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I "dannati" del mutuo a tasso variabile

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Buongiorno,

mi chiamo Lorenzo, ho 42 anni, due figli piccoli, lavoro come dipendente in un’importante azienda e, come molte altre persone, ho un mutuo da pagare sulla casa per i prossimi 20 anni.
La rata mensile, almeno per il momento, non mi sta creando particolari preoccupazioni, ma negli ultimi tempi sto sentendo molto parlare dell’aumento dei tassi di interesse ad opera della Banca Centrale Europea, con l’intento di “raffreddare” l’inflazione e il carovita.
Mi chiedo allora: questo aumento dei tassi d'interesse potrà impattare in futuro anche sulle rate del mio mutuo a tasso variabile?
Grazie.

La domanda di Lorenzo è la domanda di moltissime persone che stanno sentendo parlare, per la prima volta dopo oltre 10 anni, del rialzo dei tassi d'interesse.
E’ quindi ben comprensibile il suo senso di smarrimento, perché si tratta di un evento al quale non eravamo più abituati o quasi.
Aumento dei tassi d'interesse, detto in maniera molto semplicistica, significa rendere il denaro più costoso.
Un tasso d'interesse più alto, da una parte può rendere più oneroso un debito, dall'altra, invece, più redditizio un credito.
Quindi, chi ha preso a prestito denaro, accedendo un mutuo o un finanziamento, si troverà a poter pagare di più, mentre, allo stesso tempo, chi presterà denaro (a Stato, banche, aziende) investendo in titoli obbligazionari, potrà essere maggiormente remunerato.

I tassi sono rimasti a zero per molti anni, fino a Luglio di quest’anno quando c’è stato il primo aumento dello 0,5%.
Negli ultimi giorni, l’ulteriore mossa della BCE ha portato i tassi all’1,25% (+0,75% in una sola seduta, evento mai avvenuto in precedenza da quando l'€ è diventato una divisa a corso legale).
E non finirà qui, perché già si parla di rialzi dei tassi anche nelle prossime riunioni della Banca Centrale Europea.
D'altra parte, l’inflazione oggi è il primo nemico da combattere.
Ha raggiunto infatti dei valori record mai esplorati prima in Eurozona: il 9,1% ad Agosto.
L’obiettivo della banca centrale sarebbe quello di portarla gradualmente a valori prossimi a un 2%.
Una strada lunga e tortuosa...

E’ vero allora che la politica della BCE serve a calmierare l’esplosione dei prezzi, ma è innegabile che l’altro lato della medaglia porti proprio a un aumento delle rate dei mutui a tasso variabile già in essere.
La scelta per chi si appresta a stipulare un mutuo nei prossimi mesi è più ardua che mai.
Tasso fisso (oggi ormai oltre il 3%, quando 12 mesi fa era anche sotto l'1%) o tasso variabile (parte attualmente da un Taeg dell’1,3%)?
Il divario oggi è ampio tra le due opzioni, ma occorre guardare in prospettiva e valutare attentamente i possibili scenari prima di scegliere il proprio mutuo.
La lotta all’inflazione verrà vinta a breve e la BCE smetterà quindi di rialzare i tassi, avvantaggiando così chi ha puntato sul tasso variabile?
Oppure la guerra reale ed energetica continuerà ancora a lungo, facendo schizzare i tassi variabili ben oltre l’attuale 3% proposto per i mutui a tasso fisso?
Nel dubbio, c’è anche chi sta riscoprendo la via di mezzo, ovvero la soluzione “variabile con cap”: più costoso di un variabile puro, ma con una soglia (cap appunto) oltre la quale la rata non verrebbe colpita da ulteriori aumenti del costo del denaro.

Possono invece dormire sonni tranquilli coloro che, negli anni scorsi, hanno imbarcato un mutuo a tasso fisso accettando di pagare un pò di più del variabile al momento della stipula.
Ora assistono da spettatori a questo rialzo dei tassi, forti dell'assicurazione implicita sottoscritta attraverso il tasso congelato.
E' in ambasce, invece, chi ha avviato l'istruttoria per un mutuo a tasso fisso ma non ha ancora firmato il definitivo contratto con l'indicazione del tasso, dato che i costi reali potrebbero rivelarsi molto più alti di quelli preventivati.
Le operazioni a tasso fisso sono infatti in rapida ascesa: a inizio anno il tasso di riferimento per i mutui ventennali, l’Eurirs a 20 anni, stava allo 0,6%, mentre ora passa sui monitor finanziari al 2,42%.

Suggerimenti?
Difficile darne...
La richiesta di mutui a tasso variabile è in forte aumento (dal 5% del 2021 al 50% delle richieste odierne), ma sarebbe forse in realtà saggio cercare di approfittare di questi ultimi scampoli di tassi fissi “accettabili” e catturarne uno, da tenersi poi stretto per i prossimi 20 o 30 anni.
Al contempo, chi ha un mutuo a tasso variabile potrebbe valutare una surroga o la rinegoziazione del mutuo stesso, migrando verso il tasso fisso così da bloccare il rialzo dei tassi e non avere l’ansia dell’aumento delle rate mese dopo mese.
Perché, da qui al prossimo futuro, ulteriori rialzi dei tassi sono dati per scontati, anche se, allo stesso modo, è vero che i tassi non saliranno per sempre.
Chi sceglie (o ha scelto) di acquistare casa a tasso variabile, deve sapere in partenza che la possibilità del rialzo c’è.
Scegliere allora il variabile è maggiormente consigliato se si sa di poter far fronte, prima o poi, a eventuali aumenti, anche consistenti, delle rate.
Un esempio su tutti: un mutuo da 140.000 € avviato due anni fa al tasso dell’1%, prevedeva una rata mensile di 450 €.
Oggi la stessa rata ammonta a 605 €, ma dal prossimo mese, in seguito al recente aumento deciso dalla BCE di 75 basis point, passerà a 687 €.
+52% e oltre in pochissimi mesi.

Se siamo ancora in estate, per i mutuatari a tasso variabile sembra già iniziato l'inverno...
Comunque la si pensi, la scelta del tasso in questo momento è più complicata che mai e ha il sapore della scommessa.