'erogazione di un reddito in attesa del raggiungimento dell'età pensionabile.
Questo per dare una risposta al tema della flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, senza però gravare sulle casse dello Stato e, di conseguenza, con i soldi propri del soggetto che, dopo alcuni anni, andrà in pensione.
Per semplificare un pò le cose, la RITA è riservata a  coloro che negli anni sono stati previdenti e hanno versato al loro personale Fondo Pensione.
Attraverso la R.I.T.A., infatti, il lavoratore, per uscire anticipatamente dal mondo del lavoro, f arà ricorso, senza alcun costo, al proprio capitale accumulato nei fondi di previdenza complementare (Fondi Pensione o Piani Individuali Pensionistici) durante la vita lavorativa.
Fosse stata già presente a inizio 2012, la RITA avrebbe offerto agli esodati un "reddito ponte" tra il reddito di lavoro e il pensionamento, tale da ridurre la necessità da parte dello Stato di intervenire con diverse salvaguardie.
In quest'ottica, il Fondo Pensione va pertanto visto come un tesoretto che, incrementato nel tempo dal TFR aziendale e dal contributo aggiuntivo volontario del lavoratore, può essere riscosso in anticipo, parzialmente o totalmente a seconda delle esigenze, sotto forma di rendita mensile in attesa che si maturi il diritto alla pensione pubblica obbligatoria.

Per accedere alla RITA occorre possedere 3 requisiti:
- avere almeno 20 anni di contributi versati all'INPS;
- avere alle spalle almeno 5 anni di partecipazione al Fondo Pensione cui ci si deve rivolgere per usufruire dell'anticipo;
- dimostrare di essere senza lavoro, ed entro i 5 anni successivi si deve raggiungere l'età anagrafica per la pensione di vecchiaia (67 anni tondi).
Oppure, in alternativa: cessazione dell'attività lavorativa; inoccupazione, successiva alla cessazione dell'attività lavorativa, per un periodo superiore a 24 mesi; raggiungimento dell'età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i 10 anni successivi al compimento del periodo minimo di inoccupazione; almeno 5 anni di partecipazione al Fondo Pensione.

La RITA ha carattere generale e si applica a tutti i lavoratori aderenti alla previdenza complementare, inclusi i dipendenti pubblici.
Grazie alla RITA un lavoratore potrà quindi mettersi a riposo a 62 anni, cioè 5 anni prima rispetto alla soglia dei 67 anni previsti dalla legge.
Oppure, se il lavoratore è disoccupato, può anticipare di 10 anni la data del pensionamento ritirandosi a 57 anni.
In questo modo, la RITA, grazie alle soluzioni di Previdenza Complementare, consente quindi di programmare un'uscita anticipata dal mondo del lavoro.
Una way out incentivata in maniera importante anche sotto l'aspetto fiscale.
La tassazione prevista è infatti quella delle rendite erogate dalla previdenza complementare, con aliquota massima del 15% ridotta dello 0,30% ogni anno eccedente il quindicesimo di partecipazione a forme pensionistiche complementari, fino a un'aliquota minima del 9%.
Ad esempio, accedendo alla RITA, anche il TFR maturato e accantonato in un Fondo Pensione ante 2007 viene tassato al massimo del 15%, e non subisce quindi una tassazione che sarebbe altrimenti pesantissima e prossima anche al 45%.

Tirando quindi le conclusioni, alla RITA possono accedere i lavoratori del settore privato e quelli del settore pubblico, a patto che abbiano in precedenza aderito a Fondi Pensione o Piani Individuali Pensionistici.
Lo strumento permette:
- una libertà anticipata dal mondo del lavoro a costo zero, accedendo anticipatamente alla propria Previdenza Complementare;
- un importantissimo risparmio fiscale.
Per accedervi basterà un'autocertificazione su un modulo messo a disposizione del lavoratore dalla società che gestisce il Fondo Pensione e, nel corso dell'erogazione della rendita anticipata, l'aderente ha facoltà di chiederne la revoca con cessazione dell'erogazione delle rate residue.

Anche alla luce di tutto questo, la scelta dell'adesione a un Fondo Pensione e della costruzione attiva di una propria posizione previdenziale NON E' PIU' RINVIABILE.

Conferire dei versamenti (TFR e volontari) al Fondo Pensione, consente di sfruttare diversi benefici: innanzitutto la deduzione fiscale fino a un massimo di 5.164,57 € l'anno, ma soprattutto rendere più consistente il montante accumulato per ottenere, all'età pensionabile, una pensione aggiuntiva o, come abbiamo visto, un capitale utilizzabile prima del percepimento dell'assegno previdenziale di primo pilastro.
Tutto questo va anche a dimostrazione del fatto che lo Stato sta usando la Previdenza Integrativa sempre più come ammortizzatore sociale.

C'è poco da fare e non ci sono scuse in conclusione: SE NON PENSI TU AL TUO FUTURO NON CI PENSERA' NESSUN ALTRO.
In ambito previdenziale, i dati Censis confermano che prevale un atteggiamento di "procrastinazione" nelle decisioni di pianificazione del proprio percorso previdenziale, soprattutto quando vi è uno scarso livello di conoscenze finanziarie e del funzionamento del sistema di previdenza.
A ognuno di noi è richiesto un RUOLO PIU' ATTIVO e una crescente ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA' in materia di pianificazione a lungo termine per la costruzione di una prestazione pensionistica adeguata.
Ai cittadini è richiesta la costruzione, per tempo, di un piano pensionistico integrativo per affrontare con maggiore serenità il periodo non lavorativo e l'eventuale transizione verso il pensionamento.
Vuoi allora un mio consiglio?
FA' IL PREVIDENTE!!!