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Occorre alzare l'asticella del rischio

Occorre alzare l'asticella del rischio

Negli ultimi 30 anni sono cambiate tantissime cose, spesso in maniera radicale.

Tra queste, vi è indubbiamente anche il mondo del risparmio e degli investimenti.
Vorrei allora proporti un viaggio virtuale nel tempo, analizzando assieme come doveva agire un investitore, in questi 30 anni, per "portarsi a casa" un rendimento medio annuo del 7%.

1991
Chi aveva dei soldi da gestire li lasciava per lo più in conto corrente, o al massimo sceglieva BOT e buoni postali.
Era un mondo finanziario decisamente più semplice.
Sui conti correnti venivano riconosciuti interessi che oggi possono sembrare astronomici: ecco che allora, per arrivare a quel 7% annuo, bastava...stare fermi.
Si poteva stare tranquillamente liquidi, investendo appena una piccola parte del proprio patrimonio in titoli obbligazionari.
Naturalmente, il rischio connesso a questa attività era bassissimo, pari ad una volatilità annualizzata dell'1,1%.

2006
Facciamo un balzo in avanti di 15 anni.
Lo scenario è decisamente cambiato rispetto ai primi anni 90.
I rendimenti astronomici di un tempo sui conti correnti sono un lontano ricordo.
Per raggiungere quel 7% di rendimento annuo, è necessario prendersi maggiori rischi, ed investire i propri risparmi in un portafoglio bilanciato composto mediamente dal 63% di titolo obbligazionari, e dal 37% di titoli azioni.
Un'esposizione al rischio da soluzione bilanciata prudente.
La volatilità annualizzata del portafoglio inevitabilmente si alza, ed é ora pari al 6,7%.

2021
Altro balzo di ulteriori 15 anni.
Siamo ai nostri giorni e viviamo (ormai da tempo) un'epoca di tassi a zero o negativi.
Le obbligazioni faticano tremendamente a generare rendimenti apprezzabili.
Come non bastasse, non sono certamente esenti da rischi, anzi.
Ecco allora che, per poter guadagnare ancora quel fatidico 7%, è necessario strutturare un portafoglio d'investimento composto solamente dal 3% di obbligazioni, ben il 67% di azioni, e il restante 30% di economia reale o private assets, quella tipologia di investimenti che guardano ai mercati finanziari (obbligazionari e azionari) non quotati nei mercati regolamentati.
E' piuttosto semplice comprendere che un portafoglio di questo tipo è fortemente sbilanciato (praticamente un all-in) verso il mondo azionario, e la volatilità sottostante annualizzata è molto alta e pari al 17,3%.
Tanto è necessario, oggi, per portare a casa quel 7% che 30 anni fa arrivava praticamente senza smuovere i propri risparmi dal confortevole conto corrente.

Attenzione!
Questo excursus storico è però decontestualizzato.
Non tiene conto, ad esempio, dell'inflazione alle stelle nel 1991, così come dei tassi dei mutui all'epoca.
Ho voluto parlartene solamente per riflettere assieme su quanto sia importante rimanere al passo con i tempi.
Sul non fermarsi al "ho sempre fatto così".
Il mondo è in continua evoluzione, ed è necessario essere investitori informati e consapevoli, sia per non rimanere cristallizzati in posizioni anacronistiche, sia anche per non cercare dei rendimenti anacronistici...